La saga è fantastica, ma l'ultimo capitolo della serie non ha lo smalto e la forza dei precedenti. Il film è troppo concentrato su di un unico ambiante, la casa di riposo del Mascetti, mancano all'appello le mitiche zingarate più vispe ed avvincenti che ogni seguace degli "zingari" toscani conosce. Il terzo atto si incentra sul tema della vecchiaia, e dispiace che tutti i personaggi, sebbene mitici, debbano finire malamente: il Necchi vende la sua trattoria e finisce col dividersi dalla moglie, addirittura il Sassaroli cessa la sua attività di chirurgo e vende la sua clinica per acquistare la casa di riposo. Non è decisamente all'altezza dei primi due capitoli, ma credo che la scena finale sia stata azzeccata ed emblematica: l'indimenticabile "zingarata" degli schiaffi alla stazione si ripete, ma non riuscendo più a saltare come un tempo, e nonostante vengano schiaffeggiato da coloro che avrebbero dovueto essere le loro vittime, gli attempati vecchietti non si perdono d'animo ed escogitano un rimedio.
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La saga è fantastica, ma l'ultimo capitolo della serie non ha lo smalto e la forza dei precedenti. Il film è troppo concentrato su di un unico ambiante, la casa di riposo del Mascetti, mancano all'appello le mitiche zingarate più vispe ed avvincenti che ogni seguace degli "zingari" toscani conosce. Il terzo atto si incentra sul tema della vecchiaia, e dispiace che tutti i personaggi, sebbene mitici, debbano finire malamente: il Necchi vende la sua trattoria e finisce col dividersi dalla moglie, addirittura il Sassaroli cessa la sua attività di chirurgo e vende la sua clinica per acquistare la casa di riposo. Non è decisamente all'altezza dei primi due capitoli, ma credo che la scena finale sia stata azzeccata ed emblematica: l'indimenticabile "zingarata" degli schiaffi alla stazione si ripete, ma non riuscendo più a saltare come un tempo, e nonostante vengano schiaffeggiato da coloro che avrebbero dovueto essere le loro vittime, gli attempati vecchietti non si perdono d'animo ed escogitano un rimedio...come dire che l'importante è ridere, come afferma il Mascetti durante il film. Un po' troppo malinconico, in cui si affronta anche il tema della morte, che viene goliardicamente presa in giro dal quartetto.
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