nick castle
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giovedì 11 giugno 2009
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istrionismo del connubio levinson-williams!
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Non fa vedere la guerra, ma ciò che gli sta dietro. La guerra in Vietnam era fatta di politica e trattive, di lunghi discorsi e dell'opinione pubblica della gente, non era la seconda guerra mondiale, dove il punto era vincere e basta. Dal punto di vista di uno speaker radiofonico eccentrico e irrivirente, che metteva alla berlina con la satira, tutti gli avvenimenti politici(persona realmente esistita), si basa un film potenzialmente drammatico, anche se con la facciata del film di guerra. E' il primo dei tre film in cui Levinson dirigerà Robin Williams, quà al massimo dell'istrionismo, con parlantina quasi nevrotica. Sicuramente un ottima performance di Williams, ma il film sembra basarsi esageratamente su di lui, quasi tralasciando il fatto che ci si trovi in guerra.
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Non fa vedere la guerra, ma ciò che gli sta dietro. La guerra in Vietnam era fatta di politica e trattive, di lunghi discorsi e dell'opinione pubblica della gente, non era la seconda guerra mondiale, dove il punto era vincere e basta. Dal punto di vista di uno speaker radiofonico eccentrico e irrivirente, che metteva alla berlina con la satira, tutti gli avvenimenti politici(persona realmente esistita), si basa un film potenzialmente drammatico, anche se con la facciata del film di guerra. E' il primo dei tre film in cui Levinson dirigerà Robin Williams, quà al massimo dell'istrionismo, con parlantina quasi nevrotica. Sicuramente un ottima performance di Williams, ma il film sembra basarsi esageratamente su di lui, quasi tralasciando il fatto che ci si trovi in guerra. Comunque tre stelle meritate pienamente.
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shingo tamai
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martedì 8 novembre 2016
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what a wonderful world
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Indubbiamente buona parte del successo della pellicola va addebitato al mitico e mai dimenticato Williams che sfodera una delle sue migliori interpretazioni,vederlo così giovane e pieno di energia provoca quasi una struggente nostalgia.
A parte la performance di alto valore, in questa pellicola di quasi trenta anni fa,c'è tanto amore in una delle guerre più sanguinose di sempre e che causò innumerevoli perdite nelle famiglie americane.
C'è l'amore verso una donna,l'amore per chi vive una condizione di disagio,l'amore verso un'altra razza,l'amore per la musica e l'amore per la vita.
In fondo il nostro eroe con quel piccolo microfono stretto vicino alla bocca,non vuole che regalare attimi di sollievo e sincerità, a ragazzi che stanno combattendo per la propria patria,in una guerra,che giusta o sbagliata o che sia,non riporterà tutti a casa.
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Indubbiamente buona parte del successo della pellicola va addebitato al mitico e mai dimenticato Williams che sfodera una delle sue migliori interpretazioni,vederlo così giovane e pieno di energia provoca quasi una struggente nostalgia.
A parte la performance di alto valore, in questa pellicola di quasi trenta anni fa,c'è tanto amore in una delle guerre più sanguinose di sempre e che causò innumerevoli perdite nelle famiglie americane.
C'è l'amore verso una donna,l'amore per chi vive una condizione di disagio,l'amore verso un'altra razza,l'amore per la musica e l'amore per la vita.
In fondo il nostro eroe con quel piccolo microfono stretto vicino alla bocca,non vuole che regalare attimi di sollievo e sincerità, a ragazzi che stanno combattendo per la propria patria,in una guerra,che giusta o sbagliata o che sia,non riporterà tutti a casa.
Mentre Armstrong canta il suo brano più celebre scorrono immagini di rara crudeltà a ricordarci che dove non c'è pace niente ha un senso.
Anche se con qualche eccesso nella sceneggiatura, credo che anche le nuove generazioni debbano dargli un doveroso sguardo.
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eugenio
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lunedì 13 febbraio 2012
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radio e guerra
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Una storia sul Vietnam, del resto già il titolo lo suggerisce.Scettico dinanzi a uno spettacolo in cui sembra aver detto tutto, il titubante spettatore schiaccia il tasto play del lettore e inizia a godersi quello che a prima vista costituisce un deja-vu di illustre pellicole passate. In Good morning Vietnam, la guerra rimane sullo sfondo, impalpabile ma in grado di prorompere in tutta la sua violenza in maniera inaspettata e improvvisa. 1965: scoppio della guerra. Adrian Cronauer (un eccellente Robin Williams,fulcro della pellicola) è un disc-jokey dell’aviazione americana (liberamente ispirato alla figura di un conduttore di un famoso programma radiofonico di musica rock su Armed Forced Radio)che viene trasferito dopo il successo riscontrato a Creta, a Saigon con l’importante missione di risollevare il morale delle truppe USA.
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Una storia sul Vietnam, del resto già il titolo lo suggerisce.Scettico dinanzi a uno spettacolo in cui sembra aver detto tutto, il titubante spettatore schiaccia il tasto play del lettore e inizia a godersi quello che a prima vista costituisce un deja-vu di illustre pellicole passate. In Good morning Vietnam, la guerra rimane sullo sfondo, impalpabile ma in grado di prorompere in tutta la sua violenza in maniera inaspettata e improvvisa. 1965: scoppio della guerra. Adrian Cronauer (un eccellente Robin Williams,fulcro della pellicola) è un disc-jokey dell’aviazione americana (liberamente ispirato alla figura di un conduttore di un famoso programma radiofonico di musica rock su Armed Forced Radio)che viene trasferito dopo il successo riscontrato a Creta, a Saigon con l’importante missione di risollevare il morale delle truppe USA. In un’atmosfera cruciale per le sorti dell’esercito americano satura di incertezze e paure, il bonario istrionismo di Adrian, fautore di una trasmissione irriverente e anticonformista, contrasta con la conformista filosofia di informazione del Pentagono che giudica poco educativa (per dirla con un eufemismo) l’impostazione sui generis della trasmissione radiofonica. Adrian non ci sta e persegue nel suo difficile obiettivo: sdrammatizzare attraverso irresistibili battute e sarcastiche provocazioni (il titolo si riferisce alla frase di lancio di ogni trasmissione) condite da una buona dose di rock’n’roll un morbo incurabile come può essere l’atrocità della guerra non negandone l’esistenza perché sarebbe inaccettabile ma cercando di descrivere con ironia lo shock culturale e l’opprimente clima vietnamita di Saigon, una polveriera pronta a esplodere. Paradossalmente, in questa difficile situazione, Adrian troverà in una giovane ragazza vietnamita qualcosa in cui credere sperare e lottare in prima persona costatando amaramente sulla propria pelle, l’inconciliabilità tra ideale e cruda realtà.
Barry Levinson non è foriero a pellicole originali: si pensi a Tin men o A cena con gli amici, ma riassumere in poche parole un film complesso come Good morning Vietnam sarebbe limitativo. In esso convivono diverse tematiche più o meno nascoste: dall’evidente satira politica alla love-story in tempi di guerra con tinte fosche e drammatiche, dalla implicita venatura razziale al potere lenitivo della musica sugli animi della gente. Il punto di vista registico non è unico ma segue due storie parallele: quella del disc-jockey e del pupillo vietnamita della cui sorella questi è innamorato laddove lo strumento unificatore risulta essere costituito dalla forza del dialogo superiore all’orrore della guerra. Il film retto dalla bravura di un Robin Williams più spumeggiante che mai è straordinario nella prima parte laddove la verve di Adrian contagia i numerosi comprimari purtroppo stilizzati e ridotti a vuote anime prive di personalità (tra questi emerge il corpulento e impacciato amico Garlick e l’austero sergente specchio di una edulcorata figura da sergente Hartman) che non superano il classico stereotipismo impedendo alla pellicola di risolversi con efficacia. La tinta dramma rosa condita da attentati ad opera di dichiarati amici che tramano nell’ombra, esplosioni, inseguimenti in fuga dai nemici della civiltà, pregiudicano la qualità di un film che avrebbe potuto aspirare a una valutazione sicuramente superiore se il contenuto degli ultimi quaranta minuti fosse stato alleggerito da qualche bagaglio di superfluo retorismo.
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fabio57
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giovedì 15 ottobre 2015
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grande williams
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Doloroso parlare di questo film,ora che Robin Williams non c'è più.Uno straordinario attore versatile,vitale e solare,come lui che da solo riempie il film, non si capisce perchè e cosa lo abbiano spinto a commettere l'insano gesto estremo.In questo lavoro la performance istrionica del nostro è veramente sbalorditiva,dimostra come le sue capacità spaziano da quella delll'attore a quella del conduttore,cabarettista,imitatore insomma un'artista a 360 gradi.
Film bello e antimilitarista
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dandy
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sabato 2 gennaio 2021
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dal vietnam una voce fuori dal coro.
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Dalla vera storia di Adrian Cronauer,un insolito Viet-movie che predilige la commedia al dramma,riuscendo abbastanza bene a bilanciare entrambi.Retto sulle spalle dello scatenato Williams,che improvvisò parecchio risultando(si dice)persino più istrionico del personaggio che interpreta.Riuscito nella sempre meritevole critica alla repressione e alle imposizioni sulla verità,decisamente meno per quel che riguarda la presa di coscienza del protagonista sull'orrore della guerra,laddove spesso l'amico si rivela il nemico.Più azzeccata la parentesi entimentale,col rapporto tra Adrian e Thrin che non andrà mai oltre l'amicizia.Bella la sequenza in cui il protagonista performa davanti ai soldati in strada.
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Dalla vera storia di Adrian Cronauer,un insolito Viet-movie che predilige la commedia al dramma,riuscendo abbastanza bene a bilanciare entrambi.Retto sulle spalle dello scatenato Williams,che improvvisò parecchio risultando(si dice)persino più istrionico del personaggio che interpreta.Riuscito nella sempre meritevole critica alla repressione e alle imposizioni sulla verità,decisamente meno per quel che riguarda la presa di coscienza del protagonista sull'orrore della guerra,laddove spesso l'amico si rivela il nemico.Più azzeccata la parentesi entimentale,col rapporto tra Adrian e Thrin che non andrà mai oltre l'amicizia.Bella la sequenza in cui il protagonista performa davanti ai soldati in strada.Adeguate le scelte musicali,con "What a wonderful world" di Louis Armstrong che scandisce la vita quotidiana in Vietnam(atrocità comprese).Carlo Valli è come sempre impeccabile nel doppiare Williams,ma il film è di quelli che solo in originale conservano tutta la loro efficacia.
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great steven
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venerdì 5 marzo 2021
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la voce che dà scintille d''allegria e speranza.
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GOOD MORNING VIETNAM! (USA, 1987) di BARRY LEVINSON. Interpretato da ROBIN WILLIAMS, FOREST WHITAKER, TUNG THANH TRAN, BRUNO KIRBY, CHINTARA SUKAPATANA, ROBERT WUHL, J. T. WALSH, NOBLE WILLINGHAM ● Nel 1965 arriva a Saigon l’aviere Adrian Cronauer, al quale viene affidata la conduzione di un programma comico della radio locale, appositamente ideato per tenere alto il morale delle truppe al fronte. Il simpatico e irriverente disc-jockey raccoglie subito il plauso degli ascoltatori proponendo una comicità istrionica e disinvolta che intervalla a canzoni rock’n’roll, contravvenendo alle regole impostegli dai superiori che impongono anche la lettura dei comunicati ufficiali e soltanto "classici made in USA" come musica.
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GOOD MORNING VIETNAM! (USA, 1987) di BARRY LEVINSON. Interpretato da ROBIN WILLIAMS, FOREST WHITAKER, TUNG THANH TRAN, BRUNO KIRBY, CHINTARA SUKAPATANA, ROBERT WUHL, J. T. WALSH, NOBLE WILLINGHAM ● Nel 1965 arriva a Saigon l’aviere Adrian Cronauer, al quale viene affidata la conduzione di un programma comico della radio locale, appositamente ideato per tenere alto il morale delle truppe al fronte. Il simpatico e irriverente disc-jockey raccoglie subito il plauso degli ascoltatori proponendo una comicità istrionica e disinvolta che intervalla a canzoni rock’n’roll, contravvenendo alle regole impostegli dai superiori che impongono anche la lettura dei comunicati ufficiali e soltanto "classici made in USA" come musica. Cronauer diventa in breve tempo sia il beniamino dei soldati che il bersaglio dell’odio del sergente maggiore Dickerson e del tenente Hauk, mentre il generale che dirige la stazione radiofonica è dalla sua parte. Nel frattempo Adrian stringe amicizia, mediante un espediente con cui si trasforma rocambolescamente nell’insegnante d’inglese di una scuola vietnamita, col giovane Tuan, del quale verrà però a sapere un fatto insospettabile: il ragazzo è un terrorista dei vietcong, desideroso di allontanare l’esercito degli Stati Uniti dal suo paese perché ha visto i soldati sparare a degli innocenti. Solo in onore della loro amicizia, ha salvato il disc-jockey dall’esplosione di una bomba in un bar che ha provocato due morti e moltissimi feriti. Nonostante il successo continui ad arridergli grazie alla trasmissione radiofonica in cui riversa tutto il suo non comune talento, Adrian è prima sospeso e poi sollevato definitivamente dal suo incarico in quanto i suoi superiori non tollerano che abbia socializzato con un vietcong. Prima di rientrare in patria, però, non mancherà di salutare il suo affezionato pubblico, e di sicuro il suo assistente nero, Edward Garlick, non si dimenticherà di lui. Commedia americana in trasferta asiatica (il film fu girato in Thailandia), ispirata ad un personaggio vero che diede di persona lo spunto allo sceneggiatore Mitch Markowitz per scriverla, fin dalle prime scene disvela anche il suo sguardo inconsueto sul Vietnam, in perenne equilibrio fra l’orrore quotidiano del contesto e la buffoneria dei personaggi che vi si muovono dentro. Affidato all’irresistibile, inconfondibile verve di R. Williams – basato in buona parte su una solida recitazione a braccio –, permette di esaminarne la storia di un’educazione politica, malgrado qualche forzatura che sfocia nella demagogia, che comunque non intacca la profondità di un discorso che smaschera i comandanti ipocriti e rafforza la posizione dei subalterni quando ci mettono la passione (e la voce, soprattutto, qui) nell’adempimento ai compiti di cui comprendono tanto la difficile ambivalenza quanto l’immensa potenzialità. Colonna sonora con brani, fra gli altri, di Frankie Laine, The Beach Boys e James Brown, più il poetico passaggio a sfondo bellico sottolineato dalle note di "What a Wonderful World" di Louis Armstrong. Le peripezie del protagonista alla radio riescono a bilanciarsi in modo efficace con le sue vicende personali in contatto coi due fratelli vietnamiti: merito di una sceneggiatura che non perde colpi perché attenta agli espedienti narrativi.
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treffoli
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lunedì 23 marzo 2015
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spinge e pensa anche l'altra america...
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un film che può anche vedersi come un film
d'impeto, e un impegnato forest whitaker, il conflitto condotto dal presidente
kennedy che lasciava sottovalutando i vietnamiti, senza comprendere
se fosse un pifferaio o se accontentasse l'istinto di una parte
di psicotopi (con sonorità rdiofoniche patriotiiche, se si trattasse di italian radio.
non vediamo quale onore e merito per dei testi delle
guerre perse... e pro stranieri comunquie... pro
hitler e mussolini forse?) al loro destino gli americani mandati a
combattere in terra straniera contro soldatini dal comportamento
dei topi, con cuniculi (ri) modellati a loro piacimento, coi tempi tattici
da loro imposti, piantando artiglieria quà e là per poi toglierle modificarle
e ripiantarle per riorganizzarsi sotto terra senza far niente, se non raccogliere
con quel ghigno pacifico (?) come l'attuale presidente, per quanto
s'impegni, in minoranza in quanto dei neri e adesso anche in
parlamento, rinnegando le contraddizioni dei limiti anche americani che,
quando armi e tegnologie non couadiuvati da tattiche e tecniche perentorie,
dimostrano, permettendo agli avversari di fare quel che gli pare come si
trattasse d'imbroglioni, non ricordando che abbiamo avuto
due vietnam, due berlino e a loro democraticamente parlando
non sembrava fosse di gradimento, ora ambiscono alla
palestina, e a armare l'iraq per il loro comodo contro lo stesso paese amico
da decenni, che quei qualche signor yes, manderebbe al
massacro per non perdere lustro, e si poter voltare le spalle in modo
sleale per non fare niente mentre il mondo e altre civiltà
si massacrano per un pil farlocco, per i consensi
da un popolo che solo mezzo secolo più tardi s'accose svegliandosi degli
sbagli inconcepibili, propinando la storia di rambo
e le mezze dozzine di frasi stile curricula vitae,
un reduce del vietnam, ha combattuto in vietnam con medaglia al valore,
ma non ha più le gambe oppure gli manca un piede,
senza alcun problema se i giovani reduci del vietnam mutilati vanno alle feste in
carrozzina, mostra solo il lato dell'america voyeur che guarda a
pesce lesso con quel lieve malessere del non vi possiamo
seguire, quando non ha alcun modello da esportare,
(di leggere un libro non se me parla) mentre
vediamo papi e premier filocomunisti perpetrare copiazzando in
dieci quello che un valido militare industriale hanno inventato e costruito da solo,
ottenendo quel sogno da loro tanto ambito, good morning vietnam erica.
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un film che può anche vedersi come un film
d'impeto, e un impegnato forest whitaker, il conflitto condotto dal presidente
kennedy che lasciava sottovalutando i vietnamiti, senza comprendere
se fosse un pifferaio o se accontentasse l'istinto di una parte
di psicotopi (con sonorità rdiofoniche patriotiiche, se si trattasse di italian radio.
non vediamo quale onore e merito per dei testi delle
guerre perse... e pro stranieri comunquie... pro
hitler e mussolini forse?) al loro destino gli americani mandati a
combattere in terra straniera contro soldatini dal comportamento
dei topi, con cuniculi (ri) modellati a loro piacimento, coi tempi tattici
da loro imposti, piantando artiglieria quà e là per poi toglierle modificarle
e ripiantarle per riorganizzarsi sotto terra senza far niente, se non raccogliere
con quel ghigno pacifico (?) come l'attuale presidente, per quanto
s'impegni, in minoranza in quanto dei neri e adesso anche in
parlamento, rinnegando le contraddizioni dei limiti anche americani che,
quando armi e tegnologie non couadiuvati da tattiche e tecniche perentorie,
dimostrano, permettendo agli avversari di fare quel che gli pare come si
trattasse d'imbroglioni, non ricordando che abbiamo avuto
due vietnam, due berlino e a loro democraticamente parlando
non sembrava fosse di gradimento, ora ambiscono alla
palestina, e a armare l'iraq per il loro comodo contro lo stesso paese amico
da decenni, che quei qualche signor yes, manderebbe al
massacro per non perdere lustro, e si poter voltare le spalle in modo
sleale per non fare niente mentre il mondo e altre civiltà
si massacrano per un pil farlocco, per i consensi
da un popolo che solo mezzo secolo più tardi s'accose svegliandosi degli
sbagli inconcepibili, propinando la storia di rambo
e le mezze dozzine di frasi stile curricula vitae,
un reduce del vietnam, ha combattuto in vietnam con medaglia al valore,
ma non ha più le gambe oppure gli manca un piede,
senza alcun problema se i giovani reduci del vietnam mutilati vanno alle feste in
carrozzina, mostra solo il lato dell'america voyeur che guarda a
pesce lesso con quel lieve malessere del non vi possiamo
seguire, quando non ha alcun modello da esportare,
(di leggere un libro non se me parla) mentre
vediamo papi e premier filocomunisti perpetrare copiazzando in
dieci quello che un valido militare industriale hanno inventato e costruito da solo,
ottenendo quel sogno da loro tanto ambito, good morning vietnam erica... è
un film demenziale forse, con qualche lampo di divertimento.
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