carloalberto
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domenica 9 maggio 2021
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siamo tutti colpevoli
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Memorabile la sequenza iniziale con la barca sbattuta tra le onde mentre il caronte bonario, vecchio marinaio con la faccia cotta dal sole che addenta sornione un panino sotto gli occhi del passeggero russo col mal di mare, traghetta le sue dieci anime verso l’isola in cui saranno giudicate e condannate, costrette, infine, dal loro carnefice, trasfiguratosi in vittima, a confessare la loro colpa in un giudizio universale papiniano prima di essere giustiziati.
Clair modifica il finale salvando l’amore, l’unico innocente, ed il titolo del romanzo, perché già nel ’45 appariva non politicamente corretto parlare di dieci piccoli negri. Meglio gli indiani, anche se la loro sorte per mano inglese non è stata migliore di quella degli schiavi di colore.
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Memorabile la sequenza iniziale con la barca sbattuta tra le onde mentre il caronte bonario, vecchio marinaio con la faccia cotta dal sole che addenta sornione un panino sotto gli occhi del passeggero russo col mal di mare, traghetta le sue dieci anime verso l’isola in cui saranno giudicate e condannate, costrette, infine, dal loro carnefice, trasfiguratosi in vittima, a confessare la loro colpa in un giudizio universale papiniano prima di essere giustiziati.
Clair modifica il finale salvando l’amore, l’unico innocente, ed il titolo del romanzo, perché già nel ’45 appariva non politicamente corretto parlare di dieci piccoli negri. Meglio gli indiani, anche se la loro sorte per mano inglese non è stata migliore di quella degli schiavi di colore.
Lo spettatore è chiamato in causa appena si arriva alla villa arroccata sulla roccia dell’isola, ripresa dal basso per renderla più tetra e solitaria, forse spunto per la casa degli orrori di Psyco, quando gli ospiti si presentano declinando ciascuno nome, cognome e professione alla cinepresa e, ancora più avanti, quando qualcuno tra gli invitati ammiccherà in camera cercando la complicità del pubblico.
Il messaggio è chiaro: anche noi siamo stati invitati al macabro convivio. Nessuno è innocente, tutti nascondono un piccolo o un grande segreto nel loro cuore, un misfatto che non vorremmo mai rivelare. Nel finale, Clair ottimisticamente assolve gli innamorati e li salva, unici superstiti, unici innocenti. Ma sarà vero?
Più cinica la Christie che per nulla al mondo avrebbe rinunciato al meccanismo ad orologeria del suo delitto perfetto, in questo caso una strage perfetta, più interessata alla riuscita del suo giallo e a stupire i suoi lettori, piuttosto che alla sorte dell’umanità.
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aristoteles
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martedì 28 luglio 2015
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grazie agatha
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Ho visto altre versioni di questo capolavoro ,quella del 66 e del 74 ad esempio, ma questa per me rimane la più affascinante , accativante ed emozionante.
I personaggi sono ben caraterizzati e l'ambientazione è convincente,
La trama è bellissima e geniale come il capolavoro assoluto di Agatha Christie, anche se il finale è leggermente diverso.
Quasi impossibile riuscirere a capire chi è l'assassino fino a quando ovviamente non si renderà manifesto.
Da vedere assolutamente.
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themorenina
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venerdì 19 giugno 2015
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non esiste nulla o quasi di così bello
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Il libro é il mio preferito,il film è di una bellezza infinita anche se il finale non è come quello del libro. Comunque sia se avessi un figlio lo farei crescere a "pane e 10 piccoli indiani". Troppo bello!
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nicolas bilchi
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sabato 24 settembre 2011
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dieci piccoli indiani.
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La classe di René Clair e la grandezza della regina del brivido Agatha Christie si fondono per creare un'opera di altissima qualità, un perfetto connubio di suspence, dramma e humor (anche nero) che trascende qualsiasi classificazione rigida in un genere specifico e fa di questo film un'opera a suo modo unica. Vedere Dieci piccoli indiani significa prima di tutto trascorrere un'ora e mezzo di puro intrattenimento, significa immergersi completamente in una storia trascinante che non annoia mai e coinvolge lo spettatore sotto ogni punto di vista, offrendo ogni tipo di approccio (talvalta comico, grottesco, o squisitamente "giallo") col giusto dosaggio.
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La classe di René Clair e la grandezza della regina del brivido Agatha Christie si fondono per creare un'opera di altissima qualità, un perfetto connubio di suspence, dramma e humor (anche nero) che trascende qualsiasi classificazione rigida in un genere specifico e fa di questo film un'opera a suo modo unica. Vedere Dieci piccoli indiani significa prima di tutto trascorrere un'ora e mezzo di puro intrattenimento, significa immergersi completamente in una storia trascinante che non annoia mai e coinvolge lo spettatore sotto ogni punto di vista, offrendo ogni tipo di approccio (talvalta comico, grottesco, o squisitamente "giallo") col giusto dosaggio. Veramente per tutti i gusti. Il soggetto della Christie aiuta non poco, ma ci vuole l'abilità di un genio per realizzare qualcosa che non potesse essere considerato come un comune film thriller. Il salto di qualità è dovuto alla capacità di Clair di innestare, su una base di partenza che è quella del thriller, una serie di registri stilistici fortemente in contrasto tra loro, ma che proprio da questa dialettica di fondo arrivano ad una sintesi attiva concretizzantesi nella straordinaria vitalità della pellicola in questione. Alternando i toni con la sapienza di un esperto artigiano, il regista francese carica il suo prodotto di una tale molteplicità di sfumature che risulta impossibile annoiarsi. Clair non appesantisce il film marcando la mano soltanto sull'intreccio investigativo, e al contempo riesce ad evitare di deformare la materia con eccessivi innesti di comicità, che avrebbero potuto ridicolizzare la trama, che in realtà è seria e profondamente drammatica. Non manca neanche la riflessione etica, in quanto tutti (o quasi) gli "indiani" che vengono eliminati da questo misterioso U. N. Owen non sono persone degne di compassione, ma tutte figure meschine ed ipocrite che si sono macchiate senza scusanti di crimini gravissimi. Non c'è poi molto da dire su film del genere: parlare della trama sarebbe superficiale ed inconcludente, sviluppare una critica eccessivamente soggettivo proprio per questa grande varietà di sfaccettature e di angolazioni da cui il film è osservabile. E' giusto però soffermarsi sul rapporto che si crea tra il soggetto dell'opera e il regista che la realizza. In quest'ottica devono essere menzionati due stupendi concetti riconducibili alla regia di Clair. Prima di tutto tanto di cappello alla scelta (pericolosa sì dal punto di vista del budget, ma sono proprio prese di posizione acome questa a fare la differenza tra la grande massa più o meno a formato standard e i pochi capolavori della cinematografia) di non arruolare alcuna "star" di Hollywood tra i caratteristi - tranne Barry Fitzgerald, che comunque non figura tra i mostri sacri del periodo - perchè sarebbe stato scontato che un attore prestigioso sarebbe arrivato fino alla fine della pellicola, in quanto non era assolutamente possibile farlo uscire di scena nel mezzo o all'inizio e anche per dare un maggiore tocco di realismo alla vicenda, mostrando persone normali, con visi normali, non le maschere d'oro delle grandi leggende. L'altro elemento è il magnifico rovesciamento di prospettiva nel rapporto spettatore-proiezione. La maggior parte dei film che compongono il cinema sono opere che potremmo dire si sviluppano "verso l'esterno", vale a dire che, venendo presentati una serie di oggetti, di situazioni, di personaggi che il pubblico osserva, lo spettatore si ritrova quasi sempre a sapere di più sui fatti rispetto ai personaggi stessi; al contrario, Dieci piccoli indiani rappresenta uno squisito esempio di cinema intimista, nel senso che l'azione è quasi ridotta a zero in un categorico rispetto delle unità aristoteliche di spazio, tempo e azione, e il vero turbine di cambiamenti si verifica solamente all'interno della mente dei vari protagonisti. Dato che l'osservatore rimane ignaro sull'identità dell'assassino e sulla dinamica degli omicidi sino alla fine, si ritrova anche escluso dalla possibilità di conoscere i reali sentimenti dei personaggi; i personaggi stessi invece, ovviamente sanno cosa provano essi stessi, e di conseguenza ci si ritrova nella paradossale e strabiliante condizione per cui lo spettatore è completamente tagliato fuori dalla possibilità di dominare il film grazie ad alcun parametro di certezza. Clair non offre mai nulla di certo, non ci dà uno scoglio cui aggrapparci per permetterci di dire di avere il controllo dell'intreccio: pura arte, che va al di là del cinema.
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jason66
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martedì 31 maggio 2011
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i piccoli indiani di clair
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Dieci persone,sette uomini e tre donne,sono invitati a Nigger Island,un'isola sulle coste del Devon.Comincieranno tutti a morire lentamente,uccisi da un misterioso assassino che si fa chiamare mr. Owen, in base ad una filastrocca appesa nelle loro camere.Sicuramente questo primo film è il più bello, un film che riesce a mettere insieme suspanse, ironia e dramma,mentre negli altri film c'era solo una delle tre cose.In quello del 66 c'è troppa suspanse.In quello del 74 c'è troppo dramma.Nella versione russa dell' 87, anche se più fedele al romanzo, c'è troppa cupezza.In quello dell' 89, c'è troppa ironia, anche se involontaria.
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Dieci persone,sette uomini e tre donne,sono invitati a Nigger Island,un'isola sulle coste del Devon.Comincieranno tutti a morire lentamente,uccisi da un misterioso assassino che si fa chiamare mr. Owen, in base ad una filastrocca appesa nelle loro camere.Sicuramente questo primo film è il più bello, un film che riesce a mettere insieme suspanse, ironia e dramma,mentre negli altri film c'era solo una delle tre cose.In quello del 66 c'è troppa suspanse.In quello del 74 c'è troppo dramma.Nella versione russa dell' 87, anche se più fedele al romanzo, c'è troppa cupezza.In quello dell' 89, c'è troppa ironia, anche se involontaria.Insomma in questo film c'è tutto quello che serve per essere un perfetto giallo, con un' ottima regia e bravissimi attori.
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julien sorel
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martedì 11 maggio 2010
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giallo d'autore
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Trasposizione cinematografica di un famoso racconto giallo intitolato "And Then There Were None", scritto da colei che fu, e continua ad essere, regina madre dello stesso genere, Dieci piccoli indiani siglò e concluse la serie di produzioni realizzate negli USA da parte del celebre regista francese Renè Clair. Largamente fedele al racconto, la pellicola si discosta da questo solo per alcuni dettagli presenti perlopiù nel finale, glissando su alcuni passaggi ritenuti piuttosto forti e preferendo a questi una conclusione fortemente mitigata, apannaggio anche di un maggiore impatto cinematografico. La storia narra di una sorta di "Rendez-vous" tra dieci diversi personaggi, tre donne e sette uomini, sconosciuti tra loro e riuniti da un non meglio precisato Signor Owen.
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Trasposizione cinematografica di un famoso racconto giallo intitolato "And Then There Were None", scritto da colei che fu, e continua ad essere, regina madre dello stesso genere, Dieci piccoli indiani siglò e concluse la serie di produzioni realizzate negli USA da parte del celebre regista francese Renè Clair. Largamente fedele al racconto, la pellicola si discosta da questo solo per alcuni dettagli presenti perlopiù nel finale, glissando su alcuni passaggi ritenuti piuttosto forti e preferendo a questi una conclusione fortemente mitigata, apannaggio anche di un maggiore impatto cinematografico. La storia narra di una sorta di "Rendez-vous" tra dieci diversi personaggi, tre donne e sette uomini, sconosciuti tra loro e riuniti da un non meglio precisato Signor Owen. Il luogo in cui si svolgono i fatti è un'elegante villa costruita su di un'isola sperduta e totalmente inabitata. Convocati come ospiti, ad ognuno di loro, attraverso un grammofono, verrà pronunciata un'accusa riguardante svariati omicidi commessi da loro stessi in determinati frangenti. Da qui inizia l'incalzante percorso dell'assassino che, sulla falsariga di una vecchia filastrocca per bambini, inizierà ad eliminare uno ad uno gli inquilini della casa. Ritenuto dapprima estraneo ai dieci, verrà poi identificato come presente tra loro stessi, l'assassino col procedere del film, apparirà in modo sempre maggiore come mosso da una cinica e crudele opera di morte, assurdamente complice e vittima nello stesso istante. L'epilogo vedrà gli ultimi superstiti scoprire e raggirare il sadico esecutore grazie ad una trovata che, l'assassino stesso erroneamente, non aveva considerato. Il film colpisce e si fa apprezzare per la fluidità e lo stile con il quale prosegue lungo tutta la sua durata. Sorretta da un ottimo ritmo narrativo e da un'intrigante susseguirsi di avvenimenti e colpi di scena, la pellicola viene recitata in maniera impeccabile da tutti gli attori, senza eccessi o forzature, merito anche della bravura di Clair, che come suo solito, dona e trasmette un senso di elegante ironia e sobrietà. Considerata l'età di questa pellicola, stupisce quasi il livello di godibilità e interesse che riesce a suscitare nello spettatore, dall'inizio alla fine rapisce e intriga, concedendo talvolta anche attimi di pura tensione. Stupendo giallo psicologico, "Dieci piccoli indiani" vale sicuramente la pena vederlo. Un classico che il tempo non ha sminiuto, e che sicuramente, ancor di più consacrerà.
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diomede
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giovedì 29 aprile 2010
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veramente intrigante
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Raccontare la trama, sarebbe rovinare un po' la souspence del film. Da guardare con calma e attenzione, un ottimo film tratto da un racconto della signora del Giallo per eccellenza. E' guardando film del genere che ci si accorge di quanta grande sia la loro influenza, e di come sia alta la loro qualità. Lo consiglio vivamente agli amanti del genere e agli amanti del buon cinema.
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g. romagna
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lunedì 11 gennaio 2010
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dieci piccoli indiani
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Una vicenda assai avvincente (frutto della penna di Agatha Christie) messa in scena in maniera ineccepibile dal regista francese. Un film gradevolissimo che, grazie alla notevole suspance, riesce a tenere incollati di fronte allo schermo dall'inizio alla fine, nella consapevolezza dell'importanza di carpire ogni minimo particolare utile alla risoluzione del mistero che avvolge la villa in cui sono ospiti i dieci protagonisti della vicenda.
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zxxx
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venerdì 8 febbraio 2008
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bah...
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critici, siete tutti dei grandissimi figli di una mignotta! come vi viene in mente di scrivere il finale del libro!?!?!??!
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frafra93
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mercoledì 30 agosto 2006
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wow
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beh k dire
k film ragazzi!!! sarà difficile ora trovarne un altro alla sua altezza!!!
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