giovanni
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lunedì 18 aprile 2022
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sconclusionato
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La recensione si sforza di trovare significati profondi in un film che si segnala soprattutto per essere terribilmente sconclusionato, tanto che qua e là sembra che il montaggio sia opera di un ubriaco. Il doppiaggio italiano, poi, ci mette del suo.
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elgatoloco
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mercoledì 5 agosto 2015
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tavernier avec tendresse
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Ho intitolato questo breve commento"Tavernier avec tendresse"(Tavernier con dolcezza)rovesciando un verso di Jacques Brel("Tavernier sans tendresse"."T senza dolcezza"), dove là s'intende "il gestore di taverna", qui invece il cognome, di origine legata a una categoria lavorativa , del regista francese, qui attivo in Louisiana, dopo il disastro(tsunami e alluvione)di pochi anni prima. Commistione tra poliziesco("noir", che Tavernier ha sempre frequentato), musica cajun e cultura locale della Louisiana(voodoo neppure troppo"importato"), sogno e realtà("allucinazione"o"mistero inspiegabile"), tenerezza/amore di Tavernier per ambienti e cultura rappresentati, fortemente impregnati di cultura francese, dove i"deliri"post-alcolici del detective sono invece una ricognizione sul mondo"altro", quello della"compresenza dei vivi e dei morti"(Capitini), con mezzi filmici sempre oltremodo adeguati, anzi in parte geniali.
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Ho intitolato questo breve commento"Tavernier avec tendresse"(Tavernier con dolcezza)rovesciando un verso di Jacques Brel("Tavernier sans tendresse"."T senza dolcezza"), dove là s'intende "il gestore di taverna", qui invece il cognome, di origine legata a una categoria lavorativa , del regista francese, qui attivo in Louisiana, dopo il disastro(tsunami e alluvione)di pochi anni prima. Commistione tra poliziesco("noir", che Tavernier ha sempre frequentato), musica cajun e cultura locale della Louisiana(voodoo neppure troppo"importato"), sogno e realtà("allucinazione"o"mistero inspiegabile"), tenerezza/amore di Tavernier per ambienti e cultura rappresentati, fortemente impregnati di cultura francese, dove i"deliri"post-alcolici del detective sono invece una ricognizione sul mondo"altro", quello della"compresenza dei vivi e dei morti"(Capitini), con mezzi filmici sempre oltremodo adeguati, anzi in parte geniali. Tommy Lee Jones, è quasi pleonastico dirlo, è interprete più che adeguato al film, pienamente"in parte"come molti/e altri/e interpreti del film.IN complesso un'opera da esaminare, ri-esaminare, studiare, come molte altre opere del cinema, dove finalmente bisognerebbe considerare la lettura-studio di un film come di una pièce teatrale, di un brano musicale(non solo"classico")alla stregua della lettura-studio di un'opera letteraria. Ma scuola e università, salvo in rari casi, non lo fanno ancora... El Gato
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contrammiraglio
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giovedì 29 gennaio 2015
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nzomma
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Si salva per le ambientazioni e per Tommy Lee, il resto, appunto, nzomma; in dei punti pare quasi Angel Hearth, ma peggiore!
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elgatoloco
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domenica 11 gennaio 2015
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louisiana fascinante
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"In the electrics mist-L'occhio del ciclone", anche per merito della fonte letteraria da cui deriva(Burke), ma soprattutto per l'apporto di Bertrand Tavernier, uno dei grandi registi europei(Francese, in primis)"esportati"negli USA, è un film di indubbia pregnanza: della Louisiana(anche con desinenza in"e", per quanto mi riguarda)sono ripresi gli aspetti "magici"(fascinazione per le paludi e altri luoghi in cui"si sente"), musiche locali, straordinarie, a parte le musiche originali del"sound-track"di Marco Beltrami, una garanzia(ricordate"TWin Peaks"?), l'alcolismo dell'onesto(quasi"beatus monoculus in terra caecorum".
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"In the electrics mist-L'occhio del ciclone", anche per merito della fonte letteraria da cui deriva(Burke), ma soprattutto per l'apporto di Bertrand Tavernier, uno dei grandi registi europei(Francese, in primis)"esportati"negli USA, è un film di indubbia pregnanza: della Louisiana(anche con desinenza in"e", per quanto mi riguarda)sono ripresi gli aspetti "magici"(fascinazione per le paludi e altri luoghi in cui"si sente"), musiche locali, straordinarie, a parte le musiche originali del"sound-track"di Marco Beltrami, una garanzia(ricordate"TWin Peaks"?), l'alcolismo dell'onesto(quasi"beatus monoculus in terra caecorum". No, invero altro e qualcosa di più...), la contaminatio feconda dal punto di vista etnico(Americani bianchi e di colore, meticci, tutti, però , di lontana origine francese, come attestano almeno i cognomi), il gaglioffo mafioso italo-americano Balboni, che non a caso ricorda, vista la sua struttura mentale inguaribilmente imperialista, l'Impero Romano, ma non Dante, Petrarca, Machiavelli, non l'arte e la cultura rinascimentali... E la detection, certo, la ricerca dell'assassino della giovane prostituta e non solo, il tutto in un clima onirico che la regia(non da sola, come ricordato)sa creare e sempre continuamente ricreare con grande efficacia. Per non dire degli attori, tutti persuasivi, a iniziare da Tommy Lee Jones, una garanzia, proprio in quanto "maschera"oltremodo espressiva. El Gato
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graisano
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sabato 12 maggio 2012
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inedito tavernier "americano".
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Conoscevamo Tavernier per le vigorose ambientazioni francesi, soprattutto nella provincia; qui lo interessa una "detective story" piena di "suspense", in cui Dave, il protagonista, deve risolvere una intricata vicenda di crimini nelle paludi della Louisiana, rese con livida suggestione. L'"american way of life", carica di tensione e di violenza, viene affrontata con piglio sicuro, memore di Tarantino. Ottimo T.Lee Jones con la sofferta maschera del protagonista.
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brucemyhero
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lunedì 18 luglio 2011
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in the electric mist
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Quattro stelle e mezzo; tanto per precisare il mio apprezzamento per questo film. Bello e soprattutto diverso, lontano dalle scontate e talvolta noiose riperlustrazioni e ricostruzioni sui temi razziali, o sul serial killer di turno. 'Mississipi burning' fù un capolavoro del genere, e questo a modo suo, anche perchè possiede personalità da vendere, non può essere definito tale ma ci arriva molto vicino. Tommy L. Jones è un grande, non lo scopriamo ora. Ma a colpire sono soprattutto la sceneggiatura, il soggetto e le ambientazioni. Profonda Louisiana, terra intrisa del sangue e sudore di milioni di uomini.
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Quattro stelle e mezzo; tanto per precisare il mio apprezzamento per questo film. Bello e soprattutto diverso, lontano dalle scontate e talvolta noiose riperlustrazioni e ricostruzioni sui temi razziali, o sul serial killer di turno. 'Mississipi burning' fù un capolavoro del genere, e questo a modo suo, anche perchè possiede personalità da vendere, non può essere definito tale ma ci arriva molto vicino. Tommy L. Jones è un grande, non lo scopriamo ora. Ma a colpire sono soprattutto la sceneggiatura, il soggetto e le ambientazioni. Profonda Louisiana, terra intrisa del sangue e sudore di milioni di uomini. Prima neri, poi bianchi nella dolorosissima Guerra di Secessione. Un passato che si mischia al presente, dove un vecchio omicidio, riaffiorato dopo 40 anni, porta a scoprire l'impronta della mano che ancora uccide e sulle cui tracce, come ai tempi de 'Il fuggitivo' c'è il mastino T.Lee. Quì sceriffo alcoolista di contea. Difficile da raccontare, è un film tutto da vedere, assolutamente, per l'originalità e alcune stupende intepretazioni. Un finale alternativo, avrebbe sicuramente dato ancor più drammaticità al tutto, ma fortunatamente, non si è voluto infierire. Né sullo spettatore, né sul protagonista già abbondantemente provato....
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dario
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mercoledì 29 giugno 2011
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incoerente
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Magnifica location a parte, il film soffre d'incertezza tematica, finendo col puntare sul vecchio e strasfruttato razzismo. Il detective dolente è personaggio vecchio anche lui: Lee Jones lo rende bene, tuttavia. Violenza gratuita e predicozzi, povertà d'idee, schema scontato, finale tipico dei thriller. Regia comunque sicura,ma sprecata in questo caso per la zoppicante sceneggiatura.
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lomax
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martedì 28 giugno 2011
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soporifero !
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Film lento, lentissimo, assolutamente privo di suspance. Si salva solo l'ambientazione (veramente belli i paesaggi), ma non basta per riuscire a non addormentarsi. Da cancellare in fretta dalla memoria. Sconsigliatissimo!
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