elgatoloco
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martedì 7 gennaio 2020
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un po'anche storia del texas
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"The Life and Times of Jugde Roy Bean"(1972, John Huston, su un'ottima sceneggiatura di John Milius )è un film notevole: sia per il"fregolismo"di Paul Newman, che attinge al meglio delle sue capacità, maturate nel tempo anche per merito del"Metodo"da"Actor's Studio", dove il bandito diventa giudice anche acquisendo il possesso di un saloon, facendo poi una giustizia su misura della propria legge, dove i codici sono interpretati(diciamo così)con molta libertà, per non dire"licenza"e talora con un arbritrio personalistico(non certo nel senso di Mounier...)degno di miglior causa, tanto da sembrare quasi un po'"caligoleschi"quando impone disposizioni assurde e pretende di creare ex novo et ex abrupto leggi non esistenti né in alcun m,odo codificate-.
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"The Life and Times of Jugde Roy Bean"(1972, John Huston, su un'ottima sceneggiatura di John Milius )è un film notevole: sia per il"fregolismo"di Paul Newman, che attinge al meglio delle sue capacità, maturate nel tempo anche per merito del"Metodo"da"Actor's Studio", dove il bandito diventa giudice anche acquisendo il possesso di un saloon, facendo poi una giustizia su misura della propria legge, dove i codici sono interpretati(diciamo così)con molta libertà, per non dire"licenza"e talora con un arbritrio personalistico(non certo nel senso di Mounier...)degno di miglior causa, tanto da sembrare quasi un po'"caligoleschi"quando impone disposizioni assurde e pretende di creare ex novo et ex abrupto leggi non esistenti né in alcun m,odo codificate-... Uso intelligente dei piani.sequenza, delle"totali", colori splendidi anche quando bolutamente sembrano e anzi sono"sbiaditi"(ma il deserto come si può rappresentare altrimenti?)e il film è anche una storia del TexaS, appunto da fine 1800 alla Prima Guerra Mondiale e dopo, nel finale, dove si ricorda questo personaggio, tra l'altro veramente esistito, ma che Milius, grande cinaeasta come a fortiori Huston, ha ricostruito filmicamente, comme il faut, d'altronde. Oltre a Newman figurano interpreti come Jacqueline Bisset, Ava Gardner(che fa il "fantasma amoroso", la diva divinizzata da Roy Bean, non a caso), Stacy keach, un ottimo Anthony Perkins, qui immemore di "Psycho"che fa il pastore. Western della decadenza, anche, peraltro intelligentemente. Musiche di Maurice Jarre, già reduce, quasi dieci anni prima dal"Doctor Zhiwago"di David Lean.... El Gato
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emanuele1968
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giovedì 1 novembre 2018
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molto bello 1972
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Drammatico, commedia,
tematiche drammatiche attuali,
forse personalmente un po incasinato il finale e la comparsa di Ava Gardner,
ottimo nei cineforum con dibattito finale,
versione integrale con sottotitoli.
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onufrio
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venerdì 24 marzo 2017
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io sono la legge
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Quando alla regia c'è John Huston il risultato che si attende è sempre alto, in questa circostanza "L'uomo dai sette capestri" non convince più di tanto. Un film che narra la storia di Roy Bean, personaggio realmente esistito e morto nei primi del 900 che s'impossessò di un territorio divenendone giudice con leggi abbastanza variegate e modulabili da un giorno all'altro. La narrativa non è impeccabile, la storia diventa poco biografica ed il solo Paul Newman non è in grado di reggere la storia del fuorilegge. Di sicuro le scene con l'orso, quelle si che non si dimenticheranno.
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elgatoloco
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martedì 10 gennaio 2017
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romantico western
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Non a caso sceneggiato da John Milius, che poi avrebbe fatto storia come regista, "Life and Times of Roy Bean"(1972, in italiano e in spagnolo titoli più"hard"per attirare i rispettivi pubblici, non a conoscenza del personaggio storico), narra, mitizzandola anche con dettagli grotteschi(ma qualcosa sarà rispondente ai fatti)la vita e le opere di Roy Bean, già"fuorilegge"poi giudice-barista, mitizzante a sua volta una cantante di music-hall, Lily Langtry(è Ava Gardner, nel film), che amministra a modo suo ma con una certa"ratio giuridica"molto empirico ed eroica la zona del Texas"o ovest di Pecos". Siamo tra fine Ottocento e inizio Novecento.
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Non a caso sceneggiato da John Milius, che poi avrebbe fatto storia come regista, "Life and Times of Roy Bean"(1972, in italiano e in spagnolo titoli più"hard"per attirare i rispettivi pubblici, non a conoscenza del personaggio storico), narra, mitizzandola anche con dettagli grotteschi(ma qualcosa sarà rispondente ai fatti)la vita e le opere di Roy Bean, già"fuorilegge"poi giudice-barista, mitizzante a sua volta una cantante di music-hall, Lily Langtry(è Ava Gardner, nel film), che amministra a modo suo ma con una certa"ratio giuridica"molto empirico ed eroica la zona del Texas"o ovest di Pecos". Siamo tra fine Ottocento e inizio Novecento. In qualche modo, pur se con la violenza, instaura una qualche forma di amministrazione"extra-banditesca", ma il seguito(ossia l'epoca successiva)vedrà, anche con la scoperta del petrolio e il relativo usufrutto, una decadenza feroce, con il ritorno degli"squali", con l'alleanza tra cittadini, industria e gangsterismo, in un mondo che Bean, quando brevemente torna dopo un"soggiorno nel deserto"(?)non può più comprendere. Del tutto in linea con la poetica romantico-individualistica di Milius e Huston(che fa un piccolo"cameo"nel film insieme con un bellissimo orso-le scene con l'orso mancano in gran parte nella versione italiana, un vero delitto...), quasi con un culto tra l'ironico e il rimpianto totale verso Bean, il film meriterebbe molti più passaggi in TV e nei"cineforum"o meglio in ciò che ne rimane, ma le logiche spietate del mercato prediligono altro, come logico. Vero parterre de rois di interpreti, da Paul Newman(Bean, ovviamente)al citato Huston a Ava Gardner, a una giovanissima Bisset(la figlia di Bean)a Victoria Principal(la moglie)a un Anthony Hopkins impagabile in un ruolo quasi da"introducer"come pastore -profeta a tanti altri, in questo film, teneramente violento(ossimoro necessario, diremmo), dove il rimpianto per un passato in qualche modo"migliore"è sentito e profondo, come in tutta l'opera di questi veri movie-makers che sono, appunto, Huston e Milius, oltre le classificazioni di stampo "politicistico"(ne è stato vittima anche Eastwood, peraltro), mai solo semplici "laudatores temporis acti". El Gato
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ivan
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martedì 27 novembre 2007
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trovo invece sia un film di rarissima bellezza.
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A me basta soltanto il finale con la lettura della lettera postuma del giudice, per poter affermare che questo film è soprattutto un capolavoro di lirismo.
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gianni m.
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domenica 26 novembre 2006
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newman disegna un ritratto che resta impresso
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Un Newman eccezionale come sempre, anche questa volta in cui riesce a disegnare gli aspetti paradossali e surreali di un personaggio (il giudice Roy Bean) e di un mondo (il West). "La giustizia è ancella della legge", risponde - sfogliando un vecchio testo di leggi - a chi protesta contro sue decisioni ciniche. Ma è anche vero che "la legge è ancella della giustizia", risponde in un'altra occasione a chi gli chiede l'applicazione di una norma: e strappa la pagina del testo che la contiene. Esilarante e amaramente attuale!
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