f.vassia 81
|
martedì 8 giugno 2021
|
dramma nell''oregon
|
|
|
|
La seconda regia di Newman porta sul grande schermo il romanzo "Sometimes a Great Notion" di Ken Kesey, e lo fa con belle inquadrature significative, che esprimono il disagio del personaggio di Lee nei confronti di un mondo, il nucleo familiare degli Stamper, retrogrado e ingessato ( come il patriarca interpretato da Fonda ), in cui l'individualismo prevale in modo ancora prepotente sul benessere comune. Indimenticabile la scena della morte lenta e agonizzante di Jo Ben, girata in modo asciutto ma con grande senso per la tensione drammatica. La fotografia dai colori accesi e le belle musiche country di Henry Mancini ci fanno entrare a capofitto nelle regioni forestali dell'Oregon.
|
|
[+] lascia un commento a f.vassia 81 »
[ - ] lascia un commento a f.vassia 81 »
|
|
d'accordo? |
|
elgatoloco
|
mercoledì 15 marzo 2017
|
paul newman regista e interprete, sempre interessa
|
|
|
|
"Sometimes a Great Nation", regia e interpretazione di Paul Newman, 1971. Cocciuta e rvuvida famiglia USA, in parte opposto alla modernità, anche se a suo modo(il personaggio d Newman, come sempre, è atipico, fuori"convenzione"). Da un lato l'interesse e l'impegno dell'attore-regista per le tematiche sociali, comunque declinate, dall'altro la considerazione per la società USA nel suo specifico, con il suo individualismo, il suo amore per il"challenge", la sfida. Il tutto in maniera mai retorica, mai convenzionale, mostrando, senza alcuna ricerca di "spettacolarità", la lotta con la natura, quello"struggle for the life"che prosegue anche nella"Modernità", pur se in forma nuova e certamente diversa rispetto a ere precedenti.
[+]
"Sometimes a Great Nation", regia e interpretazione di Paul Newman, 1971. Cocciuta e rvuvida famiglia USA, in parte opposto alla modernità, anche se a suo modo(il personaggio d Newman, come sempre, è atipico, fuori"convenzione"). Da un lato l'interesse e l'impegno dell'attore-regista per le tematiche sociali, comunque declinate, dall'altro la considerazione per la società USA nel suo specifico, con il suo individualismo, il suo amore per il"challenge", la sfida. Il tutto in maniera mai retorica, mai convenzionale, mostrando, senza alcuna ricerca di "spettacolarità", la lotta con la natura, quello"struggle for the life"che prosegue anche nella"Modernità", pur se in forma nuova e certamente diversa rispetto a ere precedenti. Tratto da un romanzo(non ne so molto, dico la verità)è un flm teso, drammatico, dove il regista Newman non vuole "strafare"e, pur essendo comunque protagonista, si presenta quale, diciamo così, "primus inter pares", rispetto a Sarrazin, al grande vecchio Henry Fonda, a Lee Remick, in un'deale concezione"cooperativa"della professione dell'attore(il regista-interprete. autore teatrale diceva": prendete e mangiatene tutti: questo è il corpo di un attore", con stravolgimento di una citazione evangelica, ma senza(ritengo)intenti"blasfemi".... piuttosto, invece, di valorizzazione della professione stessa. Da seguire con attenzione, anche perché Newman non ha mai(che io sappia)realizzato, come interprete e come regista-interprete, opere banali e anche qui siamo lontani da ogni forma di"banalità"e di grandeur USA... Da rivalorrizare, direi, anche per le scene in esterno(comprese quelle subaquee), piene di capacità osservativa del mondo naturale, in un'ottica che oggi, forse più che allora, definiremmo"ecologica". Inutile dire ulteriormente del parterre de rois attorale(o attoriale, come vuole qualcuno), ma, certo, siamo in presenza di altro rispetto all'oggi non sempre esaltante, da questo punto di vista. Non mi ritengo un"laudator temporis acti", ma fa notare certo differenze credo sia d'uopo... El Gato
[-]
|
|
[+] lascia un commento a elgatoloco »
[ - ] lascia un commento a elgatoloco »
|
|
d'accordo? |
|
elgatoloco
|
mercoledì 15 marzo 2017
|
paul newman regista e interprete, sempre interessa
|
|
|
|
"Sometimes a Great Nation", regia e interpretazione di Paul Newman, 1971. Cocciuta e rvuvida famiglia USA, in parte opposto alla modernità, anche se a suo modo(il personaggio d Newman, come sempre, è atipico, fuori"convenzione"). Da un lato l'interesse e l'impegno dell'attore-regista per le tematiche sociali, comunque declinate, dall'altro la considerazione per la società USA nel suo specifico, con il suo individualismo, il suo amore per il"challenge", la sfida. Il tutto in maniera mai retorica, mai convenzionale, mostrando, senza alcuna ricerca di "spettacolarità", la lotta con la natura, quello"struggle for the life"che prosegue anche nella"Modernità", pur se in forma nuova e certamente diversa rispetto a ere precedenti.
[+]
"Sometimes a Great Nation", regia e interpretazione di Paul Newman, 1971. Cocciuta e rvuvida famiglia USA, in parte opposto alla modernità, anche se a suo modo(il personaggio d Newman, come sempre, è atipico, fuori"convenzione"). Da un lato l'interesse e l'impegno dell'attore-regista per le tematiche sociali, comunque declinate, dall'altro la considerazione per la società USA nel suo specifico, con il suo individualismo, il suo amore per il"challenge", la sfida. Il tutto in maniera mai retorica, mai convenzionale, mostrando, senza alcuna ricerca di "spettacolarità", la lotta con la natura, quello"struggle for the life"che prosegue anche nella"Modernità", pur se in forma nuova e certamente diversa rispetto a ere precedenti. Tratto da un romanzo(non ne so molto, dico la verità)è un flm teso, drammatico, dove il regista Newman non vuole "strafare"e, pur essendo comunque protagonista, si presenta quale, diciamo così, "primus inter pares", rispetto a Sarrazin, al grande vecchio Henry Fonda, a Lee Remick, in un'deale concezione"cooperativa"della professione dell'attore(il regista-interprete. autore teatrale diceva": prendete e mangiatene tutti: questo è il corpo di un attore", con stravolgimento di una citazione evangelica, ma senza(ritengo)intenti"blasfemi".... piuttosto, invece, di valorizzazione della professione stessa. Da seguire con attenzione, anche perché Newman non ha mai(che io sappia)realizzato, come interprete e come regista-interprete, opere banali e anche qui siamo lontani da ogni forma di"banalità"e di grandeur USA... Da rivalorrizare, direi, anche per le scene in esterno(comprese quelle subaquee), piene di capacità osservativa del mondo naturale, in un'ottica che oggi, forse più che allora, definiremmo"ecologica". Inutile dire ulteriormente del parterre de rois attorale(o attoriale, come vuole qualcuno), ma, certo, siamo in presenza di altro rispetto all'oggi non sempre esaltante, da questo punto di vista. Non mi ritengo un"laudator temporis acti", ma fa notare certo differenze credo sia d'uopo... El Gato
[-]
|
|
[+] lascia un commento a elgatoloco »
[ - ] lascia un commento a elgatoloco »
|
|
d'accordo? |
|
elgatoloco
|
giovedì 31 marzo 2016
|
newman anche eccelso regista
|
|
|
|
Oregon, inizio anni Settanta del 1900: una famiglia di boscaioli, krumiri olttemodo ostinati, si inalbera contro ogni possibile"rilassamento", lavorando a livello fanatico, completamente dimentica delle tragedie che da tempo la corrodono, solo con la fede(malamente vissuta)come appiglio, con un"Dio tappabuchi"(Dietrich Bonhoeffer). Le forze della natura e la loro stessa ostinazione si riveleranno boomerang insormontabili, dove essi stessi saranano donjotteschi nella lotta. Newman, qui anche impegnato come regista oltre che come co-protagonista(c'era anche il grande Hanry Fonda), propone un tema classico per un"liberal"quale era: la frenesia produttivistica, versus una concezione e una pratica lavorativa più umana, il"sabato"contro l'uomo, per dirla in termini biblici e segnatamente evangelici.
[+]
Oregon, inizio anni Settanta del 1900: una famiglia di boscaioli, krumiri olttemodo ostinati, si inalbera contro ogni possibile"rilassamento", lavorando a livello fanatico, completamente dimentica delle tragedie che da tempo la corrodono, solo con la fede(malamente vissuta)come appiglio, con un"Dio tappabuchi"(Dietrich Bonhoeffer). Le forze della natura e la loro stessa ostinazione si riveleranno boomerang insormontabili, dove essi stessi saranano donjotteschi nella lotta. Newman, qui anche impegnato come regista oltre che come co-protagonista(c'era anche il grande Hanry Fonda), propone un tema classico per un"liberal"quale era: la frenesia produttivistica, versus una concezione e una pratica lavorativa più umana, il"sabato"contro l'uomo, per dirla in termini biblici e segnatamente evangelici. Registicamente alternanza di esterni ed interni, con la capacità di"isolare"sempre le parti più significative, più importanti in quel kairòs, in quella specificia circostanza. Siamo, significativamente nel 1971, quando le grandi"abbuffate"di protesta (Berkeley, il 1967-1968)sono già passate, ma negli States c'è ancora un problema- clou: la protesta.lotta contro la guerra in Vietnam. Questa vicenda familare, ininterpretabile come metafora di ciò, ci mostra, però una "deep America"che si vuole immutabile e immarcescibile e come tale è destinata(lo credeva Newman, almeno, con molti altri)a perire...Generosa prova filmica, quando"Easy Rider"e altri film sono già parte del passato... El Gato
[-]
|
|
[+] lascia un commento a elgatoloco »
[ - ] lascia un commento a elgatoloco »
|
|
d'accordo? |
|
|