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criticopolis
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sabato 6 dicembre 2025
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non ci siamo
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GIUDIZIO ANALITICO: giocatore d'azzardo compulsivo paranoico fuori di testa in piena crisi mistico-esistenziale si redime grazie a una misteriosa sirena cinese che gli fa capire che i soldi è meglio buttarli nel fuoco che vincerli (o perderli).
Ottima la fotografia e la colonna sonora, ma non bastano a salvare la baracca.
Colini Farrell gigioneggia alla grande, sempre più somigliante a Matt Dillon (da vecchio).
Scena migliore, ad alto tasso di verosimiglianza: quando lui, alla fine, torna alla casa di ringhiera di lei nel vano tentativo di ritrovarla, ed entra nell'appartamento lasciando sul pianerottolo esterno, incuistodite, le due borsone piene di soldi in contanti.
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GIUDIZIO ANALITICO: giocatore d'azzardo compulsivo paranoico fuori di testa in piena crisi mistico-esistenziale si redime grazie a una misteriosa sirena cinese che gli fa capire che i soldi è meglio buttarli nel fuoco che vincerli (o perderli).
Ottima la fotografia e la colonna sonora, ma non bastano a salvare la baracca.
Colini Farrell gigioneggia alla grande, sempre più somigliante a Matt Dillon (da vecchio).
Scena migliore, ad alto tasso di verosimiglianza: quando lui, alla fine, torna alla casa di ringhiera di lei nel vano tentativo di ritrovarla, ed entra nell'appartamento lasciando sul pianerottolo esterno, incuistodite, le due borsone piene di soldi in contanti.
GIUDIZIO SINTETICO: cagata ludopatica
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beluga
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martedì 18 novembre 2025
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nella top 5 dei film peggiori
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A volte (spesso) mi chiedo perché ho l'abbonamento a Netflix. Scorrendo il catalogo e leggendo le trame, mi viene spesso da pensare che ormai forse utilizzano l'IA per scrivere le sceneggiature, altrimenti non si spiega la mediocrità che caratterizza molti dei loro film. Se così fosse, si capirebbe anche come mai questo film è così pessimo: forse è il frutto di un'intelligenza artificiale sfuggita al controllo...
I primi 5/10 minuti sono in realtà più che godibili e fanno ben sperare. Raggiunge un picco a circa 10 minuti, dopo di che... precipita nel nonsenso. Personaggi spuntati dal nulla e trattati dal protagonista come se fossero amici (amanti?) di lunga data, un susseguirsi di scene e dialoghi surreali, una volontà di criticare il mondo del gioco d'azzardo che però sfocia in un delirio collettivo.
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A volte (spesso) mi chiedo perché ho l'abbonamento a Netflix. Scorrendo il catalogo e leggendo le trame, mi viene spesso da pensare che ormai forse utilizzano l'IA per scrivere le sceneggiature, altrimenti non si spiega la mediocrità che caratterizza molti dei loro film. Se così fosse, si capirebbe anche come mai questo film è così pessimo: forse è il frutto di un'intelligenza artificiale sfuggita al controllo...
I primi 5/10 minuti sono in realtà più che godibili e fanno ben sperare. Raggiunge un picco a circa 10 minuti, dopo di che... precipita nel nonsenso. Personaggi spuntati dal nulla e trattati dal protagonista come se fossero amici (amanti?) di lunga data, un susseguirsi di scene e dialoghi surreali, una volontà di criticare il mondo del gioco d'azzardo che però sfocia in un delirio collettivo.
L'unico aspetto positivo è l'ambientazione elegante e colorata del film, per il resto... dopo circa un'ora ci ho dato su, non ero pronto per un film di questo tipo.
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levis
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sabato 1 novembre 2025
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delirio narrativo
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Interpretazioni buone, certo... se per "buone" intendiamo il fatto che Colin Farrell ha deciso di recitare come se fosse in una telenovela messicana sotto steroidi. La trama? Ah, quella c'era all'inizio, poi ha preso il primo treno per il nonsense e non è più tornata. Dopo un incipit intrigante, il film si trasforma in una corsa sfrenata verso il delirio narrativo, con curve talmente strette che nemmeno Fast & Furious oserebbe.
Alla fine, resta solo una domanda esistenziale: chi me l’ha fatto fare di guardarlo fino alla fine? Spoiler: nessuno, ma ormai il danno è fatto. Una perdita di tempo epica, da raccontare ai nipoti come monito: "Non fate come me, leggete prima le recensioni!"
E mentre i critici si scambiano pacche sulle spalle e lo incensano come capolavoro, io mi chiedo se abbiamo visto lo stesso film o se loro hanno ricevuto una versione con una trama comprensibile.
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Interpretazioni buone, certo... se per "buone" intendiamo il fatto che Colin Farrell ha deciso di recitare come se fosse in una telenovela messicana sotto steroidi. La trama? Ah, quella c'era all'inizio, poi ha preso il primo treno per il nonsense e non è più tornata. Dopo un incipit intrigante, il film si trasforma in una corsa sfrenata verso il delirio narrativo, con curve talmente strette che nemmeno Fast & Furious oserebbe.
Alla fine, resta solo una domanda esistenziale: chi me l’ha fatto fare di guardarlo fino alla fine? Spoiler: nessuno, ma ormai il danno è fatto. Una perdita di tempo epica, da raccontare ai nipoti come monito: "Non fate come me, leggete prima le recensioni!"
E mentre i critici si scambiano pacche sulle spalle e lo incensano come capolavoro, io mi chiedo se abbiamo visto lo stesso film o se loro hanno ricevuto una versione con una trama comprensibile. La crisi del povero Farrell? Talmente forzata che sembrava stesse recitando in uno spot contro il mal di stomaco.
Ma chi sono io per giudicare? Solo uno spettatore con troppe aspettative e troppo tempo libero e che vuole passare una serata divertente davanti allo schermo, senza cercare il nesso in ogni cosa che guarda. Fate voi, io mi ritiro in silenzio... e magari riguardo un cartone animato, almeno lì la trama ha senso.
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cardclau
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sabato 18 ottobre 2025
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c''? dell''altro, oltre ci? che appare
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Bisogna anzitutto dire che la sceneggiatura è originale, onirica, e che gli attori sono oltremodo bravi. Certamente il protagonista, Lord Doyle (Colin Farrell) che eccelle di suo, attorniato da una dolcissima Dao Ming (Faia Chen), ma che come tutte le cinesi ha qualcosa di impenetrabile (impossibile comprendere che cosa le frulla nella testa), ma capace di empatia e di compassione. E Blithe (Tilda Swinton) ricca di elementi umoristici, divertenti, che mescolano fisicità, spessore umano, e bravura nell’acting. Lord Doyle è un incallito giocatore d’azzardo, perennemente in perdita, che ha sottratto ingenti capitali a delle vecchia signore (un irlandese molto British), e che è stato costretto a trasferirsi a Macao per sfuggire ai creditori; non senza aver tentato di far perdere le tracce con un falso certificato di morte.
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Bisogna anzitutto dire che la sceneggiatura è originale, onirica, e che gli attori sono oltremodo bravi. Certamente il protagonista, Lord Doyle (Colin Farrell) che eccelle di suo, attorniato da una dolcissima Dao Ming (Faia Chen), ma che come tutte le cinesi ha qualcosa di impenetrabile (impossibile comprendere che cosa le frulla nella testa), ma capace di empatia e di compassione. E Blithe (Tilda Swinton) ricca di elementi umoristici, divertenti, che mescolano fisicità, spessore umano, e bravura nell’acting. Lord Doyle è un incallito giocatore d’azzardo, perennemente in perdita, che ha sottratto ingenti capitali a delle vecchia signore (un irlandese molto British), e che è stato costretto a trasferirsi a Macao per sfuggire ai creditori; non senza aver tentato di far perdere le tracce con un falso certificato di morte. Ma Lord Doyle, malgrado la sua dipendenza dal gioco, non è un anaffettivo, ha una sua etica, è un generoso, in quel mondo di lupi. Viene soccorso e aiutato da Dao Ming che intuisce chi si trova davanti, dove il suo senso di colpa inelaborato per i suoi genitori non le impedisce di prendersi cura di lui, come un essere sempre presente. Perennemente tampinato da Blithe, impiegata di una agenzia britannica di recupero crediti ma assolutamente non sprovveduta, con la quale ha una relazione di stima, che invita a ballare. Non perdetelo, il ballo, nei titoli di coda.
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