Ieri sera, a tarda notte, ho visto “Io sono la fine del mondo” con Angelo Duro.
Al termine della visione ero molto turbato, perché è stato un bombardamento di cinismo ed insensibilità, e di primo acchito ho emesso un giudizio di condanna senza possibilità di appello, anche se nel corso della visione notavo coerenza.
Il messaggio è molto brutto. E non c’è nulla di divertente.
Ma lo è solo apparentemente, perché ogni pensiero e azione ciniche ed insensibili non sono messe lì a caso.
Bisogna andare al di là della pancia e della morale comune.
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Ieri sera, a tarda notte, ho visto “Io sono la fine del mondo” con Angelo Duro.
Al termine della visione ero molto turbato, perché è stato un bombardamento di cinismo ed insensibilità, e di primo acchito ho emesso un giudizio di condanna senza possibilità di appello, anche se nel corso della visione notavo coerenza.
Il messaggio è molto brutto. E non c’è nulla di divertente.
Ma lo è solo apparentemente, perché ogni pensiero e azione ciniche ed insensibili non sono messe lì a caso.
Bisogna andare al di là della pancia e della morale comune.
Ricevere bene dopo il male commesso è auspicabile, ma non è un diritto,
perché ad ogni azione corrisponde una reazione, certamente uguale, ma non sempre contraria.
Il messaggio del film in realtà è profondo ed importante, superato lo scoglio “emotivo“: non si lascia impunito chi fa soffrire l’innocente indifeso, perché i segni restano e determinano, vuoi o non vuoi, la nostra esistenza;
siamo il frutto di ciò che abbiamo ricevuto e vissuto sin dall’infanzia, dell’amore o del suo contrario, da parte delle persone a cui siamo stati affidati.
E come da famiglie assenti, insensibili, non amorevoli, distratte, possono venir fuori uomini e donne “duri”,
così in una società culturalmente e moralmente povera i suoi cittadini generalmente ne sono espressione, almeno per quanto riguarda un atteggiamento di indifferenza e inazione verso la res publica.
Angelo Duro e regista promossi, perché il lieto fine, nella vita, non è mai scontato, e chi semina vento può raccogliere tempesta,
e sarebbe ingiusto giudicare malamente la tempesta senza tener conto del vero responsabile: il seminatore, il quale dovrebbe prendere coscienza ed assumersi le responsabilità del suo agito e pagarne le conseguenze, fosse solo a scopo educativo.
Non c’è giustizia senza la piena consapevolezza delle nostre azioni e delle loro conseguenze sul nostro prossimo, e il perdono è solo grazia,
non è dovuto.
Chi sbaglia dovrebbe pagare, comprendendo sulla propria pelle, e ciò non può e non deve scandalizzare.
Forse solo chi ha subito tanto può capire, e assolvere il protagonista di questa triste storia.
Perdonare come atto finale d’un processo intelligente d’amore non è dovuto, è volare alto.
Angelo è giusto.
Ma lo sarà fino alla fine o scantonerà nella ingiustizia comminando una pena sproporzionata?
O volerà alto?
A queste domande potrà rispondere solo il suo personaggio,
nel film non è dato sapere… 💁🏽♂️
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