The Brutalist

   
   
   
thomas martedì 11 febbraio 2025
tanto rumore per nulla
80%
No
20%

In un film della durata di oltre tre ore e mezza si ha tutto il tempo di approfondire in maniera eccezionale la psicologia dei personaggi e di costruire linee narrative estremamente articolate.
Basti pensare cosa ? riuscito a fare Sergio Leone nelle tre ore e quarantanove minuti di ?C'era una volta in America? ?.
Ebbene, l'unica somiglianza di questo film con il Capolavoro di Sergio Leone ? nella durata spropositata, visto che ?The Brutalist? ? una pellicola davvero brutta e sciupa una quantit? inimmaginabile di tempo ad affastellare stereotipi superficiali degni di una serie televisiva pomeridiana da trasmettere su reti generaliste.
Il protagonista, Laszlo Toth, ? un reduce della Shoah che riesce ad emigrare negli Stati Uniti: pur essendo stato un architetto di successo, della sua vita pregressa si sa veramente poco ed il tutto viene trattato in maniera pi? che sbrigativa; vista la durata del film si sarebbe potuto sviluppare un adeguato spazio al retroterra culturale e di vissuto del protagonista, il che avrebbe legato meglio passato presente e futuro, ma niente. [+]

[+] d''accordo su tutto (di uppercut)
[+] un film inutile (di maura mari)
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felicity venerdì 20 giugno 2025
intimo ed epico Valutazione 3 stelle su cinque
100%
No
0%

The Brutalist è un film vecchio stampo, che richiama il cinema del passato. 
Il film è sembra provenire da un’epoca in cui il cinema era sinonimo di ambizione artistica e profondità narrativa. La narrazione non si limita a raccontare una storia, ma noi stessi siamo testimoni della sua nascita.
Tutto ciò che vediamo è insieme intimo ed epico, una riflessione su temi universali come l’identità, il sacrificio e il costo emotivo del progresso.
Le performance degli attori sono straordinarie: Adrien Brody fa un lavoro pazzesco, mostrandoci un personaggio desideroso di costruire un futuro migliore, ma alle prese con i propri demoni interiori. [+]

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mauridal lunedì 3 marzo 2025
brutalmente ambizioso Valutazione 3 stelle su cinque
60%
No
40%

 Quando un film si presenta chiaro fin dalle prime inquadrature, ma poi si sviluppa su molteplici temi per tre ore e mezza, il rischio è che il significato ultimo si disperda. The Brutalist è un esempio di cinema ambizioso, dove l'eccesso può talvolta offuscare l'intento del regista. Il film si apre con un'immagine potente: la Statua della Libertà capovolta. Per lo spettatore, è un simbolo ribaltato, mentre per il protagonista, che sbarca in America, essa rappresenta la speranza di una nuova vita. [+]

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clara stroppiana mercoledì 5 marzo 2025
quel troppo che non giovca Valutazione 3 stelle su cinque
67%
No
33%

 “The Brutalist è uno dei pochi film che parlano di architettura”. Lo ha affermato lo stesso regista, lo statunitense Brady Corbet. Nella locandina è ripreso un fotogramma in cui la Statua della Libertà è rappresentata a testa in giù  e le scritte sono disposte in diagonale. Sembra dirci che gli ideali espressi da quel monumento hanno subito uno scossone e siamo di fronte a un periodo di grandi cambiamenti. In effetti questo è un film con varie tracce, anche se si è scelto di annunciarlo come il racconto di una corrente architettonica, il Brutalismo, fatto attraverso la biografia di un suo esponente, “il brutalista” del titolo: l’architetto László Tóth interpretato da Adrien Brody (Oscar al miglior attore protagonista) un ebreo ungherese, formatosi alla Bauhaus, che aveva ottenuto notorietà e successo. [+]

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jonnylogan domenica 23 febbraio 2025
un (parziale) capolavoro Valutazione 2 stelle su cinque
50%
No
50%

Dieci candidature agli Oscar per una pellicola firmata dal 37enne regista, e ancor prima attore; Brady Corbet, che nel 2007 appariva fra i protagonisti del remake, shot-for-shot, di Funny Games (id.; 2007). Per l’occasione Corbet crea una personale crasi fra una branca dell’architettura e le testimonianze dei sopravvissuti all’Olocausto. Vergando una sceneggiatura a quattro mani con la moglie Mona Fastvold, che affonda le proprie radici in una vicenda umana che ricorda quella di migliaia di altri scampati alla furia nazista e che con fatica si sono mossi verso il ‘nuovo mondo’ alla ricerca di una vita migliore, pur senza dimenticarsi quello che li aveva psicologicamente segnati in maniera irrimediabile. [+]

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francesca meneghetti venerdì 14 febbraio 2025
un'epitome del '900 e dei suoi drammi Valutazione 4 stelle su cinque
33%
No
67%

Tre ore e mezza di film sono di per s? un deterrente: se non si ? pi? giovani, si corre il rischio di alzarsi dalla poltrona anchilosati, o di non alzarsi affatto. Erano tutti necessari i 215 minuti di proiezione (intervallati da 15 minuti di pausa)? Forse proprio tutti no. Alcune sequenze, come quelle tra le Alpi apuane, potevano essere sveltite, e altre ancora. Ma non ? questo il punto: alla fine il film si regge perch? coinvolge, facendo perno sul mestiere di uno straordinario Adrien Brody, insuperabile nell?esprimere sentimenti come dolore, disperazione, rabbia. ? lui a interpretare il protagonista, L?szl? T?th affermato architetto di Budapest, proveniente dalla scuola del Bauhaus. Una figura di fantasia, perch? l?unico omonimo nella realt? ? un geologo australiano che prese a martellate la Piet? di Michelangelo nel 1972 (elemento in comune con Laszlo: l?attrazione per il marmo di Carrara). [+]

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giovanni morandi sabato 15 febbraio 2025
film smisurato in tutti i sensi Valutazione 4 stelle su cinque
25%
No
75%

È il film del momento, 10 anni di lavorazione, 10 candidature agli Oscar, 3 Golden Globe, e una durata di 3 ore e mezzo, con in più la nuova reintroduzione dell'intervallo tra la prima e la seconda parte (secondo me, la meno riuscita).
Circa la durata da taluni criticata, mi piace ricordare che molti film lo hanno preceduto come lunghezza (per tutti, oltre al classico Via col Vento, il più recente Killers of the Flower Moon di Scorsese...); circa l'intervallo lo ritengo utile, se non come dichiarato l'autore, Corbet, in un'intervista "per fumare 3 sigarette o farsi una scopata in bagno...", per dar modo allo spettatore di pensare a quello che ha visto, magari commentando col vicino di sedia. [+]

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cardclau giovedì 20 febbraio 2025
il bello ? ci? che piace senza concetto Valutazione 4 stelle su cinque
25%
No
75%

Il film di Brady Corbet, The Brutalist, rappresenta un tentativo di raccontare un'epopea dalla fine della seconda guerra mondiale fino all'invasione dell'Ungheria da parte dell'Unione Sovietica nel 1956. Racconta la storia di una famiglia di emigranti ebrei ungheresi (è un famoso architetto che ha studiato alla scuola Bauhaus, sotto lo pseudonimo di László Tóth). Il quadro risulta molto più complesso di quanto sembri perché prende in considerazione una serie di aspetti: come un campo di sterminio possa cambiare per sempre la personalità di un essere umano, non importa quanto sia brillante, non importa quanto duramente si cerchi di elaborare quella perdita; come i sopravvissuti di un campo di sterminio vengano tenuti in limbo, nessuno li vuole, e i Sionisti cristiani evangelici, americani e britannici, per non averli fra i piedi, inventano Israele (con il sostegno dell'Antico Testamento) tanto la Palestina è disabitata, l'inizio del colonialismo di insediamento, che finirà con l'eliminazione dell'ultimo arabo palestinese;  come i ricchi americani (che controllano tutto) hanno solo il denaro come loro Dio; usano gli stranieri nella loro battaglia nella guerra fredda, per ottenere manodopera a basso costo, per espandere i loro mercati dove impongono le loro regole; comprendono l'unico aspetto dell'arte o della scienza che gli interessi: guadagnare ancora più denaro (non conoscono assolutamente il detto di Kant: il bello è ciò che piace senza concetto). [+]

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goldy venerdì 7 febbraio 2025
soeranze vane Valutazione 5 stelle su cinque
27%
No
73%

 Nel titolo troviamo la chiave di lettura del film. Brutalist viene definito lo stile del ll’architettura del movimento della Bahaus tedesca degli anni ‘30. Usavano il cemento come materiale per le costruzioni lasciato a vista senza infingimenti per ammorbidirne la fredda e cruda consistenza.
E’ la stessa concreta durezza che caratterizza gli intenti creativi dell’architetto Toth, un ebreo ungherese immigrato negli USA, sopravvissuto a Buchenwald.
Profondamente segnato dalla sua esperienza , ha interiorizzato un codice di comportamento non incline al compromesso. Ha la stessa durezza del cemento che vuole mettere nelle sue creazioni incapace di piegarsi ai numerosi compromessi inevitabili per portare a termine la grandiosa opera che gli è stata commissionata. [+]

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