felicity
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martedì 8 ottobre 2024
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racconti del grottesco e dell’arabesco
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Kinds of Kindness lo abbiamo già visto. Stone, Plemons, Qualley e Dafoe già se ne sono fatti portatori altre volte con modalità simili.
Dei tre episodi il primo è il migliore, è dove Dafoe si fa beffe del maschio performante ed insicuro moderno, è dove Plemons dà il meglio di sé con un uomo pusillanime. Il secondo ha più di uno spunto interessante, è il più legato al thriller e alla fiaba oscura, poi arriva il terzo dove c'è una dose di humor superiore ma anche meno stratificazione.
Questo film segna per Lanthimos un assestamento, macchiato però da una certa mancanza di umiltà, da una vanità che diventa inconsistenza nel momento in cui esagera con inquadrature fini a sé stesse, si perde in lungaggini abbastanza vane.
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Kinds of Kindness lo abbiamo già visto. Stone, Plemons, Qualley e Dafoe già se ne sono fatti portatori altre volte con modalità simili.
Dei tre episodi il primo è il migliore, è dove Dafoe si fa beffe del maschio performante ed insicuro moderno, è dove Plemons dà il meglio di sé con un uomo pusillanime. Il secondo ha più di uno spunto interessante, è il più legato al thriller e alla fiaba oscura, poi arriva il terzo dove c'è una dose di humor superiore ma anche meno stratificazione.
Questo film segna per Lanthimos un assestamento, macchiato però da una certa mancanza di umiltà, da una vanità che diventa inconsistenza nel momento in cui esagera con inquadrature fini a sé stesse, si perde in lungaggini abbastanza vane.
Kinds of Kindness è comunque un film di Lanthimos per ritmo, capacità di giocare con personaggi e situazioni, ma non sviluppa la propria potenzialità, si specchia troppo in sé stesso e quel che è peggio diventa prevedibile.
E' un prodotto mediano ed interlocutorio, non possiede l’ambizione linguistico/artistica della grande opera, ma non per questo è privo di elementi intriganti.
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paolp78
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domenica 17 novembre 2024
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grottesco e ripugnante
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Un famoso brocardo latino recita, de gustibus non disputandum est, ovvero dei gusti non si deve discutere; si tratta di una massima certamente applicabile al cinema, dove è difficile trovare opere o autori che mettano d’accordo proprio tutti. Il cineasta greco Yorgos Lanthimos sicuramente è molto apprezzato dalla gran parte della critica, ma personalmente ammetto di non comprendere il suo cinema e di non approvare il successo che gli viene tributato.
Si dirà che è un cinema controverso, originale e coraggioso, ma francamente la cifra stilistica di questo autore la individuo invece nel grottesco, con forti cadute nel pesantemente sgradevole. Certo le sue opere non passano inosservate, ma non credo che sia sufficiente stupire per realizzare arte; la ricerca ossessiva dell’eccessivo e del bizzarro non è automaticamente genialità, e mantenersi entro i limiti del buon gusto è una buona regola da cui ci si deve allontanare con prudenza e soltanto eccezionalmente.
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Un famoso brocardo latino recita, de gustibus non disputandum est, ovvero dei gusti non si deve discutere; si tratta di una massima certamente applicabile al cinema, dove è difficile trovare opere o autori che mettano d’accordo proprio tutti. Il cineasta greco Yorgos Lanthimos sicuramente è molto apprezzato dalla gran parte della critica, ma personalmente ammetto di non comprendere il suo cinema e di non approvare il successo che gli viene tributato.
Si dirà che è un cinema controverso, originale e coraggioso, ma francamente la cifra stilistica di questo autore la individuo invece nel grottesco, con forti cadute nel pesantemente sgradevole. Certo le sue opere non passano inosservate, ma non credo che sia sufficiente stupire per realizzare arte; la ricerca ossessiva dell’eccessivo e del bizzarro non è automaticamente genialità, e mantenersi entro i limiti del buon gusto è una buona regola da cui ci si deve allontanare con prudenza e soltanto eccezionalmente.
Questa pellicola del regista greco si divide in tre storie scollegate tra loro, una più indigesta e bislacca delle altre. Della sceneggiatura si può apprezzare la fantasia e poco più.
Resta comunque molto apprezzabile lo stile registico di Lanthimos, formalmente ineccepibile: peccato che non perda occasione per indugiare nei particolari più macabri e stomachevoli, ricercandoli ossessivamente anzi, ma questa del resto è proprio una delle peculiarità dell’autore.
In ciascuno dei tre episodi recitano gli stessi interpreti in ruoli diversi. Gli attori principali sono Emma Stone, Jesse Plemons e Willem Dafoe, con la prima e l’ultimo che già avevano recitato insieme per l’autore greco nella sua precedente pellicola “Povere Creature”. Oltre ai tre attori più affermati, tutti veramente molto bravi, si fa notare la giovane Margaret Qualley (anche lei presente in “Povere Creature”) che lascia il segno con una performance molto convincente.
Ottime le musiche.
I finali dei tre episodi sono alquanto incisivi; quello che colpisce maggiormente è il terzo, beffardo e amaramente umoristico.
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johnny1988
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venerdì 7 giugno 2024
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un umile ma migliore ritorno alle origini **1/2
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Film episodico composto di tre unità tutte a modo loro legate dal topos archetipico di Eros e Thanatos.
"The Death of R.
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Film episodico composto di tre unità tutte a modo loro legate dal topos archetipico di Eros e Thanatos.
"The Death of R.M.F" ritrae il legame morboso fra un dirigente canuto e un azzerbinato dipendente disposto a qualunque capriccio del padrone in cambio di privilegi e vita di lusso. Senonché il povero sottomesso si rifiuta in extremis di accontentare il vecchio quando gli viene chiesto di provocare la morte di un altro uomo.
In "R.M.F. is Flying" un poliziotto perde letteralmente la lucidità mentale man mano che si convince che la moglie, tornata dopo un miracoloso salvataggio a seguito di una missione militare, sia un'impostora.
"R.M.F. Eats a Sandwich", l'ultimo segmento, segue le vicissitudini di una coppia di adepti di una setta religiosa, incaricata di rintracciare una messianica profeta.
Tutti i segmenti sono destinati a risolversi in un esito più beffardo dell'altro.
Nato per un formato televisivo, Kinds of Kindness, che Lanthimos ormai sulla cresta dell'onda dirige quasi contemporaneamente insieme a Povere Creature, è un ritorno alle origini, e per la sceneggiatura, l'autore riassume il suo storico collaboratore Efthimis Filippou, recuperando la predilezione per la tragedia greca, a cui si sente culturalmente radicato, e per il guignolesco no sense.
Sebbene sia evidente l'impoverimento testuale che la licenza dal ben più qualificato Tony McNamara lascia a quest'ultima opera, bisogna pur tuttavia ammettere che l'apporto di un cast allenato e convinto, su cui come sempre spicca la stellare Emma Stone, riempie il vuoto di senso che invece lasciavano intorno a sè altre pellicole sopravvalutate e confuse come Il Sacrificio del Cervo Sacro. E ne esce un'opera ibrida, tanto simpatica quando ingenua e fanciullesca, le cui ridondanze si perdonano grazie a una maturata consapevolezza critica del regista nel rappresentare un'umanità succube della propria goffa natura, ora amorevole ora sanguinaria.
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francesco patrizi
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venerdì 14 giugno 2024
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un film sul rapporto uomo/dio
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Lanthimos e Efthymis Filippou ritornano, con Kind of kindness, sul rapporto uomo/dio già oggetto del Sacrificio del cervo sacro.
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Lanthimos e Efthymis Filippou ritornano, con Kind of kindness, sul rapporto uomo/dio già oggetto del Sacrificio del cervo sacro. L’elemento che unisce i tre capitoli del film è R.M.F., che rappresenta la figura del capro espiratorio.
Nel primo episodio dio si manifesta sotto una veste malvagia e vessatoria, è quello che gli gnostici chiamano il Demiurgo e riconoscono nel dio della Bibbia che chiede al fedele di superare delle prove per dimostrargli il suo amore, che domina la sua vita e gli recapita dei doni che preludono alla richiesta del sacrificio di R.M.F.. La racchetta di McEnroe (la rabbia) e il casco di Senna (il fato) sono i simboli dell’impotenza dell’uomo di fronte a dio. È una religione che abbraccia e annichilisce l’individuo, il quale non deve scegliere tra bene e male, ma solo ubbidire.
Nel secondo episodio l’uomo è calato nella dimensione terrena, dio non gli parla più, non si palesa e non pretende il suo amore. L’amore verso dio lascia un vuoto da colmare, diventa fame, bisogno, eros.
Un dio invisibile lo sottopone a una prova, gli sottrae l’oggetto d’amore (la moglie) e lo sostituisce con la copia creata dal Demiurgo, una sosia che ricrea la dinamica servo/padrone, replica di quella fedele/dio del primo episodio. La sosia compie due atti sacrileghi ed eversivi, colpisce il marito con il manganello-fallo e schiaffeggia suo padre. L’uomo riconosce il maligno e gli ritorce contro la vecchia religione fondata sul capro espiatorio, facendo di lei stessa la vittima sacrificale. Il vero capro espiatorio R.F.M. non compare perché è “in volo”, come recita il titolo, è puro spirito in viaggio verso dio.
L’episodio racconta una religione che non richiede più di sancire un patto con dio, ma che è ricerca spirituale, discernimento della Verità, esercizio dell’intelletto.
Nel terzo episodio una donna appartenente a una setta new age cerca la prova dell’esistenza di dio in un mondo dove il sacro è scomparso ed è sostituito da surrogati, come l’acqua purificata ricavata dalle lacrime dei guru, due figure che ricalcano il dio duale possessivo pansessuale del primo episodio.
La donna ha una visione di quello che fu il dio duale gnostico, è il sogno delle gemelle che nuotano in piscina: una è il dio amorevole che si accorge di lei sul fondo e la salva, l’altra è il Demiurgo che la ignora; nel presente, però, dio si nasconde e la piscina è vuota (manca il sacro, l’acqua), il dio malvagio ci si tuffa e ci muore durante un’orgia, l’altro ci si getta per sottrarsi al folle progetto dell’uomo che vuole rimetterlo sullo “lo scranno vuoto” del Regno dei Cieli (lo yacht ormeggiato a largo). Non muore subito, la donna lo droga e gli fa resuscitare il capro espiatorio R.F.M., ottenendo così la prova scientifica dell’esistenza di dio (esulta ballando), ma dio sta morendo per assenza di acqua/sacro e proprio questa sarà la causa dell’incidente che conclude la folle corsa della hybris dell’uomo moderno.
R.F.M. è un feticcio polivalente, è il segno del patto uomo/dio (il Vecchio Testamento), è la prova della ricerca della Verità, infine è la cavia della scienza che si fa religione.
Nell’ultima scena una macchia sporca la sua camicia: è tornato dal regno dei morti, ma non è mondato dal peccato originale perché non è risorto per volontà di dio, ma per volontà dell’uomo ed è condannato a procacciarsi il cibo, solitario e triste in un mondo desacralizzato.
Sono soli alcuni spunti per riflettere su un film molto complesso dove tutto è simbolo e allegoria.
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rebuscovery
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domenica 9 giugno 2024
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il multiverso psicosociale/filosofico di lanthimos
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Lanthimos contemporaneamente al Poor Things progetta Kinds of Kindness (KoK) con cui sembra riprendere il filone del suo primo periodo greco in modo che quello che sembrava una sua evoluzione nel tempo diventa uno sdoppiamento o meglio una cinematografia poliedrica nonostante gli elementi espressivi comuni. Così ritorna a confirmare la sceneggiatura con Efthymis Filippou mentre elemento costante rimane la sua musa degli ultimi film (cortometraggio "Bleat" incluso) Emma Stone. A KoK continua la sua collaborazione con Jerskin Fendrix, con cui a Poor Things prova per prima volta a introdurre musiche originali e funziona ugualmente bene; benissimo.
Yorgos, torna a capovolgere convenzioni etiche e provocare il suo pubblico con scene cruenti o promiscue, come per smuovere le coscienze e applicare un grandangolo alla visuale mentale mentre i suoi racconti evolvono in sogni paradossali aprendo così le argomentazioni psicosociali e filosofiche in un multiverso di applicazioni ed interpretazioni come se fosse un gioco intellettuale arrappante.
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Lanthimos contemporaneamente al Poor Things progetta Kinds of Kindness (KoK) con cui sembra riprendere il filone del suo primo periodo greco in modo che quello che sembrava una sua evoluzione nel tempo diventa uno sdoppiamento o meglio una cinematografia poliedrica nonostante gli elementi espressivi comuni. Così ritorna a confirmare la sceneggiatura con Efthymis Filippou mentre elemento costante rimane la sua musa degli ultimi film (cortometraggio "Bleat" incluso) Emma Stone. A KoK continua la sua collaborazione con Jerskin Fendrix, con cui a Poor Things prova per prima volta a introdurre musiche originali e funziona ugualmente bene; benissimo.
Yorgos, torna a capovolgere convenzioni etiche e provocare il suo pubblico con scene cruenti o promiscue, come per smuovere le coscienze e applicare un grandangolo alla visuale mentale mentre i suoi racconti evolvono in sogni paradossali aprendo così le argomentazioni psicosociali e filosofiche in un multiverso di applicazioni ed interpretazioni come se fosse un gioco intellettuale arrappante.
Ma puoi benissimo godere delle tre storie di KoK anche senza perderti in riflessioni seguendo il sorprendente modo con cui si spiegano man mano mutando in un crescendo emozionale e narrativo che tra ironia, comicità, promiscuità e provocazione, solo nel finale, più o meno inatteso, l'assurdità onirica diventa l'assurdità reale di un destino da cui non puoi sfuggire.
Anche il solo riutilizzo degli stessi attori nelle 3 diverse storie è divertente di per se.
Nel frattempo, memorizzi un immaginario che ti eroderà nel tempo per liberare in superficie i tuoi pezzi trasformati in sughero, già pronti ad essere raccolti...
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rebuscovery
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domenica 9 giugno 2024
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il multiverso psicosociale/filosofico di lanthimos
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Lanthimos contemporaneamente al Poor Things progetta Kinds of Kindness (KoK) con cui sembra riprendere il filone del suo primo periodo greco in modo che quello che sembrava una sua evoluzione nel tempo diventa uno sdoppiamento o meglio una cinematografia poliedrica nonostante gli elementi espressivi comuni. Così ritorna a confirmare la sceneggiatura con Efthymis Filippou mentre elemento costante rimane la sua musa degli ultimi film (cortometraggio "Bleat" incluso) Emma Stone. A KoK continua la sua collaborazione con Jerskin Fendrix, con cui a Poor Things prova per prima volta a introdurre musiche originali e funziona ugualmente bene; benissimo.
Yorgos, torna a capovolgere convenzioni etiche e provocare il suo pubblico con scene cruenti o promiscue, come per smuovere le coscienze e applicare un grandangolo alla visuale mentale mentre i suoi racconti evolvono in sogni paradossali aprendo così le argomentazioni psicosociali e filosofiche in un multiverso di applicazioni ed interpretazioni come se fosse un gioco intellettuale arrappante.
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Lanthimos contemporaneamente al Poor Things progetta Kinds of Kindness (KoK) con cui sembra riprendere il filone del suo primo periodo greco in modo che quello che sembrava una sua evoluzione nel tempo diventa uno sdoppiamento o meglio una cinematografia poliedrica nonostante gli elementi espressivi comuni. Così ritorna a confirmare la sceneggiatura con Efthymis Filippou mentre elemento costante rimane la sua musa degli ultimi film (cortometraggio "Bleat" incluso) Emma Stone. A KoK continua la sua collaborazione con Jerskin Fendrix, con cui a Poor Things prova per prima volta a introdurre musiche originali e funziona ugualmente bene; benissimo.
Yorgos, torna a capovolgere convenzioni etiche e provocare il suo pubblico con scene cruenti o promiscue, come per smuovere le coscienze e applicare un grandangolo alla visuale mentale mentre i suoi racconti evolvono in sogni paradossali aprendo così le argomentazioni psicosociali e filosofiche in un multiverso di applicazioni ed interpretazioni come se fosse un gioco intellettuale arrappante.
Ma puoi benissimo godere delle tre storie di KoK anche senza perderti in riflessioni seguendo il sorprendente modo con cui si spiegano man mano mutando in un crescendo emozionale e narrativo che tra ironia, comicità, promiscuità e provocazione, solo nel finale, più o meno inatteso, l'assurdità onirica diventa l'assurdità reale di un destino da cui non puoi sfuggire.
Anche il solo riutilizzo degli stessi attori nelle 3 diverse storie è divertente di per se.
Nel frattempo, memorizzi un immaginario che ti eroderà nel tempo per liberare in superficie i tuoi pezzi trasformati in sughero, già pronti ad essere raccolti...
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imperior max
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lunedì 10 giugno 2024
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tre episodi intensi dal cuore grottesco.
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A circa sei mesi da Povere Creature! Yorgos Lanthimos torna in sala con KINDS OF KINDNESS, anche stavolta affiancato da Emma Stone, Willem Dafoe e Margaret Qualley, ma con l’aggiunta di Jesse Plemons e Hong Chau. Con questo film Yorgos gira un’opera più autoriale e “difficile” alla stregua di Lobster, Canini e Il Sacrificio del cervo sacro insieme allo sceneggiatore Efthymis Filippou. Non nego una cosa infatti, un po’ la pesantezza della durata l’ho sentita che è di due ore e tre quarti e c’è bisogno di partire col fatto di avere davanti un surreale grottesco da vedere con diverse chiavi di lettura.
Comunque la trama è divisa in tre atti: 1) Un impiegato ha un rapporto a dir poco tossico con il suo capo che gli controlla praticamente la sua vita quotidiana, cosa mangiare, cosa indossare e quando scopare, tutto ciò in cambio di regali.
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A circa sei mesi da Povere Creature! Yorgos Lanthimos torna in sala con KINDS OF KINDNESS, anche stavolta affiancato da Emma Stone, Willem Dafoe e Margaret Qualley, ma con l’aggiunta di Jesse Plemons e Hong Chau. Con questo film Yorgos gira un’opera più autoriale e “difficile” alla stregua di Lobster, Canini e Il Sacrificio del cervo sacro insieme allo sceneggiatore Efthymis Filippou. Non nego una cosa infatti, un po’ la pesantezza della durata l’ho sentita che è di due ore e tre quarti e c’è bisogno di partire col fatto di avere davanti un surreale grottesco da vedere con diverse chiavi di lettura.
Comunque la trama è divisa in tre atti: 1) Un impiegato ha un rapporto a dir poco tossico con il suo capo che gli controlla praticamente la sua vita quotidiana, cosa mangiare, cosa indossare e quando scopare, tutto ciò in cambio di regali. Quando però gli verrà chiesto di fare una cosa alla quale si tirerà indietro vedrà venir meno la presa dal suo capo. Quanto sarà disposto a fare per ritornare nelle sue grazie?!
2) Un poliziotto mezzo depresso per via di sua moglie data per dispersa in un’isola deserta e confortato da una coppia di amici abbastanza particolari riceve la buona notizia che attendeva tanto. Una volta a casa però non riconosce più sua moglie in quanto cambiata nel comportamento e nei modi di fare. Seguiranno eventi al limite della follia, della possessione tossica e del surreale mentale.
3) Una coppia di agenti appartenenti ad una setta di santoni dediti all’amore libero ha il compito di cercare una donna con l’abilità di resuscitare i morti. Dopo un fatto a dir poco inquietante l’agente donna si ritroverà da sola a doverla cercare con risvolti tragicomici.
Tutti e tre hanno un fil rouge molto curioso e in fondo divertente...
In questi tre episodi Lanthimos si ispira principalmente a Kubrick, Hitchcock, Bunuel, persino Lynch, li mette insieme e tira fuori un film molto particolare in quanto racconta, come dal titolo, le svariate gentilezze dell’animo umano e quanto possono essere sia positive che negative, a seconda del punto di vista dei protagonisti. Usa molto la possessione, la tossicità e il surreale per rendere tali gentilezze molto sfumate e ci aggiunge sequenze di sesso, violenza e perché no ironiche. La regia è più asciutta, ma sempre ottima, segue i personaggi interpretati molto bene, ottime musiche diegetiche ed extra. Il montaggio è buono anche se è un po’ allungato nel terzo episodio. La sceneggiatura stavolta è più interpretativa del solito e lavora più sulle immagini e i dialoghi, per nulla didascalica, ma confesso che nonostante sia fatta molto bene ha bisogno di essere seguita dallo spettatore.
Per mio gusto preferisco di più Povere Creature!, ma non per questo lo ritengo superiore, anzi.
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william dollace
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domenica 9 giugno 2024
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opera sacra e trina, legata insieme con ago e filo
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Unica opera, sacra e trina, legata insieme con ago e filo, R.M.F. sia, fino in fondo, anche in mezzo ai titoli di coda. La summa cinematografica fatta a iperbole grottesca e magnifica dell’opera del regista greco, tutta insieme, specialmente quella teatrale, assurda, paradossale, sadica al limite del divertimento nerissimo, dispiegata in inquadrature fisse, teatri di posa, amputazioni di circo/stanze, sesso dentro-fuori come atto meccanico da avanspettacolo serale show, attori reinventati a più ruoli in questi tre capitoli, e in mezzo emma che balla e che si mutila, jesse che, oh my god, è ovunque per sottrazione, william che sollazza e comanda a sua volta comandato dallo script, margaret corpo-multiuso che si raddoppia insieme viva e insieme morta, e quella scena in macchina con i cani che bellezza che goduria, opera omnia e coerente di yorgos questo vestito di gentilezze ricucite su un manichino di carne, senza sconti, senza evasioni, con una pulsione ménage di eros e morte come rumore bianco onnipresente, come a dire, conoscerete la nostra velocità, eh, sì, di rovinose inchiodate in mezzo alla vasta autostrada greca che asfalta concessioni, veloce e imminente, a tre corsie assolate, sulle gerarchie e dipendenze e livelli del paradosso applicati ai rapporti e modelli di potere dall’urbanistica ridisegnata da efthimis filippouin e costruita nella terra delle povere creature sul tracciato fra psicosi e fascinazione.
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Unica opera, sacra e trina, legata insieme con ago e filo, R.M.F. sia, fino in fondo, anche in mezzo ai titoli di coda. La summa cinematografica fatta a iperbole grottesca e magnifica dell’opera del regista greco, tutta insieme, specialmente quella teatrale, assurda, paradossale, sadica al limite del divertimento nerissimo, dispiegata in inquadrature fisse, teatri di posa, amputazioni di circo/stanze, sesso dentro-fuori come atto meccanico da avanspettacolo serale show, attori reinventati a più ruoli in questi tre capitoli, e in mezzo emma che balla e che si mutila, jesse che, oh my god, è ovunque per sottrazione, william che sollazza e comanda a sua volta comandato dallo script, margaret corpo-multiuso che si raddoppia insieme viva e insieme morta, e quella scena in macchina con i cani che bellezza che goduria, opera omnia e coerente di yorgos questo vestito di gentilezze ricucite su un manichino di carne, senza sconti, senza evasioni, con una pulsione ménage di eros e morte come rumore bianco onnipresente, come a dire, conoscerete la nostra velocità, eh, sì, di rovinose inchiodate in mezzo alla vasta autostrada greca che asfalta concessioni, veloce e imminente, a tre corsie assolate, sulle gerarchie e dipendenze e livelli del paradosso applicati ai rapporti e modelli di potere dall’urbanistica ridisegnata da efthimis filippouin e costruita nella terra delle povere creature sul tracciato fra psicosi e fascinazione. Piacevolmente e solennemente insostenibile. Daccene ancora.
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