ivan il matto
|
mercoledì 5 febbraio 2025
|
quando c''era berliguer
|
|
|
|
Parafrasando il titolo del docufilm di Walter Veltroni “Quando c’era Berlinguer” (2014), Andrea Segre inaugura l’ultima festa del cinema di Roma con il suo solenne “Berlinguer – la grande ambizione”, opera di finzione con numerosi ed opportuni inserti documentaristici. Un tuffo negli anni ’70 denso di pathos e partecipazione, ma, l’intestazione di Segre non è casuale, bensì dovuta, significativamente, ad una frase di Antonio Gramsci citata all’inizio della proiezione: “Di solito si vede la lotta delle piccole ambizioni (de proprio particulare), contro la grande ambizione che è indissolubile dal bene collettivo” (VI quaderno dal carcere).
[+]
Parafrasando il titolo del docufilm di Walter Veltroni “Quando c’era Berlinguer” (2014), Andrea Segre inaugura l’ultima festa del cinema di Roma con il suo solenne “Berlinguer – la grande ambizione”, opera di finzione con numerosi ed opportuni inserti documentaristici. Un tuffo negli anni ’70 denso di pathos e partecipazione, ma, l’intestazione di Segre non è casuale, bensì dovuta, significativamente, ad una frase di Antonio Gramsci citata all’inizio della proiezione: “Di solito si vede la lotta delle piccole ambizioni (de proprio particulare), contro la grande ambizione che è indissolubile dal bene collettivo” (VI quaderno dal carcere). E quel bene collettivo, per il leader del PCI, era un governo che riunisse comunisti e cattolici nel segno della fortunata formula giornalistica del ‘compromesso storico’, assai nota all’epoca. Ripercorriamo, così, 5 anni cruciali per le vicissitudini del nostro paese, dal 1973 al 1978, incorniciati da due attentati terroristici, avvenuti nelle date citate. Il primo a Sofia, dove Berlinguer scampò ad un finto incidente stradale, che lui considerò un attentato (pur non manifestando mai il suo pensiero se non in famiglia), il secondo a Roma, quando il presidente della DC Aldo Moro, venne prima rapito, poi assassinato, determinando il cambiamento di tutti gli equilibri politici vigenti nel paese. In perfetto equilibrio fra dimensione privata/familiare e livello pubblico/istituzionale, la pellicola ci fa rivivere, fra finzione e documenti, luoghi e vicende scolpite nell’immaginario di quella generazione: il golpe in Cile con il vile assassinio di Salvador Allende,la bomba a Piazza della Loggia (Brescia), Il referendum sul divorzio, i successi elettorali del PCI festeggiati al ‘Bottegone’, fino alla drammatica e, in qualche modo, definitiva, vicenda Moro. Ma la tempra e la cristallina coerenza dell’uomo ce la restituisce, nel sottofinale, l’episodio della riunione di famiglia (il segretario aveva 4 figli) che Berlinguer vuole per avvertire tutti che, in caso di suo rapimento, pretende che nessuna trattativa sia intavolata, per salvargli la vita, coi terroristi delle Brigate Rosse. Perfetto il cast degli interpreti, dal monumentale Elio Germano nei panni del protagonista, agli ottimi Roberto Citran (Aldo Moro), Andrea Pennacchi (Renato Barca), Paolo Pierobon (Giulio Andreotti).
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ivan il matto »
[ - ] lascia un commento a ivan il matto »
|
|
d'accordo? |
|
vince mas
|
lunedì 4 novembre 2024
|
perché gli si voleva bene
|
|
|
|
La pellicola offre l'ennesimo punto di vista cinematografico su uno snodo cruciale della prima Repubblica: gli anni Settanta. Stavolta la prospettiva su quegli anni è quella di Enrico Berlinguer, leader del partito comunista italiano. Un uomo con una visione chiara: portare il paese verso il socialismo senza uscire dalla democrazia e senza correre il rischio di cadere vittima dell’imboscata dei poteri reazionari, come era avvenuto al Cile di Salvador Allende. Operazione molto complicata in un’Italia devastata dalla crisi economica e spaventata dal terrorismo rosso e nero.
Elio Germano, al solito fenomenale, assume la giusta postura, fisica e morale, per impersonare un politico di cui i giovani di oggi, ma anche i meno giovani, sanno davvero poco.
[+]
La pellicola offre l'ennesimo punto di vista cinematografico su uno snodo cruciale della prima Repubblica: gli anni Settanta. Stavolta la prospettiva su quegli anni è quella di Enrico Berlinguer, leader del partito comunista italiano. Un uomo con una visione chiara: portare il paese verso il socialismo senza uscire dalla democrazia e senza correre il rischio di cadere vittima dell’imboscata dei poteri reazionari, come era avvenuto al Cile di Salvador Allende. Operazione molto complicata in un’Italia devastata dalla crisi economica e spaventata dal terrorismo rosso e nero.
Elio Germano, al solito fenomenale, assume la giusta postura, fisica e morale, per impersonare un politico di cui i giovani di oggi, ma anche i meno giovani, sanno davvero poco. Il regista Andrea Segre non concede niente allo stile agiografico: i documenti storici, ovvero i filmati di repertorio, si alternano al “girato”, che restituisce la figura di un uomo dall'elevata statura morale, tanto serio e rigoroso nell'esercizio della sua funzione politica quanto caloroso e aperto nelle sue relazioni familiari e con i compagni, quelli di sempre e quelli incontrati per la prima volta.
Il protagonista del film non è solo Berlinguer ma una giovane nazione repubblicana che in quegli anni provava a diventare adulta, nonostante la “strategia della tensione” facesse di tutto per farla cedere alla paura irrazionale. Una nazione che, pur con mille battute di arresto, cresceva a livello civile, respingendo con quasi venti milioni di “no” il tentativo di abolire la legge sul divorzio con il referendum. E dentro quei milioni di persone c’erano tanto i comunisti quanto le masse di cattolici, che per una volta ragionarono autonomamente rispetto alle “indicazioni” dei democristiani, Fanfani in primis.
La visione di Berlinguer era quindi da una parte propositiva, unire le masse popolari di matrice comunista e non per offrire una nuova prospettiva al governo del paese, dall’altra oppositiva, far fronte comune con tutte le forze sane per scongiurare la deriva reazionaria ed eversiva. La strada della responsabilità, che schiacciava e incurvava le spalle del sassarese, perfettamente resa dal mimetismo di Germano. Una strada impervia e aspra che suggerì al leader del partito comunista, che al punto di massima popolarità raggiunse un terzo dei voti degli italiani, piuttosto che la facile e redditizia “opposizione” al sistema, l’approccio responsabile, sicuramente controproducente in termini di consenso, che portò a mettere in piedi il compromesso storico.
Segre non indulge minimamente nel culto della personalità del leader, ma restituisce la sua chiara visione programmatica, avulsa dall’ideologia dogmatica del socialismo reale. Il film riesce anche a rendere protagonista un’Italia in cui la componente sociale era ancora preponderante rispetto all’individualismo e al familismo dei nostri tempi: le manifestazioni con le folle oceaniche, i comizi di quartiere, le feste dell’Unità, i confronti nelle fabbriche, lo stesso discorrere di politica in famiglia esprimevano la voglia di cambiare e migliorare la società di intere generazioni, giovani e meno giovani. Erano in molti a credere nella “grande ambizione” di poter imprimere un nuovo corso alla Storia, da cui sarebbe derivato un cambiamento positivo anche nella storia personale e in quella dei propri cari e dei propri amici. Ma prima bisognava guardare oltre il proprio ombelico, operazione che Berlinguer imponeva prima di tutto a sé stesso, ai propri sodali di partito e alla propria famiglia, arrivando a invitare i suoi giovani figli, seppur in via ipotetica, a considerare sacrificabile la vita del padre in nome di un ideale più grande.
Il film emoziona perché riesce a comunicare la semplice vicinanza di quel leader alla gente, una vicinanza non ancora inquinata dalle tecniche di comunicazione mediatica e dal marketing elettorale che imperano ai giorni nostri, ma strettamente legata allo spessore umano, culturale e civile di una persona capace di mettere da parte qualsiasi personalismo pur di mettersi al servizio di un progetto ambizioso quanto semplice: il bene di tutti, ma soprattutto dei lavoratori e degli ultimi.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a vince mas »
[ - ] lascia un commento a vince mas »
|
|
d'accordo? |
|
umberto
|
domenica 10 novembre 2024
|
germano al top, il craxi di favino è ancora inarrivabile
|
|
|
|
BERLINGUER: LA GRANDE AMBIZIONE... Storia una delle personalità politiche italiane più importanti degli anni Settanta e primi anni Ottanta. Una figura rispettata da molti avversari politici e spesso osteggiata dai fondamentalisti del suo partito per le sue idee che volevano portare il PCI ad iniziare un dialogo con le forze moderate che avrebbe dovuto portare il passaggio dall'opposizione al governo della nazione. Gli anni raccontati sono proprio quelli tra il 1973 e il 1978, periodo in cui nasce e si evolve questa sua visione rivoluzionaria per l'epoca e che praticamente non trova compimento con l'assassinio di Aldo Moro. Andrea Segre riesce raccontare bene le vicende in questione riuscendo a combinare bene le visioni sia dal punto di vista politico che da quello familiare.
[+]
BERLINGUER: LA GRANDE AMBIZIONE... Storia una delle personalità politiche italiane più importanti degli anni Settanta e primi anni Ottanta. Una figura rispettata da molti avversari politici e spesso osteggiata dai fondamentalisti del suo partito per le sue idee che volevano portare il PCI ad iniziare un dialogo con le forze moderate che avrebbe dovuto portare il passaggio dall'opposizione al governo della nazione. Gli anni raccontati sono proprio quelli tra il 1973 e il 1978, periodo in cui nasce e si evolve questa sua visione rivoluzionaria per l'epoca e che praticamente non trova compimento con l'assassinio di Aldo Moro. Andrea Segre riesce raccontare bene le vicende in questione riuscendo a combinare bene le visioni sia dal punto di vista politico che da quello familiare. Straordinaria l'interpretazione di Elio Germano, anche se il Craxi di Favino resta inarrivabile. Voto: 8
[-]
|
|
[+] lascia un commento a umberto »
[ - ] lascia un commento a umberto »
|
|
d'accordo? |
|
rosalinda gaudiano
|
lunedì 11 novembre 2024
|
un ritratto onesto e soprattutto umano...
|
|
|
|
Di solito si vede la lotta delle piccole ambizioni, legate a singoli fini privati, contro la grande ambizione, che è indissolubile dal bene collettivo.
ANTONIO GRAMSCI (Fondatore del Partito Comunista Italiano)
Berlinguer, la Grande ambizione
Andrea Segre scrive e dirige “Berlinguer, la Grande ambizione” un film sulla vita di Enrico Berlinguer, affidando per la prima volta al grande schermo la ricostruzione del suo operato di politico, della sua vita come uomo, attraverso un mosaico di sapiente montaggio su ricostruzioni storiche di memoria collettiva.
[+]
Di solito si vede la lotta delle piccole ambizioni, legate a singoli fini privati, contro la grande ambizione, che è indissolubile dal bene collettivo.
ANTONIO GRAMSCI (Fondatore del Partito Comunista Italiano)
Berlinguer, la Grande ambizione
Andrea Segre scrive e dirige “Berlinguer, la Grande ambizione” un film sulla vita di Enrico Berlinguer, affidando per la prima volta al grande schermo la ricostruzione del suo operato di politico, della sua vita come uomo, attraverso un mosaico di sapiente montaggio su ricostruzioni storiche di memoria collettiva. Lo sviluppo drammaturgico del film segue una linea precisa su eventi storico- politici: la strage di Brescia, il referendum per l’abrogazione della legge sul divorzio, il petrolchimico di Ravenna, l’ammonimento di Brezhnev su una possibile alleanza con le forze democratiche, momenti cruciali della storia di un uomo che ha creduto con convinzione in un socialismo nella democrazia. Dall’ottobre 1973 con il golpe in Cile e l’uccisione di Allende e il mancato attentato in Bulgaria allo stesso Berlinguer, si arriva al 1978 con l’uccisione di Aldo Moro, momento di forte tormento e dolore per lo stesso Berlinguer, che vede frantumarsi l’idea del compromesso storico che avrebbe garantito quella indispensabile alleanza tra le forze popolari comuniste(antifasciste), socialiste e cattolico-progressiste, unite in un progetto comune di libertà e stabilità. Superato il momento di sconforto profondo, Berlinguer alla fine decide di non lasciare la segreteria del PC e continuare nel suo impegno politico. Segre da spazio ad una scena chiave del film, il dialogo tra Moro e Berlinguer che rappresenta il progetto accorato tra due uomini che credevano fermamente alla necessità di un cambiamento, progetto stilato a tavolino su trasformazioni politiche democratiche che anelavano a cambiare il corso della storia italiana. Il minutaggio Segre lo affida al montaggio meticoloso di Jacopo Quadri, con scelte di repertorio di movimenti di protesta operaia, discorsi politici incisivi, lettere accorate, e il tutto ruota intorno a personaggi chiave che determinarono il corso degli avvenimenti politici dell’epoca, come fu Giulio Andreotti. Il Berlinguer di Segre, caratterizzato dalla bravura magistrale di Elio Germano, è fedele all’uomo che sognava un’Italia libera da estremisti e verso l’affermazione di sacrosanti diritti che rappresentassero e tutelassero il lavoro di tutti. Questa fu la grande ambizione di Berlinguer, poter garantire agli italiani una rinascita da ogni forma di degrado e sofferenza sociale . Elio Germano , è immerso nel personaggio in ogni gestualità composta del volto e del corpo, la sigaretta che si consuma fra le dita, mai un impeto di ribellione, lo sguardo attento negli occhi dell’interlocutore, fisico gracile e provato. Un ritratto onesto e soprattutto umano dell’uomo che non ha solo sognato , ma ha osato il cambiamento di un’Italia migliore, non una democrazia claudicante, ma vera. E quando sembrava a tutti impossibile, non si è fermato. L’ha fermato la morte quel tragico 11 giugno del 1984, a Padova, in una giornata di sole , la piazza gremita, mentre parlava al suo popolo.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a rosalinda gaudiano »
[ - ] lascia un commento a rosalinda gaudiano »
|
|
d'accordo? |
|
enzo70
|
sabato 16 novembre 2024
|
un film necessario
|
|
|
|
Questo film oggi è necessario per comprendere come la crisi della politica, fenomeno purtroppo di dimensioni sovranazionali, nasca dall’assenza di uomini che facciano politica. Segre nel proporre agli spettatori la figura di Enrico Berlinguer espone uno spaccato della politica degli anni Settanta, andando oltre i confini nazionali. La crisi petrolifera, la tensione tra Stati Uniti ed Unione sovietica dominavano lo scenario internazionale, mentre in Italia il partito comunista cresceva nel consenso popolare fino a diventare il primo partito nel Paese. Il segretario del partito Enrico Berlinguer non proclamava slogan, ma combatteva per le sue idee e per il suo grande progetto: collaborare con la democrazia cristiana sostenendo il governo su proposte di legge condivise.
[+]
Questo film oggi è necessario per comprendere come la crisi della politica, fenomeno purtroppo di dimensioni sovranazionali, nasca dall’assenza di uomini che facciano politica. Segre nel proporre agli spettatori la figura di Enrico Berlinguer espone uno spaccato della politica degli anni Settanta, andando oltre i confini nazionali. La crisi petrolifera, la tensione tra Stati Uniti ed Unione sovietica dominavano lo scenario internazionale, mentre in Italia il partito comunista cresceva nel consenso popolare fino a diventare il primo partito nel Paese. Il segretario del partito Enrico Berlinguer non proclamava slogan, ma combatteva per le sue idee e per il suo grande progetto: collaborare con la democrazia cristiana sostenendo il governo su proposte di legge condivise. La storia è nota, ma questo bellissimo film ci fa entrare nello spirito e nella dimensione umana di un uomo che è diventato un simbolo della buona politica. Non si tratta di essere di sinistra o di destra ma di riconoscere le qualità, anche nell’avversario. La figura di Berlinguer viene interpretata in maniera perfetta dal sempre ottimo Elio Germano. Segre utilizza spesso la tecnica del documentario per raccontare la storia, ma la narrazione è quella di un film che riesce a tenere lo spettatore con gli occhi puntati sullo schermo. Le considerazioni finali sulle differenze tra la politica di una volta e quella di oggi sono talmente banali da non meritare approfondimento. Ma al termine della proiezione si è sospesi tra incanto e nostalgia, a prescindere dalle idee politiche.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a enzo70 »
[ - ] lascia un commento a enzo70 »
|
|
d'accordo? |
|
|