Another End |
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Un film di Piero Messina.
Con Gael García Bernal, Renate Reinsve, Bérénice Bejo, Olivia Williams.
continua»
Drammatico,
durata 130 min.
- Italia, Francia, Gran Bretagna 2024.
- 01 Distribution
uscita giovedì 21 marzo 2024.
MYMONETRO
Another End ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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"Aspettando Messina"
di marcusFeedback: |
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martedì 6 maggio 2025 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Tra l’opera “autoriale” e il cinema industriale ci sono più di "Sei gradi di separazione": si va dalle “promesse mancate” fino alla nefandezza cinematografica vera e propria. Confido che tra il blockbuster e la nicchia ci sia ancora spazio per creare un cinema di buona qualità. Quello di Messina è un film che si situa nei paraggi dell’«incompiutezza» non del vero e proprio disastro. Insomma, sul tema “innesti di memoria” o “manipolazione dei ricordi” si è visto ben di peggio. Qui si può apprezzare quantomeno lo sforzo di non partorire la classica "boiata pazzesca". Non credo che Matrix o Inception o Memento rappresentino il cinema definitivo sul tema in questione. La confezione estetica mi pare buona e non poteva essere altrimenti trattandosi di un film che tratta di “immagini mentali della memoria”. Sul versante dei contenuti, a parte la necessaria sospensione dell’incredulità, si potrebbe obiettare che certi passaggi risultano piuttosto ostici da elaborare e forse anche difficili da rendere da un punto di vista cinematografico tanto che il regista è caduto a tratti nella trappola dello “spiegone” come nella sequenza dello studio in cui il dottore (medico, psicologo, neuroscenziato?) commentava il senso delle “immagini ambigue” (anatra/coniglio) per far comprendere al protagonista come funziona il trasferimento dei ricordi dall’«assente» al corpo del volontario/a locatore/trice. Spiegazione non so quanto comprensibile e soprattutto utile allo spettatore per decifrare meglio quello che sta guardando. “Spiegone” che personalmente trovo spesso insopportabile come certe voci fuoricampo chiamate a compensare l’impossibilità o l’incapacità di far parlare le immagini. Per non parlare poi che l’opportunità offerta dalla tecnologia, "Another End", ai superstiti va nella direzione opposta a quella di una sana elaborazione del lutto rischiando di far permanere indefinitamente familiari o amanti nella fase angosciosa del rifiuto e della negazione. E ancora, “Litigare è il modo più veloce per entrare in contatto?”. Ma davvero?
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