fulvio wetzl
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sabato 29 aprile 2023
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abbiamo settant''anni - prima parte
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Abbiamo 70 anni (io li ho appena compiuti, lui li compie ad agosto). Ci conosciamo dal 1976, quando mi prestò la Canon superotto muta con cui aveva girato "Io sono un autarchico", gelosamente conservata da Andrea Parlatore, ai tempi assistente di Nanni, per permettermi di concludere il mio super8 di esordio "L'amore è un salto di qualità". Nanni non mi aveva detto però che la cinepresa era caduta, e che la parallasse s'era spostata, quindi quello che io vedevo nel mirino non corrispondeva a quello che rimaneva impresso sulla pellicola. Mi ritrovai quindi un film con gran parte delle inquadrature eccentriche, che giustificai come scelte estetiche, come un costruttivista russo.
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Abbiamo 70 anni (io li ho appena compiuti, lui li compie ad agosto). Ci conosciamo dal 1976, quando mi prestò la Canon superotto muta con cui aveva girato "Io sono un autarchico", gelosamente conservata da Andrea Parlatore, ai tempi assistente di Nanni, per permettermi di concludere il mio super8 di esordio "L'amore è un salto di qualità". Nanni non mi aveva detto però che la cinepresa era caduta, e che la parallasse s'era spostata, quindi quello che io vedevo nel mirino non corrispondeva a quello che rimaneva impresso sulla pellicola. Mi ritrovai quindi un film con gran parte delle inquadrature eccentriche, che giustificai come scelte estetiche, come un costruttivista russo. Candidamente Nanni, quando portai a vedere il corto, appena ultimato, a Via San Tommaso d'Aquino, casa dei suoi prospicente il Tribunale a Piazza Clodio, mi disse che gli piaceva, però non capiva perché in molte inquadrature in Piazza di Spagna i due protagonisti, Cristina Ruiz e Daniele Formica, guardassero altrove... Ritrovai Nanni, io in qualità di direttore dell'Officina Filmclub, quando per primi fummo scelti da lui per visionare "Io sono un autarchico", in vista di una programmazione. Lo vidi e lo apprezzai sullo schermo di via Benaco, insieme ai quattro altri soci, Cristina Torelli, Paolo Luciani, e i compianti Ciro Giorgini e Fabrizio Grana. Tutti e quattro avevano forti riserve, dovute allo stile frammentario e artigianale (derivante dalla scarsa lunghezza delle bobine super8), dalla fissità delle inquadrature (forse dovuta alla "timidezza" espressiva di Nanni, che non si avventurava in movimenti di macchina, di cui allora non capiva ancora il significato); stile e inquadrature che diventarono di lì a breve una sua cifra stilistica personalissima. A me il film era piaciuto, sinceramente, più per i contenuti caustici, per le frasi lapidarie, l'autoironia sferzante, il disegno senza pietismi di una generazione incerta. Mi imposi ai miei soci e chiamai Nanni, proponendogli la prima e la tenitura del film per un tot di giorni. Nanni mi chiese a bruciapelo: "Vi è piaciuto il film?" io gli risposi che mi era piaciuto molto. Lui incalzò: "Ma è piaciuto a tutti, all'unanimità?". Io ebbi un'esitazione, fatale. Dissi che gli altri soci avevano delle riserve, ma che sì, tutti avevano deciso di programmarlo. Lapidariamente Nanni concluse: "Allora non ve lo do!" Poi la Storia è nota, Nanni lo portò al Filmstudio, che lo programmò per mesi, diventando sul passaparola un successo incredibile che ha determinato il prosieguo fulgido della sua carriera. Nanni si ricordò di nuovo di me, sempre in modo caustico, nel successivo "Ecce Bombo", in quella scena in cui il gruppetto al bar, compreso Nanni, decidono di andare al "Montesacro Alto, in via Emilio Praga 47" e finiscono in un'appartamento in penombra, dove una famiglia sta cenando. Il cineclub in questione l'avevo fondato un'annetto prima, trasformando exnovo una scuola di danza in un cinema, ma senza avere il permesso dal condominio di mettere la benché minima insegna esterna luminosa. Quindi era di assai difficile individuazione in quel quartiere periferico, da cui derivava lo smarrimento dei ragazzi di Nanni alla ricerca del cinema perduto. Mi sono permesso questa lunga introduzione autoreferenziale, "andando fuori tema", perché sono in casa (meglio, nella casella) di chi ha trasformato il narcisismo, la danza intorno al proprio ombelico, il parlare solo di qualcosa e qualcuno che si conosce a fondo, cioé se stessi, me stesso, in un' arte dell'interpretazione della realtà, che procede inossidabile da 47 anni fino ad oggi. La vera ragione di questa longevità è l'assoluta consapevolezza di Nanni nell' usare il narcisismo come chiave interpretativa, e in questo io mi riconosco, mi identifico, in maniera commovente e febbrile, ora come allora e lungo tutti questi anni. I brevi ricordi personali del rapporto tra Nanni e me, in cui in maniera così aguzza lui si è espresso, imprimendosi nella mia mente indelebili, io li ritrovo smaltati e smaglianti in "Il sol dell'avvenire", che è come un "Catalogo degli oggetti introvabili" di Carelman di tutte, proprio tutte le passioni, le idiosincrasie, le sottolineature, le puntualizzazioni, le frasi epocali (senza coscienza di esserlo), il cambio continuo di stile e di ritmo, come in una jam session di free jazz, che Nanni ha dipanato in "13 film" in 47 anni (fine prima parte)
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angelo umana
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sabato 29 aprile 2023
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l''utopia comunista che ancora oggi ci rende felici
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D'Alema dì qualcosa di sinistra esclamava Moretti davanti alla tv mentre berluschino blaterava al cospetto di D'Alema in un talk-show. Ora il comunque grande Moretti decanta la sinistra del '56, parla coi suoi resti o coi circoli che forse nessuno frequenta più, parla coi pariolini e coi borgatari, un po' meno con chi un lavoro non ce l'ha. Lo fa rimembrando o immaginando il circo ungherese Budavari che con un viaggio di 6 giorni “armi bagagli e animali” si reca a Roma mentre a Budapest i carri-armati sovietici sparano. E nel film infine viene celebrato Togliatti che, dapprima dubbioso guardando il popolo che lo aspetta, poi finalmente prende le distanze dai comunisti sovietici, essendo i comunisti italiani più puri, di vera sinistra.
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D'Alema dì qualcosa di sinistra esclamava Moretti davanti alla tv mentre berluschino blaterava al cospetto di D'Alema in un talk-show. Ora il comunque grande Moretti decanta la sinistra del '56, parla coi suoi resti o coi circoli che forse nessuno frequenta più, parla coi pariolini e coi borgatari, un po' meno con chi un lavoro non ce l'ha. Lo fa rimembrando o immaginando il circo ungherese Budavari che con un viaggio di 6 giorni “armi bagagli e animali” si reca a Roma mentre a Budapest i carri-armati sovietici sparano. E nel film infine viene celebrato Togliatti che, dapprima dubbioso guardando il popolo che lo aspetta, poi finalmente prende le distanze dai comunisti sovietici, essendo i comunisti italiani più puri, di vera sinistra. Quella del “sol dell'avvenire” disegnato sui murazzi del Tevere ad inizio film.
E' un grande “amarcord” questo film di Moretti: lui uguale a sé stesso, che non si sposta per farci vedere il film, lui assoluto protagonista che vuole essere regista anche nei film altrui, non si muove dai suoi dogmi, le sue proverbiali intemerate da 70enne che sembra aver visto e compreso tutto. In fondo è una pellicola da “celebration”, un'apoteosi come la marcia popolare finale che parrebbe anch'essa di sinistra ma che è disseminata da amici attori italiani, quasi una compagnia di giro.
Vabbé, aspetteremo altri 5 anni perché il simpatico regista fà un film nuovo in quel lasso di tempo, per rivedersi e rivedere come eravamo. Però what the fuck! (espressione mutuata dalla sceneggiatura): dacci magari qualche film più intimista, chessò, una Stanza del figlio o Mia madre o un Michel Piccoli troppo timido per fare il papa nuovo appena nominato dal Conclave.
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enzo70
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venerdì 28 aprile 2023
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moretti celebra se stesso e lo fa davvero bene
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Un film di Nanni Moretti che sembra pensato per raccontare i film di Nanni Moretti che in questi anni ci hanno accompagnato per la lunga deriva della perdita di riferimenti culturali. Attraverso le riprese del film di Giovanni sulla repressione della rivolta ungherese nel 1956 Moretti racconta storie quotidiane che sembrerebbero surreali se non fossero così aderenti alla realtà. La moglie, Margherita Buy, al solito splendida è una produttrice depressa che cerca in un giovane regista le sue energie. La figlia si fidanza con un uomo molto anziano, la protagonista del film improvvisa per dare un senso politico alla parte, i rischi della cultura alla Netflix, l’omologazione della cultura, le difficoltà nei dialoghi, nei rapporti.
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Un film di Nanni Moretti che sembra pensato per raccontare i film di Nanni Moretti che in questi anni ci hanno accompagnato per la lunga deriva della perdita di riferimenti culturali. Attraverso le riprese del film di Giovanni sulla repressione della rivolta ungherese nel 1956 Moretti racconta storie quotidiane che sembrerebbero surreali se non fossero così aderenti alla realtà. La moglie, Margherita Buy, al solito splendida è una produttrice depressa che cerca in un giovane regista le sue energie. La figlia si fidanza con un uomo molto anziano, la protagonista del film improvvisa per dare un senso politico alla parte, i rischi della cultura alla Netflix, l’omologazione della cultura, le difficoltà nei dialoghi, nei rapporti. Moretti è regista di esperienza e la colonna musicale aiuta a scandire il tempo, a declinare gli anni, rende senso al film e arricchisce il senso delle numerose citazioni cinematografiche. E la politica? Moretti propone uno spaccato, quello del partito comunista italiano che non riuscì a opporsi all’invasione sovietica dell’Ungheria nel 1956. E trova una soluzione nella scelta del segretario della sezione di un piccolo paese che destinato ad impiccarsi per non negare il verbo del partito, trova il coraggio per contrastare i vertici del partito. E Silvio Orlando è al posto giusto. Alcune scene, quella di Giovanni che ostacola la conclusione del film prodotto dalla moglie, rimarranno nella storia della cinematografia del regista romano. E Moretti è bravo, quando proprio non c’è più nulla da dire, lui trova sempre le parole giuste.
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phil
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venerdì 28 aprile 2023
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film manieristico
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Premetto che ho amato il cinema di Moretti fin dagli esordi e ho provato sintonia con uno dei suoi primi film ovvero "Ecce bombo" , allorquando in quel lontano 1978 dovevo sostenere gli esami di maturità classica. Nel corso del tempo ho apprezzato altre sue prove registiche,in particolare " La stanza del figlio" e "Habemus Papam" proprio per un suo cote` drammatico.
Cosa dunque non mi ha del tutto convinto in questa sua ultima prova? Moretti sa esprimere un certo disagio esistenziale nei suoi fialm ma qui si perde dietro particolari minimali tipici di una persona ormai anziana e brontolona, tanto da fare pensate che la moglie (un' ottima Margherita Buy) abbia tutte le buone ragioni di questo mondo nel decidere di mollarlo.
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Premetto che ho amato il cinema di Moretti fin dagli esordi e ho provato sintonia con uno dei suoi primi film ovvero "Ecce bombo" , allorquando in quel lontano 1978 dovevo sostenere gli esami di maturità classica. Nel corso del tempo ho apprezzato altre sue prove registiche,in particolare " La stanza del figlio" e "Habemus Papam" proprio per un suo cote` drammatico.
Cosa dunque non mi ha del tutto convinto in questa sua ultima prova? Moretti sa esprimere un certo disagio esistenziale nei suoi fialm ma qui si perde dietro particolari minimali tipici di una persona ormai anziana e brontolona, tanto da fare pensate che la moglie (un' ottima Margherita Buy) abbia tutte le buone ragioni di questo mondo nel decidere di mollarlo. Insomma le idiosincrasie del protagonista Moretti irritano e non muovono al sorriso.
Ma quel che è peggio, a mio avviso, è il ricorrere all'escamotage narrativo del film da fare mentre l'autore è in crisi esistenziale e creativa. Sai che novità visto che è dai tempi di " Otto e mezzo" (uscito nel 1963) del maestro Fellini che si ripete questo che è ormai uno stereotipo culturale che nulla aggiunge allo scibile cinematografico mondiale. Moretti, oltretutto, tira in ballo un soggetto relativo ai fatti di Ungheria del 1956 , con relativa crisi del marxismo e dei partiti comunisti dell' epoca e se ne viene fuori con l' immaginazione di come sarebbe stata la storia dell' allora PCI se avesse imboccato decisamente la via nazionale del socialismo sganciato dall'ortodossia dettata dall'URSS. Già e voi ve lo vedete uno come Togliatti, segretario del PCI e stalinista fin nel midollo, agire come un sincero socialdemocratico? Suvvia, sì tratta solo di fanciullaggini utopistiche, a dimostrazione che la storia non si fa con i se. Che altro il cosiddetto " sol dell'avvenire" come da titolo del film.
Peccato, quindi, un film non fra i più riusciti dì Nanni Moretti , ormai sempre più legato a suoi riconoscibili manierismi.
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venerdì 28 aprile 2023
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sublime penna
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Le sue recensioni mi conquistano sempre: ha decisamente una penna mirabile. Rende magnifici anche film che non mi sono piaciuti affatto. È da tanto tempo che volevo rivolgerle un sincero complimento. Grazie. Micaela Clemente
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momopink
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mercoledì 26 aprile 2023
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mi...perplime...
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Margherita Buy che fa Margherita Buy, Silvio Orlando che fa Silvio Orlando, i coreani come sono nel nostro immaginario, il collega francese che assomiglia a Roman Polanski (casuale?) guardato con tenera indulgenza, e Moretti talmente Moretti da essere una parodia. Geniale o scontato?
Sicuramente non lascia indifferenti, ma rimane un senso di insofferenza per l'atteggiamento supponente neanche tanto velato.
Amo un altro Moretti.
[+] momo, come hai fatto a leggermi nel pensiero?
(di maramaldo)
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martedì 25 aprile 2023
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moretti in grande forma
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Un bel film, fra sorrisi ed emozioni con un grande se...la storia avesse preso un'altra strada. Un grande Nanni Moreti
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martedì 25 aprile 2023
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moretti in grande forma
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Un Moretti in grande forma che ci fa sorridere ed emozionare, veramente un bel film
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ruger357mgm
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martedì 25 aprile 2023
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parabole metacinematografiche
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...su differenti piani di lettura e pure autocelebrativi.
Caro Quentin, tu che ti spacci per cinefilo, sappi che pure io non scherzo, ne ho visti anch' io di film ( d'essay) e posso permettermi di citare Kiezlowskij e i Taviani, che tu forse non sai neanche chi sono e quindi non fare il cattivo maestro qui a casa mia , tu e le tue sceneggiature torrenziali e la tua inutile violenza psicotica. Casa tua dovrebbe essere anche Cannes, che però prima é casa mia e quindi prendi le misure prima di voler insegnare a fare il cinema a qualcuno. Per quello basto io che racconto i miei dubbi esistenziali, intrecciandoli con la mia visione del cinema che é anche quella della vita per molta parte.
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...su differenti piani di lettura e pure autocelebrativi.
Caro Quentin, tu che ti spacci per cinefilo, sappi che pure io non scherzo, ne ho visti anch' io di film ( d'essay) e posso permettermi di citare Kiezlowskij e i Taviani, che tu forse non sai neanche chi sono e quindi non fare il cattivo maestro qui a casa mia , tu e le tue sceneggiature torrenziali e la tua inutile violenza psicotica. Casa tua dovrebbe essere anche Cannes, che però prima é casa mia e quindi prendi le misure prima di voler insegnare a fare il cinema a qualcuno. Per quello basto io che racconto i miei dubbi esistenziali, intrecciandoli con la mia visione del cinema che é anche quella della vita per molta parte.Per farlo utilizzo i miei feticci, Silvio e Margherita che interagiscono con me, ma quanto sono bravo, quanta enfasi metto lento pede nella mia recitazione, forse perché devo trasmettere al mio affezionato pubblico pagante i messaggi che vogliono sentirsi mandare.Poi le canto anche alla sinistra , ai compagni comunisti , dal migliorista Napolitano a scendere, ai farlocchi tecnocrati odierni, senza nulla a pretendere...Porto Trotzkji in processione ma ho visto anche i blues brothers e la divina Aretha, autocelebrandomi citandola nelle dancing car camera con Margherita, ma avrei voluto fare anche un musical con Tenco, De André e Battiato nella soundtrack...Insomma Quentin , impara e tanto per gradire riguardati Il Caimano, la stanza del figlio, Tre piani e altro ancora...In parata sfilano le mie star, come tu esibisci le tue....ma sono meglio io...tuo Nanni.
P.S. Il film è godibile, bisogna essere solo di sinistra, anche se "non morettiani" come chi scrive, apprezzare l' autoironia , tanta, che ci mette Moretti e non avere soverchi pregiudizi. Sempre al massimo Silvio Orlando....
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martedì 25 aprile 2023
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la nebbia del presente e il sol dell'avvenire
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Quante parole soffiate al vento per descrivere un film semplicemente bello: politico, poetico, personale, disilluso e speranzoso al tempo stesso; un film che, da una pagina tragica di storia riposta in naftalina, guarda al presente che non ha imparato niente da quel passato, e getta un lampo sul futuro, a partire da un "se".
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