the adrenalin addict
|
martedì 5 novembre 2024
|
nella terra di satana
|
|
|
|
Un reportage fotografico irrinunciabile accanto ad una missione di evangelizzazione in terra straniera. Questo è quello che un prete viene chiamato a compiere dalla curia danese. Quello che, d'altronde, regolarmente farebbe un gesuita! L'Islanda non è certamente un paese ospitale da un punto di vista geografico. Tante, infatti, le sorprese che riserverà al protagonista, il quale dovrà destreggiarsi in un ambiente estremamente ostico e coinvolgente, dove a tratti, al posto di Dio, sembra trovarsi di fronte Satana con le sue tentazioni. Racconti popolari che innescano paure, un isolano dalla lingua incomprensibile che a tratti innervosisce, piene del fiume che portano alla morte, un esaurimento nervoso lungo il viaggio, una donna sensuale che attrae, un invito a praticare lo sport della lotta, una fotografia a Ida (sul suo cavallo) che non riesce, un vulcano che erutta lava come all'inferno, la scomparsa improvvisa del proprio cavallo, una messa da celebrare interrotta, effetti sonori che rievocano fedelmente presenze demoniache.
[+]
Un reportage fotografico irrinunciabile accanto ad una missione di evangelizzazione in terra straniera. Questo è quello che un prete viene chiamato a compiere dalla curia danese. Quello che, d'altronde, regolarmente farebbe un gesuita! L'Islanda non è certamente un paese ospitale da un punto di vista geografico. Tante, infatti, le sorprese che riserverà al protagonista, il quale dovrà destreggiarsi in un ambiente estremamente ostico e coinvolgente, dove a tratti, al posto di Dio, sembra trovarsi di fronte Satana con le sue tentazioni. Racconti popolari che innescano paure, un isolano dalla lingua incomprensibile che a tratti innervosisce, piene del fiume che portano alla morte, un esaurimento nervoso lungo il viaggio, una donna sensuale che attrae, un invito a praticare lo sport della lotta, una fotografia a Ida (sul suo cavallo) che non riesce, un vulcano che erutta lava come all'inferno, la scomparsa improvvisa del proprio cavallo, una messa da celebrare interrotta, effetti sonori che rievocano fedelmente presenze demoniache. Sono solo alcune delle vicende che Lucas dovrà vivere sulla propria pelle. Eppure anche Dio è presente accanto al protagonista: paesaggi paradisiaci da contemplare, Ragnar che salva Lucas dalla morte come il buon samaritano, le vocazioni religiose di Ida e Ragnar che pongono domande intriganti, il traduttore che lo accompagna, Carl e la sua famiglia che lo curano e lo ospitano in casa. Ma il diavolo sa come impossessarsi delle anime. L'ultima sua vittima sarà proprio Lucas, il quale sembra tuttavia non riconoscere più Dio nella sua storia. La terra di Dio, per lui, sembra essersi trasformata nella terra di Satana, dalla quale non può più separarsi. Un martirio che sembra ripetersi. Prima ne fa le spese Ragnar, che verrà ucciso da Lucas in un raptus di follia dopo che lo aveva salvato. Poi ne farà le spese Lucas, che verrà ucciso da Carl che prima lo aveva ben accolto. Il prossimo? Nella mia fantasia dovrebbe essere Carl, ma il film si conclude prima di questa eventualità. Sacrifici, espiazioni...in una terra desolata, ma "naturalmente" viva, come l'Islanda. Un Eden che si trasforma nella "campagna" di Caino e Abele. Un film che immancabilmente lascia il suo segno!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a the adrenalin addict »
[ - ] lascia un commento a the adrenalin addict »
|
|
d'accordo? |
|
bibob
|
martedì 1 ottobre 2024
|
sufficiente
|
|
|
|
lento e abbastanza noioso, e già per questo da molti di certo sarà giudicato un capolavoro, sulla scorta del retropensiero che "un film per essere di valore dev'essere noioso, perché i film divertenti piacciono a tanti e quindi come si fa a dire che piacciono solo a quelli più intelligenti in grado di capirli". non la penso esattamente così. oltre a ciò, un film senza speranza di un pessimismo totale, altra ragione per essere idolatrato da tanti. il protagonista è davvero arduo da sopportare: un prete gratuitamente gelido e scostante che sembra provare fastidio nel parlare e nell'avere contatti, nonché serbare un sotterraneo disprezzo per gli altri in generale (tranne, forse, per chi considera un'anima affine a sé stesso).
[+]
lento e abbastanza noioso, e già per questo da molti di certo sarà giudicato un capolavoro, sulla scorta del retropensiero che "un film per essere di valore dev'essere noioso, perché i film divertenti piacciono a tanti e quindi come si fa a dire che piacciono solo a quelli più intelligenti in grado di capirli". non la penso esattamente così. oltre a ciò, un film senza speranza di un pessimismo totale, altra ragione per essere idolatrato da tanti. il protagonista è davvero arduo da sopportare: un prete gratuitamente gelido e scostante che sembra provare fastidio nel parlare e nell'avere contatti, nonché serbare un sotterraneo disprezzo per gli altri in generale (tranne, forse, per chi considera un'anima affine a sé stesso). dell'empatia, dell'occuparsi davvero delle persone, sembra non fregargliene assolutamente nulla, e sembra accetti di andare in missione in una terra desolata solo per poter fare foto, quello sì che per lui sembra essere un motivo di culto. è vero, l'uomo è un animale e diventa generoso solo quando può permetterselo. è vero, se lo metti in una situazione difficile l'uomo diventa subito molto più cattivo. ma non credo che debba avvenire necessariamente e senza speranza, e non credo che un film che voglia comunicare ciò debba essere necessariamente prolisso e noioso.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a bibob »
[ - ] lascia un commento a bibob »
|
|
d'accordo? |
|
ludwigzaller
|
martedì 28 febbraio 2023
|
natura leopardiana
|
|
|
|
La battuta chiave del film la pronunzia il protagonista di fronte a una domanda precisa del suo padrone di casa. Il giovane prete era stato incaricato infatti di recarsi in Islanda dalla Chiesa danese per mettere a disposizione dei fedeli una chiesa e dei servizi divini. Perchè dunque non ha preso una nave e non è sbarcato nei pressi della colonia? La risposta del prete è chiara: solo l'attraversamento via terra del paese gli avrebbe consentito di entrare in contatto con la natura e gli abitanti. Si tratta dunque di una sfida personale che subito si rivela piena di difficoltà inspettate. Si tratta della Natura malvagia leopardiana simboleggiata da un vulcano proprio come nella Ginestra di Leopardi.
[+]
La battuta chiave del film la pronunzia il protagonista di fronte a una domanda precisa del suo padrone di casa. Il giovane prete era stato incaricato infatti di recarsi in Islanda dalla Chiesa danese per mettere a disposizione dei fedeli una chiesa e dei servizi divini. Perchè dunque non ha preso una nave e non è sbarcato nei pressi della colonia? La risposta del prete è chiara: solo l'attraversamento via terra del paese gli avrebbe consentito di entrare in contatto con la natura e gli abitanti. Si tratta dunque di una sfida personale che subito si rivela piena di difficoltà inspettate. Si tratta della Natura malvagia leopardiana simboleggiata da un vulcano proprio come nella Ginestra di Leopardi. E la natura chiede subito dei tributi: nella avventata traversata di un fiume uno dei membri della spedizione perisce, più tardi il prete si ammala, cade nel delirio e rischia di morire. Nella seconda parte lo ritroviamo in una piccola comunità che abita vicino al mare,dove si sta costruendo la sua chiesa e va vicino al matrimonio, ma anche le relazioni della comunità, apparentemente idilliache, sono segnate dalla violenza e dalla follia. La lingua cinematografica è semplice, attenta a cogliere ogni aspetto di quella straordinaria perfida natura. In un'epoca di crisi epocale del cinema, di questo prodotto direi che è un film nel più nobile senso della parola.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ludwigzaller »
[ - ] lascia un commento a ludwigzaller »
|
|
d'accordo? |
|
enrica raviola
|
lunedì 16 gennaio 2023
|
disagio
|
|
|
|
Non mi è piaciuto. Prete protagonista insopportabile, cattiveria umana gratuita, sceneggiatura traballante, Non capisco le quasi 5 stelle della critica, o forse sono io che non capisco niente. Non basta il gelido paesaggio nordico ben fotografato a far superare il disagio. Anzi…
|
|
[+] lascia un commento a enrica raviola »
[ - ] lascia un commento a enrica raviola »
|
|
d'accordo? |
|
pier1963
|
domenica 15 gennaio 2023
|
l''islanda, un paese inospitale
|
|
|
|
Un film sulla durezza della vita in luoghi estremi con persone abituate a climi estremi. Qualche momento felice in 2 ore e 23 minuti, tutto sommato noiosi. Il prete, il povero Lukas, è una figura appena tratteggiata, la religione uno stratagemma narrativo debolissimo. Non resterà nella storia del cinema e non fa un gran servizio all'Islanda. Fotografia bella, ma monotona, si vede una casa, una colata lavica, qualche prato fangoso, molta neve .
|
|
[+] lascia un commento a pier1963 »
[ - ] lascia un commento a pier1963 »
|
|
d'accordo? |
|
piema
|
martedì 10 gennaio 2023
|
bella fotografia, natura selvaggia ma plot debole
|
|
|
|
Sacerdote appassionato più che di Dio della fotografia arriva ad uccidere e viene a sua volta ucciso e nessuno scopre dei due delitti. Bah! Bellissima fotografia, natura primordiale e feroce, plot carente, tempi lunghissimi. È il secondo film ambientato in Islanda che mi delude dopo 'A white white day'
[+] spoiler!
(di castiglioni)
[ - ] spoiler!
|
|
[+] lascia un commento a piema »
[ - ] lascia un commento a piema »
|
|
d'accordo? |
|
athos
|
martedì 10 gennaio 2023
|
un cammino difficile
|
|
|
|
Un film che ricorderò per la bellissima fotografia. La trama esistenziale del prete, che poco a poco perde ogni tipo di umanità, si annacqua nella lungaggine della proiezione. Bravi gli attori, con una menzione speciale all'interprete di Ragnar, già visto nel bellissimo A white white day
|
|
[+] lascia un commento a athos »
[ - ] lascia un commento a athos »
|
|
d'accordo? |
|
johnny1988
|
venerdì 6 gennaio 2023
|
imitare dreyer e bergman non vuol dire essere grandi autori
|
|
|
|
Due ore e mezza che si concentrano tutte sullo stesso concetto: l'insuperabilità dei pregiudizi e delle barriere culturali.
Se Bergman si confrontava deluso con il mutismo divino a un livello testuale e intellettuale profondi, se Dreyer accoglieva Kierkegaard nella sua crisi di fede con Ordet, lo stesso pare provarci il regista islandese Hlynur Pálmason con il suo terzo film, che prende anche spunto dalle scenografie primitive di Lezioni di Piano.
Le sette lastre fotografiche rinvenute che ritraggono la costa sud orientale dell'Islanda per la prima volta nel XIX secolo per mano di un missionario luterano danese sono la matrice di una storia semplice, quasi parabolica, di un prete che attraversa mezza isola con l'obiettivo di documentare la natura del luogo e i suoi abitanti prima di far erigere la nuova parrocchia.
[+]
Due ore e mezza che si concentrano tutte sullo stesso concetto: l'insuperabilità dei pregiudizi e delle barriere culturali.
Se Bergman si confrontava deluso con il mutismo divino a un livello testuale e intellettuale profondi, se Dreyer accoglieva Kierkegaard nella sua crisi di fede con Ordet, lo stesso pare provarci il regista islandese Hlynur Pálmason con il suo terzo film, che prende anche spunto dalle scenografie primitive di Lezioni di Piano.
Le sette lastre fotografiche rinvenute che ritraggono la costa sud orientale dell'Islanda per la prima volta nel XIX secolo per mano di un missionario luterano danese sono la matrice di una storia semplice, quasi parabolica, di un prete che attraversa mezza isola con l'obiettivo di documentare la natura del luogo e i suoi abitanti prima di far erigere la nuova parrocchia. Questo a costo della vita del suo interprete e a rischio della sua stessa. La fascinazione "turistica" lascia presto il posto alla frustrazione dell'inadeguatezza dello smilzo prete rispetto all'inospitalità della natura, che per quanto bella e seducente, non si lascia abitare facilmente. E sono il rapporto dialettico e il contrasto che ne sfociano a far perdere definitivamente nel pastore la coscienza morale e spirituale di cui dovrebbe investirsi. Tanto da dimenticare il principio fondamentale della sua fede, ossia la riconoscenza, a partire da quella che dovrebbe provare come minimo verso la guida locale che non solo gli salva la vita e tollera la sua arroganza, ma che gli costruisce pure il santuario. E l'ingratitudine, il vero cuore del film, anticipata nel racconto di apertura, è la chiave di una catena eliminatoria, in cui sono gli uomini a giustiziarsi a vicenda e dove Dio non ha voce in capitolo, guarda caso proprio negli anni in cui, proprio in Danimarca, qualcuno osava profetizzarne la dipartita.
Va sicuramente elogiata l'impostazione estetica costruita su lunghi piani sequenza, panoramiche asettiche e onnicomprensive, l'alternanza di ellissi e prolissità oltre il sopportabile, in ossequio a una Natura che si fa personaggio attante e che stringe gli abitanti, grazie anche a un formato di vecchio tipo come i 4:3, ma l'eccessiva durata tende a smarrire il focus centrale, ossia la regressione di un uomo di culto e civilizzato in contrasto con un mondo ai suoi antipodi e a lui ostile, e a cui non riesce, per inettitudine o orgoglio, ad accedervi ma solo a nutrirsene parassitariamente, a favore di un compiacimento di fondo, per cui l'autore sta attento sia a riflettere sull'umanità sia ad elevarsi, senza sintesi e senza umiltà, all'altezza dei suoi maestri. Con una rigidità di fondo a cui fa in parte da specchio il prete, fotografo ottuso al punto da non essere in grado di cogliere l'originalità delle pose suggerite dai suoi stessi soggetti.
[-]
[+] clap clap
(di athos)
[ - ] clap clap
[+] la lotta impari tra l''uomo e la natura selvaggia
(di antonio montefalcone)
[ - ] la lotta impari tra l''uomo e la natura selvaggia
|
|
[+] lascia un commento a johnny1988 »
[ - ] lascia un commento a johnny1988 »
|
|
d'accordo? |
|
|