eugen
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giovedì 18 maggio 2023
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ritorno da parigi e inizio della"storia"
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"La abuela"(Paco Plaza, sceneggiatura di Carlos Vermut, 2021)vede una giovane nipote, che ora lavora come modella a Parigi, tornare precipitosamente a Madrid dalla nonna(con cui e'vissuta sempre, dato che i genitori erano morti tragicamente in un incidente di macchina, quando lei era piccola), gravmente malata(ictus cerebrale, a quanto pare), anche perche'incalza il giorno del recitproco compleanno. Ma il soggiorno nella casa viene ad essere problematico, perche' riaffiorano ricordi poco piacevoli, in forma di incubi o allucinazioni(giia'in aereo, peraltro, prima di arrivare a Madrid, insomma), ma la stessa rilettura dei diari della bambina creano problemi, in quanto la ragazza non ricorda nulla di quei ricordi"trasposti"in forma diaristica.
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"La abuela"(Paco Plaza, sceneggiatura di Carlos Vermut, 2021)vede una giovane nipote, che ora lavora come modella a Parigi, tornare precipitosamente a Madrid dalla nonna(con cui e'vissuta sempre, dato che i genitori erano morti tragicamente in un incidente di macchina, quando lei era piccola), gravmente malata(ictus cerebrale, a quanto pare), anche perche'incalza il giorno del recitproco compleanno. Ma il soggiorno nella casa viene ad essere problematico, perche' riaffiorano ricordi poco piacevoli, in forma di incubi o allucinazioni(giia'in aereo, peraltro, prima di arrivare a Madrid, insomma), ma la stessa rilettura dei diari della bambina creano problemi, in quanto la ragazza non ricorda nulla di quei ricordi"trasposti"in forma diaristica. Ma poi personaggi che la ragazza non conosceva, srani rituali della nonna, q aunto pare per nulla nuovi, ma gia'presneti all'epoca... Fino a una conclusione nella quale la nonna Pilar sembra morta, poi"risorgenere"per inscenare o meglio mettere in atto un rituale nel quale si attua uno scambio di corpi, a pieno danno di Susana, la malacapitata protagonista... Film dove il ricordo e'trasposto nel flashback mai inutile, ma assolutamente consustanziale al presente, completamente radicato in esso, in cui l'"allucinazione"e'anche sempre presentificazione di quant era avvenuto(porenbbe essere avvenuto), con una struttura drammaturgica in cui i personaggi compaiono-scompaiono, in cui la "girandola vita.morte"si riattualizza ogni volta in forme nuov,e decisamente inquietanti, in cui il dialogo e in gneere la parola(salvo per teleonate o cnversazioni molto brevi)viene smpere giustamente sopravanzata dall0immagine, che giustamnete e'filmicamente predominante, con accensioni di luce improvvise e lo scambio dicotomico luce.buio. Le intepreti principali(salvo il "Prologo"parigino)tutte femminil, sono bravisisme. Almudena AMor, la nipote, Vra Valdez, Pilar, la abuela, sono di noteovlissmo talento, fino al gioco dialettico"infenrale"che consacra la chiusa del film Eugen
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figliounico
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giovedì 18 maggio 2023
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soggetto banale ma c'è tensione
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Paco Plaza continuando ad esplorare i sottogeneri dell’horror, dalle sette demoniache di “Second name” ai licantropi de’ “I delitti della luna piena” fino agli zombies della fortunata serie dei “Rec”, approda al paranormale stregonesco che richiama alla mente la trilogia delle tre Madri di Argento, anche se in questo caso manca la terza. Il risultato, a prescindere dalla modestia della sceneggiatura di Carlos Vermut, ridotta giocoforza ai minimi termini da un soggetto che asfitticamente limita i dialoghi, per la gran parte del film, a due soli personaggi, di cui uno è praticamente muto, è apprezzabile per la suspense e per la tensione crescente, ottenute ricorrendo a pochi effetti scenici e grazie soprattutto all’ambientazione nella vecchia lugubre casa di Madrid e alla mimica suggestiva della anziana attrice brasiliana Vera Valdez nella parte dell’Abuela che ricorda il personaggio di un altro recente film horror incentrato sui rapporti familiari e sui legami di sangue, “Relic” di Natalie Erika James.
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Paco Plaza continuando ad esplorare i sottogeneri dell’horror, dalle sette demoniache di “Second name” ai licantropi de’ “I delitti della luna piena” fino agli zombies della fortunata serie dei “Rec”, approda al paranormale stregonesco che richiama alla mente la trilogia delle tre Madri di Argento, anche se in questo caso manca la terza. Il risultato, a prescindere dalla modestia della sceneggiatura di Carlos Vermut, ridotta giocoforza ai minimi termini da un soggetto che asfitticamente limita i dialoghi, per la gran parte del film, a due soli personaggi, di cui uno è praticamente muto, è apprezzabile per la suspense e per la tensione crescente, ottenute ricorrendo a pochi effetti scenici e grazie soprattutto all’ambientazione nella vecchia lugubre casa di Madrid e alla mimica suggestiva della anziana attrice brasiliana Vera Valdez nella parte dell’Abuela che ricorda il personaggio di un altro recente film horror incentrato sui rapporti familiari e sui legami di sangue, “Relic” di Natalie Erika James. Quello che manca, a differenza di “The visit” di Shyamalan, che in qualche modo ha influenzato il soggetto di Plaza, è la sorpresa di un finale ad effetto dal momento che la sequenza iniziale si rivela, nel seguito immediato della trama, anticipatrice dell’esito del film, di per sé deludente e banale per il rimando implicito al personaggio favolistico della matrigna di Biancaneve ed il rinvio esplicito, attraverso il quadro che raffigura l’Abuela ringiovanita, al mito dell’eterna giovinezza e al patto con il diavolo de’ Il ritratto di Dorian Gray di Wilde. Sottotraccia rimane il tema, più interessante e tuttavia non adeguatamente sviluppato, dell’inevitabile condanna alla vecchiaia, fatto drammatico per ogni essere umano, portato all’estremo nel personaggio della protagonista, interpretata da Almudena Amor, giovane modella ad inizio carriera, per cui lo sfiorire della bellezza rappresenta anche la fine del sogno di una realizzazione personale nel mondo della moda.
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