laura
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martedì 22 settembre 2020
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geniale e commovente
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Non dimenticherò mai più l'emozione che questo film mi ha trasmesso. Adesso mi sento più vicina alle persone che hanno sofferto e soffrono tuttora. E' un film fatto con grande semplicità e moltissimo cuore da un vero Artista.
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francesca
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martedì 22 settembre 2020
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notturno mi è entrato nel cuore
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Non dimenticherò mai le immagini di Notturno. Grazie a questo bellissimo film adesso mi sembra di conoscere le persone che nel medio oriente hanno sofferto la guerra. Rosi dimostra in questo film grande amore e rispetto per le persone. Non c’è nulla di sensazionalistico, nessun primo piano violento e francamente non capisco molte delle critiche che leggo qui su questo sito.
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cinematica
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martedì 22 settembre 2020
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la sopravvivenza ai confini dell''inferno
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Chi crede di vedere un film sulla guerra, sui corpi mutilati o sul rumore delle bombe resterà deluso. Non si parla di guerra ma di ciò che la guerra semina, di come si vive e sopravvive laddove altri si impongono con la forza. Da una parte la politica legittimata a modificare le vite e i confini, dall'altra i popoli che si adattano, come l'essere umano ha sempre fatto.
L'estetica del film è una firma propria del regista, che non gira un documentario, ma riprende ciò che il suo occhio vede. E la vita che ci mostra è sotto una lente esteticamente impeccabile perchè di vita pur sempre si tratta. Rosi non vuole spiegare la Storia, raccontare le scelte politiche né giudicarle, vuole mostrare ciò che ha trovato nei tre anni trascorsi sui confini dilaniati, mostrarci come le reazioni umane al dolore possano esprimersi ed essere capite anche senza capire la lingua, attraverso lacrime, disegni, e attraverso gli occhi di un 50 enne anche se ne hai 13.
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Chi crede di vedere un film sulla guerra, sui corpi mutilati o sul rumore delle bombe resterà deluso. Non si parla di guerra ma di ciò che la guerra semina, di come si vive e sopravvive laddove altri si impongono con la forza. Da una parte la politica legittimata a modificare le vite e i confini, dall'altra i popoli che si adattano, come l'essere umano ha sempre fatto.
L'estetica del film è una firma propria del regista, che non gira un documentario, ma riprende ciò che il suo occhio vede. E la vita che ci mostra è sotto una lente esteticamente impeccabile perchè di vita pur sempre si tratta. Rosi non vuole spiegare la Storia, raccontare le scelte politiche né giudicarle, vuole mostrare ciò che ha trovato nei tre anni trascorsi sui confini dilaniati, mostrarci come le reazioni umane al dolore possano esprimersi ed essere capite anche senza capire la lingua, attraverso lacrime, disegni, e attraverso gli occhi di un 50 enne anche se ne hai 13.
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momin
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martedì 22 settembre 2020
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un film bellissimo ma comentatori "indinniati"
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"Notturno" è forse il più bel film di Gianfranco Rosi, un film forte e puro che raccoglie una serie di immagini di grande bellezza e grande dolore che fanno riflettere chi ha un cuore, e i tanti per cui il Medio Oriente, le stragi, le persecuzioni di Daesh, sono solo titoli di giornale da guardare e saltare subito. Qui mi sembra che si siano raccolti tutta una serie assieme di persone del genere, al punto da far pensare ad una certa preorganizzazione. Va beh, peggio per chi non ha occhi e non ha cuore
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simone bachini
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martedì 22 settembre 2020
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attraverso interminate notti, l''attesa é speranza
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una macchina da presa, un buon microfono, ed un tempo di ricerca e riflessione. i film così si costruiscono per strada. l'idea all'inizio spinge, poi é la vita a dirigere. é cinema documentario, infatti. l'attesa snervante mi ha ricordato il deserto dei tartari. ma lì il nemico non arrivava. qui, sebbene non si veda chiaramente, é lontano pochi chilometri, presente nei suoni di fondo.
é un film, quindi da vedere assolutamente al cinema, ed é un piacere per gli occhi e uno strazio per il cuore. quelle persone non sono attori, ma fragili presenze in un dramma generale. i confini spesso sono disegnati sulle carte, e prima ancora sulla pelle delle persone.
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una macchina da presa, un buon microfono, ed un tempo di ricerca e riflessione. i film così si costruiscono per strada. l'idea all'inizio spinge, poi é la vita a dirigere. é cinema documentario, infatti. l'attesa snervante mi ha ricordato il deserto dei tartari. ma lì il nemico non arrivava. qui, sebbene non si veda chiaramente, é lontano pochi chilometri, presente nei suoni di fondo.
é un film, quindi da vedere assolutamente al cinema, ed é un piacere per gli occhi e uno strazio per il cuore. quelle persone non sono attori, ma fragili presenze in un dramma generale. i confini spesso sono disegnati sulle carte, e prima ancora sulla pelle delle persone. il ragazzo che attende il cacciatore é una sintesi perfetta, estrema: la sopravvivenza senza bene né male. non c'è giudizio, e anche questo mi piace molto. lo consiglio, e consiglio anche di tenere fuori dalla sala approcci troppo cervellotici.
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emanuele27087
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lunedì 21 settembre 2020
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come si fa...
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Come si può arrivare a tanto? Un film che lucra sul dolore, che non si avvicina mai al silenzio che vorrebbe mostrare: Rosi arriva con la sua tanto strombazzata empatia e porta rumore, rumore e sguardo furbo, sperando di trovare il petrolio e invece è solo una macchia nera: la sua. Film contro ogni moralità.
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giorgiapiricci
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domenica 20 settembre 2020
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fumo negli occhi
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Della guerra l'unico fumo è quello negli
occhi dello spettatore. Rosi vergognoso, esteta del dolore.
Ricatattorio, inguardabile.
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p.a. 2
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domenica 20 settembre 2020
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che mediocrità
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‘Notturno’ conferma il piglio distratto e giocherellone del nuovo corso di Rosi (lontano anni luce dai primi lavori ruspanti e sinceri), che ricorda un po` cio` che successe a Garrone da Reality in poi. Si passa per velleita` di quarta mano come se si sfogliasse un album di fotografie a stock, a momenti demenziali e sonnolenti.
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‘Notturno’ conferma il piglio distratto e giocherellone del nuovo corso di Rosi (lontano anni luce dai primi lavori ruspanti e sinceri), che ricorda un po` cio` che successe a Garrone da Reality in poi. Si passa per velleita` di quarta mano come se si sfogliasse un album di fotografie a stock, a momenti demenziali e sonnolenti. Si è parlato e scritto di questo film con sdegno morale. Giusto. Ma lo sdegno deve essere innanzitutto artistico: l'impressione di essere di fronte a un regista viziato, tanto premiato (immeritatamente) da potersi permettere qualsiasi capriccio. Sarebbe da chiedere a Rai Cinema quanto sia costata questa lussuosa vacanza di tre anni di Rosi a spese nostre.
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mr. blonde
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martedì 15 settembre 2020
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approfittarsi
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Noiosissimo ma sopratutto ricattatorio... Vorrebbe far piangere ma non ci riesce, speculando sugli inferni altrui. Peggior visione veneziana, anche peggiore del disastroso Padrenostro
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angio
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martedì 15 settembre 2020
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sopravvalutato
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Il docufilm è tutto incentrato sull'estetica. Ci sono varie immagini e situazioni ma tutte slegate fra loro. Sarebbe stato adatto come mostra fotografica e non come film. Soltanto alcuni passaggi sono intensi, altre situazioni appena accennate...nel complesso è noioso.
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