All’apparenza questo film sembra raccontare l’amore tra due donne agli antipodi, che decidono di ritagliarsi un piccolo momento di felicità in un contesto sociale opprimente e stagnante, ma la reale forza portante del film è quella della relazione tra Mary Anning (Kate Winslet) e il suo lavoro.
La conferma di questa impressione è palesata nella scelta di iniziare e finire il film nello stesso luogo, davantiallo stesso fossile, che rappresenta il primo ritrovamento della protagonista. Si nota, però, che, rispetto alle prime immagini del film, le ultime sono ricche della ritrovata consapevolezza del personaggio della Winslet, non più indifferente e apparentemente fredda, ma viva anche nella sofferenza. La concreta funzione del rapporto che si instaura tra Mary Anning e Charlotte Murchison (Saoirse Ronan) è che riesce a risvegliare delle sensazioni andate perdute tra le correnti dell’Atlantico o bloccate come la vita che la protagonista trascorre a Lyme Regis.
Tutto il film è disegnato dalla sola luce naturale e la comunicazione, povera di parole, si delinea attraverso sguardi, movimenti e i suoni della natura o della quotidianità.In particolare, questi ultimi descrivono il film, determinandone il ritmo e le emozioni della protagonista, la cui forza interiore ha il suono delle onde che si infrangono contro le scogliere.
Il film sicuramente deve moltissimo alla capacità della Winslet di saper donare al suo personaggio un’energia e una tensione sottesa, decifrabili anche solo tramite i più piccoli cambiamenti di espressione. Il contatto con ciò che risulta concreto e tangibile, come la terra, i sassi, le mani della persona amata diviene un personaggio all’interno della storia, arricchendone le dinamiche. Risulta, infatti, centrale nel lavoro che svolge la Anning come paleontologa e ricercatrice e come donna che non lascia spazio ai sentimenti. La vita però, come il lavoro, ha bisogno di passione per essere alimentata, altrimenti tutto, anche l’essere a noi più caro, si trasformerebbe in frustrazione e monotonia. A volte è sufficiente un leggere tocco dei tasti di un pianoforte dimenticato per risvegliare l’amore per sé stessi.
Il problema del racconto narrato da Francis Lee risiede nel non saper rappresentare adeguatamente la trasformazione emotiva di Mary Anning e nel rinchiudere la passione alla sfera della relazione con la Murchison, preferendo far risaltare un amore proibito e non la riscoperta dei battiti di un cuore intorpidito. Questa mancanza è probabilmente dovuta a una sceneggiatura fin troppo minimale, soprattutto nella parte finale del film, che non permette una chiarificazione dei sentimenti, perdendosi in diatribe di carattere sociale, che nel resto della storia non erano quasi mai accennate. Appare quindi che la narrazione rimanga sospesa, al limite tra due sentieri che volevano essere percorsi.
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