Un'incomunicabilità ci introduce nel racconto di due anime molto diverse che prima di tutto si rivelano in contrasto con loro stesse. Non è un caso che le prime parole rivolte da Malcolm a Marie non vengano intese, che appena rientrati in casa lei si isoli e che mostri un sorriso accondiscendente di fronte all'autocelebrazione di lui.
Il motivo della tensione apparente ci viene svelato con molta calma, facendo dimenticare sotto un fiume di parole i veri problemi che affliggono la coppia. Infatti, la moltitudine di argomenti toccati sembrano quasi sviarci dal reale fattore scatenante del litigio. Entrambi condannano l’ipocrisia da cui si sentono circondati, ignorando, inizialmente, la loro.
Tutte le parole spese, alla fine, sembrano perdere di significato davanti all'evidenza. Infatti, sarebbe bastato un piccolo "grazie" per arrivare alla pace, perché puoi amare o odiare una persona ma non puoi cancellarla dalla tua vita.
La musica ha il compito (riuscito) di suddividere l'accesa discussione, cadenzandone il ritmo e l'intensità come se fosse una danza piena di passione, in cui alla fine l'odio e l'amore si mescolano. Non a caso il film si apre nel silenzio (solo i grilli cantano) e la prima azione di Malcolm, appena entrato in casa, è quella di far partire un brano di JamesBrown (Down and out in New York City). Insieme alla musica inizia lo scontro e non casualmente la canzone che ci accompagna verso i titoli di coda s’intitoli Liberation (degli Outkast).
Le interpretazioni di Zendaya e John David Washington riescono a creare un microcosmo convincente, combinando grandi stravolgimenti emotivi a dialoghi lungi e tortuosi.
In particolare, il personaggio di Malcolm si interroga sull'arte cinematografica, iniziando una discussione riguardante la differenza tra autenticità e trasposizione sullo schermo. Ad un certo punto però non può più continuare a parlare al suo riflesso e risulta inevitabile il confronto con le sofferenze altrui. Il primo passo è abbandonare la macchina da presa ed entrare nel proprio film.
Questa considerazione mette in luce l’unica stortura del film, la mancanza di centralità. Il fulcro dovrebbe essere la coppia, ma la varietà dei discorsi risulta dispersiva, facendone risentire l'intera narrazione, che sembra porsi troppi obiettivi e richiamare su di sé eccessive aspettative.
Vorrebbe far riflettere e mettere in crisi le convenzioni dei cosiddetti benpensanti, ma la pretesa sarebbe stata soddisfatta se per metà del film non si fosse gravitati su un'infinità di argomenti.
Avrebbe dovuto modificare il processo narrativo. Infatti, con la medesima enfasi, si sarebbe riusciti a toccare tutti gli argomenti cari al regista, partendo dal rapporto tra Malcolm e Marie. In conclusione, l'obiettivo di delineare un conflitto viene raggiunto, non arrivando, però, alla profondità cui si aspirava.
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