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venerdì 17 novembre 2023
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il finale é ottimo, la normalità è zen
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La canzone di Celentano é perfetta ed anche il finale ci sta! Un film che tocca dentro
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lunedì 18 gennaio 2021
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un’analisi perfette
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Sono d’accordo, il finale è terribile, ma glielo si perdona perché l’impianto del film è ottimo
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nicoladimi
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mercoledì 16 settembre 2020
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una fine da poter cambiare
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Devo dire che il film mi ha sorpreso in positivo. Sono quei film dai quali non ti aspetti più di tanto e che invece ti rendi conto che sono realizzati bene, tentano anche di dire qualcosa e soprattutto non sono del tutto scontati. La fine per me é l’unica cosa che non ho del tutto gradito ma in un modo doveva pur finire e francamente non so una fine diversa sarebbe stata migliore. Il mio voto tiene presente anche che è tutto italiano.
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l''imbecille
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lunedì 18 novembre 2019
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un'ora e trentadue minuti di nuova vita
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Definirlo un film originale e una sceneggiatura estremamente singolare è poca roba. Occorre aggiungere che è di certo un film bellissimo! Ma non basta, l’attenzione che suscita nello spettatore cresce man mano che il film va avanti, e perché no, grazie alla singolarità della narrazione e ad una scenografia degna di miglior cronaca; una Palermo che di rado si vede nei film. Sono certo che tutti gli spettatori pian piano si saranno chiesti: <<ma come andrà a finire?>>. E guarda caso, fatto insolito, non siamo di fronte ad un rituale film giallo. Anzi, esattamente all’opposto: dolce, sobrio ed anche “casalingo” nel senso più stretto della parola.
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Definirlo un film originale e una sceneggiatura estremamente singolare è poca roba. Occorre aggiungere che è di certo un film bellissimo! Ma non basta, l’attenzione che suscita nello spettatore cresce man mano che il film va avanti, e perché no, grazie alla singolarità della narrazione e ad una scenografia degna di miglior cronaca; una Palermo che di rado si vede nei film. Sono certo che tutti gli spettatori pian piano si saranno chiesti: <<ma come andrà a finire?>>. E guarda caso, fatto insolito, non siamo di fronte ad un rituale film giallo. Anzi, esattamente all’opposto: dolce, sobrio ed anche “casalingo” nel senso più stretto della parola. La recitazione di PIF è esemplare, probabilmente nessun altro sarebbe stato altrettanto adeguato alla recita come lo è stato lui. Qualcuno ha già aggiunto in maniera decisamente dotta “una visione ironica della morte”! Niente di più azzeccato e l’ironia la si tocca con mano negli sguardi di PIF, sempre in linea con il messaggio del film. E non vogliamo dire nulla sulla simpatica durata dell’ora e trentadue minuti che PIF può ancora vivere che è esattamente pari alla durata del film meno il primo minuto laddove avviene l’incidente? Originalità molto rara ed accattivante. Bravissimi.
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lunik
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lunedì 28 ottobre 2019
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riflessioni in leggerezza
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Un bel film che evidenzia con leggerezza pregi e difetti, debolezze ed egoismi a volte inconsapevoli, nei quali chi più chi meno si può riconoscere. Da vedere
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lizzy
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martedì 2 luglio 2019
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momenti di fastidiosa noia.
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Che il film non provenga da un singolo e ben definito progetto lo si capisce subito, ma che chi lo ha immaginato in questo modo non sappia bene dove andare a parare, a parte, appunto, sceneggiare alcuni brandelli sparsi di pensiero, lo si intuisce lungo tutta la durata del film.
L’ idea di rivivere tutta l’esistenza passata (o parte di essa) non è certo cosa originale: ci son molti film del genere (su tutti il “recente” American Beauty con il grande Spacey a far da narratore delle sue ultime imprese terrestri).
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Che il film non provenga da un singolo e ben definito progetto lo si capisce subito, ma che chi lo ha immaginato in questo modo non sappia bene dove andare a parare, a parte, appunto, sceneggiare alcuni brandelli sparsi di pensiero, lo si intuisce lungo tutta la durata del film.
L’ idea di rivivere tutta l’esistenza passata (o parte di essa) non è certo cosa originale: ci son molti film del genere (su tutti il “recente” American Beauty con il grande Spacey a far da narratore delle sue ultime imprese terrestri).
Pif poteva essere un idea carina in questa veste, ed infatti la sua disincantata recitazione renderebbe il personaggino anche piacevole.
Purtroppo, e direi, come sempre avviene in questi casi, il tutto si infrange su una trama leggera che parte in un certo modo (l’arrivo del defunto in una zona di transito) per finire col solito “punto di domanda” finale che non spiega manco un tubo e, specialmente, non soddisfa per nulla lo spettatore.
Punto di domanda col quale vorremmo conoscere il perchè alla fine Pif viene graziato (un altro errore di sistema?), perchè il tanto amichevole custode si incavola così tanto alla fine (se già sapeva “di che morte doveva morire”), che fine farà suddetto custode visto che doveva tornare all’ ovile morendo con Pif, come mai nel posto demandato allo smaltimento delle anime (o corpi?) ritroviamo tecnologie miste (monitor LCD assieme a residuati bellici tipo MacPlus) e, sopratutto, che ci fa il Televideo in funzione (vedere monitor in alto) nella sala dove Pif arriva?
E queste sono solo un paio di domande/incongruenze che troveremo disseminate per tutto il film in generale.
Si, il film lo guardi, ogni tanto sorridi, ma poi te ne fai una ragione e la fine, seppure non proprio scontata, ma certo col solito sdolcinato ed inutile “happy ending”, non ti lascia propriamente sorpreso, anzi: proprio in quel punto forse te lo aspettavi che tutto tornava al punto di partenza.
Sconclusionato il sistema di gestione defunti, sconclusionato il finale.
Almeno in questo, si, il film è stato coerente…
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giovedì 30 maggio 2019
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sorprendente
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Una sera a Genova, cerco dei film da vedere ma nelle mega sale nulla mi colpisce. In un piccolo cinema del centro di Genova viene proiettato un film di Pif. La sorpresa è stata assistere ad un film capace di far ridere ed allo stesso tempo meditare-piangere-riflettere. Bella la trama, e Pif ineguagliabile.
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emanuele 1968
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lunedì 22 aprile 2019
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filosofico
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Carino, filosofico, deve piacere, personalmente mi aspettavo di piu, poi tutto e soggettivo, il pubblico mi pareva contento, per alcuni sara sicuramente un capolavoro, io mi sono stufato e sono andato via dopo un'oretta, mah
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vanessa zarastro
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domenica 14 aprile 2019
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evviva la famiglia tradizionale!
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“Momenti di trascurabile felicità” è una commedia divertente, ma sottesa da un’insopportabile ideologia conservatrice. Il film è un libero adattamento dei due libri omonimi di Francesco Piccolo del 2010 e del 2015. Piccolo e Luchetti hanno curato la sceneggiatura.
Il film è un perfetto esempio di cinema della leggerezza, e inizia con una raffica di battute molto carine. Domande che ognuno si è posto nella vita, come ad esempio: «La luce del frigorifero si spegne veramente quando lo chiudiamo?», oppure che questioni che esprimono una dicotomia filosofica del tipo: «Lo yoga e l'Autan non sono in contraddizione?»
Daniele Luchetti ci presenta Paolo (interpretato da Pif) un relativamente giovane padre di famiglia che lavora in uno studio palermitano come ingegnere.
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“Momenti di trascurabile felicità” è una commedia divertente, ma sottesa da un’insopportabile ideologia conservatrice. Il film è un libero adattamento dei due libri omonimi di Francesco Piccolo del 2010 e del 2015. Piccolo e Luchetti hanno curato la sceneggiatura.
Il film è un perfetto esempio di cinema della leggerezza, e inizia con una raffica di battute molto carine. Domande che ognuno si è posto nella vita, come ad esempio: «La luce del frigorifero si spegne veramente quando lo chiudiamo?», oppure che questioni che esprimono una dicotomia filosofica del tipo: «Lo yoga e l'Autan non sono in contraddizione?»
Daniele Luchetti ci presenta Paolo (interpretato da Pif) un relativamente giovane padre di famiglia che lavora in uno studio palermitano come ingegnere. È un uomo medio, apparentemente mite, indolente, ma la sua vita è una sommatoria di piccole trasgressioni, compresa quella di passare con il rosso ai semafori andando al lavoro in vespa. Insomma una sorta di Peter Pan a tratti perfino egoista e vigliacco.
La voce fuoricampo del protagonista narra, attraverso un’escamotage, la sua vita (e la sua morte). Infatti, l’idea trainante della storia è quella di dilazionare la propria morte di un po’…purtroppo a Paolo riesce a ottenere un prolungamento di solo di 1 ora e 32 minuti. Come impiegare questo poco tempo? Gli passano nella mente tanti ricordi che si confondono con la vita reale. C’è pure un look forward con la visione del proprio funerale e una rappresentazione fantastica del proprio Edipo.
In una Palermo senza Mafia (film girato parzialmente a Terrasini nell’area metropolitana palermitana) dove il traffico c’è solo se c’è un incidente, passeggia il guardiano del Cielo (interpretato da Renato Carpentieri), l’angelo custode che deve accompagnare Paolo al suo appuntamento finale. Così come tanti altri film visti - fra tutti “Il paradiso può attendere” o “La vita è meravigliosa” di Frank Capra - il dato surreale diventa realistico, come nel caso della partita di calcio vista in TV, dove il Palermo si gioca l’eventuale rientro in serie A.
Tutto viene fatto attraverso gag e frammenti di vita, che però aiutano a far luce sul passato del protagonista. Il regista riesce così a portare sullo schermo con delicatezza episodi di normale banalità, facendo amare un anti-eroe dal pubblico.
Il percorso urbano in vespa evoca “Caro Diario” di Nanni Moretti – di cui Luchetti è stato attore e aiuto regista – e che Paolo ricorda anche nel tipo di conformazione fisica e di comportamento al limite della goffaggine.
Alla fine trionfano i valori della famiglia tradizionale e viene messa in ridicolo l’utilità di una vita sana: «vado a correre, vado in palestra, bevo centrifughe». Inoltre, nel film Aurora (interpretata da Angelica Alleruzzo), la figlia adolescente sensibile alle trasgressioni delle norme, con un alto senso civico e sostenitrice dell’emancipazione della donna, è presentata come una ragazza problematica in cerca solo di attenzioni del padre. Un isterica direbbe la Buongiorno.
E così nel finale, dove a mio avviso il film perde anche di mordente e diventa ridondante, la trasgressione è perdonata, così come l’adulterio, gli arretrati del condominio non pagati, i tradimenti extra-coniugali, le bugie, la macchina in seconda fila, …«Lo fanno tutti» dice lui…Insomma Daniele Luchetti e Francesco Piccolo hanno reso simpatico un “furbetto del quartierino”.
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fabio
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lunedì 1 aprile 2019
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impariamo sempre troppo tardi
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La vita è una sequela di errori: quando sono finiti gli errori è finita anche la vita; allora sarebbe meglio non farne e se proprio non è possibile almeno bisognerebbe imparare a perdonarsi. Il perdono, ritrovare la nostra l'umanità e riconciliarsi: sembra questo il messaggio riposto in questo film.
Pif incarna nuovamente il personaggio che più gli riesce meglio: timido, un po' infantile, il classico uomo medio che nella sua medietà trova la sua forza.
Un pesce fuor d'acqua che osserva il mondo e si domanda il perchè; sempre in ritardo ma alla fine, a suo modo, vincente.
Così il regista ci porta in giro per un po', per il tempo concesso al protagonista: 1 ora e 32 minuti.
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La vita è una sequela di errori: quando sono finiti gli errori è finita anche la vita; allora sarebbe meglio non farne e se proprio non è possibile almeno bisognerebbe imparare a perdonarsi. Il perdono, ritrovare la nostra l'umanità e riconciliarsi: sembra questo il messaggio riposto in questo film.
Pif incarna nuovamente il personaggio che più gli riesce meglio: timido, un po' infantile, il classico uomo medio che nella sua medietà trova la sua forza.
Un pesce fuor d'acqua che osserva il mondo e si domanda il perchè; sempre in ritardo ma alla fine, a suo modo, vincente.
Così il regista ci porta in giro per un po', per il tempo concesso al protagonista: 1 ora e 32 minuti. Ne viene fuori un giro malinconico fatto di flashback nel passato, con tanti rimpianti per come sono andate le cose e per non essere stato in grado di capire; è anche il rimpianto per il tempo sprecato, i tanti vuoti.
Non c'è nessuna velleità metafisica: si resta nell'ambito della commedia leggera, buona per una serata con buon umore.
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