kronos
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mercoledì 29 gennaio 2020
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gotico rivisitato
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L'esordio nel lungometraggio di De Feo è un gotico vecchia maniera che si apre nel finale a uno dei filoni più amati dell'horror contemporaneo.
Bucano lo schermo sia l'impianto visivo, di grande forza e ricercatezza, che la qualità delle interpretazioni, decisamente sopra la media del genere in questione.
Ma a differenza di tante altre pellicole lodeli nella confezione ma improvvisate nella struttura, "The Nest" è soprattutto un film di scrittura, nato da una sceneggiatura sviluppata con precisione geometrica, la cui intenzione è costringere lo spettatore a riconsiderare dopo i titoli di coda tutto quanto visto in precedenza.
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L'esordio nel lungometraggio di De Feo è un gotico vecchia maniera che si apre nel finale a uno dei filoni più amati dell'horror contemporaneo.
Bucano lo schermo sia l'impianto visivo, di grande forza e ricercatezza, che la qualità delle interpretazioni, decisamente sopra la media del genere in questione.
Ma a differenza di tante altre pellicole lodeli nella confezione ma improvvisate nella struttura, "The Nest" è soprattutto un film di scrittura, nato da una sceneggiatura sviluppata con precisione geometrica, la cui intenzione è costringere lo spettatore a riconsiderare dopo i titoli di coda tutto quanto visto in precedenza.
Ma come in tutti i films tanto costruiti dal punto di vista narrativo, il rischio è che il pubblico cammin facendo finisca per stancarsi, il che potrebbe essere un difetto di non poco conto per un Thriller...
Ma il cinema non si divide solo in capolavori assoluti e schifezze, e quest'opera prima pur con le sue titubanze è da promuovere senza esitazioni.
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resio
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lunedì 23 dicembre 2019
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non male ma....
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Al giorno d'oggi, qualunque tentativo, più o meno riuscito, del cinema italiano di uscire dagli schemi è da elogiare. Questo film ci riesce abbastanza bene, peccato che si perda in certe scelte discutibili: ciò che ho trovato veramente irritante è l'eccessiva ricerca del lugubre, espressa nelle atmosfere esageratamente gotiche, nell'abuso delle inquadrature in tralice e del controluce, nello stile dei personaggi, che interagiscono tra di loro in maniera meccanica, nelle scenografie Hopperiane, nelle improbabili carte da parati a fare da sfondo ovunque... il tutto vorrebbe forse esaltare l'ansia che permea tutta la narrazione, ma finisce per risultare troppo artefatto e quindi patetico.
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Al giorno d'oggi, qualunque tentativo, più o meno riuscito, del cinema italiano di uscire dagli schemi è da elogiare. Questo film ci riesce abbastanza bene, peccato che si perda in certe scelte discutibili: ciò che ho trovato veramente irritante è l'eccessiva ricerca del lugubre, espressa nelle atmosfere esageratamente gotiche, nell'abuso delle inquadrature in tralice e del controluce, nello stile dei personaggi, che interagiscono tra di loro in maniera meccanica, nelle scenografie Hopperiane, nelle improbabili carte da parati a fare da sfondo ovunque... il tutto vorrebbe forse esaltare l'ansia che permea tutta la narrazione, ma finisce per risultare troppo artefatto e quindi patetico.
Comunque sia, la trama regge se pur lenta e nonostante una certa monotonia, c'è abbastanza suspence da non annoiare lo spettatore fino al finale a sorpresa che induce a rivalutare le sensazioni provate nei confronti dei personaggi per quasi due ore.
Il suddetto finale, purtroppo, ci fa ribiombare in un cliché del cinema degli ultimi anni... dopo le due ore trascorse speravamo in qualcosa di più geniale.
Comunque, tutto sommato buono.
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lavil78
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mercoledì 14 agosto 2024
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horror cupo ma non così horror
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Il film si è lasciato vedere con buon interpreti sia i personaggi principali che secondari, seppur in entrambi i casi un po' stereotipati.
In ogni caso, ottima location, immagini e suoni che mantengono la suspance ad un discreto livello per tutta la durata del film.
Avrei spinto ancor di più sull'effetto "paura" e "angoscia e morbosità", essendo un horror senza sangue, in modo da tenere lo spettattore ancor più sulle spine e non puntar tutto su di un finale interessante ma non troppo originale.
Cmq per gli appassionati di questa tipologia di horror non splatter ma basati sull'effetto psicologico e di atmosfera inquietante lo consiglierei.
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carloalberto
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martedì 9 febbraio 2021
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se questi sono i risultati, meglio fare commedie
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Lo schema della trama di The Nest (Il nido) del 2019 ricorda molto quello di 10 Cloverfield Lane del 2016. Anche l’esordiente De Feo come Trachtenberg gioca sull’ambiguità dei ruoli e sulla sovrapposizione della figura del carceriere psicopatico a quella dell’angelo protettore, in questo caso, la madre del piccolo protagonista paraplegico, anche De Feo come Trachtenberg spiazza lo spettatore con un finale inaspettato che capovolge la situazione costringendo ad una ricostruzione a posteriori dei fatti a cui si è assistito da una prospettiva diametralmente opposta a quella assunta dall’inizio del film.
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Lo schema della trama di The Nest (Il nido) del 2019 ricorda molto quello di 10 Cloverfield Lane del 2016. Anche l’esordiente De Feo come Trachtenberg gioca sull’ambiguità dei ruoli e sulla sovrapposizione della figura del carceriere psicopatico a quella dell’angelo protettore, in questo caso, la madre del piccolo protagonista paraplegico, anche De Feo come Trachtenberg spiazza lo spettatore con un finale inaspettato che capovolge la situazione costringendo ad una ricostruzione a posteriori dei fatti a cui si è assistito da una prospettiva diametralmente opposta a quella assunta dall’inizio del film.
La costruzione di un’atmosfera cupa e sinistra, nella suggestiva ambientazione del Castello dei Laghi, raggiunta miracolosamente nella prima parte, anche grazie ad un cast di ottimi professionisti, si perde velocemente all’apparizione della giovanissima e graziosa fantesca, che, con moine e danze ammalianti, seduce il ragazzino. A questo punto l’horror vira decisamente verso il classico fantasy. In primo piano, l’amore platonico che sboccia tra i due adolescenti, osteggiato dalla perfida madre di lui, la regina cattiva di Biancaneve, e sullo sfondo tutto il resto.
Gli ospiti della villa, dopo la prima scena, in cui festeggiano il compleanno del ragazzo, trangugiando animalescamente delle grosse fette di torta, scompaiono improvvisamente senza lasciare traccia e senza che della loro sparizione sia data alcuna spiegazione. Ma l’incongruenza non è soltanto questa. Non si comprende dove se ne andrà la domestica anziana, che si licenzia dopo che la più giovane si impicca a un albero, dal momento che fuori della tenuta non ci sono alternative. Non si capisce dove il tuttofare si va a rifornire con il suo camioncino, portando stecche di sigarette e provvigioni d’altro tipo nella casa, considerato ciò che è successo all’esterno. Stranissima, infine, è la scena in cui la protagonista viene narcotizzata mentre dorme, con un panno intriso di cloroformio, e dopo cinque minuti sta in piedi, vispa e reattiva come se nulla fosse successo, e più desta di prima telefona ai guardiani al cancello per fermare i fuggitivi.
Incomprensibile, però, più di ogni altra cosa, è la paralisi del bambino, indotta con chissà quali farmaci dall’aiutante medico della malvagia signora del castello, per non farlo andare via, quando sarebbe bastato fargli fare un giretto in macchina fuori della magione per convincerlo che sarebbe stato molto meglio per lui restare dentro. L’illogicità è grave e non è una semplice falla nella sceneggiatura, che pure sarebbe ammissibile, perché su quella paralisi artificiosa ed implausibile si regge tutto il resto del plot.
Il genere horror è poco frequentato dai registi italiani e se questi sono i risultati forse è meglio così.
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