leo bloom
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mercoledì 13 marzo 2019
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un film sull'amicizia
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Due amici separati da un oceano e dalla paura di volare di uno dei due, due amici con qualche screzio nel passato, ma due amici che sono disposti a vincere le paure e le distanze per farsi carico dei problemi e della cattiva sorte dell'altro, disposti ad accettare le scelte, anche difficili da accettare, dell'altro. la lezione è proprio questa (come dice Giallini a Mastandrea nel film): non chiedere nulla in cambio; se si è amici è così. Un bel film, due grandi attori. Da vedere.
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woody62
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lunedì 11 marzo 2019
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forte, intenso , struggente
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Se c'era un modo per trattare un tema così complesso con delicatezza, ironia e disincanto, il regista Simone Spada e gli sceneggiatori Ciarrapico e Landruscolo, lo hanno trovato. E se c'erano due attori che potevano interpretare gli ultimi 4 giorni di un'amicizia forte e radicata, pur nella tristezza dell'addio, non potevano che essere Giallini e Mastandrea, amici anche e sopratutto nella vita (Marco ha detto di Valerio: “Per me è come un fratello”). “Domani è un altro giorno” ottiene questo risultato, dove altri film hanno fatto più fatica (vedi ad esempio “La voce dell'amore” del 1998 con Reneè Zellweger e Meryl Streep).
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Se c'era un modo per trattare un tema così complesso con delicatezza, ironia e disincanto, il regista Simone Spada e gli sceneggiatori Ciarrapico e Landruscolo, lo hanno trovato. E se c'erano due attori che potevano interpretare gli ultimi 4 giorni di un'amicizia forte e radicata, pur nella tristezza dell'addio, non potevano che essere Giallini e Mastandrea, amici anche e sopratutto nella vita (Marco ha detto di Valerio: “Per me è come un fratello”). “Domani è un altro giorno” ottiene questo risultato, dove altri film hanno fatto più fatica (vedi ad esempio “La voce dell'amore” del 1998 con Reneè Zellweger e Meryl Streep). La vicenda è semplice nella sua essenzialità: la malattia di Giuliano ex attore di cinema e TV, ora impegnato nel teatro, è incurabile; le terapia possono solo allungare i tempi, ma con quali conseguenze? Giuliano non vuole saperlo e prende una decisione che naturalmente la sorella e l'amico, Tommaso, giunto dal Canada ove vive, non condividono. Nella quotidianità di una Roma pigra e soleggiata viviamo gli incontri dei due amici con i personaggi che gioco forza devono interagire con la malattia di Giuliano: la giovane attrice innamorata, i colleghi che fanno finta di non vederlo, il direttore del teatro che lo licenzia in modo comico e surreale, il figlio e la sua ragazza in un blitz a Barcellona dove frequenta l'Università. E poi su tutto, il grande rapporto di amicizia tra Giuliano e Tommaso, fatto di complicità, comprensione, affetto profondo che si coglie perfettamente in una scena bellissima. L'inquadratura trasversale coglie in basso a destra il volto di Giallini disteso sul divano e a sinistra la figura di Mastandrea in poltrona: è il momento in cui Giuliano confessa pe r la prima volta la sua paura per l'immediato futuro, mentre le mani dei due amici si stringono in silenzio, in modo naturale. La decisione di non proseguire le cure e ancor di più, quella di non attendere il momento della fine naturale, impongono al mondo la volontà di Giuliano di rivendicare la propria dignità, frutto di una riflessione profonda, anche se non per forza condivisibile. Sarà il cane Pato, personaggio chiave del film, a rappresentare l'eredità spirituale, prima che affettiva, di Giuliano nel grande e commovente finale. Senza pietismi e senza retorica, mentre Noemi canta con grazia il brano immortale di Ornella Vanoni, che dà il titolo al film. Prova attoriale stupenda di Marco Giallini, credibile e convincente, ma Mastandrea non è certo da meno, con una cifra stilistica misurata ed efficace, fino quasi al rigore. Assolutamente da non perdere.
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ale75
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domenica 10 marzo 2019
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tragicomico superlativo
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Lo reputo un capolavoro tra le commedie tragicomiche italiane, e poco importa che il soggetto non sia originale: non è mai facile far rivivere sul grande schermo storie già note,ci vuole abilità nel rendere la sceneggiatura ancora più incisiva per suscitare emozioni nuove o comunque peculiari nello spettatore. Ovviamente se si lascia plasmare il materiale a due interpreti eccezionali (non credo ce ne siano di migliori nel panorama italiano, attualmente) come Giallini e Mastandrea, è più facile arrivare a dama. Un tragicomico su un tema difficile che non permette alcun giudizio etico, perchè, tra lacrime e risate, celebra soprattutto quel sentimento profondo che lega gli umani agli umani, e l'uomo al suo migliore amico animale, il cane.
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Lo reputo un capolavoro tra le commedie tragicomiche italiane, e poco importa che il soggetto non sia originale: non è mai facile far rivivere sul grande schermo storie già note,ci vuole abilità nel rendere la sceneggiatura ancora più incisiva per suscitare emozioni nuove o comunque peculiari nello spettatore. Ovviamente se si lascia plasmare il materiale a due interpreti eccezionali (non credo ce ne siano di migliori nel panorama italiano, attualmente) come Giallini e Mastandrea, è più facile arrivare a dama. Un tragicomico su un tema difficile che non permette alcun giudizio etico, perchè, tra lacrime e risate, celebra soprattutto quel sentimento profondo che lega gli umani agli umani, e l'uomo al suo migliore amico animale, il cane. L'amicizia è la vera protagonista del film, un'amicizia vera, complice, il reale palliativo che rende la tragedia meno tragica. E' lo strumento che permette di affrontare la morte nella vita. Nel mezzo del cammino si accennano, senza mai approfondirle, altre tematiche: legami difficili tra genitori e figli, i rapporti cinici tra il datore di lavoro e il dipendente, le difficoltà dei giovani di crearsi un futuro in Italia.
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nino pellino
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domenica 10 marzo 2019
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un tema trattato con profonda riflessione
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Il film è soprattutto la storia di due grandi amici, Tommaso, appena saputo che il suo amico Giuliano è gravemente malato a causa di un cancro ai polmoni, decide di partire dal suo paese del Canada dove vive, per raggiungere l'amico a Roma e trascorrere con lui quattro giorni di condivisione e di conforto. Il film analizza soprattutto la tematica della morte e di come comportarsi sia quando si viene a conoscenza che una propria persona cara è in fin di vita e sia quando ci si ritrova in prima persona a dover affrontare sulla propria pelle un male incurabile nei riguardi del quale non rimane più alcuna speranza di sopravvivenza.
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Il film è soprattutto la storia di due grandi amici, Tommaso, appena saputo che il suo amico Giuliano è gravemente malato a causa di un cancro ai polmoni, decide di partire dal suo paese del Canada dove vive, per raggiungere l'amico a Roma e trascorrere con lui quattro giorni di condivisione e di conforto. Il film analizza soprattutto la tematica della morte e di come comportarsi sia quando si viene a conoscenza che una propria persona cara è in fin di vita e sia quando ci si ritrova in prima persona a dover affrontare sulla propria pelle un male incurabile nei riguardi del quale non rimane più alcuna speranza di sopravvivenza. La qualità di questo film è naturalmente garantita dalla presenza di due attori di grande professionalità ed esperienza del Cinema italiano contemporaneo come appunto Marco Giallini e Valerio Mastandrea, i quali riescono, con la loro matura e perfetta interpretazione a trasmettere in noi spettatori un tema così delicato ed estremo. Del film mi hanno molto colpito diversi passaggi che non possono non emozionare: il colloquio di Giuliano con il proprio figlio in occasione di un breve viaggio in Barcellona dove quest'ultimo vi dimora in quanto sta studiando all'Università; la vita artistica del protagonista sul viale del tramonto e i rapporti controversi con le persone che egli frequenta nel mondo dello spettacolo, ma soprattutto i discorsi che Giuliano e Tommaso affrontano, con la compagnia di una loro amica nel corso di quella che sarà probabilmente la loro ultima cena trascorsa insieme prima di congedarsi. Pellicola ricca di diversi punti riflessivi e che pertanto trova la sua vera bellezza nello sviluppo dei dialoghi così naturali e poco appariscenti verso inutili forme di estremizzazione della tragedia e che, proprio per tale ragione, riescono a colpire nel profondo.
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woody62
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domenica 10 marzo 2019
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forte, intenso, struggente
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Premetto che non ho visto il film argentino da cui è tratto lo spunto - e non mi interessa -, ma se c'era un modo per trattare un tema così complesso con delicatezza, ironia e disincanto, il regista Simone Spada e gli sceneggiatori Ciarrapico e Landruscolo, lo hanno trovato. E se c'erano due attori che potevano interpretare gli ultimi 4 giorni di un'amicizia forte e radicata, pur nella tristezza dell'addio, non potevano che essere Giallini e Mastandrea, amici anche e sopratutto nella vita (Marco ha detto di Valerio: “Per me è come un fratello”). “Domani è un altro giorno” ottiene questo risultato, dove altri film hanno fatto più fatica (vedi ad esempio “La voce dell'amore” del 1998 con Reneè Zellweger e Meryl Streep).
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Premetto che non ho visto il film argentino da cui è tratto lo spunto - e non mi interessa -, ma se c'era un modo per trattare un tema così complesso con delicatezza, ironia e disincanto, il regista Simone Spada e gli sceneggiatori Ciarrapico e Landruscolo, lo hanno trovato. E se c'erano due attori che potevano interpretare gli ultimi 4 giorni di un'amicizia forte e radicata, pur nella tristezza dell'addio, non potevano che essere Giallini e Mastandrea, amici anche e sopratutto nella vita (Marco ha detto di Valerio: “Per me è come un fratello”). “Domani è un altro giorno” ottiene questo risultato, dove altri film hanno fatto più fatica (vedi ad esempio “La voce dell'amore” del 1998 con Reneè Zellweger e Meryl Streep). La vicenda è semplice nella sua essenzialità: la malattia di Giuliano ex attore di cinema e TV, ora impegnato nel teatro, è incurabile; le terapia possono solo allungare i tempi, ma con quali conseguenze? Giuliano non vuole saperlo e prende una decisione che naturalmente la sorella e l'amico, Tommaso, giunto dal Canada ove vive, non condividono. Nella quotidianità di una Roma pigra e soleggiata viviamo gli incontri dei due amici con i personaggi che gioco forza devono interagire con la malattia di Giuliano: la giovane attrice innamorata, i colleghi che fanno finta di non vederlo, il direttore del teatro che lo licenzia in modo comico e surreale, il figlio e la sua ragazza in un blitz a Barcellona dove frequenta l'Università. E poi su tutto, il grande rapporto di amicizia tra Giuliano e Tommaso, fatto di complicità, comprensione, affetto profondo che si coglie perfettamente in una scena bellissima. L'inquadratura trasversale coglie in basso a destra il volto di Giallini disteso sul divano e a sinistra la figura di Mastandrea in poltrona: è il momento in cui Giuliano confessa per la prima volta la sua paura per l'immediato futuro, mentre le mani dei due amici si stringono in silenzio, in modo naturale. La decisione di non proseguire le cure e ancor di più, quella di non attendere il momento della fine naturale, impongono al mondo la volontà di Giuliano di rivendicare la propria dignità, frutto di una riflessione profonda, anche se non per forza condivisibile. Sarà il cane Pato, personaggio chiave del film, a rappresentare l'eredità spirituale, prima che affettiva, di Giuliano nel grande e commovente finale. Senza pietismi e senza retorica, mentre Noemi canta con grazia il brano immortale di Ornella Vanoni, che dà il titolo al film. Prova attoriale stupenda di Marco Giallini, credibile e convincente, ma Mastandrea non è certo da meno, con una cifra stilistica misurata ed efficace, fino quasi al rigore. Assolutamente da non perdere.
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domenica 3 marzo 2019
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bellissimo!
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Una storia semplice dei giorni nostri interpretata da due attori eccezionali, sorridendo si affronta il tema della morte.
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alberto58
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domenica 3 marzo 2019
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che cosa dobbiamo fare quando ci tocca
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Potremo trovarci dall'una o dall'altra parte, ad essere un figlio, un coniuge, un genitore di qualcuno che sta morendo, o un suo amico...oppure ad essere noi, ad essere io quello che sta per morire. E bisogna decidere come comportarsi, cosa dire, cosa fare. Mastrandrea è straordinario nel ruolo "E' la prima volta che mi capita, non so se farò cose giuste o sbagliate, ma ci proverò". Ecco, noi abbiamo l'obbligo di provarci. Provarci se siamo quelli che stiamo per morire, a non lasciarci andare alla più cupa disperazione, a non chiuderci totalmente in noi stessi ignorando tutto e tutti che tanto non conta più nulla. A dirlo, a non dirlo, a chi, come.
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Potremo trovarci dall'una o dall'altra parte, ad essere un figlio, un coniuge, un genitore di qualcuno che sta morendo, o un suo amico...oppure ad essere noi, ad essere io quello che sta per morire. E bisogna decidere come comportarsi, cosa dire, cosa fare. Mastrandrea è straordinario nel ruolo "E' la prima volta che mi capita, non so se farò cose giuste o sbagliate, ma ci proverò". Ecco, noi abbiamo l'obbligo di provarci. Provarci se siamo quelli che stiamo per morire, a non lasciarci andare alla più cupa disperazione, a non chiuderci totalmente in noi stessi ignorando tutto e tutti che tanto non conta più nulla. A dirlo, a non dirlo, a chi, come...E gli altri: se siamo i figli, i fratelli, i coniugi o i genitori..o gli amici di quello che sta per morire. Se ne parla poco..anzi, è un tabù, ma ci si pensa continuamente, e tanto più quanto più si diventa anziani. Ed allora perchè non affrontarlo il tema ? Il film lo fa diretto e netto in un modo originale, leggero, credibile, ironico ed emozionante, passando dalla graffiante ironia (con risate grasse) alla commozione profonda che quasi viene da piangere. Ed alla fine non resta la disperazione ma una gran voglia di condividere e coltivare quelle relazioni umane, vero succo della vita, quello che effettuvamente resta. Un grande film che lascia molto dentro...di più..dona speranza e consolazione.
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uppercut
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venerdì 1 marzo 2019
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un gioiello buttato
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Che rabbia! un potenziale gioiello buttato via, così, senza un perché. Tra risate e lacrime, speri, alla fine, di uscire con un sorriso o almeno con una 'espressione diversa da quando eri entrato. E Invece te ne esci chiedendoti perché tanto spreco. Interpretazioni superlative (è triste dirlo, ma solo se over 45... la differenza generazionale è purtroppo stridente), qualche battuta molto divertente, fotografia così così (ma comè che l'aereo per Barcellona c'ha a volte il sole a destra e a volte a sinistra...? va bene la turbolenza, però...). Nell'insieme, però, un ottimo lavoro. E poi...? Un finale che ripete paro paro il titolo.
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Che rabbia! un potenziale gioiello buttato via, così, senza un perché. Tra risate e lacrime, speri, alla fine, di uscire con un sorriso o almeno con una 'espressione diversa da quando eri entrato. E Invece te ne esci chiedendoti perché tanto spreco. Interpretazioni superlative (è triste dirlo, ma solo se over 45... la differenza generazionale è purtroppo stridente), qualche battuta molto divertente, fotografia così così (ma comè che l'aereo per Barcellona c'ha a volte il sole a destra e a volte a sinistra...? va bene la turbolenza, però...). Nell'insieme, però, un ottimo lavoro. E poi...? Un finale che ripete paro paro il titolo. Il messaggio affidato a una canzone arcinota. Capirai che arricchimento! Ma no....! Primo piano sull'amico che continua a vivere (sai che storia...!) e non su chi abbiamo sino a lì seguito, anche con qualche disagio psicologo, pur di capire come andrà a finire (nel vero senso dell'espressione). Ma davvero non si poteva pensare a una conclusione un po' più generosa (non necessariamente confortante) per lo spettatore...? Una pagina del libro, che i due amici si sono passati, letta in volo... un ritorno del cane, in aeroporto, al suo padrone,... un'espressione tra Giallini e la sorella in macchina... le pastiglie buttate nel cesso... Ce ne potevano essere mille di soluzioni un po' più gratificanti. E invece per dirci della vita e del suo mistero... Noemi! Grrr... che rabbia! Ma non esistono più i supervisori alle sceneggiature?
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bruno m.
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venerdì 1 marzo 2019
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un malato di cancro che convince poco.
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Mi aspettavo fosse migliore come film, sentivo che mi avrebbe toccato profondamente, ed invece no, non è scattato nulla. Nella rappresentazione c'è qualcosa che, per il tema trattato, non mi convince assolutamente. La figura del malato di cancro, che si approssima alla fase terminale è poco credibile. Giallini e Mastrandea sono superbi.
Da consegliare? Direi di NI.
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Mi aspettavo fosse migliore come film, sentivo che mi avrebbe toccato profondamente, ed invece no, non è scattato nulla. Nella rappresentazione c'è qualcosa che, per il tema trattato, non mi convince assolutamente. La figura del malato di cancro, che si approssima alla fase terminale è poco credibile. Giallini e Mastrandea sono superbi.
Da consegliare? Direi di NI.
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vanessa zarastro
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venerdì 1 marzo 2019
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non fate più remake, per cortesia!
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È sempre difficile cimentarsi con un remake specialmente se, come in questo caso, la pellicola originale era un delizioso film spagnolo-argentino che coniugava con garbo, ironia e dramma. “Truman - Un vero amico è per sempre” del 2015, infatti, è un film dolce e malinconico del regista barcellonese Cesc Gay, che ha diretto due grandi attori come Javier Càmara - l’almodovariano di “Parla con lei” – e Ricardo Darìn - il popolare attore argentino de “La cordillera” e de“Il segreto dei suoi occhi”. I due interpreti straordinari hanno reso il dramma quasi leggero attraverso pochi dialoghi, sguardi, semplici gesti e sottili emozioni.
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È sempre difficile cimentarsi con un remake specialmente se, come in questo caso, la pellicola originale era un delizioso film spagnolo-argentino che coniugava con garbo, ironia e dramma. “Truman - Un vero amico è per sempre” del 2015, infatti, è un film dolce e malinconico del regista barcellonese Cesc Gay, che ha diretto due grandi attori come Javier Càmara - l’almodovariano di “Parla con lei” – e Ricardo Darìn - il popolare attore argentino de “La cordillera” e de“Il segreto dei suoi occhi”. I due interpreti straordinari hanno reso il dramma quasi leggero attraverso pochi dialoghi, sguardi, semplici gesti e sottili emozioni. La storia narra di due amici ex rommates che si rincontrano dopo parecchio tempo in un momento tragico della vita di Julián: ha il cancro e gli rimangono pochi mesi di vita. Tomas vive ormai da quasi vent’anni in Canada e, appena saputa la notizia, pur detestando l’aereo, vola immediatamente a Madrid per andare a trovare l’amico. Nei quattro giorni della permanenza spagnola di Tomas, abbiamo modo di notare varie sfumature nei caratteri dei due protagonisti e vari incastri reciproci nel loro rapporto: più estroverso e istrione l’uno, più contenuto e intimista l’altro. In un delicato gioco di alti e bassi, tra l’umoristico e il serioso, assistiamo alla rappresentazione di un bel rapporto di amicizia fra maschi, abbastanza raro nella realtà. Il regista spagnolo era riuscito a raccontare gli ultimi giorni di un uomo malato senza pietismo né retorica, facendoci commuovere nel profondo ma contemporaneamente anche sorridere. Cesc Gay ci ha fatto anche riflettere sull'importanza delle relazioni fra esseri umani e fra esse e le altre creature viventi, compresi gli animali domestici. La sceneggiatura, scritta dal regista assieme a Tomàs Aragay, non è mai banale e crea attorno ai due tutta una serie di figure interessanti. Non ha invece queste caratteristiche, la trasposizione italiana. In “Domani è un altro giorno” al di là di qualche battuta, la storia è diventata un po’ melodrammatica. I temi emergenti sono la malattia e la morte anche se è ancora in primo piano l’amicizia tra i due, descritti come giocatori della stessa squadra. Gli autori Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo hanno appesantito la storia della garbata sceneggiatura originaria; infatti, il film si regge prevalentemente sull’accoppiata dei due bravi attori Marco Giallini e Valerio Mastrandea, mentre le altre figure (e anche gli interpreti) tendono a sparire completamente. I due protagonisti mantengono gli stessi nomi (tradotti) di Giuliano e Tommaso, mentre Truman, il nome del bullmastif, viene sostituito da Pato, un bovaro bernese in omaggio ad Alexandre Rodrigues da Silva, un calciatore brasiliano ex attaccante del Milan.
Mentre i luoghi urbani nel film spagnolo sono più allusi che narrati - dal giardinetto di Truman, all’albergo sul vicolo madrileno, fino ai ristorantini di Amsterdam dove i due fanno una scappata per incontrare Nico, il figlio di Julián - in “Domani è un altro giorno”, la vista costante e ingombrante del Colosseo connota la città in modo esplicito, privandola di ogni ambiguità e sfumature e, nella trasferta a Barcellona dove studia il figlio Leo, troneggia la Torre Agbar , neo monumento contempiraneo progettato da Jean Nouvel sulla Diagonal (quella che si chiamava una volta Avenida Generalissimo Franco) e inaugurato nel 2005.
Peccato che Simone Spada non abbia invece elaborato una sua idea originale, perché in “Hotel Gagarin”, il suo primo lungometraggio, aveva fatto intravedere notevoli possibilità creative che spaziavano dal comico al grottesco fino alla commedia surreale. Inoltre, aveva scelto locations inusuali e panorami suggestivi. Comunque anche qui, come in "Hotel Gagarin", il cinema di Spada è contenuto, non è mai gridato, né sguaiato, mai volgare. E questo è un grande pregio.
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