Districhiamo subito la matassa dei nomi per distinguere i tre A.A.Tarkoskij. Il capostipite è un poeta ucraino, Arsenij Alecsandrovič Tarkoskij (1907-1989) e padre del regista Andreij Arsen’evič Tarkoskij (1932-1986); il documentarista Andreij Andreevič Tarkoskij è nipote del primo, figlio del secondo ed autore di questo “biopic” sulla vita del padre, autore di pochi film, ma tutti memorabili e discussi (nell’ordine L’infanzia di Ivan, Andreij Rublov, Solaris, Lo specchio, Stalker, Nostalghia e Sacrificio, più un corto ed un film come aiuto-regista).
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Districhiamo subito la matassa dei nomi per distinguere i tre A.A.Tarkoskij. Il capostipite è un poeta ucraino, Arsenij Alecsandrovič Tarkoskij (1907-1989) e padre del regista Andreij Arsen’evič Tarkoskij (1932-1986); il documentarista Andreij Andreevič Tarkoskij è nipote del primo, figlio del secondo ed autore di questo “biopic” sulla vita del padre, autore di pochi film, ma tutti memorabili e discussi (nell’ordine L’infanzia di Ivan, Andreij Rublov, Solaris, Lo specchio, Stalker, Nostalghia e Sacrificio, più un corto ed un film come aiuto-regista). Nel biopic ascoltiamo le poesie di Arsenij declamate dal regista; vediamo inquadrature e scene memorabili di tutti i film sopra citati, compresi commenti esplicativi e foto di scena, inframmezzate da foto dell’infanzia del regista mescolate a immagini della maturità dello stesso. Il pensiero del regista è che tutti i grandi artisti - come Bach, Leonardo, Tolstoij e Shakespeare – nel realizzare le loro opere d’arte sono impegnati in una preghiera all’Eterno e che quindi commentare le loro opere è pura follia; la affermazione più singolare del film-maker è che gli uccelli si posano sulla testa e sulle spalle di una persona – come avviene per sua moglie Larissa - , se è un essere umano buono. Egli asserisce anche che questo è un carattere distintivo del popolo Russo: come esempio cita gli autori delle icone sacre, che si vedono come semplici artigiani, felici di pregare e celebrare in tale modo la Divinità. Quello che dice lo Stalker (cacciatore di posta, letteralmente, guida) al professore e allo scienziato quando li conduce nella “zona” invasa dalle acque dove si trova la misteriosa stanza che permette la realizzazione miracolosa di un desiderio è : - Conduco le persone non per mio tornaconto: sono già ripagato se esse ottengono il loro scopo.
Il punto di svolta della carriera del regista è proprio il festival di Cannes del 1979; vinto con Stalker il festival di Mosca, tutti si attendevano che Tarkoskij avrebbe vinto la Palma d’oro, ma così non fu per volere del regista Sergeij Bondarčuk, emanazione del Cremlino: Tarkoskij e la moglie Larissa non tornarono in Russia e proseguirono la loro vita da esuli in Italia e Svezia ( tra Roccalbegna, Gotland e Firenze). Degli anni tra il ’79 e ’86 sono i film Nostalghia e Sacrificio arricchiti dalle parole di filosofo e poeta orientale che sostiene che forza e rigidità sono attributi della morte, mentre debolezza e flessibilità sono caratteristiche della vita; a riprova di questo sulla spiaggia di Gotland (Nostalghia) un fanciullo deve annaffiare un albero senza radici per farlo vegetare di nuovo; dalla Toscana e dalle Marche, invece, arrivano le immagini splendide dell’Abbazia gotico-cistercense di San Galgano (Siena) che ha l’erba come pavimento e il cielo come soffitto, con la possibilità di avvicinamento a Dio, e la chiesetta romanica S. Maria di Portonovo (sotto il Cònero, vicino ad Ancona), nuda ed essenziale, valorizzata dalla macchia mediterranea a pochi metri dal turchese del Mare Adriatico. Anche la bellezza della natura, come quella dell’arte, con albe e tramonti controsole e tra le nebbie sono un carattere distintivo del cinema di Tarkoskij. Il figlio documentarista non si fa sfuggire queste sequenze; ed anche lui accende un (simbolico) cero votivo per il padre e rivolge una preghiera al Cielo a 33 anni dalla sua morte. Da vedere.
Valuitazione *** e ½
FabioFeli
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