lucio di loreto
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martedì 27 agosto 2019
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un inno alla vita
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Impresa quasi inarrivabile quella di riassumere in 100 minuti di pellicola la storia, umana e professionale, della più grande coppia comica di sempre: l’opera invece riesce alla perfezione e nel momento finale, allorquando le due icone (quelle originali) ballano l’indimenticabile danza dei “Fanciulli del west”, un esauriente senso di completezza ci avvolge. Le caratteristiche morali dei due irresistibili protagonisti vengono sfiorate il giusto, senza invadere il film dell’egocentrismo professionale di Laurel, inseguito e rassicurato dai registi di turno, in combutta coi produttori e sempre dietro la macchina da scrivere a creare nuove gag per sé e il suo partner, lui invece affabile e disponibile ad “obbedire”, all’unica condizione di continuare la sua vita - pena la divisione del duo e la compromissione di una salute cagionevole -, quella di genialoide “comic face”, capace di trasformare in climax cinematografico anche la più semplice espressione.
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Impresa quasi inarrivabile quella di riassumere in 100 minuti di pellicola la storia, umana e professionale, della più grande coppia comica di sempre: l’opera invece riesce alla perfezione e nel momento finale, allorquando le due icone (quelle originali) ballano l’indimenticabile danza dei “Fanciulli del west”, un esauriente senso di completezza ci avvolge. Le caratteristiche morali dei due irresistibili protagonisti vengono sfiorate il giusto, senza invadere il film dell’egocentrismo professionale di Laurel, inseguito e rassicurato dai registi di turno, in combutta coi produttori e sempre dietro la macchina da scrivere a creare nuove gag per sé e il suo partner, lui invece affabile e disponibile ad “obbedire”, all’unica condizione di continuare la sua vita - pena la divisione del duo e la compromissione di una salute cagionevole -, quella di genialoide “comic face”, capace di trasformare in climax cinematografico anche la più semplice espressione. Con lo stesso schema metrico, racchiudendo nei primi frame a due le epoche principali e saltando volutamente gli esordi, si passa dal successo fatto di inchini e ossequi durante le passeggiate negli studios per andare a girare, a viaggi improbi con vere proprie valige-bauli, alla ricerca di sperduti motel dove passare la notte per preparare il seguente spettacolo in teatri di serie b. Per giustificare il simile crollo si accenna solamente ai demoni che hanno generato un simile sbalzo, come la vita sregolata fatta di donne ed alcol per l’uno, e di scommesse e gioco d’azzardo per l’altro. Così facendo si evita di passare ad uno sgradevole spaccato sulla vita e i tormenti da rock star che avvolgono (da sempre) ogni attore dal conto in banca ricco di zeri, facendo altresì esaltare il rapporto tra i due nel momento peggiore della loro esistenza, senza soldi e lavoro, con vecchi e nuovi rancori finalmente affrontati in serate di gala, nostalgia dei tempi che furono, il senso di un’amicizia spesso travagliata per stili e personalità diverse ed una vita ritirata ma più sobria, grazie anche a due compagne che sembrano rispecchiare le caratteristiche dei mariti al femminile. La bellezza ed eccellenza del film sta proprio nel descrivere il tutto in coppia e non singolarmente, raccontando un legame dopo quasi quaranta anni di sodalizio, nel quale hanno costruito un impero, lo hanno perso e alla fine riconquistato con le unghie, superando il periodo del rimpiazzo generazionale (Gianni e Pinotto), fino a ravvivare la fiamma e preparare un nuovo film, che non si farà mai, vero, ma che servirà a far riaffiorare in entrambi la voglia di vivere sopra ad un palco. Baird riesce perciò a dirigere il lungometraggio in un modo equilibrato che permette al duo – una combo star in stato di grazia, Steve Coogan e John C. Reilly – di muoversi davanti alla cinepresa con una dolcezza incredibile, facendo innalzare un inno alla vita che difficilmente rivivremo. I meriti sono tutti della sceneggiatura di Jeff Pope, che primeggia i piccoli momenti quotidiani della giornata tipo Laurel-Hardy, fatta di idee, silenzi, litigi uniti a protezione, gag inventate al ristorante o all’uscita da un’automobile, con Stan a decidere a Babe ad eseguire. Insomma quel che accade loro nella propria intimità, rispecchia quasi quello visto in 40 anni di carriera. I due attori, grazie ad una scrittura pregevole e sopraffina (simile a Philomena), ricreano alla perfezione le due stelle sia sul palco che fuori, dando l’idea precisa di come il proprio “matrimonio”, fatto di crisi e diffidenze, diventi in realtà quasi indissolubile, finché morte non li separi.
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gabry
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mercoledì 3 luglio 2019
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il film è bello.
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Il film è davvero bello ma racconta una storia finta. Intanto non è vero che Stan e Hardy si separarono per anni come il film fa intendere. Dopo il fiasco di Zenobia il produttore Roach dovette per forza riassumere Stan e dargli molto più spazio creativo. Non è affatto vero che il tour inglese si fosse svolto in sordina in teatri di serie b. Anzi il contrario. Non è affatto vero che dopo il tour inglese i due si ritirarono. Lavorarono per altri 4 anni. Girarono altri film tra cui il disastroso Atollo K con le riprese continuamente interrotte per problemi di salute ora di uno ora dell’altro. Non ci sono dichiarazioni, testimonianze o documenti che confermino un astio di Stan verso Hardy per Zenobia.
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Il film è davvero bello ma racconta una storia finta. Intanto non è vero che Stan e Hardy si separarono per anni come il film fa intendere. Dopo il fiasco di Zenobia il produttore Roach dovette per forza riassumere Stan e dargli molto più spazio creativo. Non è affatto vero che il tour inglese si fosse svolto in sordina in teatri di serie b. Anzi il contrario. Non è affatto vero che dopo il tour inglese i due si ritirarono. Lavorarono per altri 4 anni. Girarono altri film tra cui il disastroso Atollo K con le riprese continuamente interrotte per problemi di salute ora di uno ora dell’altro. Non ci sono dichiarazioni, testimonianze o documenti che confermino un astio di Stan verso Hardy per Zenobia.
In sostanza un bel film in cui rivedere qualche gag di due attori straordinari davvero molto ben interpretati ma non vedo perché si sia dovuto infangare la loro memoria presentandoli come due vecchi astiosi. In particolare, se uno non conoscesse i fatti, dalla storia si desume quasi che Stan Laurel dopo la rottura (che è stata solo di pochi mesi e non 16 anni) abbia rovinato la sua carriera... ciò lo ritengo irrispettoso visto che il motore comico che scriveva le gag e le coreografava era proprio Stan Laurel morto in gloria parecchi anni dopo.
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fabriziog
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domenica 19 maggio 2019
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un amarcord per generazioni di esseri umani
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“Stanlio e Ollio” di John S. Baird è una pellicola che ci fa tornare indietro nel tempo, alla nostra infanzia e alla nostra adolescenza, un amarcord gonfio di malinconia, bellezza e tenerezza.
DagliStates al Regno Unito, dall’apice del successo nel 1937 al crepuscolo degli anni 1953-1955, sino alla morte nel 1957 di Oliver Hardy e nel 1965 di Stan Laurel, il film racconta la storia umana, amicale e professionale del duo più famoso della storia del cinema comico mondiale.
Steve Coogane John C. Reilly incarnano i perfetti sosia di Stanlio e Ollio nelle loro fisicità, corporeità, mimica, gestualità, movenze e peculiarità recitative.
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“Stanlio e Ollio” di John S. Baird è una pellicola che ci fa tornare indietro nel tempo, alla nostra infanzia e alla nostra adolescenza, un amarcord gonfio di malinconia, bellezza e tenerezza.
DagliStates al Regno Unito, dall’apice del successo nel 1937 al crepuscolo degli anni 1953-1955, sino alla morte nel 1957 di Oliver Hardy e nel 1965 di Stan Laurel, il film racconta la storia umana, amicale e professionale del duo più famoso della storia del cinema comico mondiale.
Steve Coogane John C. Reilly incarnano i perfetti sosia di Stanlio e Ollio nelle loro fisicità, corporeità, mimica, gestualità, movenze e peculiarità recitative.
Le rispettive mogli (Nina Arianda nelle vesti della moglie di Stan, Shirley Henderson nei panni della consorte di Ollie) proiettano nella vita vissuta le caratteristiche caratteriali e caricaturali delle tante coniugi che hanno accompagnato le “due bombette” nei loro celeberrimi cortometraggi.
Grandiosamente commovente, maestosamente vero, il film fra gag, sketch, coupe de theatre, battute, improvvisazioni, intuizioni geniali cariche di vis comica, emoziona, e tanto, lo spettatore.
Due giganti, due uomini uniti da amicizia infarcita come tutte le amicizie autentiche di scontri, litigi e profonda vicinanza, di gesti delicati e interminabile affetto. Il gioco dei cavalli, il denaro a cascata che viene a finire, il potere della risata che esplode da gestualità semplici e rituali, musichette e ritornelli che rimarranno imperiture nelle nostre orecchie, immagini indelebili fisse nei nostri occhi e nelle nostre menti. Una tournée che non è ancora finita e continua fra i teatri e le sale cinematografiche dei nostri ricordi.
Chi ha fatto ridere l’Umanità non muore mai.
Fabrizio Giulimondi
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carlaas
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domenica 19 maggio 2019
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bel film sul sodalizio umano oltre che lavorativo
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Un lungo piano sequenza che cala lo spettatore in medias res tra le chiacchiere di Stanlio e Ollio in camerino e, sin dall’inizio, un abilissimo gioco di specchi, in cui si riflettono i visi dei due comici, un chiasmo visivo che sancisce un sodalizio umano oltre che lavorativo. Sono queste le premesse del film diretto da Jon S. Baird, un film capace di raccontare, come una storia universale, complesse dinamiche relazionali. “Stanlio&Ollio” è, infatti, più che un semplice biopic, un film la cui vera protagonista è l’Amicizia che opera quale motore ed acceleratore dell’intera pellicola. Questa protagonista è invisibile, ma si rende visibile e drammaticamente presente.
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Un lungo piano sequenza che cala lo spettatore in medias res tra le chiacchiere di Stanlio e Ollio in camerino e, sin dall’inizio, un abilissimo gioco di specchi, in cui si riflettono i visi dei due comici, un chiasmo visivo che sancisce un sodalizio umano oltre che lavorativo. Sono queste le premesse del film diretto da Jon S. Baird, un film capace di raccontare, come una storia universale, complesse dinamiche relazionali. “Stanlio&Ollio” è, infatti, più che un semplice biopic, un film la cui vera protagonista è l’Amicizia che opera quale motore ed acceleratore dell’intera pellicola. Questa protagonista è invisibile, ma si rende visibile e drammaticamente presente. Si tratta di un’Amicizia fatta di sguardi complici e silenziosi, di abitudini memorizzate, di vicinanza, mentale ma anche fisica.
Il film segue i protagonisti nella loro ultima parentesi lavorativa, dopo anni di allontanamento tra i due. In questo insolito frangente lavorativo in Europa affiorano con forza le divergenze caratteriali, i rancori sopiti, la rabbia. La ritrovata chimica e l’inseparabilità del duo sono, infatti, apparenti e sembrano non trovare piena corrispondenza nella realtà.
Il film, con una rara malinconia e una spiazzante ilarità, disvela le fragilità umane, le incomprensioni, gli affetti, cui i due attori danno forma e plasticità.
Altro tema che emerge, nella sua complessità, è quello della scissione e dello sdoppiamento tra personaggio e persona, tra maschera e identità, tra palco e realtà. Ci si chiede, durante la visione del film, quale sia la linea di demarcazione tra questi due mondi che, spesso, sembrano intrecciarsi e confondersi.
Il finale, purtroppo, stenta ad arrivare. Il crescendo emotivo che genera, in diversi momenti, viene interrotto dall’esigenza di palesare – forse con un intento didascalico – ciò che potrebbe essere dedotto, immaginato dallo spettatore. Questo zigzagare finale fa perdere, così, parte della poesia ma non scalfisce la magia.
Menzione particolare alla bravura dei due attori protagonisti, Steve Coogan e John C. Reilly, entrati nel ruolo con un abile lavoro di immedesimazione e con una mimica mai grottesca ma, soprattutto, lode alla straordinaria capacità del film di commuovere con delicatezza, di emozionare per la nostalgia perenne, per lo sguardo consapevole nel vedere ciò che eterno non è.
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sabato 18 maggio 2019
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sublime
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Visto Stanlio e Ollio. In un periodo in cui vanno biopic più o meno credibili o riusciti su varie rockstar del passato o del presente o imperversa il ciclone Avengers Endgame, da buon bastian contrario quale sono sempre stato, mi sono (ci siamo) recato in sala per guardarmi e gustarmi questa stupenda e riuscitissima pellicola di Jon S. Baird. Il film è una piccola perla di 98 minuti che si focalizza su un periodo, il 1953, in cui la carriera dei due grandi comici americani è ormai avviata sul viale del tramonto. In un'atmosfera dai colori leggermente seppiati e dagli umori decisamente agrodolci, il regista pone magistralmente l'accento più sulla profonda amicizia che univa in un legame quasi fraterno il duo, entrando nel vivo del loro rapporto e tra le pieghe dei loro alti e bassi con un toccante finale quasi commovente.
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Visto Stanlio e Ollio. In un periodo in cui vanno biopic più o meno credibili o riusciti su varie rockstar del passato o del presente o imperversa il ciclone Avengers Endgame, da buon bastian contrario quale sono sempre stato, mi sono (ci siamo) recato in sala per guardarmi e gustarmi questa stupenda e riuscitissima pellicola di Jon S. Baird. Il film è una piccola perla di 98 minuti che si focalizza su un periodo, il 1953, in cui la carriera dei due grandi comici americani è ormai avviata sul viale del tramonto. In un'atmosfera dai colori leggermente seppiati e dagli umori decisamente agrodolci, il regista pone magistralmente l'accento più sulla profonda amicizia che univa in un legame quasi fraterno il duo, entrando nel vivo del loro rapporto e tra le pieghe dei loro alti e bassi con un toccante finale quasi commovente. Attori da Oscar, regia impeccabile, immagine quasi poetica e, come sempre, doppiaggio da standing ovation. Ah, ultimo dettaglio ma non per questo meno importante, in sala solo altre quattro persone oltre a noi due, per la gioia delle nostre orecchie finalmente non costrette a sorbirsi il "colorato" sottofondo dei mangiatori di popcorn compulsivi. Doppia e sublime gioia
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fabio
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lunedì 13 maggio 2019
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biografia elegante e ben fatta
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Un commovente racconto dell'ultima tournee della coppia comica più famosa della storia. Si sorride di cuore e si ritorna un po' indietro con gli anni.
Colpisce la genialità e la naturalezza del duo artistico ma ancor di più sono l'amicizia e l'affetto tra i due artisti a commuovere.
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Un commovente racconto dell'ultima tournee della coppia comica più famosa della storia. Si sorride di cuore e si ritorna un po' indietro con gli anni.
Colpisce la genialità e la naturalezza del duo artistico ma ancor di più sono l'amicizia e l'affetto tra i due artisti a commuovere.
Si ritorna indietro con la memoria ed inevitabilmente scatta la nostalgia per un tempo che non c'è più.
Bravi gli attori: capaci di rendere lo stile ed il garbo con cui Stanlio e Ollio hanno conquistato il mondo.
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fabio
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lunedì 13 maggio 2019
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biografia elegante e ben fatta
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Un commovente racconto dell'ultima tournee della coppia comica più famosa della storia. Si sorride di cuore e si ritorna un po' indietro con gli anni.
Colpisce la genialità e la naturalezza del duo artistico ma ancor di più sono l'amicizia e l'affetto tra i due artisti a commuovere.
Si ritorna indietro con la memoria ed inevitabilmente scatta la nostalgia per un tempo che non c'è più.
Bravi gli attori: capaci di rendere lo stile ed il garbo con cui Stanlio e Ollio hanno conquistato il mondo.
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francesca meneghetti
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domenica 12 maggio 2019
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niente senza di te
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E’ probabile che in queste giornate di maggio più uggiose che radiose si decida di andare al cinema. Stanlio & Ollio può essere un titolo allettante specie per le persone più âgées, cresciute con la TV, molto generosa nel propinare, negli anni ’60 e oltre, film e cortometraggi dei due celebri attori comici. Si spera di ridere. E si sorride, in effetti, in diverse scene: quelle che riproducono le prove e le esibizioni teatrali o cinematografiche, rispecchiandosi negli spettatori del tempo estasiati dallo speciale umorismo dei due, che si basava sull’espressività fisica (esaltata dalle differenze somatiche esistenti tra i due: in opposizione complementare fin quasi alla caricatura) e sui giochi logici (alla maniera di Alice nel paese delle meraviglie) e insieme surreali insiti nelle loro gag.
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E’ probabile che in queste giornate di maggio più uggiose che radiose si decida di andare al cinema. Stanlio & Ollio può essere un titolo allettante specie per le persone più âgées, cresciute con la TV, molto generosa nel propinare, negli anni ’60 e oltre, film e cortometraggi dei due celebri attori comici. Si spera di ridere. E si sorride, in effetti, in diverse scene: quelle che riproducono le prove e le esibizioni teatrali o cinematografiche, rispecchiandosi negli spettatori del tempo estasiati dallo speciale umorismo dei due, che si basava sull’espressività fisica (esaltata dalle differenze somatiche esistenti tra i due: in opposizione complementare fin quasi alla caricatura) e sui giochi logici (alla maniera di Alice nel paese delle meraviglie) e insieme surreali insiti nelle loro gag. Ma il film ha una venatura melanconica: parla della fragilità dell’artista, soggetto ai calcoli e allo sfruttamento dei produttori (di fronte ai quali Stan Laurel si rivela refrattario, mentre Oliver Hardy remissivo e arrendevole) e delle difficoltà economiche dovute alla passione del gioco (Olly) o alle donne e al venir meno dell’audience. Parla del tempo che passa, dell’invecchiamento e relativi acciacchi fisici, del cambiamento dei gusti del pubblico, che, dopo la seconda guerra mondiale, ha forse perso quell’ingenuità che gli consentiva di aderire fanciullescamente alle battute dei due. E che è duro riconquistare. Parla soprattutto dell’amicizia o, per meglio dire, dell’amore asessuato che intercorre tra Stanlio e Ollio e che fa loro percepire di essere, in coppia e solo all’interno di quella, una forza straordinaria. Di un amore che può conoscere gelosie e burrasche, ma che alla fine resiste di fronte alle difficoltà della vita, sfociando in autentica tenerezza e solidarietà maschile. In secondo piano l’altra coppia, assai meno affiatata, delle rispettive mogli, a loro volta affettuose e protettive nei confronti del loro partner. Il film è riuscito molto bene (nonostante l’altezza della posta in gioco) grazie alla straordinaria interpretazione di Steve Coogan (Stanlio) e John C. Reilly (gonfiato nel fisico all’inverosimile per essere un Ollio credibile), che fa emergere un dato paradossale rispetto alla lettura più superficiale dei film: Stan, apparentemente fragile, anche fisicamente, e quasi succube dell’imponente fisico di Oliver, è in realtà la mente pensante e lo scheletro d’acciaio della coppia, di cui è follemente innamorato, tanto da continuare a scrivere battute per essa come ha sempre fatto con puntiglio e metodo, anche dopo la morte di Oliver Hardy.
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inesperto
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mercoledì 8 maggio 2019
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stanley ed oliver
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Gradevole lungometraggio biografico sulla celeberrima coppia comica. Non è un caso se dopo tutte queste decadi la fama non accenna ad abbandonarli. Gli attori sono molto rassomiglianti, ma il vero spasso è la moglie russa di Stanlio: esilarante. Certo, si sente un po' la mancanza dei mitici doppiaggi di Zambuto e Sordi, ma nel complesso il film è godibilissimo.
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toty bottalla
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mercoledì 8 maggio 2019
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storia che diverte e commuove fino alle lacrime!
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In sala c'erano solo venti persone, e a me sta bene così perchè odio la folla, sono certo però che quelle poche persone come me hanno amato tantissimo Stanlio & Ollio anche dietro le maschere, il film descrive i personaggi secondari con superficialità rendendoli macchietta, strepitoso è invece il trucco dietro cui si muovono i bravissimi Steve Coogan & John C. Reilly davvero convincenti nei panni della coppia comica più forte del mondo di ieri e ancora oggi, la vita artistica di Stanlio & Ollio raggiunse il massimo splendore tra gli anni 1929 e 1940 durante i quali furono irresistibili, in Italia la loro potenza fu acuita dal geniale doppiaggio caratteristico, due sole secondo me, le coppie di doppiaggio adeguate: Sordi - Zambuto per i lungometraggi e Croccolo - Latini per i corto, il film di Jon S.
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In sala c'erano solo venti persone, e a me sta bene così perchè odio la folla, sono certo però che quelle poche persone come me hanno amato tantissimo Stanlio & Ollio anche dietro le maschere, il film descrive i personaggi secondari con superficialità rendendoli macchietta, strepitoso è invece il trucco dietro cui si muovono i bravissimi Steve Coogan & John C. Reilly davvero convincenti nei panni della coppia comica più forte del mondo di ieri e ancora oggi, la vita artistica di Stanlio & Ollio raggiunse il massimo splendore tra gli anni 1929 e 1940 durante i quali furono irresistibili, in Italia la loro potenza fu acuita dal geniale doppiaggio caratteristico, due sole secondo me, le coppie di doppiaggio adeguate: Sordi - Zambuto per i lungometraggi e Croccolo - Latini per i corto, il film di Jon S. Baird racconta gli ultimi anni in cui furono costretti a lavorare nonostante gli acciacchi e l'età che fa ridere poco, nonostante ciò finirono per riempire i teatri con la loro incredibile personalità e magica arte allo stato puro, comicità fatta anche di sottigliezze originali, anche i nostri grandi Totò & Peppino, Franchi & Ingrassia s'ispirarono, peccato che la sceneggiatura non ha messo in scena quando Oliver & Stan prima di attraccare vedendo un'enorme folla festante e un trambusto a bordo si chiesero? Ma chi c'è a a bordo di così importante...Qualcuno gli sussurrò, siete voi! 3,5 stelle. Saluti.
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