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lunedì 20 maggio 2024
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per me buono
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Sarà anche così, ma a me è piaciuto....anche per tutto quello che hai sottolineato. Mi sembra tutto voluto senza forzature. Dopotutto è un racconto, una favola....almeno quella la si colora a proprio gusto. Già la vita va da sé
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sabato 21 gennaio 2023
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vorrei solo aggiungere
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Sarebbe bastata la storia con i suoi intrecci a rendere il film interessante, invece no è stato necessario inserire un epilogo retorico con il discorso della nipote.
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venerdì 17 giugno 2022
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fallimento?
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Fallimento? E chi lo ha detto?
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venerdì 21 febbraio 2020
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a me ha dato molto a cui pensare
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Penso sia stato un film stupendo,a volte un po' tirato per i capelli ma grazie al cast di attori e' credibile e ben recitato. I film ti debbono emozionare e far pensare e questo almeno con me c'è riuscito.
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lucio di loreto
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mercoledì 18 dicembre 2019
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un intreccio complicato che si perde per strada
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Dan Fogelman è il one man show di “La Vita in un Attimo”, dirigendolo, scrivendone testi e soggetto e partecipando alla produzione multipla. Questo avviene (forse) a seguito degli interessanti tentativi del giovane e istrionico regista americano di raccontare storie diverse tra loro con trame spazianti diversità di generi, mantenendo sia nelle serie Tv e nelle animazioni che nei lungometraggi una matrice da comedy maker che gli ha permesso di sceneggiare trame anche contorte e affidare ai protagonisti ampia libertà di improvvisazione. Racchiudere queste caratteristiche e peculiarità in un film collettivo può però avere controindicazioni, tipo affogare la linearità della narrazione con un miscuglio di intrecci autoreferenziali, che portano la pellicola a confondere la concentrazione di chi assiste e andare fuori strada.
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Dan Fogelman è il one man show di “La Vita in un Attimo”, dirigendolo, scrivendone testi e soggetto e partecipando alla produzione multipla. Questo avviene (forse) a seguito degli interessanti tentativi del giovane e istrionico regista americano di raccontare storie diverse tra loro con trame spazianti diversità di generi, mantenendo sia nelle serie Tv e nelle animazioni che nei lungometraggi una matrice da comedy maker che gli ha permesso di sceneggiare trame anche contorte e affidare ai protagonisti ampia libertà di improvvisazione. Racchiudere queste caratteristiche e peculiarità in un film collettivo può però avere controindicazioni, tipo affogare la linearità della narrazione con un miscuglio di intrecci autoreferenziali, che portano la pellicola a confondere la concentrazione di chi assiste e andare fuori strada. Nel caso specifico sia la regia che l’interpretazione degli attori va spesso fuori tema e diventa un’autocelebrazione non voluta, con continui flashback e fotogrammi su passato, presente e futuro ed eccessivi monologhi tanto prolissi quanto inutili, che portano la trama a sbattere sempre in un vicolo cieco. La base di fondo è la ricostruzione (confusa) della vita di Will, quarantenne lasciato dalla moglie, attraverso delle sedute di psicoanalisi nelle quali ripercuote il rapporto amoroso con Abby, dall’incontro durante gli anni del college all’intimità, dalla conoscenza e pranzi con padre e madre di lui fino a una separazione burrascosa e immediata, forse perché causata da un evento traumatico. A chiudere il suo racconto e voltare pagina c’è Dylan, figlia della coppia, ragazza sbandata e delusa, che intreccerà nel suo cammino Rodrigo, giovane andaluso con genitori braccianti agricoli, dal quale nascerà a sua volta Elena, voce narrante del paragrafo finale. Si capisce già da questo resoconto la complessità degli avvenimenti, un disordine pazzesco e impraticabile, che comporta perciò a livello di sceneggiatura dei vorticosi giri a 360°, per dare senso alle innumerevoli e grottesche casualità che faranno entrare ogni protagonista nella vita dell’altro! Nonostante un mostro sacro come Oscar Isaac si sforzi di rendere credibile Will, col solito e appassionato modo di recitare, sembra altresì fuori luogo il voler a tutti i costi mitizzare nei suoi angosciosi sfoghi il personaggio di Olivia Wilde, di una bellezza troppo sensuale per consegnare ad Abby l’immagine dolce e affettuosa e pure carismatica di un’eroina sopravvissuta all’assenza dei genitori e ad uno zio orco. La stessa iconica Annette Benning non viene per nulla sfruttata, appoggiata su una sedia per fare domande retoriche e sussultare soltanto di fronte a gesti rabbiosi del proprio paziente. Non hanno inoltre credibilità Javier e Isabel, onesto ed incorruttibile lavoratore da campo il primo e moglie mite e fedele la seconda, che invece, improvvisamente, decidono di abbandonarsi per il bene del figlio malato. Peccato perché il film due picchi ce li avrebbe pure: nello start e a metà pellicola, quando il grintoso e coinvolgente acting di Samuel L. Jackson appassiona la traccia iniziale e nel momento in cui un affascinante ed enigmatico Antonio Banderas attacca il suo intrigante monologo. Se il primo però si rivelerà solamente un celebre cameo il secondo, nettamente migliore fra le tante quality star presenti, non riceverà il giusto riconoscimento dalla trama, che lascerà cadere i presupposti pusillanimi emanati dal suo sguardo e gli farà concludere il viaggio da comparsata qualunque. Il suo Saccione infatti, fino ad un attimo prima proprietario terriero ricco di soldi in una tenuta da brividi, con decine di sgobboni a libro paga, diventa altamente improbabile come uomo redento tutto casa e famiglia. Neanche Bob Dylan in sottofondo serve ad evitare il tonfo di questa pellicola, e il tentativo di spiccare il volo per Fogelman in un progetto impegnato, corale e ricco di stelle, non va a buon fine!
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domenica 17 febbraio 2019
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che pasticcio !!!
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Film melenso, senza genere, ne’ tono di voce, con ovvi riferimenti circolari venduti come se fossero una novita’. Ambizioso ma non decolla mai, perso tra dialoghi finto giovanili e melense ripetizioni come se per fare Poesia bastasse ripetere frasi più volte. Da evitare.
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andrew
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giovedì 14 febbraio 2019
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per i fatalisti e per i romantici di ogni età
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Coppie che si innamorano, coppie che lasciano, lutti, nascite, amici, terapisti, viaggi e lauree. La vita è un intreccio di attimi, ogni attimo porta a un altro e a un altro ancora, e porta ad incontri, a nuove consocense, gioie e dolori. Siamo noi o è il destino a decidere il finale?
Poetico e commuovente, lontano dai polpettoni americani.
Decisamente consigliato!
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maria teresa
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giovedì 14 febbraio 2019
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il film perfetto per san valentino
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La vita in un attimo è un ottimo film che non descrive una sola storia d'amore ma più storie in contemporanea in continenti e generazioni diverse. Questa a mio parere la forza del film che spazia tra le vite dei protagonisti accumunati da un evento scatenante. Il film tiene fino alla fine senza nessuna debolezza dando sempre importanza all'amore come forza motrice della vita di tutti noi. Il film perfetto per questo week end di san Valentino.
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barbarann
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giovedì 14 febbraio 2019
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tutto accade per un motivo
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Se avete amato la serie THIS IS US adorerete questo film!
Storie di vari personaggi - anche tragiche - si legano com una serie infinta di pezzi di domino. E' romantico, poetico, triste e con l'happy ending ideale per la serata di S.Valentino!
Portatevi i fazzoletti ma non temete, uscirete dal cinema con il sorriso.
Lo rivedrò di sicuro.
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krishna88
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martedì 12 febbraio 2019
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originale e toccante
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Un film commovente, imprevedibile, con un cast d'eccezione. Assolutamente consigliato a quanti desiderino vedere un film emozionante e coinvolgente, che sappia far riflettere sulla vita senza cadere nei soliti cliché.
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