Bird Box

metto una stellina in meno per alcune dinamiche impossibili, una su tutte la scena delle rapide, che manda in frantumi un minimo di credibilità, il film è un corto allungato con ampie sequenze annacquate e noiose, alcune ripetitive, la Bullock tiene in piedi la baracca e John Malkovich fa da buon contorno

Un doppione di A quiet place di John Krasinski che ha una trama molto simile e che incredibilmente fu proiettato in America nello stesso anno, il 2018, qualche mese prima di Bird Box.
Non si capisce chi si sia ispirato a chi tra i due sceneggiatori, anche se, a prescindere dalla sua successiva distribuzione nelle sale cinematografiche, il film della Bier, dichiaratamente tratto da un romanzo del 2014 di un certo Malerman, sembra possa vantare se non la creazione originale del soggetto almeno una sua prima trasposizione cinematografica, sebbene le lavorazioni furono iniziate soltanto un mese prima rispetto a quelle di A quiet place, ovvero nel settembre del 2017.
Inutile sarebbe elencare tutti i punti in comune tra i due post apocalittici, che sono tanti; la principale differenza, oltre che nella diversa stranezza degli alieni, ipersensibili ai rumori, ma ciechi, gli uni e inguardabili gli altri, pena la pazzia e il suicidio, sta in un approccio alla storia da parte della Bier prevalentemente psicologico e sentimentale rispetto a quello di Krasinski tipico di chi intende realizzare un horror fantascientifico e quindi sempre teso alla ricerca di situazioni di suspense e di terrore. [+]

Un doppione di A quiet place di John Krasinski che ha una trama molto simile e che incredibilmente fu proiettato in America nello stesso anno, il 2018, qualche mese prima di Bird Box.
Non si capisce chi si sia ispirato a chi tra i due sceneggiatori, anche se, a prescindere dalla sua successiva distribuzione nelle sale cinematografiche, il film della Bier, dichiaratamente tratto da un romanzo del 2014 di un certo Malerman, sembra possa vantare se non la creazione originale del soggetto almeno una sua prima trasposizione cinematografica, sebbene le lavorazioni furono iniziate soltanto un mese prima rispetto a quelle di A quiet place, ovvero nel settembre del 2017.
Inutile sarebbe elencare tutti i punti in comune tra i due post apocalittici, che sono tanti; la principale differenza, oltre che nella diversa stranezza degli alieni, ipersensibili ai rumori, ma ciechi, gli uni e inguardabili gli altri, pena la pazzia e il suicidio, sta in un approccio alla storia da parte della Bier prevalentemente psicologico e sentimentale rispetto a quello di Krasinski tipico di chi intende realizzare un horror fantascientifico e quindi sempre teso alla ricerca di situazioni di suspense e di terrore. Il diverso stile della Bier, a parte qualche sequenza splatter forse imposta dalla produzione per far cassetta, si nota soprattutto nella grande attenzione attribuita al drammatico rapporto, rivissuto dalla protagonista nei frequenti flashback, tra i pochi sopravvissuti alla strage rifugiatisi in una delle rare case non invase dalle creature demoniache e nei primi piani di Sandra Bullock, concentrata per quasi tutto il film nel suo ruolo di madre disperata di poter salvare il figlioletto e la bimba adottiva con conseguente monoespressione tragica da melodramma. Dispiace vedere un grande attore come John Malkovich ridotto ad interpretare un personaggio minore, sminuito in una parte che si sarebbe potuta affidare anche ad un buon caratterista, una scelta fatta durante il casting probabilmente per aggiungere un nome illustre in locandina senza rischiare di mettere in ombra la protagonista femminile del film. [-]

Un film noioso e lungo; senza emozioni. Montaggio poco chiaro con troppi inutili salti avanti ed indietro. Potesa essere meglio.

Se speravano, per l'ennesima volta, di affidare questa produzione hollywoodiana ad una regista europea per conferirgli un po' più di spessore o sfumature particolari e insolite, hanno fallito. Il film risulta nello standard di qualsiasi blockbuster fanta-horror. La narrazione alternata tra presente e flashback  dovrebbe offrire ritmo al racconto ma i salti tra presente e passato sono poco significativi e fanno perdere a volte la tensione: dato che sappiamo chi sono i protagonisti del presente narrativo, possiamo senza difficoltà intuire l'evolversi dei flashback (sic!). La visualizzazione della nemesi è puerile. È stato fatto un mix tra "E venne il giorno" e la mitologica MEDUSA ma quì si ha a che fare con entità (aliene?) immateriali di cui non si da la minima spiegazione. [+]

Se speravano, per l'ennesima volta, di affidare questa produzione hollywoodiana ad una regista europea per conferirgli un po' più di spessore o sfumature particolari e insolite, hanno fallito. Il film risulta nello standard di qualsiasi blockbuster fanta-horror. La narrazione alternata tra presente e flashback  dovrebbe offrire ritmo al racconto ma i salti tra presente e passato sono poco significativi e fanno perdere a volte la tensione: dato che sappiamo chi sono i protagonisti del presente narrativo, possiamo senza difficoltà intuire l'evolversi dei flashback (sic!). La visualizzazione della nemesi è puerile. È stato fatto un mix tra "E venne il giorno" e la mitologica MEDUSA ma quì si ha a che fare con entità (aliene?) immateriali di cui non si da la minima spiegazione. Forse ci si voleva concentrare sull'unico messaggio (esplicitato nel finale) del racconto che è uno solo ahimé ed hanno impiegato due ore piene per visualizzarlo. In queste due ore non ho visto un'azione avvincente o dei personaggi memorabili che prevede questo genere. Il finale rispetto alla tesi del film è convincente ma era perciò necessario visualizzare i "mostri" come delle ombre giganti e far mettere delle lenti a contatto da film degli zombie di serie B a chi aveva sfortuna di cadere vittima della loro vista? Se il tema è quello dell'orrore del mondo la visualizzazione e banale.

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Sono perfettamente consapevole che non puoi (e non dovresti) confrontare un film con il libro dietro la storia.
Tuttavia, questa regola funziona se 1) la sceneggiatura ha senso, 2) il casting è corretto e 3) il regista sa cosa sta facendo. Questo film sbaglia su tutta la linea.
1) Trama. Il compito non era per nulla semplice perché già il libro imponenva al lettore un notevole sforzo di accettazione. In breve episodi di follia omicida/suicida in Russia compaiono nelle news in rete. Da meri casi isolati assume i connotati di una '"epidemia" che prima passa in Alaska e poi tutto il paese. Non un fenomeno improvvisio ma un crescendo che dura settimane se non mesi. [+]

Sono perfettamente consapevole che non puoi (e non dovresti) confrontare un film con il libro dietro la storia.
Tuttavia, questa regola funziona se 1) la sceneggiatura ha senso, 2) il casting è corretto e 3) il regista sa cosa sta facendo. Questo film sbaglia su tutta la linea.
1) Trama. Il compito non era per nulla semplice perché già il libro imponenva al lettore un notevole sforzo di accettazione. In breve episodi di follia omicida/suicida in Russia compaiono nelle news in rete. Da meri casi isolati assume i connotati di una '"epidemia" che prima passa in Alaska e poi tutto il paese. Non un fenomeno improvvisio ma un crescendo che dura settimane se non mesi. Questo non è un elemento secondario perché nel frattempo si accumulano le notizie che riportano come poco prima che la persona impazzisse, questa abbia detto  di aver visto qualcosa di "incredibilmente bello". Forse talmente superiore alle nostre capacità cognitive da "friggerc"i la parte razionale della corteccia . Il "cortocircuito" sembra ritardato e / o trascurabile (almeno a breve termine) nelle persone con problemi mentali pregressi e negli animali. Aspetto non secondario perchè queste persone potrebbero manifestare gli effetti anche molto tempo dopo la visione. Non serve a nulla come fanno nel film, guardare le pupille. A un certo punto si scopre che la ragione di questa epidemia sono "creature" che per qualche motivo non sono compatibili con noi; il libro non spiega mai chi sono, perché sono qui o come sono fatte. Di sicuro ti faranno mai del male direttamente e, a quanto pare, non vogliono nemmeno farlo. Tuttavia anche gli animali, se li guardano troppo da vicino, impazziscono.
Qualsiasi libro di fantascienza / fantasy ha bisogno di una sospensione dell'incredulità da parte del lettore. In casi come questo riesci a continuare la lettura solo perché è ben scritto e i personaggi ben analizzati. Il film non lo fa, sia in dettagli appartentemente secondari (le finestre della casa non completamente oscurati, le "voci" della creatura, una storia d'amore che non c'era, i predoni nelle due macchine nere, pistole, ...) e altre invece fondamentali. Quali? Malorie ha cresciuto i due bambini da sola (tutti gli altri sono morti nello stesso giorno in cui li ha partoriti) per 6 anni. Questo è molto importante perché la maggior parte della storia racconta di come abbia istruito i bambini fin dalla culla a usare le loro orecchie e non gli occhi per esplorare l'ambiente. Quando alla fine decide di lasciare la casa, i bambini saranno dei veri e propri scanner uditivi dell'ambiente una volta bendati. Non bambini spaventati e indifesi. Nessuna missione di salvataggio di Malorie per recuperare la bimba. Che dire poi delle rapide aggiunte nel film? Riesci davvero a credere che una persona con gli occhi bendati sopravviverebbe senza nemmeno finire a mollo? Tanti buchi della trama che persino la NYT ha realizzato un articolo sulla questione.
2) Sandra Bullock?!?! Scherziamo?! Malorie dovrebbe essere una giovane donna (25-30) e non una donna di 55 anni che finge di essere una giovane madre. Tom, è morto con tutti gli altri e non c'era una storia d'amore tra loro. A proposito, non era nero. Questo di per sé sarebbe un punto secondario, ma se prendi in considerazione che nel film decidono di trasformare George (Greg nel film) dal proprietario completamente organizzato della casa (quello che ha pubblicato messaggi sui giornali locali all'inizio dell'epidemia per informare tutti gli interessati che aveva un posto sicuro da condividere) a un personaggio gay senza spssore, quindi ti chiedi perché l'hanno fatto. Il dubbio è che ogni film girato negli USA oggi DEVE seguire un codice di politicamente corretto, anche se per farlo bisogna riscrivere un personaggio trasformandolo da "neutro" in qualcosa che di adatto. Questo è più che un sospetto se succede in ogni singolo film.
3) la regia è confusa, con poche idee e con epic failures. Come mai la casa è illuminata dalla luce solare se dovrebbe essere totalmente schermata per non vedere fuori? [-]

Il film sarebbe anche carino, sufficientemente appassionante. Ma per tutto il film ti domandi cosa stia causando questa reazione da parte della gente, che la porta al suicidio. Una malattia, un'invasione aliena, sostanze chimiche, forze oscure? E quanto durerà questa epidemia? C'è un nemico da combattere? Si giungerà a una soluzione? Il nemico verrà combattuto e sconfitto? Non viene specificato, il film ha carenze da tutte le parti, e alla fine ti resta il senso di un film incompleto e inutile. Peccato, perchè è girato bene.

Bird Box, del genere apocalisse, parla di una donna e delle sue paure. E di come si possa imparare a superarle.
Quello in cui viviamo non è certo un mondo che faccia venire voglia di connettersi agli altri, ma questo film dispensa coraggio e speranza: anche quando il mondo è talmente brutto e disturbante, che, a guardarlo per quello che è, ti fa diventare matto. 
Ma i demoni che hai dentro bisogna imparare ad affrontarli e così, oltre a sopravvivere, impari anche a vivere.
Va riconosciuto alla regista di essere riuscita a fare di un film, pieno di potenziali complicazioni, una avventura che si segue con piacere.
Bird Box si attiene alle convenzioni di rito senza sfoderare un taglio particolarmente coraggioso o incisivo, ma risultando alla fine un prodotto di buon livello che soddisfa certamente gli appassionati del genere.

Mi è piaciuto. Ve lo consiglio!

Non particolarmente spaventoso ma veramente bello e attratri commovente , fotografia Ben fatta e storia accattivante , ottima Bullock

Horror, dramma, thriller post-apocalittico e una regista Susanne Bier che nel corso della sua carriera ha indagato spesso e volentieri sulla complicata rete di rapporti sociali umane, sulle crisi identitarie dei protagonisti delle sue pellicole. Suona quindi strano vedere la sua “mano” in Bird Box, distribuito su piattaforma Netflix dal 21 dicembre, un film che di analisi interiore e di incubi alla Strindberg ha poco da spartire.
Eppure, la scelta coraggiosa ad opera della cineasta funziona e il tema appunto di un’apocalisse di non meglio precisata entità, figlia di una notte dei morti viventi, come da diverse storie di genere da molto tempo a questa parte, funziona. [+]

Horror, dramma, thriller post-apocalittico e una regista Susanne Bier che nel corso della sua carriera ha indagato spesso e volentieri sulla complicata rete di rapporti sociali umane, sulle crisi identitarie dei protagonisti delle sue pellicole. Suona quindi strano vedere la sua “mano” in Bird Box, distribuito su piattaforma Netflix dal 21 dicembre, un film che di analisi interiore e di incubi alla Strindberg ha poco da spartire.
Eppure, la scelta coraggiosa ad opera della cineasta funziona e il tema appunto di un’apocalisse di non meglio precisata entità, figlia di una notte dei morti viventi, come da diverse storie di genere da molto tempo a questa parte, funziona.
Di primo acchito sin dalle prime scene, alternando il classico “prima” al “dopo”,Bird Box mi ha ricordato un mix tra The road e A quiet place, in particolare quest’ultimo: un robusto quanto deciso thriller post-apocalittico di un’umanità che aveva come scelta il silenzio per la sopravvivenza. Al posto delle parole, altro imperativo: la vista. Altro senso da preservare, che già il premio Nobel Josè Saramago aveva deciso di annullare in uno straordinario romanzo, apologo sulle nostre pulsioni più nascoste, Cecità appunto, dove i pochi superstiti si muovevano tra lacerti di un’umanità devastata e scarnificata.
In Bird Box, gli occhi vanno tenuti ben chiusi, perlomeno al di fuori della propria casa o di un altro luogo sicuro dove sicuro sta per privo di quelle creature demoniache che, se viste, fanno impazzire e spingono al suicidio, alla morte violenta, alla follia.
E poi c’è una donna: Malorie. Interpretata da una convincente Sandra Bullock, nelle prime scene impegnata a fornire dettami, richieste a due bambini (senza nome), un tono brusco e forse poco materno. Con un flashback la vediamo cinque anni prima al nono mese, pochi minuti prima della tragedia, a parlare in tono quasi distaccato alla ginecologa del bambino che porta in grembo. Una donna determinata ma atarassica, quasi decisa a mantenere emozioni, a limitarle per non cadere sopraffatta in un baratro di dolore. Scampata miracolosamente alla “tragedia”, Malorie si unirà a un gruppo di superstiti, impegnandosi a preservare la sua identità di donna e soprattutto di madre.
Per chi ha visto molti film di genere, Bird Boxnon rappresenta certo una novità. Sotto il pretesto di un’apocalisse di genere, Susanne Bier, coglie note di un’umanità “connessa”, la cui rescissione è evidente alla luce di un mondo che deve imparare nuovamente a vedere, a cogliere soprattutto l’essenza dignitaria alla luce di una possibile rinascita. Ma se l’intento evangelico cristiano è assente (la divinità qui è totalmente insensibile, pessimisticamente e leopardianamente al lamento del suo figlio), l’occhio della regia è qui improntato a un percorso in piena salita in cui la protagonista Malorie dovrà imparare nuovamente a comprendere i suoi limiti, a superarli, ad essere aiutata da coloro che poi la ostacoleranno.  
Ci dice Susanne Bier che forse nel contatto con la natura -con le sue voci reali non quelle della mente, in cui vivono i personaggi del film- è possibile ritrovare una propria identità. In un mondo in cui si fanno sempre meno figli, in cui la natalità è vista come un peso, come un aggravio economico per molti, il coraggio di ritornare a vedere e dare un nome alle persone amate, è colmo di speranza.
Nonostante tutto. Nonostante un mondo che ci fa male, che ci fa diventare matti giorno dopo giorno con la dannazione del piccolo inferno quotidiano. Nonostante le lusinghe e i demoni che ci ossessionano e ci affascinano fino alla follia.
Non importa. E se quelle voci si manterranno, la paura di perdere l’identità ci aiuterà. Per diventare più forti. Per far sì che le colpe dei padri non ricadano sui figli. Per sconfiggere e saper affrontare i propri demoni.
Pollice alto con qualche spruzzata di sangue che farà storcere il naso ai perbenisti.
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