carloalberto
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martedì 28 dicembre 2021
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commedia a tratti spassosa, con pretese artistiche
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Una commedia alla De Crescenzo senza De Crescenzo, senza la simpatia, l’estro, l'eleganza, l'umorismo, in una parola, la genialità dello scrittore napoletano, una farsa di Scarpetta con un Biagio Izzo che sarebbe stato pure all’altezza del ruolo da protagonista, se non fosse stato represso nella sua esuberante vitalità espressiva fino ad essere deprimente, sia come attore che come il personaggio che interpreta, un autista che si sforza di parlare e di cantare in italiano.
Risultato: le spalle di Izzo sono più comiche di Izzo. Ascanio Celestini e Tony Tammaro sono a tratti irresistibili protagonisti di divertenti gag.
Capuano cerca di uscire, nel finale, dalla commediola banale e volgarotta in cui si è ficcato con il surrealismo del cane che canta e la parrucca tinta di rosso digitale fosforescente e però a quel punto ha perso di credibilità come autore di film di nicchia e la sequenza finale risulta più una ennesima trovata comica che uno sbocco cerebrale a contrasto stilististico.
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Una commedia alla De Crescenzo senza De Crescenzo, senza la simpatia, l’estro, l'eleganza, l'umorismo, in una parola, la genialità dello scrittore napoletano, una farsa di Scarpetta con un Biagio Izzo che sarebbe stato pure all’altezza del ruolo da protagonista, se non fosse stato represso nella sua esuberante vitalità espressiva fino ad essere deprimente, sia come attore che come il personaggio che interpreta, un autista che si sforza di parlare e di cantare in italiano.
Risultato: le spalle di Izzo sono più comiche di Izzo. Ascanio Celestini e Tony Tammaro sono a tratti irresistibili protagonisti di divertenti gag.
Capuano cerca di uscire, nel finale, dalla commediola banale e volgarotta in cui si è ficcato con il surrealismo del cane che canta e la parrucca tinta di rosso digitale fosforescente e però a quel punto ha perso di credibilità come autore di film di nicchia e la sequenza finale risulta più una ennesima trovata comica che uno sbocco cerebrale a contrasto stilististico.
Strane assonanze balzano agli occhi con l’ultimo film del suo più illustre discepolo, sia nell’incipit, con la ripresa del drone dall’alto, questa volta non del blasonato golfo di Napoli ma di poveri palazzoni periferici, sia della figlia del protagonista, che sta sempre chiusa in bagno, sia del figlio che deve fare un provino per diventare attore.
Tutto sommato Achille tarallo è un film da vedere, ma non al cinema, meglio a casa, semmai mentre si sta facendo un'altra cosa, cogliendo una battuta qua e là, peraltro difficilmente comprensibile, visto il pessimo sonoro con l’audio in presa diretta aggravato da clacson, traffico e brusio di fondo, e farsi una sana risata, che di questi tempi male non fa.
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mercoledì 6 gennaio 2021
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musical iperossigenato
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Al solito d'accordo su tutto. Ma,reduce ,per necessità di quarantena ,da un'immersione nella estenuata commedia italiana degli ultimi due decenni, con "Achille Tarallo" ho apprezzato idee, siparietti,invenzioni grafiche ed acume antropologico!. Come da canzone nel finale : tanta "vitaaa"! Ma quanta dissipazione narrativa ! Un musical iperossigenato talora esploso per vitalismo di maniera. E quanto dispiace questo inciampo del risorgente ed ormai nefasto tipo di "Napoli brand". La sobrietà registica non è miseria e l'urgenza espositiva non contribuisce al ritmo narrativo. Spero comunque s.ia stato un intermezzo di piacere per Antonio Capuano ed un esperimento di gusto per gli attori.
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Al solito d'accordo su tutto. Ma,reduce ,per necessità di quarantena ,da un'immersione nella estenuata commedia italiana degli ultimi due decenni, con "Achille Tarallo" ho apprezzato idee, siparietti,invenzioni grafiche ed acume antropologico!. Come da canzone nel finale : tanta "vitaaa"! Ma quanta dissipazione narrativa ! Un musical iperossigenato talora esploso per vitalismo di maniera. E quanto dispiace questo inciampo del risorgente ed ormai nefasto tipo di "Napoli brand". La sobrietà registica non è miseria e l'urgenza espositiva non contribuisce al ritmo narrativo. Spero comunque s.ia stato un intermezzo di piacere per Antonio Capuano ed un esperimento di gusto per gli attori. Celestini imperat.
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sellerone
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mercoledì 4 dicembre 2019
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l'autista se non canta "more"...
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La napoletanità attraverso la musica e i dirompenti rapporti umani, divertente, classico e per certi versi innovativo.
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domenica 25 novembre 2018
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improponibile
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Assurdo mai visto un film del genere! Sono napoletana e conosco questo tipo di menage familiare che esiste purtroppo in certi ceti sociali della nostra bella napoli portarli in piazza senza nessun fine o buona morale ,anche quello non ha senzo! Una famiglia trash un tradimento..una passione non condivisa..il caffè...la scena hard(un film commedia porti anche tuo figlio di 9 anni)per non parlare del cane che alla fine canta...no no! Mi dispiace pe Biagio Izzo lo stimo molto, credevo ci facesse ridere a crepapelle, sono rimasta delusa!
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mauridal
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lunedì 19 novembre 2018
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un cinepandoro per recuperare la commedia a napoli
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Gli erede della Commedia all' italiana nella cinematografia , oggi non sono molti, forse il genere è quasi estinto , salvo risorgere per i palati natalizi del pubblico inestinguibile che va a cinema nelle feste per divertirsi. Il regista Capuano, noto ai cinefili napoletani per la drammaturgia di impegno serio , opera una svolta chirurgica e confeziona un cinepandoro a dispetto della crisi multinazionale che chiude le fabbriche dolciarie in Italia. IL film Achille Tarallo è suddiviso in episodi numerati alla Tarantino , e dal prologo fino all'epilogo ci mostra una famiglia tipicamente popolare napoletana verace che non smentisce la verità dei luoghi comuni sulla napoletanità e soprattutto sulla ormai usurata cultura napoletana che viene riproposta nei suoi aspetti più degradati.
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Gli erede della Commedia all' italiana nella cinematografia , oggi non sono molti, forse il genere è quasi estinto , salvo risorgere per i palati natalizi del pubblico inestinguibile che va a cinema nelle feste per divertirsi. Il regista Capuano, noto ai cinefili napoletani per la drammaturgia di impegno serio , opera una svolta chirurgica e confeziona un cinepandoro a dispetto della crisi multinazionale che chiude le fabbriche dolciarie in Italia. IL film Achille Tarallo è suddiviso in episodi numerati alla Tarantino , e dal prologo fino all'epilogo ci mostra una famiglia tipicamente popolare napoletana verace che non smentisce la verità dei luoghi comuni sulla napoletanità e soprattutto sulla ormai usurata cultura napoletana che viene riproposta nei suoi aspetti più degradati. Il coraggio del regista, è proprio nell'esporre tutti gli aspetti più volgari e triti della cosidetta napoletanità al contempo fortuna commerciale e condanna culturale della città di Napoli. infatii ci presenta le avventure di un autista dell'azienda trasporto urbano di autobus che per tirare la barca famigliare , canta alle feste di matrimoni o altre cerimonie , canzoni neomelodiche , ma ripulite in italiano , perchè secondo lui il napoletano non è più una lingua patrimonio di tutti , anzi nuoce alla musica. Sia Biagio Izzo che Toni Tammaro protagonisti e manifesti rappresentanti di un mondo del basso ventre popolare, sono eccellenti a rappresentare il degrado di questa napoletanità , ma che tanto successo ha ottenuto sia presso stranieri sia italiani , che affollano da turisti la città, tanto pittoresca , di Napoli . Dunque l'ironia autocritica del regista sulla sua città esplode nella grassa comicità del finale- non finito, del film dove però finalmente anche i cani recitano e cantano come gli attori , e forse più esilaranti. Cameo attoriale è la partecipazione di Ascanio Celestini, nel ruolo di un produttore , sintesi tra Suburra e Gomorra che segna una significativa presenza nello sfrenato ritmo della storia , commedia dai tanti personaggi,e un cane che beve caffè. ( mauridal)
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venerdì 16 novembre 2018
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delusione
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Un film pieno di errori ed orrori cinematografici...peccato per Biagio Izzo!
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acarb
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venerdì 16 novembre 2018
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bel film
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Ad A.T. la realtà in cui si trova a vivere va un po' stretta. Non fa molto per allontanarsene , ma il suo mondo interiore non si rassegna alla banalità del vivere quotidiano. Per fortuna ha la musica che gli consente di andare avanti, di estraniarsi, e fino ad un certo punto sembra bastargli. Quando proprio ha l’esigenza di confidarsi con qualcuno, preferisce come interlocutore il suo cagnolino, che almeno lo ascolta senza interromperlo. Non cerca altro, finché, complice le sue canzoni, non arriva l’amore che suscita in una donna venuta da lontano, che lo comprende e lo apprezza e con cui fuggirà via.
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Ad A.T. la realtà in cui si trova a vivere va un po' stretta. Non fa molto per allontanarsene , ma il suo mondo interiore non si rassegna alla banalità del vivere quotidiano. Per fortuna ha la musica che gli consente di andare avanti, di estraniarsi, e fino ad un certo punto sembra bastargli. Quando proprio ha l’esigenza di confidarsi con qualcuno, preferisce come interlocutore il suo cagnolino, che almeno lo ascolta senza interromperlo. Non cerca altro, finché, complice le sue canzoni, non arriva l’amore che suscita in una donna venuta da lontano, che lo comprende e lo apprezza e con cui fuggirà via. Rinunziando così all’esibizione che avrebbe potuto renderlo famoso.
La narrazione di Antonio Capuano usa tinte forti per rappresentare ciò che il suo protagonista, spesso inconsciamente, non accetta. Una Napoli stereotipata nei suoi eccessi, il vociare dei personaggi di contorno, in primis della moglie fin troppo volgare e sopra le righe, che contrastano con la gentilezza del protagonista, sono lo sfondo immanente del quadro. È così subito chiaro che A.T. pur non abiurando la vita che si ritrova, anela a qualcos’altro. La fatica di salire a piedi quei sette piani di scale che lo portano verso la donna che lo ama, rappresenta bene le difficoltà che deve affrontare per affrancarsi dall’oggi. Che riguardano A.T. ma anche tutti noi che ne seguiamo le vicissitudini con partecipazione. E che al tempo stesso sentiamo simpatia per tanti dei personaggi che ne animano la vicenda. Come del resto ci induce a fare lo sguardo benevolo che riserva loro l’autore del film.
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massimo
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lunedì 12 novembre 2018
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vergognoso
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sono stato ieri al cinema a vedere questo film. Una vera schifezza: senza trama, senza senso e anche volgare. Non fate il mio stesso errore, non andate a cinema a vedere questa lagna.
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stella78
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martedì 6 novembre 2018
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noioso e deludente
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A dir poco deludente e noioso! Seguendo con molto interesse Biagio Izzo mi aspettavo un bel film...! Non lo consiglio!
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sabato 3 novembre 2018
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delusione totale
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Degno di un pacco napoletano. Delusione totale. Trama inesistente e confusionaria.
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