ralphscott
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mercoledì 27 dicembre 2017
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nessuna nostalgia
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Non mi è semplice valutare questo ennesima pellicola ambientata negli anni ' 50. Se il capolavoro di riferimento del melodramma "effetto nostalgia" - Lontano dal Paradiso - si fa ricordare per inarrivabile stile ed equilibrio,così come un bellissimo - The Help - nell'ultimo lustro,con la sua squisita venatura comica,il film di Allen è un melò urlato dal principio alla fine : una confezione dai dialoghi strillati,che si completa di una caramellosa,per quanto superba,fotografia e musiche stucchevoli. A che risultato mirava il regista? L'esito è surreale,la verosimiglianza della vicenda viene negata dalla stessa messa in scena.
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Non mi è semplice valutare questo ennesima pellicola ambientata negli anni ' 50. Se il capolavoro di riferimento del melodramma "effetto nostalgia" - Lontano dal Paradiso - si fa ricordare per inarrivabile stile ed equilibrio,così come un bellissimo - The Help - nell'ultimo lustro,con la sua squisita venatura comica,il film di Allen è un melò urlato dal principio alla fine : una confezione dai dialoghi strillati,che si completa di una caramellosa,per quanto superba,fotografia e musiche stucchevoli. A che risultato mirava il regista? L'esito è surreale,la verosimiglianza della vicenda viene negata dalla stessa messa in scena. Evidente qualche omaggio: la prima scena si apre con una panoramica sull'affollatissima spiaggia di Coney Island così come il re dei melodrammi - Lo specchio della vita - ; il lungo monologo finale della Winslet ricorda il delirio di Blanche Dubois in - Un tram che si chiama desiderio -. Il livello della recitazione è altissimo, con applausi più forti per Belushi. Voto: due stelle e mezzo. Oppure quattro (forse mi sfugge qualcosa)? Mah...
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fabiofeli
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domenica 31 dicembre 2017
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il sogno americano turbato da ananke
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Caroline (Juno Temple), una bella ragazza spaurita, cerca il padre, Humpty (Jim Belushi, fratello minore dell’indimenticabile John), che lavora nel grande parco dei divertimenti di Coney Island, penisola a sud di Brooklin. Siamo negli anni ’50 e Carolina, abbindolata da galanteria e ricchezza di un giovane gangster ha commesso l’errore di sposarlo; in seguito l’FBI l’ha costretta a rivelare qualche malefatta del marito ed ora cerca di nascondersi per sfuggire alla ritorsione della gang. Una voce fuori campo accompagna Caroline descrivendo il luogo: chi parla è Mickey (Justin Timberlake), che appare seduto sotto un ombrellone.
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Caroline (Juno Temple), una bella ragazza spaurita, cerca il padre, Humpty (Jim Belushi, fratello minore dell’indimenticabile John), che lavora nel grande parco dei divertimenti di Coney Island, penisola a sud di Brooklin. Siamo negli anni ’50 e Carolina, abbindolata da galanteria e ricchezza di un giovane gangster ha commesso l’errore di sposarlo; in seguito l’FBI l’ha costretta a rivelare qualche malefatta del marito ed ora cerca di nascondersi per sfuggire alla ritorsione della gang. Una voce fuori campo accompagna Caroline descrivendo il luogo: chi parla è Mickey (Justin Timberlake), che appare seduto sotto un ombrellone. E’ un giovane atletico come un bagnino, un ex-marine che fa proprio il bagnino sulla spiaggia newyorchese. Anticipa che sarà protagonista della storia. Caroline, dopo aver chiesto indicazioni, raggiunge un bar dove lavora l’attuale moglie del padre, Ginny (Kate Winslet), che, sapendo che Humpty non vuole più vedere sua figlia, tentenna un po’, ma poi la conduce a casa. In effetti quando rincasa l’uomo fa fuoco e fiamme: non ha mai perdonato a Caroline il matrimonio con il mafioso; ma si calma apprendendo della rottura avvenuta: si convince a ospitarla, nonostante il rischio di una visita della banda mafiosa, perché la figlia è disposta a lavorare nel bar con Ginny e a riprendere a studiare per andare poi all’università. Ma che c’entra il bagnino con la storia? si chiede lo spettatore. C’entra eccome, ma non va raccontato …
Il film di Woody Allen, pur divertendo per i dialoghi e le situazioni che si susseguono ingarbugliandosi come di consueto nei suoi film, ha una struttura drammatica e, anche se la storia è girata con diversi esterni – veri e/o ricostruiti perfettamente per l’ambientazione di 60-70 anni fa, anche con l’aiuto della digitalizzazione –, l’impianto è di stampo teatrale. La sceneggiatura descrive alti e bassi dei personaggi, come se essi stessero negli abitacoli della Ruota delle meraviglie o sulle montagne russe: Ginny e Caroline desiderano una nuova vita che cancelli il loro passato, l’una con il fardello di un figlio adolescente piromane, l’altra con un matrimonio sbagliato alle spalle; Humpty, vedovo della prima moglie e appena uscito da un problema di alcolismo grazie alla seconda, spera che sua figlia si laurei; Mickey, dopo che la guerra ha interrotto i suoi studi, vuole diventare un drammaturgo. E’ il grande sogno americano di una vita piena d’amore e di successo, turbato da un destino maligno in agguato, quasi fosse la divinità greca Ananke. Le recitazioni di Kate Winslet (la ‘Rose’ di Titanic, candidata all’Oscar come migliore attrice sette volte, vincitrice una sola volta nel 2009 per la parte in The reader di S. Daldry) e di Jim Belushi sono esemplari nello scolpire a tutto tondo Ginny e Humpty, al punto tale che mettono un po’ in ombra i due pur bravi coprotagonisti giovani. Un discorso a parte merita la fotografia. Storaro ha curato in modo particolare luci e colori: nel lungo piano-sequenza iniziale si percepisce chiaramente che la fotografia soprasatura ricalca il technicolor dei film anni ’50 e il gusto delle riviste fotografiche dell’epoca, come Esquire e National Geographic; nel prosieguo del film i riflessi caldi – arancio, giallo, rosso – su Ginny e quelli freddi su Caroline – celesti e azzurri - parlano dei loro stati d’animo. Un ottimo Woody Allen. Da vedere.
Valutazione *** e ½
FabioFeli
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michelino
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domenica 21 gennaio 2018
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michelino va al cinema
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Woody Allen vi ha un pochino stancato?
Vi sembra troppo ripetitivo
Vi sembra sempre meno concentrato e lucido di un tempo?
Forse avete anche ragione, nel senso che non tutti i suoi ultimi
sono all'altezza del suo nome.
Ma qui la ruota della fortuna gira nel senso giusto
E comunque basterebbero la ricostruzione del luna park
e la spiaggia di Coney Island negli anni cinquanta per
fare di questo film un opera più che piacevole da vedere.
E se volete lasciate pure perdere Woody Allen e guardate
questo film come se fosse un film di Storaro.
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Woody Allen vi ha un pochino stancato?
Vi sembra troppo ripetitivo
Vi sembra sempre meno concentrato e lucido di un tempo?
Forse avete anche ragione, nel senso che non tutti i suoi ultimi
sono all'altezza del suo nome.
Ma qui la ruota della fortuna gira nel senso giusto
E comunque basterebbero la ricostruzione del luna park
e la spiaggia di Coney Island negli anni cinquanta per
fare di questo film un opera più che piacevole da vedere.
E se volete lasciate pure perdere Woody Allen e guardate
questo film come se fosse un film di Storaro.
In un certo senso è così senza quella luce e quella fotografia
non sarebbe lo stesso film.
Una luce a volte talmente forte e innaturale da sembrare
pacchiana ma che oltre ad accompagnare le emozioni
suscitate dal racconto ci suggerisce la potenza dei riflettori
mentre illuminano il palco di una scena teatrale.
E teatro è una parola chiave per comprendere più a fondo
i meccanismi su cui questo film si regge.
Basterebbe guardare quell'ultima lunga bellissima e assurda
scena nella quale anche la recitazione palesemente forzata
ci consegna quel gusto particolare specifico del palcoscenico.
In pochi minuti riviviamo frammenti del teatro Greco di quello
Russo e di quello Americano e nord Europeo della metà del
secolo scorso.
La battuta finale del film non è calibrata molto bene
Ci voleva più tempo per arrivare a quella frase
Detta così nel bel mezzo del dramma che si consuma
suona falsa e fuori luogo.
Eppure quella battuta è indispensabile
Quella battuta riassume tutto il senso del film
In quella battuta ci sono tutti i finali più belli e più
amari di quasi tutto il teatro moderno
Già...la ruota delle meraviglie....ve la raccomando!
Fate come Michelino...andate a vederla....ne vale la pena.
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teodosio
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sabato 8 agosto 2020
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la ruota della magnifica sporcizia....
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Un film noioso ? Sicuramente ! Ripetizione stanca dei precedenti ? Certamente !
Ma il problema non è solo qui...sta nel fatto che stavolta il "sentimentalismo" cappa soffocante, obbrobrio culturale americano (ahimè anche europeo..), stilèma e firma che caratterizza il cinema ed il mondo di W.Allen, sfonda ogni minimo livello etico, e la protagonista Ginny dopo aver distrutto la vita del marito batterista, la famiglia che aveva, ed aver cresciuto senza un minimo di affetto il figlio, che la vorrrebbe bruciare ed invece si contenta di bruciare il mondo...trova il modo di distruggere quel poco che una sorte difficile e confusa le aveva dato.
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Un film noioso ? Sicuramente ! Ripetizione stanca dei precedenti ? Certamente !
Ma il problema non è solo qui...sta nel fatto che stavolta il "sentimentalismo" cappa soffocante, obbrobrio culturale americano (ahimè anche europeo..), stilèma e firma che caratterizza il cinema ed il mondo di W.Allen, sfonda ogni minimo livello etico, e la protagonista Ginny dopo aver distrutto la vita del marito batterista, la famiglia che aveva, ed aver cresciuto senza un minimo di affetto il figlio, che la vorrrebbe bruciare ed invece si contenta di bruciare il mondo...trova il modo di distruggere quel poco che una sorte difficile e confusa le aveva dato...un brov'uomo vedovo ed ex alcolizzato che si impegna generosamente con tutta la famiglia ...ebbene la dolce Ginny lo deruba senza ritegno dei risparmi che lui aveva faticosamente racimolato per la figlia (dolorosamente sconsiderata), gettando poi nella sabbia il frutto della sua perfidia che serviva a trattenere col denaro il giovane gigolò che si era stancato portarla a letto...è già, alla tardona irrequieta non basta tradire la fiducia di chi la ama, ma rilancia derubandolo, e poi ciliegina finale permette freddamente l'assassinio di sua figlia...e qui si entra nel criminale...nell'abiezione colpevole.
Un film amorale, vergognoso, nel quale pare che tutto si debba ammettere in nome del sentimento, del grande travolgente amore, del sogno poetico (?)... ed al finale nulla avviene...le viltà più vergognose, le colpe omicide, l'egoismo eretto a regola di vita , tutto nei fatti è permesso, è la regola...e la sporcizia la si annega nell'alcool, non ci si può fare i conti, non esiste cambiamento, ne speranza, il male vincente lo si vive meglio nel fondo della bottiglia e del bicchiere...
Film cinico, tragico, senza esito, dove i bellissimi colori intorno al mondo sporco di Genny sono solo il paradosso del male ...
Ma a ben guardare non tutti i personaggi sono perversi come la cara Ginny.... Humpty (Belushy) fa pena, ma si trascina faticosamente, ma dignitosamente, anche gli altri, la figlia Carolina, insegue servendo ai tavoli, la speranza di una salvifica felicità dopo l' errore immenso di una facile ricchezza mafiosa, il piccolo piromane pare cercare nel suo silenzio un minimo di attenzione con fuochi sempre più alti, che sua madre pare proprio non voler vedere... insomma un umanità tragica, dolorosa, ma da rispettare..gente comune che non si arrende... una Coney Island anni '50 dove ci sono anche persone che credono in qualcosa, ma che W.Allen guarda come si guardano gli insetti, senza umanità, senza rispetto....per dedicarsi al suo bel mostro pieno di sentimentale esistenzialismo....
Rivoltante storia, condita da ottima fotografia, e da una recitazione passabile, ma centamente non esaltante...
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catapulta
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giovedì 28 dicembre 2017
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bella confezione, poca soddisfazione
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Forse W. Allen ha cominciato a stancare! Immagino io che quanche stagione fa il giudizio potrebbe essere stato diverso, ma se fai e rifai storie rischi di riprorre gli bstessi clichè. Vero Woody? La storia narrata scivola via come una doccia: ci si sente più puliti ma non arricchiti di qualcosa. La recitazione potrebbe sembrare "maiuscola" ma lascia l'impressione di sovrabbondanza di toni ed espressioni. La fotografia è sicuramente di grande efficacia, però è "quasi troppa" nel senso che è innaturalmente perfetta. La sceneggiatura è notevole e sorregge bene lo sviluppo del film. Alla fine si ha la stessa sensazione che si prova quando, dopo aver cenato in un ristorante di lusso con eccellente servizio ai tavoli, ci si chiede se il cibo era all'altezza del prestigio del locale, spesso arrivando alla conclusione che in una buona pizzeria si sarebbe mangiato meglio.
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Forse W. Allen ha cominciato a stancare! Immagino io che quanche stagione fa il giudizio potrebbe essere stato diverso, ma se fai e rifai storie rischi di riprorre gli bstessi clichè. Vero Woody? La storia narrata scivola via come una doccia: ci si sente più puliti ma non arricchiti di qualcosa. La recitazione potrebbe sembrare "maiuscola" ma lascia l'impressione di sovrabbondanza di toni ed espressioni. La fotografia è sicuramente di grande efficacia, però è "quasi troppa" nel senso che è innaturalmente perfetta. La sceneggiatura è notevole e sorregge bene lo sviluppo del film. Alla fine si ha la stessa sensazione che si prova quando, dopo aver cenato in un ristorante di lusso con eccellente servizio ai tavoli, ci si chiede se il cibo era all'altezza del prestigio del locale, spesso arrivando alla conclusione che in una buona pizzeria si sarebbe mangiato meglio. Tre stelle di simpatia e perchè un film di W. A. comunque un commento lo strappa sempre.
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