winchester_94
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mercoledì 26 settembre 2018
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le insoddisfazioni della vita e l'egoismo
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“Coney Island. Anni 50’. La spiaggia. La passerella. Io lavoro qui alla postazione sette”. Così, inizia il quarantottesimo film di Woody Allen, nel quale il bagnino e scrittore drammaturgo, interpretato da Justin Timberlake, assume il ruolo di narratore, rompendo la quarta parete, ma interagendo, allo stesso tempo con i personaggi della vicenda.
Come si evince dall’incipit, la storia è ambientata a Coney Island, dove Ginny, interpretata da Kate Winslet, dopo una carriera di attrice, che ricorda con nostalgia, e un primo matrimonio, finito in tragedia, da cui ha avuto un figlio, Ritchie, si sposa con Hampty, interpretato da John Belushi, un uomo burbero, giostraio del Luna Park.
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“Coney Island. Anni 50’. La spiaggia. La passerella. Io lavoro qui alla postazione sette”. Così, inizia il quarantottesimo film di Woody Allen, nel quale il bagnino e scrittore drammaturgo, interpretato da Justin Timberlake, assume il ruolo di narratore, rompendo la quarta parete, ma interagendo, allo stesso tempo con i personaggi della vicenda.
Come si evince dall’incipit, la storia è ambientata a Coney Island, dove Ginny, interpretata da Kate Winslet, dopo una carriera di attrice, che ricorda con nostalgia, e un primo matrimonio, finito in tragedia, da cui ha avuto un figlio, Ritchie, si sposa con Hampty, interpretato da John Belushi, un uomo burbero, giostraio del Luna Park. Ginny, insoddisfatta della sua vita, vede nel giovane bagnino, Mickey, un uomo in grado di capire la situazione di lei, piena di rimpianti e angosce. Inizia con lui una storia d’amore. La situazione, si ribalta, con l’entrata in scena di Carolina figlia di Hampty, che molti anni prima era scappata di casa per sposarsi con un gangster. Pentita di essere entrata in quella vita, braccata dagli scagnozzi di suo marito, poichè aveva collaborato con la polizia, cerca aiuto dal padre. L’arrivo di Carolina segna gli equilibri dei personaggi e della vicenda, in particolare di Hamphty e Mickey, che rimane rapito dalla sua bellezza, mettendo a dura prova il rapporto con Ginny. L’intenzione del regista è mettere in scena una storia d’amore con tinte drammatiche e tragiche. Questi elementi emergono grazie all’utilizzo della macchina da presa, che con movimenti di macchina, piani sequenza e inquadrature, che seguono i personaggi, installa un’impostazione teatrale alle scene, non solo dando importanza a questi ultimi ma anche agli spazi. La fotografia di Storaro e il susseguirsi di luci calde e fredde a seconda delle emozioni dei personaggi, sono il punto esclamativo delle azioni e dei sentimenti di questi ultimi. Ginny, interpretata dalla Winslet, donna in crisi, che sta affrontando un crollo psicologico dovuto agli insuccessi del passato: è lo stereotipo che possiamo ritrovare in Cate Blanchete in Blue Jasmine. La Winslet è manovrata dall’amore, ma un amore aggressivo e materiale, con Mickey, che si contrappone a quello puro e sublime di lui per Carolina. Ritchie, invece, figlio avuto da Ginny, con il primo marito è un ragazzino problematico : salta la scuola e appicca incendi. Il cinema: è l’ unico luogo di evasione da una situazione familiare e personale sofferta. La Ruota delle meraviglie mette in scena la natura umana e quanto i sentimenti possano giocare un ruolo importante nella vita delle persone, tanto da condizionarne le loro azioni, spingendoli in situazioni ai limiti dell’egoismo.
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eugenio
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domenica 7 gennaio 2018
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scampoli di vita perduta
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C’è cinema e teatro nell’ultimo film di Woody Allen, Wonder Wheel, La ruota della meraviglie.
C’è nevrosi, insoddisfazione, un bisogno insopprimibile di appoggiarsi a un altro per non cadere, il vizio dell’ascesa e la velleità teatrale, ed è meraviglioso constatare quanto di diverso ogni pellicola di Woody Allen possa offrire allo spettatore oggi, malgrado superficiali apparenze denotino un’iterazione ciclica di ogni sceneggiatura del cineasta americano.
Come in Blue Jasmine, viveva la ricca Jasmine/Jeanette/Cate Blanchett, qui, con la sua divisa da cameriera del ristorante “Il re della vongola”, c’è l’ex “Titanic girl” Kate Winslet, ovvero Ginny.
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C’è cinema e teatro nell’ultimo film di Woody Allen, Wonder Wheel, La ruota della meraviglie.
C’è nevrosi, insoddisfazione, un bisogno insopprimibile di appoggiarsi a un altro per non cadere, il vizio dell’ascesa e la velleità teatrale, ed è meraviglioso constatare quanto di diverso ogni pellicola di Woody Allen possa offrire allo spettatore oggi, malgrado superficiali apparenze denotino un’iterazione ciclica di ogni sceneggiatura del cineasta americano.
Come in Blue Jasmine, viveva la ricca Jasmine/Jeanette/Cate Blanchett, qui, con la sua divisa da cameriera del ristorante “Il re della vongola”, c’è l’ex “Titanic girl” Kate Winslet, ovvero Ginny.
Ginny è vittima di un destino che a suo avviso l’ha osteggiata. E’ una donna “sull’orlo di una crisi di nervi”, perde spesso il controllo, ed è vittima delle sue colpe, dei suoi difetti, dell’amore.
Sposata in seconde nozze con Humpty (Jim Belushi) che lavora appunto nel grande parco di divertimento di Coney Island a New York e con un figlio di dieci anni dall’insana piromania ma dalla grande passione per il cinema (tanto che marina la scuola pur di vedersi i film), Ginny si innamora di Mickey, un aspirante drammaturgo/bagnino (Justin Timberlake) colto con cui cerca di evadere dalla sua frustrazione annegata nell’alcol dimenticando anni e giovinezza perduta.
Ma l’idillio tradito si rompe nel momento in cui improvvisamente torna all’ovile la figlia di prime nozze di Humpty, Carolina (Juno Temple), fuggita dalla “divertente” famiglia con un marito (si è sposata giovane la ragazza, appena ventenne) di cui presto si è dovuta pentire perché intrallazzato in giri mafiosi assai poco raccomandabili.
Carolina cerca protezione e non si fa specie di chiederla al suo “patrigno” Humpty che gentilmente gliela nega (mandandola a quel paese da cui proveniva) ma trova nella “matrigna”, Ginny, una possibilità: Ginny le offre, a patto di non combinare guai, di lavorare al ristorante come cameriera e di sera studiare per prendersi un diploma. La ragazza accetta, tutto scorre bene: Ginny continua a sollazzarsi col suo bagnino preferito rendendo Humpty più cornuto di quanto non lo sia già. Peccato, che di quell’affascinante bagnino finisca per innamorarsene anche Caroline (o, meglio è lui che si innamora di lei), trascinando in un vortice di gelosia la feroce Ginny. A complicare le cose ci si mettono i due “tipi” poco raccomandabili che vogliono far sparire per sempre Caroline.
Siamo negli anni ’50 e tutto parla Tennesse Wiliams. E’ al drammaturgo americano che Woody Allen in questo film si ispira volutamente con richiami al teatro e alla cosiddetta “azione da camera” in cui i protagonisti vivono.
Si svolge infatti, prettamente in interni, questo film malgrado qualche esterno di ripresa del bagnino e del figlio piromane, un set che è palcoscenico teatrale, della vita che si fa teatro nell’ossessione di una scelta che non lascia scampo ai quattro personaggi.
Nella giostra delle meraviglie che è la vita, Allen imbastisce la sua commedia-finzione-verità, sull’alienazione umana, sul ruolo del destino e in generale sulla nostra impietosa incapacità di scegliere una redenzione, oppressi da una scelta, sia essa negativa che positiva, che ci blocca, distruggendoci lentamente a patto di non cogliere una “fuga dalla realtà”.
Fuga dalla verità che avviene nel fuoco “purificatore” e nella dolce immagine del cinema per il ragazzino, in un amore impossibile per la tosta Ginny, in una nuova vita appunto per la determinata ma fragile Carolina.
Amaro e senza speranza, in un panorama che di starlette e blasonati borghesismi ha ben poco ma si concentra sull’universo proletario dei lavoratori stagionali, La ruota della meraviglie, è un tuffo nel passato tra gloriose luci dorate di una decadente Coney Island che nel 1950 stava dicendo bye-bye al sogno americano, sbattendo il muso dolorosamente contro la realtà grigia e cupa della vita di tutti i giorni.
Sembra Ombre e nebbia, La ruota della meraviglie, sembra ma non è. Con un’accezione meno esistenzialista, priva del grottesco gioco che caratterizza molte passate pellicole di Woody Allen, in questo non si ride affatto e non c’è consolazione, al crollo inesorabile di tutte le aspirazioni dei protagonisti.
L’illusione di un amore possessivo che stritola le vite dei quattro personaggi, un amore rabbioso che non ammalia e non stupisce e che si sfoga nel puro atto carnale del desiderio dei corpi, si scontra con la purezza di un sentimento istintivo, ancestrale che il giovane bagnino comprenderà perdendosi nei dolci occhi blu di Caterine.
Un amore che alla fine, nonostante tutto rimane, un amore a cui si dovrebbe tendere anche se conviviamo quotidianamente con lo spettro della tragedia e del fallimento, cercando una riscossa in questo salvifico salvagente, a patto che ci venga buttato in mare da qualche natante non nichilista.
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rabasma2
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domenica 30 settembre 2018
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come se nulla fosse successo
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Un film che mette forse un po’ di tristezza, una storia di piccoli uomini e di ordinaria mediocrità dove irrompe una giovane donna ,Carolina, diversa per la sua storia ma che anche per questo viene sacrificata . Carolina spezza gli equilibri, Ginny cerca un riscatto della sua mediocrità con una storia nuova , e confonde i piani tra la realtà è la recita ( ad un certo punto dice al suo giovane amante che lei in realtà recita nella sua grigia quotidianità di cameriera ) e il tutto scorre poi in una commedia dove il finale incombe passo a passo come in una tragedia greca ( e nel finale viene anche evocata la tragedia greca ,con un coltello che compare nella scena in mano a una disperata Ginny ) .
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Un film che mette forse un po’ di tristezza, una storia di piccoli uomini e di ordinaria mediocrità dove irrompe una giovane donna ,Carolina, diversa per la sua storia ma che anche per questo viene sacrificata . Carolina spezza gli equilibri, Ginny cerca un riscatto della sua mediocrità con una storia nuova , e confonde i piani tra la realtà è la recita ( ad un certo punto dice al suo giovane amante che lei in realtà recita nella sua grigia quotidianità di cameriera ) e il tutto scorre poi in una commedia dove il finale incombe passo a passo come in una tragedia greca ( e nel finale viene anche evocata la tragedia greca ,con un coltello che compare nella scena in mano a una disperata Ginny ) . Poi tutto passa , come un onda e tutto viene soffocato dal succedersi dei giorni e dalla normalità che riprende il suo spazio . La luce e la fotografia son9 un film a parte , l interpretazione di Kate Winslet è superlativa .
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great steven
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venerdì 30 ottobre 2020
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kate winslet alter ego fascinosa del regista.
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LA RUOTA DELLE MERAVIGLIE (USA, 2017) diretto da WOODY ALLEN. Interpretato da KATE WINSLET, JIM BELUSHI, JUNO TEMPLE, JUSTIN TIMBERLAKE, JACK GORE, MAX CASELLA, DAVID KRUMHOLTZ, TONY SIRICO ●A Coney Island, negli anni ’50, prendono piede le vicende di quattro personaggi: Ginny, ex attrice emotivamente instabile che ora lavora con profonda amarezza come cameriera in un bar sulla spiaggia; il suo secondo marito Humpty, rabbioso ma bonario giostraio con la passione per la pesca; il bagnino Mickey, che ha alle spalle un passato nella Marina USA e sogna di fare il drammaturgo; la figlia di Humpty, Carolina, in fuga precipitosa da un rovinoso matrimonio con un gangster italoamericano che le ha sguinzagliato dietro i suoi sgherri per eliminarla.
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LA RUOTA DELLE MERAVIGLIE (USA, 2017) diretto da WOODY ALLEN. Interpretato da KATE WINSLET, JIM BELUSHI, JUNO TEMPLE, JUSTIN TIMBERLAKE, JACK GORE, MAX CASELLA, DAVID KRUMHOLTZ, TONY SIRICO ●A Coney Island, negli anni ’50, prendono piede le vicende di quattro personaggi: Ginny, ex attrice emotivamente instabile che ora lavora con profonda amarezza come cameriera in un bar sulla spiaggia; il suo secondo marito Humpty, rabbioso ma bonario giostraio con la passione per la pesca; il bagnino Mickey, che ha alle spalle un passato nella Marina USA e sogna di fare il drammaturgo; la figlia di Humpty, Carolina, in fuga precipitosa da un rovinoso matrimonio con un gangster italoamericano che le ha sguinzagliato dietro i suoi sgherri per eliminarla. Carolina è accolta volentieri in casa dal padre a patto che frequenti le scuole serali e si trovi un impiego come insegnante, ma Ginny non tollera neanche un po’ la presenza dell’ingenua ragazza. Nel frattempo Ginny conosce Humpty (che narra in prima persona la storia), se ne innamora ricambiata, e spera di avere un futuro con lui, ma poi si intromette Carolina, il bagnino si invaghisce di lei e l’ex attrice ne esce sconvolta e sempre più insoddisfatta della sua attuale esistenza di stenti e miseria, aggravata fra l’altro dal figlio Richie (avuto dal primo marito) che appicca incendi dolosi ovunque. Un giorno due scagnozzi del boss malavitoso da cui Ginny è scappata interrogano Humpty. Lui nega di averla incontrata negli ultimi tempi. Eppure, dopo una serata trascorsa in pizzeria con Mickey, Carolina sparisce, suscitando la preoccupazione del padre. Che sia stata Ginny a mettersi in contatto coi mafiosi per togliersela di torno? Commedia dai risvolti dolceamari in cui un quartetto di attori, tutti in splendida forma, recitano benissimo, si amano, si illudono, si perdonano, faticano a sopportarsi a vicenda, sognano, trafficano gli uni alle spalle degli altri, si arrendono, continuano a combattere affrontando la realtà. Sullo sfondo, una stupenda località balneare affollatissima di bagnanti che crea un quartier generale oltremodo funzionale per mettere in scena un efficace dramma umano nel quale tutti sono innocenti e colpevoli in base alle loro intenzioni e alle decisioni che prendono per influenzare il proprio destino e quello di chi gli sta accanto. Ancora una volta, Allen sta dietro alla macchina da presa per raccontare sé stesso, sdoppiandosi in quattro, ma più che mai facendosi rappresentare da una superba K. Winslet che recita perennemente sopra le righe senza sbagliare un colpo, fa delle proprie nevrosi un’arma difensiva pressoché impenetrabile e strappa l’applauso nel concitato monologo del sottofinale. J. Timberlake è forse il personaggio meno riuscito, benché costruito con un sagace equilibrio fra stabilità intellettiva, pathos e ambiziosi professionali, ma abbiamo anche J. Belushi che finalmente ottiene un ruolo drammatico e dimostra alla perfezione di saperselo meritare, e la Temple che, nonostante a un primo esame disattento sembri soltanto riempire i buchi narrativi qua e là, è invece la migliore risorsa per guardare questo film divertendosi e ponendosi domande a cui la pellicola non si sogna nemmeno di dare risposte. Allen non si smentisce: ogni suo lavoro cinematografico è una scusa per riflettere sul senso dell’amore, e soprattutto sul senso della vita. La sua tecnica è ormai molto raffinata e, in Wonder Wheel, col personaggio della Winslet, si evidenzia un palese richiamo a Io e Annie. Anche colui che da qualche tempo lo affianca spesso, Vittorio Storaro, non è da meno dell’attore/regista newyorkese: ci offre in questa occasione una direzione della fotografia che è uno spettacolo per occhi e cuore.
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danascully
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martedì 19 dicembre 2017
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ennesima delusione
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Nonostante la confezione esteticamente perfetta, il risultato finale è di una noia mortale. Kate Winslet si danna l'anima per dare LA prestazione (ma esagera nel copiare personaggi del passato come Blanche Dubois, tanto per stare nel banale), Jim Belushi è discreto, Timberlake si e no sufficiente - ma veramente, che ppppppalle. La storia è vista, rivista e stravista senza aver avuto aggiunto nessun valore in più, non vedo perchè dovremmo premiare certe banalità assolute creditandole di 'semplicità e sincerità' . Ma dove?
Questo film è splendido visivamente, ma di una pochezza di contenuti sconfortante. E la Winslet, che ancora un po' e si suicidava in scena pur di convincerci di quanto è brava, non arriva neanche a cento chilometri dalla siderale prestazione della Blanchett in Blue Jasmine, meravigliosa senza sforzo apparente.
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Nonostante la confezione esteticamente perfetta, il risultato finale è di una noia mortale. Kate Winslet si danna l'anima per dare LA prestazione (ma esagera nel copiare personaggi del passato come Blanche Dubois, tanto per stare nel banale), Jim Belushi è discreto, Timberlake si e no sufficiente - ma veramente, che ppppppalle. La storia è vista, rivista e stravista senza aver avuto aggiunto nessun valore in più, non vedo perchè dovremmo premiare certe banalità assolute creditandole di 'semplicità e sincerità' . Ma dove?
Questo film è splendido visivamente, ma di una pochezza di contenuti sconfortante. E la Winslet, che ancora un po' e si suicidava in scena pur di convincerci di quanto è brava, non arriva neanche a cento chilometri dalla siderale prestazione della Blanchett in Blue Jasmine, meravigliosa senza sforzo apparente. Ah già, ma là c'era anche una sceneggiatura decente e davvero una sincerità di intenti che qua proprio neanche l'ombra.
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giajr
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sabato 23 dicembre 2017
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da leggere con attenzione, woody è sempre woody!
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Ottimo il testo, la scenografia, bravissimi gli attori, perfetti i dialoghi e una regia unica! Woody è unico, una impronta inconfondibile, già dalla colonna sonora iniziale. Che dire! Un film introspettivo profondo che scandaglia l'animo umano nelle sue pieghe e in tutte le età: il bambino, la giovane donna ed il giovane uomo, l'uomo e la donna matura... L'uomo e le sue misere, le sue sofferenze, i dilemmi e l'amore che troneggia incontrastato, silenzioso ed imperturbabile. Sempre presenti le passeggiate dei protagonisti (già viste in altri suoi film), la voce narrante (anch'essa una costante) e la mitica New York che Allen custodisce nel suo dna.
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Ottimo il testo, la scenografia, bravissimi gli attori, perfetti i dialoghi e una regia unica! Woody è unico, una impronta inconfondibile, già dalla colonna sonora iniziale. Che dire! Un film introspettivo profondo che scandaglia l'animo umano nelle sue pieghe e in tutte le età: il bambino, la giovane donna ed il giovane uomo, l'uomo e la donna matura... L'uomo e le sue misere, le sue sofferenze, i dilemmi e l'amore che troneggia incontrastato, silenzioso ed imperturbabile. Sempre presenti le passeggiate dei protagonisti (già viste in altri suoi film), la voce narrante (anch'essa una costante) e la mitica New York che Allen custodisce nel suo dna.
E poi che dire, se non che si deve prendere atto che questo film ci rammenta quali sono le debolezze della maggior parte degli uomini, quelli che non hanno il coraggio di svoltare il loro destino. Un film da vedere e mettere nella propria cineteca personale.
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fabio
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martedì 31 luglio 2018
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la ruota meravigliosa del cinema di allen...
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...dalla quale non vorresti mai scendere; perchè, diciamocelo, chi lo ama lo seguirà sempre e si siederà ancora a farsi raccontare una nuova storia.
Questa volta Allen sceglie gli anni '50 ed il mitico luna park di Coney island per ambientare una storia che omaggia il teatro e Eugene O'Neill in particolare.
Così ritroviamo una varia umanità che lotta per la sopravvivenza, tra illusioni e delusioni, passioni e irrazionalità.
Quel che ne viene fuori è, come sempre, un prodotto eccellente nella confezione (la fotografia di Storaro su tutto) ma che non ti cattura fino in fondo.
Allen mette in scena storie di vita vera ma spesso si ferma alla scena, alla finzione teatrale e ti viene il sospetto, film dopo film, che sia proprio questo il vero intento.
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...dalla quale non vorresti mai scendere; perchè, diciamocelo, chi lo ama lo seguirà sempre e si siederà ancora a farsi raccontare una nuova storia.
Questa volta Allen sceglie gli anni '50 ed il mitico luna park di Coney island per ambientare una storia che omaggia il teatro e Eugene O'Neill in particolare.
Così ritroviamo una varia umanità che lotta per la sopravvivenza, tra illusioni e delusioni, passioni e irrazionalità.
Quel che ne viene fuori è, come sempre, un prodotto eccellente nella confezione (la fotografia di Storaro su tutto) ma che non ti cattura fino in fondo.
Allen mette in scena storie di vita vera ma spesso si ferma alla scena, alla finzione teatrale e ti viene il sospetto, film dopo film, che sia proprio questo il vero intento.
La cinepresa non riesce a rendere la bravura della Winslet che appare poco naturale nella sua recitazione e di nuovo riaffiora il sospetto che la finzione teatrale sia più seducente, più interessante del vero.
Forse la velocità di scrittura e realizzazione che Allen impone, a se stesso in primis, penalizzano il risultato ma andare al cinema a vederlo è un esperienza che ripaga sempre.
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giuliacortella
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venerdì 17 agosto 2018
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perdersi a coney island negli anni cinquanta
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Sullo sfondo della spiaggia di Coney Island negli anni Cinquanta, appiccare fuochi potrà lenire il vuoto affettivo di un bambino privato dell'amore di genitori artisti, lui, batterista amorevole, e lei, attrice narcisista concentrata su di sé troppo per poter essere anche una buona madre? Quel fuoco, simbolo d'amore inappagato, e la passione per il cinema sono gli elementi che fanno sopravvivere il mondo dell'infanzia nel paesaggio ludico della spiaggia di New York e del suo Luna Park che sembrano promettere una perenne felicità ma che, in realtà sono abitati da adulti alla deriva, dalle vite perdute che procurano agli altri e a se stessi solo dolore. Ginny, la madre del piccolo, (una perfetta Kate Winslet) non sa amare se non se stessa; ridotta a servire in una trattoria, rimpiange la bellezza e la felicità perdute a causa sua, per aver tradito il marito che amava.
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Sullo sfondo della spiaggia di Coney Island negli anni Cinquanta, appiccare fuochi potrà lenire il vuoto affettivo di un bambino privato dell'amore di genitori artisti, lui, batterista amorevole, e lei, attrice narcisista concentrata su di sé troppo per poter essere anche una buona madre? Quel fuoco, simbolo d'amore inappagato, e la passione per il cinema sono gli elementi che fanno sopravvivere il mondo dell'infanzia nel paesaggio ludico della spiaggia di New York e del suo Luna Park che sembrano promettere una perenne felicità ma che, in realtà sono abitati da adulti alla deriva, dalle vite perdute che procurano agli altri e a se stessi solo dolore. Ginny, la madre del piccolo, (una perfetta Kate Winslet) non sa amare se non se stessa; ridotta a servire in una trattoria, rimpiange la bellezza e la felicità perdute a causa sua, per aver tradito il marito che amava. Dopo il divorzio sposa per convenzione un uomo generoso ma incapace, Humpty (un grande Jim Belushi), che ha una figlia dal primo matrimonio, Carolina (Juno Temple), sposata ad un gangster che alla fine riuscirà a farla fuori. Carolina cerca rifugio presso il padre e la matrigna che, alle prese col figlio e le difficoltà quotidiane, si è abbandonata nel frattempo tra le braccia di un giovane bagnino, Mickey (un seducente e perfetto nella sua ambiguità Justin Timberlake) e si illude di aver trovato un futuro che la salvi. Ben presto il giovane atletico si innamorerà di Carolina e la matrigna, per egoismo e gelosia, non l’avviserà dell'arrivo del gangster che la vuole sopprimere. Come nella tragedia greca, l’eroina avrebbe l’occasione di salvarsi, ma in realtà perde se stessa da sola ancora una volta e si condanna alla solitudine e all’alcolismo, trascinando con sé il dolore di tutti gli altri che le ruotano attorno. La ruota della vita dei protagonisti si gira sullo sfondo di un paesaggio in cui le luci del luna park di Coney Island, i costumi, i vestiti degli anni Cinquanta risaltano attraverso i filtri della fotografia luminosa e calda di Vittorio Storaro che fa brillare i colori caricati, quasi da cartolina. Sulla spiaggia si avvicendano le vite degli uomini i cui sentimenti si intrecciano nelle reti indistinte di una dolorosa esistenza umana. Giulia Cortella
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samanta
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lunedì 18 maggio 2020
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la ruota della noia ...
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Woody Allen di cui non si può negare la passata genialità e capacità sia come sceneggiatore che come regista, si ripete ormai sempre più stancamente, continuando imperterrito nei soliti temi.
La ruota delle meraviglie uscito nel 2017 ha il soggetto, la sceneggiatura e la regia di Woody Allen ed è ambientato (bene) a Coney Island una spiaggia e un sobborgo popolare di Brooklyn anche allora un posto popolare.
Ci sono 4 personaggi: Michey un giovane e aitante bagnino: Justin Timberland (cantante e autore musicale, ed anche attore: Open Road, Runner Runner, con esiti commerciali non positivi) che fa da voce narrante per tutto il film, Ginny (Kate Winslet) quarantenne bella ed infelice, ex attrice che fa la cameriera con un figlio di 10 anni del primo marito, bambino maniaco piromane, un secondo marito Humpty (Jim Belushy) un brav'uomo che l'ha presa in casa malgrado il suo temperamento nevrotico, anche lui tendente al bere e alla violenza, e che vive facendo il giostraio, al gruppo si aggiunge Carolina (Juno Temple) figlia del precedente matrimonio e che era scappato giovane 5 anni prima per sposare un criminale mafioso e che adesso cerca un rifugio, perché avendo collaborato con l'FBI, dopo l'arresto del marito, è ricercata dalla mafia.
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Woody Allen di cui non si può negare la passata genialità e capacità sia come sceneggiatore che come regista, si ripete ormai sempre più stancamente, continuando imperterrito nei soliti temi.
La ruota delle meraviglie uscito nel 2017 ha il soggetto, la sceneggiatura e la regia di Woody Allen ed è ambientato (bene) a Coney Island una spiaggia e un sobborgo popolare di Brooklyn anche allora un posto popolare.
Ci sono 4 personaggi: Michey un giovane e aitante bagnino: Justin Timberland (cantante e autore musicale, ed anche attore: Open Road, Runner Runner, con esiti commerciali non positivi) che fa da voce narrante per tutto il film, Ginny (Kate Winslet) quarantenne bella ed infelice, ex attrice che fa la cameriera con un figlio di 10 anni del primo marito, bambino maniaco piromane, un secondo marito Humpty (Jim Belushy) un brav'uomo che l'ha presa in casa malgrado il suo temperamento nevrotico, anche lui tendente al bere e alla violenza, e che vive facendo il giostraio, al gruppo si aggiunge Carolina (Juno Temple) figlia del precedente matrimonio e che era scappato giovane 5 anni prima per sposare un criminale mafioso e che adesso cerca un rifugio, perché avendo collaborato con l'FBI, dopo l'arresto del marito, è ricercata dalla mafia.
Ginny insodisfatta perenne, inizia una relazione molto appassionata e carnale con il bagnino che ha una certa cultura perché ha ripreso a studiare, molto più giovane di lei fantasticando di fuggire con lui e riprendere l'attività di attrice, ma Mickey è in questo reticente, anzi incontrato per caso Carolina si innamora di lei pur rimanendo platonica la simpatia reciproca. Ginny che aveva tante illusioni se ne accorge e questo scatena una gelosia estrema in lei ossessionata anche dal figlio che continua ad accendere fuochi e deve andare in cura psichiatrica.
I mafiosi cercano a Coney Island Carolina che esce la prima sera con Mickey si confida con la matrigna che le aveva trovato un posto di cameriera dove lavorava anche lei che oltre tutto è anche gelosa che il marito spenda per la figlia soldi per un corso serale di studi. Il datore di lavoro della ragazza rivela ai 2 mafiosi che la cercano il ristorante in cui è andata la ragazza e lo dice a Ginny che cerca disperatamente un telefono, lo trova per avvvertire Carolina, ma quando dal ristorante rispondono abbassa la cornetta. Ovviamente Carolina ritornando sola casa perché il bagnino le ha detto la verità sui rapporti con la matrigna sparisce, Mickey scopre la verità e la rinfaccia a Ginny così anche il marito sa la verità ma preferisce rassegnarsi.
E' un film noioso con una lentezza di linguaggio notevole, con la pessima idea del regista della voce fuori campo di Mickey che spesso guarda in primo piano la macchina da ripresa come fosse un microfono, in tal modo interrompe ogni linearità delle scene e rendendo ridicoli momenti che non lo sono.
La comicità è amara e il dramma è comico, infarcito da parole, parole e ancora parole, Woody è un parolaio che sembra voler rovesciare sullo spettatore i fantasmi interiori che lo tormentano, non riesce a concludere il film con un finale nel bene o nel male, i personaggi sono tutti nevrotici senza scampo e recitano specie Ginny e Jim sopra le righe in una perenne agitazione mentale. Ma neppure la storia avvince e seppure drammatica non ha tensione, e i momenti ridicoli non fanno sorridere, non c'é una conclusione e tutto quello che rimane è una storia sospesa nell'aria. Inoltre sarebbe stato necessario un pò di sforzi per meglio inquadrare psicologicamente i personaggi, in conclusione un film che lascia l'amaro in bocca: caro Woody non sei Clint è ora di smetterla.
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maurizio.meres
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domenica 17 dicembre 2017
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il solito bel film di allen
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Anche questa volta il geniale Woody Allen crea un quadro perfetto,in una logica temporale ci riporta indietro nel tempo,proiettando lo spettatore nella colorita località di Coney Island,dove tutto era e lo è tuttora divertimento,con il famoso luna park e bellissime spiagge,e soprattutto la ruota il vero emblema di quella località ,dove si respirava negli anni cinquanta spensieratezza e voglia di vivere,ma per gli abitanti del posto le turbe esistenziali erano quelle che la vita ci riserva,ed è in quelle situazioni che Allen entra con tutta la sua sensibilità scavando nel profondo intimo dei vari personaggi,tra incomprensioni coniugali,conflitti tra due donne per un uomo,problematiche tra genitori e figli,con una sceneggiatura semplice ma profonda,dialogato con la solita verve,ma meno caotico senza sovrapposizioni.
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Anche questa volta il geniale Woody Allen crea un quadro perfetto,in una logica temporale ci riporta indietro nel tempo,proiettando lo spettatore nella colorita località di Coney Island,dove tutto era e lo è tuttora divertimento,con il famoso luna park e bellissime spiagge,e soprattutto la ruota il vero emblema di quella località ,dove si respirava negli anni cinquanta spensieratezza e voglia di vivere,ma per gli abitanti del posto le turbe esistenziali erano quelle che la vita ci riserva,ed è in quelle situazioni che Allen entra con tutta la sua sensibilità scavando nel profondo intimo dei vari personaggi,tra incomprensioni coniugali,conflitti tra due donne per un uomo,problematiche tra genitori e figli,con una sceneggiatura semplice ma profonda,dialogato con la solita verve,ma meno caotico senza sovrapposizioni.
La fotografia del nostro Storaro rende il film in ogni fotogramma un quadro,con dei colori saturati per dare il senso del tempo passato,impastati per dare allo spettatore la realtà dell'epoca,con un sottofondo musicale dei classici,tra jazz e pop con un accenno al country.
Tutti gli attori entrano nel vivo della sceneggiatura con un autorevole disinvoltura che ormai è una prerogativa ,lavorando con Allen ogni attore sprigiona la parte migliore di se stesso.
Direi che l'interpretazione della Winslet è stata superiore alle aspettative,motivata,entra con professionalità nella parte con una espressività di una donna qualunque,semplice e sincera.
Un film di Allen vale sempre la pena vederlo,e anche questa volta c'entra in pieno l'obiettivo,senza strafare ma con una essenzialità unica,una dote che in pochi possiedono.
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