1945

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carloalberto mercoledě 2 febbraio 2022
un soggetto che merita rispetto Valutazione 1 stelle su cinque
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 La messa in scena di Ferenc Torok in forma di parabola, ovvero di aneddoto moraleggiante, appiattisce i personaggi, caratterizzati quel tanto che basta per renderli funzionali in un racconto finalizzato, sin dall’inizio, all’insegnamento etico, somministrato con la bonomia mesta del buon curato di campagna che sorprende l’uditorio con un finale imprevisto e commovente.
Le inquadrature statiche ed i frequenti primi piano ricordano lo stile delle fiction tv o delle telenovele latinoamericane, il bianco e nero della fotografia virata seppia le atmosfere degli sceneggiati rai degli anni ’60.
In una cornice realistica in cui si descrivono un ambiente rurale con un piccolo paese e le vicende dei suoi abitanti, Torok immette artificiosamente alcune immagini suggestive, come quelle della sequenza finale, con il fumo nero della locomotiva che evoca i forni crematori dei campi di concentramento, e simbolismi troppo evidenti, come la sposa ripudiata, incarnazione della Nemesi pagana ed al contempo vestita di bianco come un biblico angelo distruttore, che brucia il negozio dell’avido mancato suocero senza un apparente motivo. [+]

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fabio 3121 sabato 3 aprile 2021
film ungherese che copia il neorealismo italiano Valutazione 2 stelle su cinque
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il film ungherese girato in bianco e nero racconta in 87 minuti quello che accade nell'arco di 3/4 ore in una giornata di agosto del 1945 in un piccolo villaggio ungherese. Alla stazione ferroviaria arriva un treno e da questo vi scendono 2 ebrei, un ragazzo giovane con il padre anziano, che hanno con sè due grosse casse di legno con all'interno, sembrerebbe, profumi e cosmetici così come riportato sul foglio di trasporto esibito al capo stazione che subito corre con la bicicletta in paese per avvisare il notaio comunale. Le casse vengono trasportate su un carretto trainato da un cavallo e i 2 ebrei seguono a piedi lo stesso silenziosamente. Il notaio è alle prese con gli ultimi preparativi del matrimonio del figlio con una giovane contadina la quale è  però ancora innamorata del suo ex. [+]

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achab50 sabato 20 febbraio 2021
gli angeli vendicatori Valutazione 5 stelle su cinque
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Prima di vederlo in effettivo, ci sono parecchi motivi per evitare questo film: è in bianco e nero, il titolo 1945 fa pensare ad un cibo troppo rimasticato, il regista ungherese ci prepara ad una pizza parecchio indigeribile. Se poi si leggono le recensioni, ma che due palle, verbose, dotte, spaccano il secondo conflitto mondiale in tanti frattali da esaminare uno per uno, insomma il rischio di un ennesimo Martone è fortissimo.
E Invece...
Siamo nell'agosto 1945, ad una stazioncina ferroviaria di un villaggio ungherese. Arriva un convoglio e ne scendono due ebrei ultaortodossi, vestiti di nero, padre e figlio. Scaricano due lunghe casse di legno chiaro e le fanno trasbordare su di un birroccio evidentemente prenotato in anticipo. [+]

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martedě 1 settembre 2020
rispetto per la democrazia e per l'arte, grazie. Valutazione 0 stelle su cinque
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L'articolo č - come tanti altri del resto - viziato da un pregiudizio ideologico secondo il quale qualsiasi democrazia funziona democraticamente se al governo non c'č la destra, diversamente si dŕ per scontato che l'arte non possa esprimersi, gli artisti (tutti ovviamente orientati a sinistra) devono temere repressioni e censure. Che poi il consolato del Paese dove governa la destra dia il patrocinio al film dove un passato di persecuzioni razziste (o forse convenientemente opportuniste?) viene denunciato, questo conta zero: l'eccezione che conferma la regola. Quanto ai russi, nessuna azione da prepotenza occupante nel film, se si eccettua la goliardata dell'inseguimento della mancata sposa. [+]

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oclockalex lunedě 27 luglio 2020
l''orrore che sta al di fuori Valutazione 5 stelle su cinque
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Certe volte, per fortuna, i passi dei sopravissuti pesano di più delle colpe dei carnefici.

Assomiglia a Easy rider? A Fandango? Niente a che fare con questi film, a cominciare dalla nazionalità.

È comunque un brevissimo road movie magiaro, scosceso come un calvario, privo di colori, di generosità. Poche volte ho visto un film così assente di movimento e colmo di emozioni!

L’argomento? Il classico ritorno a casa dopo una guerra (il titolo è chiaro) che è finita ma non riesce a pacificarsi, tornare a una casa che non c’è, da persone che hanno cessato di esistere. Un ritorno che non classifica le vittime e i carnefici, che confonde i vinti con i vincitori. Poi la storia (che non siamo noi) si fa più spietata del passato, come si evince dal film, da quello che sulla pellicola non si vede.

Un film che può essere visto da un bambino, le immagini in bianco e nero sono splendide, se non fosse che la noia lo invaderebbe, già, un bambino che ne capisce della recitazione minimalista e perfetta degli attori, della ricostruzione del periodo, dei dialoghi che rientrano nei canoni lasciando libero sfogo all’immaginazione?

Anche molti adulti potrebbero addormentarsi se non arrivassero a capire l’orrore che sta ai lati della pellicola e che preme per entrare senza riuscirci, ma all’interno, gli addetti ai lavori (regista in primis) ci consegnano un triste, mirato, lucido capolavoro di un cinema di rassegnazione e riflessione.

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angeloumana giovedě 14 giugno 2018
i fantasmi che ritornano Valutazione 4 stelle su cinque
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 1945, e già il titolo è evocativo del dopo-guerra, di qualche resa dei conti che possa avvenire se un ebreo sopravvissuto torna nel suo paesino (ungherese in questo caso): chi si era appropriato, con atti falsi, della sua casa e dei suoi averi quando lo vide partire con quei treni-carri bestiame, comincia a sentirsi minacciato, che possa perdere ciò che ormai gli apparteneva.


C'è un fumo nero che sbuffa dal treno che arriva a questa ignota stazioncina, lo stesso fumo di quando il treno riparte, dev'essere un riferimento al fumo che usciva dai forni crematori. I viaggiatori di quel treno che arrivano e poi ripartono sono un padre e un figlio, silenziosi e solenni, che intendono sotterrare gli oggetti dei loro congiunti ebrei morti nel campo di sterminio, sotterrano “ciò che rimane dei nostri cari”, pure delle scarpine da bimbo. [+]

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dariobottos martedě 12 giugno 2018
le due facce della memoria Valutazione 5 stelle su cinque
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L'ebraismo è essenzialmente culto della memoria ("ricorda!"), rivisitazione del già detto, del già scritto, nell'infinita spirale ermeneutica della riattualizzazione.
Due ebrei arrivano in uno sperduto villaggio della piana ungherese con il solo scopo di coltivare l'estrema memoria dei familiari perduti nella Shoah, di cui sono testimoni scampati: vanno a seppellire i pochi oggetti rimasti di quelle vite spezzate con rito religioso e con commossa, austera partecipazione. Quel qaddish mormorato è pressochè la loro sola voce in questa storia. Il loro passo guidato dalla memoria, lento, misurato, silenzioso, che li porta dalla stazione ferroviaria fino al vecchio cimitero ebraico (la reale "casa della vita", come viene ossimoricamente detto il cimitero in ebraico) ridesta per contrappasso, come potente catalizzatore, la memoria rimossa, carica di angoscia e di rimorso, degli abitanti del villaggio che attraversano, timorosi che "gli ebrei" siano tornati per rivendicare quanto è stato loro sottratto dal turbine nazista, e di cui essi hanno colpevolmente approfittato. [+]

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fabiofeli martedě 8 maggio 2018
camaleonti e non Valutazione 4 stelle su cinque
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L’esito della II Guerra Mondiale è ormai scontato e nelle disturbate trasmissioni radio resiste solo il Giappone, in ginocchio davanti all’incubo nucleare. L’Ungheria, ex-alleata del nazismo con il regime di Szàlasi, è occupata dai russi. Nel paesino agricolo del film i contadini stanno ultimando la mietitura del grano. Nella stazione ferroviaria un treno scarica due casse, dichiarate contenere profumi, accompagnate da un vecchio barbuto e da un ragazzo sui 20 anni, due persone di chiara confessione ebraica; il capostazione si barcamena tra una jeep di occupanti-liberatori russi ed una telefonata al notaio che è la più grande autorità del paese, incidentalmente proprietario di una drogheria, che significa anche profumeria. [+]

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cardclau martedě 8 maggio 2018
il diavolo fa le pentole ma noi i coperchi Valutazione 4 stelle su cinque
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1945 di Ferenc Tòròk è un film, bellissimo, in un bianco e nero clamoroso, sulla zona grigia del genere umano. Non facciamo gli ingenui nel credere che il cattivo fosse solo Hitler, Stalin, o chi per essi. Nessuno può negare che fossero degli psicopatici, e per forturna, perché nella battaglia di inghilterra dli errori dei tedeschi che impedirono la loro sopraffazione degli inglesi, e l'asservimento a schiavitù di tutta l'europa, nascevano in parte  dalle fantasie che non collimavano col senso di realtà del dittatore baffetto: portarono a quello che la storia ci dice. Ma torniamo alla zona grigia dell'essere umano. Se la spoliazione dei beni degli ebrei non avesse fatto così gola ai non ebrei, non ci sarebbe stato un così massiccio consenso. [+]

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vanessa zarastro lunedě 7 maggio 2018
il western delle coscienze sporche Valutazione 5 stelle su cinque
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 Un film intenso in un bellissimo bianco e nero, uno di quelli che vengono definiti “una chicca” dai cinéphiles. Una sorta di thriller dove si intrecciano tre storie ambientate in un piccolo villaggio ungherese nell’immediato dopoguerra. [+]

[+] complimenti... (di angeloumana)
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giovedě 3 maggio 2018
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