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Dalle prime scene del film, sappiamo che il protagonista della storia ce l’ha fatta: ha gli occhi allucinati, un viso scavato e segnato da quanto gli è capitato, zoppica da una gamba, ma si è salvato; non sappiamo come e, ciò a cui assisteremo sarà a dir poco incredibile, considerato appunto che -quasi- tutto quello che vedremo, è accaduto veramente. Nel 1943, il Terzo Reich ha occupato anche la Norvegia; dodici soldati della Resistenza, addestrati dal Regno Unito, devono attraversare il Mare del Nord e consegnare documenti di fondamentale importanza: su essi infatti sono riportati i luoghi in cui si trovano le basi tedesche, per poterle, successivamente, distruggere. La nave sulla quale viaggiano, però, viene individuata e attaccata, undici uomini vengono catturati, il dodicesimo, Jan Baalsrud (interpretato da Thomas Gullestad), no. Inizia così, per Baalsrud una fuga tra i fiordi: con acque gelide, paesaggi di ghiaccio e montagne innevate, sempre da braccato e con la sola fiducia riposta nei propri connazionali, nelle cosiddette “persone comuni”. Caccia al 12° uomo, è una di quelle pellicole non granché pubblicizzate e di conseguenza non troppo conosciute; ed è un peccato, perché la trama (pur sapendo, come già scritto all’inizio, che Jan Baalsrud si salverà), raccontata tramite flashback, è avvincente e ha il climax nella grandiosa, spettacolare, scena finale.
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