stefano pariani
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giovedì 23 giugno 2016
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nicolas si perde in un'estetica algida e ricercata
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Ci aveva stupiti con “Bronson” (2008), che lanciò il talento di Tom Hardy, e folgorati con “Drive” (2011), indimenticabile l’interpretazione di Ryan Gosling. Nicolas Winding Refn lo abbiamo atteso per le prove successive con aspettative alte e giustamente motivate ed è arrivato “Solo Dio perdona” (2013), deludendo tuttavia i più. Confuso, ambizioso, autocompiaciuto.
A riaccendere la curiosità attorno al regista danese arriva ora sugli schermi, subito dopo il passaggio a Cannes, “The neon demon”, una sorta di horror-glam ambientato nel mondo della moda. Jesse (Elle Fanning) è una giovane aspirante modella sedicenne che si muove in una Los Angeles patinata e squallida al tempo stesso e che si fa notare rapidamente per la sua bellezza pura e naturale.
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Ci aveva stupiti con “Bronson” (2008), che lanciò il talento di Tom Hardy, e folgorati con “Drive” (2011), indimenticabile l’interpretazione di Ryan Gosling. Nicolas Winding Refn lo abbiamo atteso per le prove successive con aspettative alte e giustamente motivate ed è arrivato “Solo Dio perdona” (2013), deludendo tuttavia i più. Confuso, ambizioso, autocompiaciuto.
A riaccendere la curiosità attorno al regista danese arriva ora sugli schermi, subito dopo il passaggio a Cannes, “The neon demon”, una sorta di horror-glam ambientato nel mondo della moda. Jesse (Elle Fanning) è una giovane aspirante modella sedicenne che si muove in una Los Angeles patinata e squallida al tempo stesso e che si fa notare rapidamente per la sua bellezza pura e naturale. Bionda, graziosa e viso innocente, Jesse si attira subito l’invidia di alcune modelle affermate, che la vedono improvvisamente al centro dell’attenzione dei fotografi e degli stilisti più esigenti.
Non passerà molto tempo perché anche Jesse venga fagocitata in quell’ambiente spietato e crudele, perdendo progressivamente la sua originaria freschezza e ingenuità e finendo preda di chi la sua bellezza la invidiava e la voleva a qualsiasi costo.
Tra scenari algidi e ambientazioni oniriche e surreali, debitrici in varia misura del cinema di Brian de Palma e David Lynch (ma si veda anche “Il bacio della pantera” di Paul Schrader), il film lancia un chiaro messaggio sull’adulazione e sull’estrema ricerca della bellezza, al limite con la follia. A farne le spese una vittima sacrificale gettata in un’arena vorace, della quale finisce col subire il fascino letale.
L’occhio di Winding Refn indaga ogni parte del viso, ogni espressione di Jesse, con l’ammirazione con cui si contempla la bellezza perfetta di una dea neoclassica. Ma non si risparmia di farla successivamente a brandelli, di sporcarla di sangue, di guardarla senza pietà letteralmente divorata dalle glaciali modelle che finalmente possono sentirsi rinate, grazie alla bellezza che tanto desideravano.
Brava Elle Fanning in un ruolo estremo e di rottura con i personaggi finora interpretati; il film gira attorno a lei e così anche la nostra attenzione, che vorrebbe preservarla ad ogni istante da un manipolo di personaggi disumani. Nel cast anche l’ex bimba prodigio Jena Malone, nel ruolo di un’ambigua truccatrice amica (non disinteressata) di Jesse e protagonista di un’esplicita quanto gratuita scena lesbo-necrofila.
Il film, ambizioso e discutibile, si perde nella sua estetica ricercata e fine a se stessa e in una sceneggiatura, scritta a più mani, a tratti superficiale e facilmente dimenticabile. Che sia ora per Nicolas di fermarsi un po’ e riflettere sulle prossime scelte?
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biso 93
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giovedì 16 giugno 2016
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scioccante e spocchioso
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N.W REFN si dimostra un autore molto interessante, continuando quel tipo di cinema che aveva proposto con Solo Dio Perdona. Dove pero' quest'ultimo peccava di una trama eccessivamente banale, composta di messaggi e contesti difficili da interpretare e soprattutto cogliere, The Neon Demon invece trasmette i suoi concetti in modo diretto e arrogante, sfruttando a pieno le immagini ultra ricercate, i colori e le musiche di Cliff Martinez. Dove in Solo Dio Perdona mi sono messo a ridere, in The Neon Demon mi sono schifato, scioccato e posto molti interrogativi. Un film provocatorio senza dubbio. Pero' bisogna ammettere che in ogni caso, i film devono intrattenere, qualunque sia la loro natura, autoriale o commerciale.
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N.W REFN si dimostra un autore molto interessante, continuando quel tipo di cinema che aveva proposto con Solo Dio Perdona. Dove pero' quest'ultimo peccava di una trama eccessivamente banale, composta di messaggi e contesti difficili da interpretare e soprattutto cogliere, The Neon Demon invece trasmette i suoi concetti in modo diretto e arrogante, sfruttando a pieno le immagini ultra ricercate, i colori e le musiche di Cliff Martinez. Dove in Solo Dio Perdona mi sono messo a ridere, in The Neon Demon mi sono schifato, scioccato e posto molti interrogativi. Un film provocatorio senza dubbio. Pero' bisogna ammettere che in ogni caso, i film devono intrattenere, qualunque sia la loro natura, autoriale o commerciale. Sotto questo punto di vista il film intrattiene solo x una 40 di minuti. La recitazione del cast e' stata di alto livello da parte di tutti, specialmente dalla giovane Elle Fanning, strepitosa e perfetta in questo ruolo. Menzione speciale anche per il resto del cast perfettamente in parte. Sono uscito un po scioccato dalla sala, consapevole comunque di aver visto qualcosa di poco ordinario ma che a parer mio raggiunge il suo obbiettivo. Consigliato solo per pochi intenditori e masochisti cinefili.
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giulio n.
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giovedì 16 giugno 2016
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la bellezza è tutto
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"La bellezza è tutto" ecco la frase, che nel film viene pronunciata dallo stilista, nella quale si potrebbe riassumere il film del regista danese Nicolas Winding Refn. Questa affermazione potrebbe avere una doppia valenza. Nella prima sicuramente ci fa pensare alla nostra seducente protagonista, una giovane sedicenne orfana di nome Jesse che decide di trasferirsi a Los Angeles per conquistare le passerelle dell'alta moda. La seconda interpretazione si potrebbe associare al regista stesso, il quale ha sacrificato la narrazione per favorire espedienti estetici, il film è stipato di belle immagini con musica da discoteca che ti esalta e con le luci dei neon, onnipresenti nelle scene, che creano un' atmosfera ambigua, a tratti lugubre e tenebrosa.
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"La bellezza è tutto" ecco la frase, che nel film viene pronunciata dallo stilista, nella quale si potrebbe riassumere il film del regista danese Nicolas Winding Refn. Questa affermazione potrebbe avere una doppia valenza. Nella prima sicuramente ci fa pensare alla nostra seducente protagonista, una giovane sedicenne orfana di nome Jesse che decide di trasferirsi a Los Angeles per conquistare le passerelle dell'alta moda. La seconda interpretazione si potrebbe associare al regista stesso, il quale ha sacrificato la narrazione per favorire espedienti estetici, il film è stipato di belle immagini con musica da discoteca che ti esalta e con le luci dei neon, onnipresenti nelle scene, che creano un' atmosfera ambigua, a tratti lugubre e tenebrosa. Ma soffermiamoci più sulla prima. Jesse è bella, ma ciò che più ammalia di lei è la sua naturalezza, la sua bellezza acqua e sapone che non ha bisogno di trucco e rifacimenti plastici per essere notata. Jesse è una ragazza innocente, i suoi modi di fare sono cortesi e sinceri, frequenta un giovane ragazzo di città senza avere brama di arrivismo, ma pian piano quel marcio mondo finisce per conquistare anche lei. Durante la sua prima apparizione in passerella viene scelta per chiudere la sfilata, questo è il catalizzatore che ci porta alla metamorfosi della protagonista, tutto cambia, tutto ciò era Jesse viene in quell'istante cancellato inghiottendo la protagonista in quel mondo cinico ed ingannevole. Il Neon Demon è il simbolo di tutto ciò, è il marchio del mutamento. Jesse nel buio della stanza vede un triangolo e da quel riflesso esce un altra lei, una sua trasposizione narcisista e sprezzante che abbandona il ragazzo comune per rimanere in compagnia di se stessa nel suo nuovo seducente aspetto. Da qui il film precipita sfociando in uno straboccante gioco di perversione e violenza fino al cannibalismo. Refn ci mostra un mondo senza scrupoli dove tutto è lecito, ma lo fa perdendosi in un finale grottesco, violento e per certi versi comico. Refn è lontano dai film che lo hanno reso celebre, quali: Pusher - L'inizio, Bronson e Drive, collocherei quest' opera, assieme al suo precedente lungometraggio Solo Dio perdona, tra quei film dove il regista ha azzardato provando a sperimentare, il che non è mai negativo basta che assieme a tutto quell'artificio emerga anche una solida narrazione e non tutto sia subordinato alla semplice e scontata violenza. Direi che il film si presenta con tratti estetici estremamente curati, con colori e suoni che ti inebriano ma con un contenuto che ancora non convince e lascia lo spettatore asciutto. Refn è sicuramente un buon regista infatti rimango fiducioso con la speranza che riesca a colmare quel clivaggio tra poetica e stile che ancora non rende del tutto completi i suoi film.
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no_data
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mercoledì 15 giugno 2016
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“la bellezza è tutto!”
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Solo merito per quei registi che li riconosci ad ogni singolo fotogramma, che sono rassicuranti tanto quanto prevedibili. Si chiama Stile, dicono. E la versione degenerata dello stile si chiama Marchio, dico. NFR, piazzato sotto al titolo The Neon Demon (lo si cita solo per completezza d’informazione), dà lo stesso esito degli abiti esposti nella vetrina di un negozio: sai già che quello che vedi è ciò che loro considerano il meglio, eppure entri lo stesso per curiosità, lasciando all’ingresso pregiudizio ed eccessivi successi precedenti (Drive). Nicolas Winding Refn, danese complessato come tanti altri conterranei, espone in vetrina i capi migliori dell’sua ultima collezione/film, specchietto per le allodole (voi) che finisce per farvi entrare in uno di quei showroom allestiti al neon, dagli arredi che mescolano barocco e minimalismo, con quattro abiti appesi che vengono moltiplicati dagli specchi.
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Solo merito per quei registi che li riconosci ad ogni singolo fotogramma, che sono rassicuranti tanto quanto prevedibili. Si chiama Stile, dicono. E la versione degenerata dello stile si chiama Marchio, dico. NFR, piazzato sotto al titolo The Neon Demon (lo si cita solo per completezza d’informazione), dà lo stesso esito degli abiti esposti nella vetrina di un negozio: sai già che quello che vedi è ciò che loro considerano il meglio, eppure entri lo stesso per curiosità, lasciando all’ingresso pregiudizio ed eccessivi successi precedenti (Drive). Nicolas Winding Refn, danese complessato come tanti altri conterranei, espone in vetrina i capi migliori dell’sua ultima collezione/film, specchietto per le allodole (voi) che finisce per farvi entrare in uno di quei showroom allestiti al neon, dagli arredi che mescolano barocco e minimalismo, con quattro abiti appesi che vengono moltiplicati dagli specchi. Sei dentro e ti perdi per due ore, fissando le stesse 4 facce (4!) di una metropoli che vive nelle parentesi (notte e alba), boccheggi e guardi l’orologio, sottoponendoti al ricatto di Albertone: “Io so’ io, e voi non siete…”. Deve essere (per forza) cool quello che vedi, devi dire a te stesso. Arte in Concorso all’ultimo Cannes; un quadro animato marchiato d’autore, in realtà incorniciato dai fischi di quei critici che, in verità, bisogna sempre “adoperare con cura”. Stavolta, adoperare come volete! Vestire di beltà l’Inutile e lo Scontato riesce a Refn magnificamente (e non solo a lui, si veda il nostro Sorrentino), creando immagini sature di foto e di cromo, che renderebbero magnificente anche un lavabo. Bellissime appaiono le modelle smunte del film, per poi scoprire, sin da subito, che sono brutte come il diavolo. Cannibali, rifatte, d’indole faustiana, che ti mangerebbero pure gli occhi per avere quella luce che Jesse (Ellen Fanning), trasognante giovane modella appena arrivata a L.A. e che non ha nessun talento se non quello d’essere bella (ci voleva NRF? Basta guardarsi in giro). Nasconde qualcosa Jesse, ma di quello che c’è sotto poco importa. “La bellezza è tutto!”, dice uno stilista simil-Tom Ford, esplicitando il Verbo (come se ce ne fosse stato bisogno) di tutta la pellicola. Ci riesce Refn, con un’aberrante estetica da videoclip, a rendere conturbante pure le ossa sui tacchi a spillo, uno squallido gestore di motel (Keanu Reeves), una truccatrice lesbica e necrofila (Jena Malone, unico personaggio degno d’interesse). I personaggi del film sono disposti a tutto pur di non soccombere alla condanna dell’anagrafe, che ti dice che a 21 anni sei già vecchia. I demoni della competizione gareggiano da anni nel cinema e, in ogni ambito, sempre con le stesse armi. Dalle criptiche sinossi attoriali di Mulholland Drive (2001) alle pacchianerie de Il cigno nero (2010), senza scomodare l’alto lignaggio di Eva contro Eva (1950). La verità di questo mondo vive in Models (1999, documentario glaciale di Ulrich Seidl), in cui la bruttura umana si fa arte (il cinema che ci riesce è quello che vale), e senza il bisogno di mescolare paillete e sangue, grottesco e orrido con qualche stilla di cadaveri restaurati e uteri sanguinanti da, neppur velata, misogina simbologia post-freudiana. La ragione d’essere di un film vive prima nell’essere e poi nella forma. Questo, NRF, sembra averlo dimenticato. **
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marzo1995
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martedì 14 giugno 2016
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arte visiva
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Il film è molto lento, sicuramente non adatto al grande pubblico, proprio a causa del suo più grande pregio: l'ossessiva ricerca in ogni inquadratura di esprimere la Bellezza. Quasi tutti i fotogrammi del film potrebbero essere esposti in mostre fotografiche, grazie a un superbo lavoro del regista (e proprio per questo le inquadrature durano svariati secondi, per permettere di cogliere la bellezza dell'immagine in ogni sua sfumatura) e anche grazie a una superba colonna sonora, azzeccatissima nel contesto. La trama è abbastanza blanda e cerca di sconvolgere ad ogni costo, risultando, specie verso la fine, eccessiva (anche se ho visto di peggio, si pensi a Salò di Pasolini). Nel complesso quest'opera (termine forse più appropriato rispetto a "film") non puo' assolutamente lasciare indiffere
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Il film è molto lento, sicuramente non adatto al grande pubblico, proprio a causa del suo più grande pregio: l'ossessiva ricerca in ogni inquadratura di esprimere la Bellezza. Quasi tutti i fotogrammi del film potrebbero essere esposti in mostre fotografiche, grazie a un superbo lavoro del regista (e proprio per questo le inquadrature durano svariati secondi, per permettere di cogliere la bellezza dell'immagine in ogni sua sfumatura) e anche grazie a una superba colonna sonora, azzeccatissima nel contesto. La trama è abbastanza blanda e cerca di sconvolgere ad ogni costo, risultando, specie verso la fine, eccessiva (anche se ho visto di peggio, si pensi a Salò di Pasolini). Nel complesso quest'opera (termine forse più appropriato rispetto a "film") non puo' assolutamente lasciare indifferenti e merita di essre visto
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a r i e s s n a c
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martedì 14 giugno 2016
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film di una bellezza disturbante
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Non mi sono informato particolarmente su questa pellicola e come amante di refn avevo paura di restare deluso, cosa che non è successa.questo film segna un'ulteriore evoluzione di refn che si è ispirato ad Argento, Lynch, Brian de Palma per dare la sua personale idea del mondo della moda attraverso immagini simboliche, disturbanti ma al tempo stesso di una bellezza unica
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elpiezo
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martedì 14 giugno 2016
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una sfibrante discesa verso.... il nulla!!!!
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Visionario e conturbante, si narrano le traversie di una giovane modella alle prese con le attenzioni e le invidie del seducente mondo della moda.
Una pellicola dalla patina cupa e surreale, una storia torbida che si perde nell'ossessiva ricerca della percezione estetica, un insieme di sequenze controverse che si smarriscono in un vortice di sottogeneri stroncati sul nascere da un ritmo così tedioso da impedire ogni apprezzamento verso un prodotto impossibile da digerire.
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light2342
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martedì 14 giugno 2016
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bellissimo. positivamente disturbante.
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Refn provoca, divide il pubblico (che poi è il suo obiettivo). Il film riesce, impossibile staccare gli occhi dallo schermo, delle immagini meravigliose. Semplicemente bellissimo.
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flyanto
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lunedì 13 giugno 2016
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quanto è dura e crudele la competizione
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Ogni qual volta che esce nelle sale cinematografiche un'opera di Nicolas Winding Refn si solleva subito un gran parlare o, comunque, della polemica per l'originalità e la spregiudicatezza del suo modo di fare cinema. E puntualmente così è avvenuto quest'anno all'ultimo Festival del Cinema a Cannes con la presentazione del suo ultimo film "The Neon Demon". Ambientato nel mondo spietato della moda e delle modelle, la storia racconta di una sedicenne (Elle Fanning) la quale ha lasciato la sua città natale nella Georgia (non si sa se sia fuggita da casa o se i genitori siano morti) per recarsi a Los Angeles ed intraprendere, grazie all'aiuto iniziale di un amico fotografo, la carriera di modella.
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Ogni qual volta che esce nelle sale cinematografiche un'opera di Nicolas Winding Refn si solleva subito un gran parlare o, comunque, della polemica per l'originalità e la spregiudicatezza del suo modo di fare cinema. E puntualmente così è avvenuto quest'anno all'ultimo Festival del Cinema a Cannes con la presentazione del suo ultimo film "The Neon Demon". Ambientato nel mondo spietato della moda e delle modelle, la storia racconta di una sedicenne (Elle Fanning) la quale ha lasciato la sua città natale nella Georgia (non si sa se sia fuggita da casa o se i genitori siano morti) per recarsi a Los Angeles ed intraprendere, grazie all'aiuto iniziale di un amico fotografo, la carriera di modella. Alloggiando in uno squallido e poco raccomandabile motel gestito da un losco individuo (un insolito Keanu Reeves), la ragazza intuisce subito che tutto non è così positivo e luccicante come si era immaginata ma, incontrando nei vari casting il plauso di coloro che di volta in volta la esaminano, la protagonista ha tutte le carte in regola per iniziare una carriera ai più alti livelli. Gli addetti del settore, infatti, intuiscono ed intravvedono in lei una nuova "musa" ed una nuova icona sia per la sua bellezza che per la sua aura particolare di naturale innocenza. Ma ciò suscita nell'ambiente, e precisamente tra le altre sue belle ma un poco più "anziane" di lei colleghe modelle, molta invidia a tal punto che quest'ultime si adopereranno in ogni modo per eliminarla definitivamente dalle scene....
Sicuramente la trama non presenta nulla di originale rispetto ad altri films del genere ambientati nel mondo della moda od in altro contesto in cui si verifica dell' accesa rivalità, ma quello che costituisce e lo rende una pellicola a sè è il modo particolare e proprio di Winding Refn di girare la vicenda. Il regista danese, noto per la sua predilezione verso un'estetica eccessiva ed una certa propensione a girare immagini crude in quanto amante dei films horror o, per lo meno, spietati, in "The Neon Demon" confluisce tutte queste sue caratteristiche portandole però all'eccesso estremo. Il tema della rivalità, dell'invidia, della superficialità e della natura effimera della professione di modella (un mondo dove a 20/21 anni si è già considerati vecchi), viene rappresentato attraverso immagini patinate, da video-clip e con personaggi primari e non di una bellezza sconcertante. A ciò, ripeto, si uniscono le riprese violente e crude, proprie quasi delle pellicole "splatter", dove trionfa lo sgorgare copioso del sangue e dove le uccisioni traumatiche nelle più svariate versioni imperano. Ma poichè il modo di girare i films di Winding Refn è tale, lo spettatore può già immaginarsi cosa aspettarsi e non rimanerne violentemente colpito o traumaticamente sorpreso e, se lo apprezza, non esserne del tutto deluso. Cliff Martinez firma, inoltre, la psichedelica e ben ritmata colonna sonora che, come quella composta dal dj francese Kavinsky e scelta da Winding Refn per il suo precedente "Drive", risulta ancora una volta una scelta molto raffinata, originale ed assai suggestiva.
Insomma, consigliabile agli estimatori di NWR come a lui, molto particolarmente, piace firmarsi sugli schermi cinematografici.
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venerdì 10 giugno 2016
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nwr e le oscurità della moda.
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"Morte a Videodrome. Gloria e vita alla nuova carne". La storica citazione del capolavoro firmato David Cronenberg, non è poi così errata e fuori dal proprio contesto, quanto lo farebbe pensare l'opera in questione e, sopratutto la mente dietro al tutto. Tra tossicodipendenti, guerrieri irascibili, stuntman innamorati, poliziotti in pensione - dalle metodiche discutibili - e Charles Bronson, il regista danese sembra aver scavato un tunnel che porta dritto all'inferno terreno. Un mosaico sta prendendo forma. I corpi mutano, illuminati da accecanti luci al neon.
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"Morte a Videodrome. Gloria e vita alla nuova carne". La storica citazione del capolavoro firmato David Cronenberg, non è poi così errata e fuori dal proprio contesto, quanto lo farebbe pensare l'opera in questione e, sopratutto la mente dietro al tutto. Tra tossicodipendenti, guerrieri irascibili, stuntman innamorati, poliziotti in pensione - dalle metodiche discutibili - e Charles Bronson, il regista danese sembra aver scavato un tunnel che porta dritto all'inferno terreno. Un mosaico sta prendendo forma. I corpi mutano, illuminati da accecanti luci al neon. Non c'è ordine o linearità. Tutto muta, attraverso la sconclusionatezza del caos. Ma è possibile annientare questo infinito meccanismo con un rasoio? Un semplice, singolo taglio netto. La ricerca di un qualcosa che possa essere (vagamente) definito anima non è affatto semplice, anche per Nicolas Winding Refn, spietato come non mai nei confronti della moda. Un mondo ormai usuale e - sotto molti aspetti - insensato, capace di sfruttare la figura umana per poi dimenticarla, gettandola alle proprie spalle. Un mondo che non guarda in faccia a nessuno, corrotto da una diabolica finzione che tutti definiscono chirurgia plastica, ove ognuno vaga con il solo obbiettivo di sovrapporsi all'altro. Il lato più disperato del regista danese ci sbatte, continuamente in faccia la realtà. Una realtà composta da modelle - quasi vampiresche - assettate di sangue, attratte dal piacere sessuale e carnale al punto di spingersi verso la necrofilia(*). La bellezza, o per meglio dire, l'ossessione derivata da essa, ha divorato ogni cosa, trasformandonci in creature che George A. Romero definirebbe "zombi", essere vuoti e digitalizzati dal mondo digitale che ci circonda. Lo stesso Refn pare che lo abbia ammesso, quando nell'ormai lontano 2009, abbandonò definitivamente la pellicola con 'Bronson'. Corpi impregni di una totale estasi d'apparenza. La musica elettronica di Cliff Martinez - alla sua terza collaborazione con NWR, dopo 'Drive' e 'Only God Forgives' - divampa nella mente dello spettatore, tra piaceri sessuali, chirurgici e sogni proibiti. NWR prende il controllo della protagonista, quando quest'ultima si ammira, eccitata davanti allo specchio, sfiorandosi la morbida pelle, consapevole della propria bellezza naturale. Potremmo considerare l'intera pellicola come una forte riflessione sul corpo umano, un'esaltazione della nuda carne posta al centro dell'inquadratura. 'The Neon Demon' è un immenso lago rosa fluorescente, nel quale lasciarsi annegare dalla bellezza del Cinema che, paradossalmente, si tramuta nella parte più demoniaca dell'essere umano. NWR è il vero demone (del neon), un feticismo che lo ha accompagnato sin dagli albori della propria, talentuosa carriera. Qui, però, ha preso totalmente il controllo su tutto. L'innocenza è pericolosa, così recita la tagline italiana della locandina. L'innocenza, rappresentata da Elle Fanning (Jesse), un po' Lolita e un po' Beatrice, creatura angelica; dotata di una bellezza e una bravura disarmanti, è diventata - istantaneamente - la musa di NWR, capace di inquadrarla con una tale grazia ma, allo stesso tempo, potenza. Jena Malone (Ruby), Abbey Lee (Sarah) e Bella Heathcote (Gigi), il pericolo della moda, tre grandiose interpretazioni che elevano, notevolmente, la loro figura attoriale. Presenti anche Christina Hendricks e Keanu Reeves in ruoli decisamente minori - per il secondo, un sequel/spin-off all'orizzonte?
'The Neon Demon' è questo e tanto altro, o forse, nulla di tutto ciò. Straordinario o fallimentare, geniale o cialtrone, Nicolas Winding Refn - con l'opera che ha letteralmente scosso la sessantanovesima edizione del festival di Cannes(*), nonchè la mia psiche, cinematografica e non - si riconferma essere uno dei più grandi registi contemporanei. Un artista capace di frastornare, ammaliare e, a tratti, paralizzare. Opera d'arte destinata a dividere - come alla sua prima presentazione - pubblico e critica. Ma, per quanto mi riguarda, di OPERA D'ARTE si sta trattando. Consiglio vivamente a tutti di correre in sala e lasciarvi travolgere da tale potenza cinematografica e, quantomeno tentare di evitare un flop di incassi - di questo passo - imminente. A quanto pare - dopo 'The Hateful Eight' di Q. Tarantino - abbiamo/ho il vincitore di questo 2016 cinematografico. Quando le luci si accendono, il male divampa. L'umanità danza sotto una notte stellata. Non è più una guerra tra uomo e macchina, ma tra uomo ed estetica, perché la bellezza non è tutto. È l'unica cosa. L'unica cosa che ci distruggerà dall'interno
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