Partendo dalle cose essenziali e basilari, il film in questione (e il libro che si cela dietro) hanno un asso nella manica fortissimo: il titolo. La Luce sugli Oceani, è uno di quei titoli che ti cattura, che non dimentichi facilmente, ti rapisce ti intriga e ti incuriosisce. E al contempo ti fa delle promesse. Leggi la trama e speri di trovarci un po' tutto dell'umanità racchiuso dentro: dai nobili sentimenti del perdono e della conciliazione, all'amore; quello passionale, profondo e senza regole. L'amore salvifico per l'Uomo ma che nasconde anche sofferenza e dolore. Ma aspetti anche che ti parli di maternità desiderata e irragiungibile, di pathos e tragedia, di perdita e speranza ritrovata, di morte e rinascita, di un elevato senso di giustizia e codice morale inviolabile.
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Partendo dalle cose essenziali e basilari, il film in questione (e il libro che si cela dietro) hanno un asso nella manica fortissimo: il titolo. La Luce sugli Oceani, è uno di quei titoli che ti cattura, che non dimentichi facilmente, ti rapisce ti intriga e ti incuriosisce. E al contempo ti fa delle promesse. Leggi la trama e speri di trovarci un po' tutto dell'umanità racchiuso dentro: dai nobili sentimenti del perdono e della conciliazione, all'amore; quello passionale, profondo e senza regole. L'amore salvifico per l'Uomo ma che nasconde anche sofferenza e dolore. Ma aspetti anche che ti parli di maternità desiderata e irragiungibile, di pathos e tragedia, di perdita e speranza ritrovata, di morte e rinascita, di un elevato senso di giustizia e codice morale inviolabile. Queste sono le premesse del libro (che ho ma non ho ancora iniziato a leggere) e anche quelle del film.
Il risultato finale di quest'opera cinematografica lascia però un amaro e disatteso senso di incompiutezza, come se mancasse sempre qualcosa benchè abbia di tutto al suo interno, compresi degli attori di calibro indiscusso.
The Light Between Oceans (titolo a doppio senso in lingua originale dal momento che "light" si riferisce si alla luce, ma anche al faro stesso) è un film indiscutibilmente raffinato, delicato e poetico. Tra i suoi punti di forza può vantare di una meravigliosa fotografia naturale, con sequenze suggestive e incantevoli dell'oceano, della brughiera, della natura selvaggia dell'isola australe dov'è ambientato. Altresì, può vantarsi di una interpretazione intensa, vivida e molto sentita della bravissima Vikander (tra le più giovani attrici premio Oscar della nostra epoca). Sfortunatamente però il soggetto, talmente ricco di spunti di riflessione e argomenti da trattare, viene mal gestito e sviluppato facendo in modo che il tutto resti abbastanza superficiale. Cianfrance non riesce a scavare a fondo nei sentimenti umani e resta soltanto in superficie, fotografandoli da lontano, quasi da una distanza di sicurezza, sprecando così un soggetto altamente promettente.
Partendo infatti dal pretesto del miracoloso ritrovamento della bambina il film dovrebbe far luce su molteplici questioni morali, sul peso delle proprie azioni e di come costoro generino conseguenze talvolta impossibili da accettare e sopportare. Essenzialmente, se si dovesse trattenere un'unico elemento-chiave del film in questione questo riguarda il "sacrificio". Amare significa sacrificare parti di se, abbandonarsi nelle mani dell'altro per via della forza indissolubile del più nobile e corrosivo dei sentimenti. Ecco allora che Tom, per amore di Isabel, sacrifica temporaneamente il suo ferreo codice morale e acconsente a tenere una bambina che non è loro figlia. Più in là nello svolgersi della trama Isabel sacrificherà il suo orgoglio e il suo amore verso la piccola Lucy/Grace per salvare Tom dalla prigione e per salvaguardare quel che rimane della loro famiglia, del loro matrimonio. Tom a sua volta è pronto a sacrificare la sua vita pur di ripristinare quel equilibrio di giustizia e senso di equità costituendosi al posto della moglie. Eppure in qualche modo tutti questi intrecci di storie, vite e destini diversi non riescono a far appassionare ed emozionare il pubblico come ci si aspetta. Non si percepisce mai lo stesso pathos o dolore dei protagonisi; lo si osserva a distanza ma non lo si prova. Ecco allora emergere il difetto principale della pellicola: non coinvolge, non emoziona, non commuove. Ques'ultimo è forse il difetto maggiore di una pellicola che si rivolge principalmente agli animi sensibili di noi donne.
Il regista di Blue Valentine confeziona un melodramma d'epoca, raffinato e delicato che affronta tematiche importanti che spaziano dalla crisi di coppia, all'impossibilità di avere dei figli e le devastanti conseguenze psicologiche che ne derivano, dal imperdonabile crimine d'impossessarsi del figlio d'altri, alla sofferenza silenziosa che si affronta come prezzo da pagare per espiare, dolorosamente, il prorio crimine negli anni. Cianfrance affida ai ruoli a due attori consolidati quali Fassbender, Vikander e Weisz ma purtroppo questo fiume in piena di sentimenti ed emozioni non scalpisce a dovere lo spettatore, non crea un legame col pubblico ma si limita a rappresentarlo in modo assolutamente valido (stilisticamente e tecnicamente) ma altresì emotivamente distaccato.
Dal punto di vista recitativo la Vikander conferma a tutti di essere una vera garanzia, che qui si immedesima anima e corpo nella straziata e provata Isabel risultando assolutamente convincente. Convincente risulta anche la bella e sofferta Rachel Weisz che sembra uscire da una tragedia Greca dovendo prima affrontare l'angoscia del non sapere la sorte della figlia e del marito, e in seguito deve sopportare il rifiuto, il rigetto costante della propria figlia. Più algido e misurato risulta invece Fassbender che comunque riesce a non sfigurare al cospetto di due attrici impegnate, facendo emergere bene il lato di un uomo provato dalla guerra e dal ferreo codice morale.
In definitiva, si tratta di un buon film, un prodotto più che interessante che purtroppo non riesce mai a far breccia nello spettatore nonostante i contenuti promettenti e importanti.
Risulta esteticamente, visivamente molto bello, raffinato e curato ma emotivamente resta poco coinvolgente. Ottima la fotografia, i costumi e la scenografia. 3/5.
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