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Ma Loute |
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Un film di Bruno Dumont.
Con Fabrice Luchini, Juliette Binoche, Valeria Bruni Tedeschi, Jean-Luc Vincent.
continua»
Commedia,
Ratings: Kids+13,
durata 122 min.
- Germania, Francia 2016.
- Movies Inspired
uscita giovedì 25 agosto 2016.
MYMONETRO
Ma Loute  
valutazione media:
3,00
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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"C'è il fango nella Baia!"
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| lunedì 29 agosto 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
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Agli inizi del ‘900 nel Nord della Francia i componenti di una numerosa famiglia sottoproletaria, i Brufort, strappano le cozze dagli scogli scoperti dalla bassa marea oceanica e svolgono un lavoro di traghettatori per i turisti come novelli S. Cristoforo. Nel posto avvengono sparizioni di persone. Un commissario di polizia elefantiaco (Alfred Machin) cerca di risolvere il mistero con il suo assistente. L’arrivo di Andrè Van Peteghem (Fabrice Luchini), con sua moglie Isabelle (Valeria Bruni Tedeschi), sua sorella Aude (Juliette Binoche), lo svitato cognato, due figlie ed il nipote Billie figlio di Aude, movimenta il luogo sonnolento. I Van Peteghem sono una ricca famiglia borghese con tutte le caratteristiche del sangue corrotto dagli incroci familiari tra consanguinei per non dilapidare il patrimonio accumulato: Andrè, ad esempio, cammina curvo e barcollante. Anche lui, come le due donne, mostra un enfatico, spesso falso, interesse per il luogo e per le persone del posto: un politically correct ante litteram. Nella villa in cemento in stile egizio, un ingombrante status symbol con tanto di corteo di figure grigiastre sulla parete esterna, essi vivono la frustrazione per un cibo che dovrebbe essere semplice e genuino ma che non apprezzano – sia esso un tacchino mal cotto che rifiuta il lavorio del coltello oppure due uova al tegamino in spiaggia -; proprio come accade agli analoghi personaggi di Buñuel ne Il fascino discreto della borghesia che parlano sempre del mangiare ma non mangiano mai. Andrè sorride a 64 denti ai rozzi locali, ma in fondo non li ama e non ama la baia sulla quale si affaccia la sua villa. Avverte le figlie e il nipote di stare attenti; urla loro:”C’è il fango nella Baia!”. Non immagina di essere profetico: il fango, vero e metaforico, imbratterà la sua famiglia in una epoca che disprezza l’omosessualità pur digerendo ipocritamente l’incesto delle classi sociali elevate, “nobili” per natali o per possesso di molto denaro: il nipote (figlio?) Billie si innamorerà di Ma Loute Brufort, il ragazzo “S. Cristoforo”, e verrà ricambiato … Bruno Dumont chiede ai suoi attori una recitazione tutta sopra le righe, creando una galleria di mostri, ora divertenti ora angoscianti e da film horror. Dissemina la pellicola di curiosi incidenti, con gag da film muto o da cartone animato spesso ripetitive: cadute rovinose e faticosi tirarsi su del commissario con l’aiuto dell’assistente – novelli Oliver Hardy e Stan Laurel -, sdraie che cedono, ancora diverse cadute di Isabelle, un improbabile incidente di Andrè con una barca a vela senza nessuna conseguenza. E poi la levitazione miracolosa di Isabelle. E l’altra del commissario, frustrato per non riuscire a risolvere il rebus delle scomparse: l’assistente è costretto a tenerlo legato con una corda come fosse un pallone gonfio di idrogeno, come nel sogno di Mastroianni all’inizio di 8 e mezzo di Fellini. Il surreale è veramente un po’ troppo, anche se è imperdibile lo straparlare della Binoche ed esilarante lo smontaggio che lei opera del piccolo altare in spiaggia al quale tutti i presenti nel luogo si sono recati in processione con gli abiti di festa. L’intenso sguardo di Billie e il suo voltare le spalle a Ma Loute chiudono la storia: la ribellione (fallita) di un corpo e di un’anima a un mondo che si avvia al primo conflitto mondiale ed ai successivi orrori. Valutazione *** FabioFeli
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