gianleo67
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venerdì 2 aprile 2021
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au revoir a la revanche
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Un gruppo di ragazzi di diversa estrazione sociale mette in atto un piano dinamitardo dimostrativo che colpisce i punti nevralgici del potere istituzionale ed economico della capitale francese. Asserragliatisi in un centro commerciale evacuato per l'allerta suscitata, attenderanno l'inevitabile. Dotato di un senso del reale che trascolora naturalemnete nella metafora e nel simbolo, questo incubo ad occhi aperti (come quelli, bellissimi, nei primi piani di tutti i protagonisti) di Bertrand Bonello si configura tanto come una rappresentazione di una civiltà del consumo capace di fagocitare qualunque tentativo di reazione anarchica, inglobandola e isolandola in uno dei suoi moderni santuari per antonomasia (il centro commerciale dove attendono, sotto assedio, i consapevoli morti viventi di una pretestuosa rivolta anti-sistema), quanto come la sconfitta annunciata di uno scontro di poteri che sancisce in modo definitivo il primato di un dominio plutocratico che pretende di difendere con la violenza e la sopraffazione gli interessi e la sicurezza di tutti.
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Un gruppo di ragazzi di diversa estrazione sociale mette in atto un piano dinamitardo dimostrativo che colpisce i punti nevralgici del potere istituzionale ed economico della capitale francese. Asserragliatisi in un centro commerciale evacuato per l'allerta suscitata, attenderanno l'inevitabile. Dotato di un senso del reale che trascolora naturalemnete nella metafora e nel simbolo, questo incubo ad occhi aperti (come quelli, bellissimi, nei primi piani di tutti i protagonisti) di Bertrand Bonello si configura tanto come una rappresentazione di una civiltà del consumo capace di fagocitare qualunque tentativo di reazione anarchica, inglobandola e isolandola in uno dei suoi moderni santuari per antonomasia (il centro commerciale dove attendono, sotto assedio, i consapevoli morti viventi di una pretestuosa rivolta anti-sistema), quanto come la sconfitta annunciata di uno scontro di poteri che sancisce in modo definitivo il primato di un dominio plutocratico che pretende di difendere con la violenza e la sopraffazione gli interessi e la sicurezza di tutti. Lontano da una vera e propria polemica di tipo politico o sociale ed accennando en passant alle plausibili ragioni del multietnico consesso di bombaroli improvvisati (le sperequazioni sociali, la precarietà del lavoro, il giogo del potere finaziario, la connivenza di una politica asservita), questa messa in scena in due atti (uno sul campo ed uno indoor) di una rivolta tanto studiata quanto irrazionale, diventa presto una allegoria della velleitaria inconsistenza di qualsiasi pensiero eterodosso; il sentimento del totale scollamento da una realtà su cui non si può avere alcuna presa e perciò destinato a naufragare nel tragicomico rituale di un'attesa senza speranza in una cittadella sotto assedio; tra toilette da prêt-à-porter da sfoggiare a piacimento, manichini dei reparti sportivi fatti a propria immagine e somiglianza e persino nello sfoggio in play back di un repertorio globalizzato che ci impone modelli e stili oltre qualunque pretesa di autonomia e di identità culturale (il revanscimo della Giovanna d'Arco data alle fiamme o l'immagine di un Marat nella vasca da bagno del reparto sanitari prossimo all'inutile sacrificio). Un distacco dalla realtà contrassegnato dall'oracolo mediale di una tv al plasma che preannuncia l'inevitabile assedio, ma soprattutto dalla silenziosa pantomima di reparti nerovestisti che come nelle pagine più oscure di una storia destinata a ripetersi (gli Spetsnatz al Dubrovka come le BRI al Bataclan) sono gli implacabili latori di un messaggio di morte da consegnare rigorosamente al buio. Titolo tra l'onirico e l'evocativo tratto dall'omonimo albun di Nik Cave, per un film rifiutato a Cannes a causa dei tragici eventi del 2015 ma che ha avuto, non ostante il coraggio di un soggetto scomodo dai rivolti marchianamente surreali, una ottima accoglienza critica.
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gaiart
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mercoledì 19 ottobre 2016
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e la voglia di insurrezione..
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NOCTURAMA
di
Bertrand Bonello
E la voglia di Insurrezione
Nocturama è un caleidoscopio notturno. E’ un film bellissimo, conturbante, sofisticato, di un’eleganza formale tipicamente francese.
I cospicui rimandi artistici alla Francia (o Europa) e alla sua caduta, sia passata che presente, sia culturale che sociale sono molteplici. Sia visivi, pittorici, con il Marat assassinato, un giovane vestito, adagiato in una vasca da bagno, all’interno dei grandi magazzini di Parigi, a cui Jacques-Louis David non darebbe il suo consenso odierno.
Scultorei.
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NOCTURAMA
di
Bertrand Bonello
E la voglia di Insurrezione
Nocturama è un caleidoscopio notturno. E’ un film bellissimo, conturbante, sofisticato, di un’eleganza formale tipicamente francese.
I cospicui rimandi artistici alla Francia (o Europa) e alla sua caduta, sia passata che presente, sia culturale che sociale sono molteplici. Sia visivi, pittorici, con il Marat assassinato, un giovane vestito, adagiato in una vasca da bagno, all’interno dei grandi magazzini di Parigi, a cui Jacques-Louis David non darebbe il suo consenso odierno.
Scultorei. Con la statua equestre in bronzo dorato di Giovanna d’Arco, in Place des Pyramides, che a Parigi rappresenta dal 1874 la sconfitta della Francia nella guerra del 1870. Realizzata dallo scultore Fremiet, l’opera sarà collocata nel luogo in cui l’eroina nazionale era stata ferita durante il tentativo infruttuoso di entrare in città.
Sia uditivi perché la musica di Berlioz, sinfonia op. 15, La Grande symphonie funèbre et triomphalein sottofondo, venne infatti commissionata dal governo francese che voleva celebrare il decimo anniversario della Rivoluzione di Luglio, con la costruzione della Colonna in Place de la Bastille.
In sostanza, il regista dipinge senza giudizio una società che si sta sgretolando, con i suoi valori marci, il suo consumismo, la sua bruttezza e vacuità, tanto più nei giovani, zombi contemporanei. Una società che corre verso l’autodistruzione, che Bonello mette in scena drammaticamente ed emblematicamente, proprio con la sua gioventù, dalle radici.
Sabrina, David, Yacine, Samir, Mika, Sarah, Omar sono giovani francesi, non solo musulmani, attori non protagonisti, i cui nove mesi di casting hanno dati frutti straordinari. Nella prima parte del film una tensione perenne li conduce in giro per la bellissima città, in metro, per strada, con spostamenti singoli, veloci, sempre con un i phone in mano ad architettare qualcosa.
Nella seconda parte, la stessa tensione unita a consapevolezza di ciò che hanno fatto, li racchiude tutti, meno uno, in un grande centro commerciale, le cui varie immagini sono raccolte dalle telecamere di sorveglianza, come se questi giovani fossero robot che non rispondono più ai comandi o uomini de-umanizzati.
Nello sfondo, una colonna sonora eccezionale, che ci ricorda che oltre che regista Bonello è anche compositore. Questa copre un arco temporale di almeno 40 anni, memoria degli anni 70, passando da musica elettronica, tecno o sinfonica e concludendo con le note nostalgiche e meravigliose di Baker in Persuaders, Attenti a quei due.
Questa diviene anche il soundtrack bestiale di diversi attentati a simboli di potere e di economia e ne scandisce il ritmo perverso: a La Défense, a un ministero, alla statua di Giovanna d'Arco che arde, alla Borsa con auto in esplosione e persino nei grandi magazzini di lusso dove andrebbe annoverata come uno dei personaggi. Quegli stessi che hanno perso l’anima e che la potenza di Bonello potrebbe invece ricostruire, in una società che non sa più chi e cosa è.
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