ennio
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venerdì 2 febbraio 2018
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nulla di nuovo in italia
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Mi chiedo che significhi "produzione indipendente" se poi registi, attori, storia, sceneggiatura sono le solite. Possibile che il cinema italiano debba sempre giocarsela con quei 4 nomi per produrre qualcosa sul sociale? La storia è plausibile, il flim è guardabile, ma davvero per la mamma di un 13enne e la sua (giovane?) amica del cuore si dovevano estrarre dal cilindro due famose attrici ultracinquantenni, seppur brave? Non c'è proprio nulla di nuovo e più verosimile sul mercato?
Alla fine, il personaggio più simpatico e credibile è la prostituta Larissa.
Anche la morale del film non è che insegni granchè, la vicenda della moglie maltrattata è descritta in modo approssimativo, senza scavare a fondo, nella modalità "politicamente corretto".
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Mi chiedo che significhi "produzione indipendente" se poi registi, attori, storia, sceneggiatura sono le solite. Possibile che il cinema italiano debba sempre giocarsela con quei 4 nomi per produrre qualcosa sul sociale? La storia è plausibile, il flim è guardabile, ma davvero per la mamma di un 13enne e la sua (giovane?) amica del cuore si dovevano estrarre dal cilindro due famose attrici ultracinquantenni, seppur brave? Non c'è proprio nulla di nuovo e più verosimile sul mercato?
Alla fine, il personaggio più simpatico e credibile è la prostituta Larissa.
Anche la morale del film non è che insegni granchè, la vicenda della moglie maltrattata è descritta in modo approssimativo, senza scavare a fondo, nella modalità "politicamente corretto". Il figlio è un adolescente alle prese con una separazione genitoriale di fatto che lo obbliga a trasferirsi lontano da casa, e coi primi turbamenti dell'amore, e alla fine, come tutti i 13enni del mondo, troverà nuovi amici e nuova gioia di vivere.
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valterchiappa
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lunedì 30 ottobre 2017
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il diritto a una vita possibile
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Ivano De Matteo ha confermato negli anni un indiscutibile capacità di affrontare temi di grosso impatto sociale. Lo ha sempre fatto con il dovuto approfondimento, tenendosi al largo da retorica o sentimentalismi, ma soprattutto con grande semplicità di linguaggio ed una chiarezza espositiva che non scivola mai nel banale: un cronista, o meglio un divulgatore dei mali del nostro tempo.
Giunto di fronte alla prova più importante, al tema più insidioso e al contempo drammaticamente attuale, quello della violenza sulle donne, De Matteo realizza la sua opera più riuscita. “La vita possibile” è un film dalla misura perfetta, in cui ogni battuta ed ogni inquadratura è pesata con un bilancino di precisione.
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Ivano De Matteo ha confermato negli anni un indiscutibile capacità di affrontare temi di grosso impatto sociale. Lo ha sempre fatto con il dovuto approfondimento, tenendosi al largo da retorica o sentimentalismi, ma soprattutto con grande semplicità di linguaggio ed una chiarezza espositiva che non scivola mai nel banale: un cronista, o meglio un divulgatore dei mali del nostro tempo.
Giunto di fronte alla prova più importante, al tema più insidioso e al contempo drammaticamente attuale, quello della violenza sulle donne, De Matteo realizza la sua opera più riuscita. “La vita possibile” è un film dalla misura perfetta, in cui ogni battuta ed ogni inquadratura è pesata con un bilancino di precisione.
Una storia lineare, quasi spoglia, ma che contiene in maniera esaustiva tutti i termini del problema. Una moglie che subisce ripetutamente la violenza del marito, un figlio adolescente che assiste inerme al dramma, la fuga, una città, Torino, dove cercare di costruire una nuova vita. Anna (Margherita Buy) e Valerio (Andrea Pittorino) vengono accolti da un’amica di vecchia data, Carla (Valeria Golino), attrice squattrinata e naif. Il seguito è vita quotidiana: la difficoltà di Anna a trovare un nuovo lavoro, quelle di Valerio ad integrarsi in un contesto nuovo e all’apparenza ostile, il richiamo, che a volte pare irresistibile, a ricadere nel gorgo del proprio destino di vittima sacrificale. Un solo filo di narrazione: l’infatuazione di Valerio per una prostituta dell’Est (Caterina Shulha), attraverso la quale il ragazzo esperirà drammaticamente la sua educazione sentimentale. Un episodio che però è funzionale al tema principale dell’analisi di De Matteo.
Tutti sono, siamo quotidianamente aggrediti. C’è violenza sulle donne, sembra dire il regista, perché c’è violenza ovunque: nell’aggressione verbale di un genitore che difende un figlio teppista, nelle avances insistite di un corteggiatore molesto, nella discriminazione, nel lavoro massacrante e mal pagato, persino nelle trappole dei vuoti legislativi, nel linguaggio dei ragazzi, nei manifesti giganteschi che sparano bocche carnose e prominenti. Fino ad arrivare inevitabilmente al sesso subito dalla prostituta, di cui Valerio è spettatore nell’episodio in cui il film ha il suo climax, e che ricorda, nella sua bestialità, la violenza fisica cui ha da sempre assistito.
Violenza che ha solo varie forme, magari non penalmente rilevanti, ma che ferisce nell’identica maniera; violenza che ha una sola madre: questa società. Ed è per questo che solo fuori da essa si può cercare una vita possibile. Come i protagonisti in fuga, che cercano riparo in personaggi ai margini: nell’amica folle e generosa che non si è mai sposata (una critica all’istituto della famiglia?); nel ristoratore, anch’esso straniero, emarginato per via di un passato oscuro; o, all’estremo limite, in una donna di strada, ma che di giorno è solo una ragazza normale, con il normale desiderio di divertirsi al Luna Park.
Il racconto di De Matteo, alla cui penna si è affiancata, come al solito, quella di Valentina Ferlan, agisce come un bisturi: minimo, essenziale, ma taglientissimo e preciso. Il suo film però non è solo sceneggiatura; è una regia attentissima a sottolineare, con le inquadrature e i movimenti della macchina, ogni particolare importante e a cancellare il superfluo; a scavare nei volti, drammaticamente denudati dal trucco; a cercare l’esatto punto di vista da cui osservare.
Il cast asseconda l’impostazione stilistica del regista, tutti intensi e al contempo misurati. Se è pleonastico elogiare per l’ennesima volta la Buy, efficacissima nel descrivere, per una volta, non solo la fragilità, ma anche la determinazione nel cercare il riscatto, se la Golino dà l’ennesima conferma di una raggiunta maturità, parole di plauso vanno spese per il giovanissimo Andrea Pittorino, non solo per il suo viso perfettamente cinematografico, ma per una interpretazione straordinariamente aderente al vero. Bravi anche i comprimari, Bruno Todeschini e Caterina Shulha; toccante in particolare quest’ultima nel rappresentare il contrasto fra una donna indurita dalla vita e la ragazza ancora in cerca di sogni.
“La vita possibile” è un film da vedere e far vedere. Perché è un bel film. Ma soprattutto per non fermare mai la riflessione, per non far tacere mai il discorso sulla violenza. È un mostro che ci assale ogni giorno e qualcuno sembra dirci che è un frutto inevitabile dei nostri tempi. No, non è così. Dobbiamo, ne abbiamo il diritto, continuare a cercare e magari conquistare una vita possibile.
Voto: 7.5
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filippo catani
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mercoledì 1 febbraio 2017
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de matteo un po' scarico
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Una donna fugge da Roma con il figlio a causa delle violenze che subisce dal marito. I due trovano rifugio a Torino presso una carissima amica e dovranno provare a rifarsi una vita in una nuova città.
Dopo gli ottimi due film precedenti (Equilibristi e i nostri ragazzi) quì De Matteo finisce per annacquarsi un pochino. A mio avviso più che altro c'è qualche buco nella sceneggiatura che fa sì che il film abbia alcune parti "incomprensibili". Resta certamente la strettissima attualità del tema e la disperazione della donna interpretata dalla Buy che, nonostante le ripetute denunce, è costretta a fuggire e a non far sapere a nessuno la sua destinazione per paura del proprio marito.
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Una donna fugge da Roma con il figlio a causa delle violenze che subisce dal marito. I due trovano rifugio a Torino presso una carissima amica e dovranno provare a rifarsi una vita in una nuova città.
Dopo gli ottimi due film precedenti (Equilibristi e i nostri ragazzi) quì De Matteo finisce per annacquarsi un pochino. A mio avviso più che altro c'è qualche buco nella sceneggiatura che fa sì che il film abbia alcune parti "incomprensibili". Resta certamente la strettissima attualità del tema e la disperazione della donna interpretata dalla Buy che, nonostante le ripetute denunce, è costretta a fuggire e a non far sapere a nessuno la sua destinazione per paura del proprio marito. Ad accoglierla troverà l'amica Golino che troverà in lei e suo figlio un po' di compagnia in quella che lei stessa non esita a definire una vita "incasinata". Allo stesso tempo anche il ragazzino dovrà fare i conti con la durezza di una città che non conosce e la difficoltà di farsi nuovi amici e superare il trauma di aver visto la madre picchiata. Insomma tutto materiale per quello che è un buon film ma che a mio giudizio poteva essere un po' meglio o quantomeno che non aveva bisogno di troppi arzigogoli per essere convincente.
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pier delmonte
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mercoledì 1 febbraio 2017
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leggero quanto basta
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Tema pesante affrontato in punta di piuma, giustamente dico io per dare spazio alla psicologia fragile di un ragazzino, spettacolare davvero la sua presenza sullo schermo. La Buy e la Golino adorabili amiche unite dalla scarsa considerazione dell’universo maschile, almeno quella parte dell’universo che hanno visitato.
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g_andrini
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mercoledì 25 gennaio 2017
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bello
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E' piuttosto originale nello svolgimento anche se appartiene ad un filone piuttosto diffuso. E' un prodotto curato nella fotografia, anche nei dialoghi non è banale. Molto bella la scena iniziale prima della fuga.
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spione
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domenica 23 ottobre 2016
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con qualche riserva
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Film minimalista che prova a raccontare una storia ispirata dai molti fatti di cronaca che purtroppo conosciamo senza entrare nel merito di un tema che è certamente tra i più complessi: nessun tentativo, infatti, viene fatto per indagare e spiegare il fenomeno della violenza di genere, e soprattutto di inoltrarsi in quel vero e proprio campo minato rappresentato dall'evidenza delle molte, troppe donne che - come Anna - hanno scelto di accompagnarsi a uomini che le maltrattano. A ben guardare, però, il tema principale non è la violenza: piuttosto è un film di solitudini intrecciate, dolenti, in cerca di sollievo e di riscatto. Un film ben recitato, che tuttavia mi ha lasciato una sensazione di disarmonia.
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Film minimalista che prova a raccontare una storia ispirata dai molti fatti di cronaca che purtroppo conosciamo senza entrare nel merito di un tema che è certamente tra i più complessi: nessun tentativo, infatti, viene fatto per indagare e spiegare il fenomeno della violenza di genere, e soprattutto di inoltrarsi in quel vero e proprio campo minato rappresentato dall'evidenza delle molte, troppe donne che - come Anna - hanno scelto di accompagnarsi a uomini che le maltrattano. A ben guardare, però, il tema principale non è la violenza: piuttosto è un film di solitudini intrecciate, dolenti, in cerca di sollievo e di riscatto. Un film ben recitato, che tuttavia mi ha lasciato una sensazione di disarmonia. Già con "La bella gente", del resto, Di Matteo mi era sembrato avere una sensibilità poco consonante con la mia. La Buy, per una volta costretta a recitare un ruolo diverso da quello solito di nevrotica pasticciona, è paradossalmente sottotono. Applausi invece per Valeria Golino, di cui mi impressionano i progressi fatti dai tempi bui (scusate il gioco di parole) di "Rain Man" e "Puerto Escondido": davvero l'attrice che ha conosciuto la più impressionante crescita professionale tra quelle sulla piazza.
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pluto77
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martedì 11 ottobre 2016
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fuori dagli schemi
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Visto al cinema Apollo di Milano debbo dire che sono rimasto colpito soprattutto dalla delicatezza usata per raccontare un tema così complesso. Si poteva scegliere la via della "violenza"di certo più semplice e più d'impatto invece il film segue un realismo tralasciando la parte di "morbosa violenza"solamente nella prima scena per poi seguire il cammino di una madre e suo figlio in cerca di una nuova vita. Bellissimo. Musiche fotografia e luoghi sono insieme agli attori protagonisti di questa storia.
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alex2044
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lunedì 10 ottobre 2016
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e' possibile una vita possibile ?
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E' possibile una vita possibile ? E' il quesito che ci pone questo film e la risposta finale è si . Insomma la speranza non deve mai mancare . Forse è proprio il finale la parte più debole di questo film ma nonostante tutto il lieto fine , una volta tanto , non disturba e non sa di artificio zuccheroso per mandare a casa lo spettatore felice e contento . Il motivo sta nel fatto che per tutta la durata di questo lavoro, si percepisce la partecipazione emotiva del regista . Che ci mette cuore ed anima nel delineare i caratteri dei personaggi di questa storia , purtroppo non nuova ma anzi presente troppo spesso nella cronaca giornaliera delle nostre comunità .
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E' possibile una vita possibile ? E' il quesito che ci pone questo film e la risposta finale è si . Insomma la speranza non deve mai mancare . Forse è proprio il finale la parte più debole di questo film ma nonostante tutto il lieto fine , una volta tanto , non disturba e non sa di artificio zuccheroso per mandare a casa lo spettatore felice e contento . Il motivo sta nel fatto che per tutta la durata di questo lavoro, si percepisce la partecipazione emotiva del regista . Che ci mette cuore ed anima nel delineare i caratteri dei personaggi di questa storia , purtroppo non nuova ma anzi presente troppo spesso nella cronaca giornaliera delle nostre comunità . Una madre e moglie scappa da Roma e dal marito violento portandosi dietro il figlio e cerca , in una città , Torino, distante centinaia di chilometri , con l' aiuto di un'amica fedele di rifarsi una vita ma anche la protezione di qualcosa , un nuovo ambiente una nuova città , e qualcuno , nuove frequentazioni , nuovi amici .Come già detto , con fatica, ma ce la farà . Ivano De Matteo dopo il bel " I nostri Ragazzi " fa di nuovo centro . Raccontandoci questa storia molto umana con trasporto e delicatezza . Le due attrici protagoniste , una Margherita Buy ben dentro la sua parte di donna dolente ma volitiva e una Valeria Golino che lascia i panni più drammatici cui spesso ci ha abituati per vestire quelli di un'attrice ilare ed anche un po' scombinata e con un cuore grosso così .Insomma brave tutte e due . Senza dimenticare l'interpretazione convincente ed intensa del giovanissimo Andra Pittorino nella parte del figlio della Buy con un di più dato dalla notevole somiglianza con la stessa . Il film è girato bene , il ritmo c'è . Le musiche sono , una volta tanto pertinenti ed anche coinvolgenti . Per finire , ottima la scelta di mostrarci una Torino non da cartolina che , per quanto mi riguarda , vale mezzo voto in più nel mio giudizio .
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flaw54
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lunedì 3 ottobre 2016
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perché così poco pubblicizzato?
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Un film di emozioni profonde che affascina e commuove nella sua intensa e drammatica ripetitività. Non si può parlare di melò perché i sentimenti sono veri e anche la vicende può drammaticamente essere più che reale. Bravissimo il bambino, mentre la Buy si è ormai specializzata nelo stesso ruolo ripetitivo e monocromatico ( che però sa ricoprire benissimo ). Bella la conclusione che apre uno spiraglio verso unanuova vita possibile, ma lascia sempre in piedi tutte le difficoltà ei sacrifici che una donna in questa situaziine deve affrontare. Molto vicino a Gli equilibristi.
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walter58ve
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domenica 2 ottobre 2016
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un inno al coraggio quotidiano
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in questo caso il motivo del tentativo di rinascita presenta anche elementi di drammatica attualità, ma i motivi potrebbero anche essere altri. il film riesce a proporre atmosfere e sentimenti, senza eccessi e con grande cura alle figure e personaggi. Pochi ma importanti. Quasi tutti credibili e non banali. Sicuramente, lo spettatore genitore, come me, ha qualche elemento di ulteriore interesse e forse un punto di vista privilegiato rispetto alla generalità della platea. Resta un grande merito del regista, anche quello di affrontare e proporre una figura adolescenziale e le sue reazioni ad una situazione deflagrante, con una certa originalità e senza cadere, comunque, nello stereotipo comune a molte pellicole sul genere.
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in questo caso il motivo del tentativo di rinascita presenta anche elementi di drammatica attualità, ma i motivi potrebbero anche essere altri. il film riesce a proporre atmosfere e sentimenti, senza eccessi e con grande cura alle figure e personaggi. Pochi ma importanti. Quasi tutti credibili e non banali. Sicuramente, lo spettatore genitore, come me, ha qualche elemento di ulteriore interesse e forse un punto di vista privilegiato rispetto alla generalità della platea. Resta un grande merito del regista, anche quello di affrontare e proporre una figura adolescenziale e le sue reazioni ad una situazione deflagrante, con una certa originalità e senza cadere, comunque, nello stereotipo comune a molte pellicole sul genere. Unico neo in termini di credibilità, la totale assenza del cellulare nella vita di questo ragazzo. Anche dopo che gli viene regalato dalla mamma.
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