flyanto
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mercoledì 26 ottobre 2016
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il crollo di una famiglia e del sogno americano
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Liberamente tratto dall'omonimo romanzo di Philip Roth, il film racconta di un uomo (Ewan Mc Gregor), denominato nella sua comunità cittadina "lo Svedese", il quale riscontra un pieno successo sia sul piano professionale che su quello sentimentale e conseguente ammirazione in tutti coloro che lo circondano. Costruitosi una bella famiglia dopo aver sposato l'affascinante ex Miss New Jersey ed avere avuto una bella bambina, lo Svedese trascorre felicemente la propria esistenza finchè un giorno tutto non gli crolla addosso, e più precisamente quando comincia ad entrare in discussione con la figlia adolescente e soprattutto alla notizia, e successiva sua scomparsa, che quest'ultima ha preso parte ad un attentato dinamitardo in cui è morto un uomo.
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Liberamente tratto dall'omonimo romanzo di Philip Roth, il film racconta di un uomo (Ewan Mc Gregor), denominato nella sua comunità cittadina "lo Svedese", il quale riscontra un pieno successo sia sul piano professionale che su quello sentimentale e conseguente ammirazione in tutti coloro che lo circondano. Costruitosi una bella famiglia dopo aver sposato l'affascinante ex Miss New Jersey ed avere avuto una bella bambina, lo Svedese trascorre felicemente la propria esistenza finchè un giorno tutto non gli crolla addosso, e più precisamente quando comincia ad entrare in discussione con la figlia adolescente e soprattutto alla notizia, e successiva sua scomparsa, che quest'ultima ha preso parte ad un attentato dinamitardo in cui è morto un uomo. Dapprima incredulo e poi, purtroppo, arresosi alla terribile evidenza, il protagonista da questo momento in poi trascorrerà i suoi giorni alla ricerca della figlia sempre di più latitante, il rapporto con la propria moglie andrà nel frattempo anch'esso in pezzi ed egli si troverà così costretto ad affrontare la dura realtà che qualcosa all'interno del proprio perfetto microcosmo familiare è probabilmente andato storto, senza però capire bene quando e l'esatta dinamica di tutto ciò. Dopo molto tempo lo svedese riuscirà ad incontrarsi di nuovo con la figlia, ormai però sempre più distante da lui e dal suo modo di concepire la vita e con un rapporto genitore-figlia che mai più si riconsoliderà.
Il film, sebbene liberamente tratto dal'omonimo romanzo, risulta molto ben girato, chiaro e lineare ed anche molto avvincente: alla continua ed estenuante ricerca della figlia da parte del protagonista si unisce infatti anche la curiosità dello stesso spettatore fortemente coinvolto nella vicenda e nel volere capire quali sono state esattamente le dinamiche che hanno portato alla distruzione di un menage familiare all'inizio così perfetto e quasi addirittura invidiabile La soluzione non arriva poichè le cause, si intuisce, sono molteplici e non sempre reperibili nell'arco di un'esistenza vera di rapporti umani, ma proprio in ciò sta il pregio del film nel non dare, cioè, troppe risposte e nell'accettazione, come avviene purtroppo in molti casi della realtà stessa, più o meno passiva di ciò che succede e di come sia impossibile programmare una vita perfetta e felice, insomma il tipico "sogno americano", nonostante gli sforzi impiegati. E piano piano, così, lo spettatore assiste allo sgretolamento degli ideali e dei valori umani, della famiglia e delle proprie certezze, scendendo sempre più in un profondo baratro.
Credibili nei loro ruoli Ewan Mc Gregor e Jennifer Connelly (la bella moglie, ex Miss) e pure l'atmosfera apparentemente tranquilla descritta degli anni '50/'60.
Consigliabile sebbene un poco crudo concettualmente parlando.
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(di misesjunior)
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vanessa zarastro
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giovedì 20 ottobre 2016
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poveri anni '60
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Per la sua prima regia, Ewan Mc Gregor avrebbe fatto meglio a scegliere un tema meno difficile. Tratto dal libro omonimo di Philip Roth con cui nel 1997 vinse il Premio Pulitzer, il film American Pastoral presenta tutti i problemi tipici di una trasposizione dallo scritto alle immagini in movimento.
Il protagonista Seymour Levov (lo stesso Ewan Mc Gregor) – idolo sportivo universitario del basket detto “lo svedese” - e la moglie shiksa Dawn (Jennifer Connelly), vivono in una fattoria nella campagna di Newark, New Jersey, dove lui prende in mano la fabbrica di guanti della famiglia. Hanno Merry una bella bambina bionda che ha solo un piccolo problema di balbuzie.
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Per la sua prima regia, Ewan Mc Gregor avrebbe fatto meglio a scegliere un tema meno difficile. Tratto dal libro omonimo di Philip Roth con cui nel 1997 vinse il Premio Pulitzer, il film American Pastoral presenta tutti i problemi tipici di una trasposizione dallo scritto alle immagini in movimento.
Il protagonista Seymour Levov (lo stesso Ewan Mc Gregor) – idolo sportivo universitario del basket detto “lo svedese” - e la moglie shiksa Dawn (Jennifer Connelly), vivono in una fattoria nella campagna di Newark, New Jersey, dove lui prende in mano la fabbrica di guanti della famiglia. Hanno Merry una bella bambina bionda che ha solo un piccolo problema di balbuzie. La psicoterapeuta dove i genitori la portano ipotizza una sua richiesta di attenzioni del padre, in competitività con la mamma già reginetta di bellezza eletta anni prima Miss New Jersey.
Si vede così crescere Merry diventare adolescente e abbracciare la ribellione degli anni ’60, contro Johnson e contro la guerra in Vietnam specialmente per le atrocità operate dagli americano. Da quel momento la ragazza entra in clandestinità, non vuole più avere nessun rapporto con la famiglia di origine né con il mondo borghese ovattato, dove è cresciuta.
La storia quindi gira attorno all’impossibilità di un padre di accettare la diversità della figlia e delle sue scelte, chiedendosi in che cosa abbia sbagliato nella sua educazione. Non si arrenderà mai neanche di fronte all’evidenza. Qui forse la grande differenza con il romanzo e con l’ebraitudine descritta da un ebreo doc.
La metafora del fallimento del sogno americano, presente nel libro di Roth, perfino per un giovane a cui sembra andare tutto bene – successi sportivi, moglie bella, fabbrica efficiente – non si percepisce come tema principale forse perché le sofferenze individuali del protagonista prendono il sopravvento.
American Pastoral è girato tutto come un lungo flash back narrato dal fratello di Seymour Jerry, Levov (Rupert Evans), al suo vecchio compagno di scuola lo scrittore Nathan Zuckerman. Le ambientazioni sono belle - sicuramente evocato Edward Hopper - anche se le ricostruzioni anni ’60 sono un po’ stereotipate, segno evidente che né Ewan Mc Gregory né il suo sceneggiatore John Romano li hanno vissuti. Da questo esce fuori la figura della figlia un po’ ridicola e una moglie insopportabile, mentre l’unico personaggio che emerge anche nella recitazione è lo “svedese” il protagonista.
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flaw54
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lunedì 24 ottobre 2016
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un film che fa riflettere
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Non ho letto il romanzo di Roth e non posso logicamente fare un confronto. Il film però ha un sua fascino nella lentezza e nella ripetitività dei gesti che esprimono il dramma inesorabile dello svedese e di sua moglie e nel complesso di tutto il sogno americano. Manca secondo me una rapresentazione più forte e decisa nella prima parte dell' aristocratico mondo all' interno del quale cresce la bambina, mondo che è lasciato all' immaginazione dello spettatore. Così noi veniamo a contatto con una Dakota Fanning già incattivita e in conflitto totale con tutto il mondo che la circonda. È un film di sofferenza profonda sia nella reazione della madre, una splendida sotto tutti i punti di vista Jennifer Connelly, che cerca di recuperare il suo passato di miss New Yersey, cancellando la figlia dalla sua vita e piombando in una inesorabile e drammatica follia, sia nella reazione dello svedese, un Ewan McGregor forse eccessivamente monocromatico e talvolta eccessivamente cristallizzato nella sua recitazione, ma capace di esprimere ik suo profondo dolore e l'altrettanto profondo amore per una figlia che non vuole in nessun modo perdere, soprattutto quandi la ritrova in ambienti trucidi e devastati ( simbolo evidente di un american dream inesistente o per lo meno frantumatosi di fronte ai drammatici avvenimenti storici )sull'orlo di una follia generata da una sorta di pentimento per le sue azioni.
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Non ho letto il romanzo di Roth e non posso logicamente fare un confronto. Il film però ha un sua fascino nella lentezza e nella ripetitività dei gesti che esprimono il dramma inesorabile dello svedese e di sua moglie e nel complesso di tutto il sogno americano. Manca secondo me una rapresentazione più forte e decisa nella prima parte dell' aristocratico mondo all' interno del quale cresce la bambina, mondo che è lasciato all' immaginazione dello spettatore. Così noi veniamo a contatto con una Dakota Fanning già incattivita e in conflitto totale con tutto il mondo che la circonda. È un film di sofferenza profonda sia nella reazione della madre, una splendida sotto tutti i punti di vista Jennifer Connelly, che cerca di recuperare il suo passato di miss New Yersey, cancellando la figlia dalla sua vita e piombando in una inesorabile e drammatica follia, sia nella reazione dello svedese, un Ewan McGregor forse eccessivamente monocromatico e talvolta eccessivamente cristallizzato nella sua recitazione, ma capace di esprimere ik suo profondo dolore e l'altrettanto profondo amore per una figlia che non vuole in nessun modo perdere, soprattutto quandi la ritrova in ambienti trucidi e devastati ( simbolo evidente di un american dream inesistente o per lo meno frantumatosi di fronte ai drammatici avvenimenti storici )sull'orlo di una follia generata da una sorta di pentimento per le sue azioni. Da vedere.
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