Lode al tentativo di Tim Blake Nelson di realizzare un film non banale, con una tematica esistenziale unica, caleidoscopicamente riflessa nel vissuto di più personaggi, ed articolata in diverse storie che si incrociano con un meccanismo rodato cinematograficamente e, per esempio, utilizzato da Inarritu in Babel ed Amores perros, sebbene con ben altri risultati. La sceneggiatura, tuttavia, appesantita da dotte citazioni, da analisi cerebrali sulla società moderna e da domande retoriche sul senso della vita, rovina i buoni propositi del regista, peraltro ottimo attore ed interprete di uno dei personaggi, ed i dialoghi cervellotici fanno si che i protagonisti alla fine parlino come libri stampati, sopprimendo il pathos anche nei momenti più drammatici ed emozionali.
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Lode al tentativo di Tim Blake Nelson di realizzare un film non banale, con una tematica esistenziale unica, caleidoscopicamente riflessa nel vissuto di più personaggi, ed articolata in diverse storie che si incrociano con un meccanismo rodato cinematograficamente e, per esempio, utilizzato da Inarritu in Babel ed Amores perros, sebbene con ben altri risultati. La sceneggiatura, tuttavia, appesantita da dotte citazioni, da analisi cerebrali sulla società moderna e da domande retoriche sul senso della vita, rovina i buoni propositi del regista, peraltro ottimo attore ed interprete di uno dei personaggi, ed i dialoghi cervellotici fanno si che i protagonisti alla fine parlino come libri stampati, sopprimendo il pathos anche nei momenti più drammatici ed emozionali.
La visione dell’autore, attraverso ragionamenti pseudo filosofici, affidati all’oratoria del professore nell’ultima lezione tenuta ai suoi studenti alla vigilia del pensionamento e che a tratti si trasforma in voce fuori campo che sottolinea i passaggi cruciali delle altre vicende, forzatamente cerca di individuare una causa epocale ed esclusiva all’origine del malessere esistenziale dei giovani, dei drogati, delle giovani coppie in crisi e via dicendo. Non è un approccio errato in sé stesso, ma sicuramente è al di fuori della portata del regista ed in ogni caso non risulta adatto ad essere veicolato in modo così diretto e didattico. La parte concettuale non è trasfigurata dall’arte, in questo caso purtroppo del tutto assente, in un linguaggio filmico poetico e metaforico, non si incarna nelle viscere e nella sofferenza dei personaggi ma rimane sovrapposta e posticcia suscitando un certo fastidio ed imbarazzo per l’esito involontariamente noioso e a tratti ridicolo delle elucubrazioni mentali adolescenziali dell’autore.
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