vanessa zarastro
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lunedì 20 novembre 2017
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il bisbetico domato
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Da “La bisbetica domata”, la commedia di William Shakespeare in poi, la letteratura (e cinematografia) europea e statunitense è piena di burberi che man mano si domano da soli. Così Hebenezer Scroge in “Canto di Natale” di Charles Dickens e poi vari personaggi portati sullo schermo dalla coppia Lemmon/Matthau o il Walt Kowalski in Gran Torino da Clint Eastwood. Il regista dichiara di essersi ispirato ad alcuni personaggi come quello nel film A proposito di Schmidt del 2002 di Alexander Payne o all’outsider Forrest Gump del 1994 di Robert Zemeckis. Tanto è vero che è già stato annunciato un remake statunitense interpretato proprio da Tom Hanks.
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Da “La bisbetica domata”, la commedia di William Shakespeare in poi, la letteratura (e cinematografia) europea e statunitense è piena di burberi che man mano si domano da soli. Così Hebenezer Scroge in “Canto di Natale” di Charles Dickens e poi vari personaggi portati sullo schermo dalla coppia Lemmon/Matthau o il Walt Kowalski in Gran Torino da Clint Eastwood. Il regista dichiara di essersi ispirato ad alcuni personaggi come quello nel film A proposito di Schmidt del 2002 di Alexander Payne o all’outsider Forrest Gump del 1994 di Robert Zemeckis. Tanto è vero che è già stato annunciato un remake statunitense interpretato proprio da Tom Hanks.
Come per dichiarare che il burbero (o la bisbetica) non sono persone cattive ma iper-difese che hanno paura dei sentimenti e di lasciarsi andare. Sembra che devono avere sempre il controllo della situazione e si schierano verso il rispetto delle regole come garanzia di sicurezza. È molto probabile che la mancanza di affetto e di stabilità li abbia fatti diventare così; ci vorranno quindi persone “calde”, rassicuranti, ma anche molto tenaci, pere riuscire ad andare oltre l’apparenza rugosa, per far crollare le difese e tirar fuori il lato più umano, che c’è al fondo di ogni burbero. E questo è anche il caso del nostro Ove Lindhal, un vedovo svedese appena andato in pensione (forzata) dopo 43 anni di servizio nelle industrie della SAAB, un posto ereditato da suo padre. La storia raccontata dal regista Hannes Holm è tratta dal romanzo “L’uomo che metteva in ordine il mondo” di Friedrich Backman del 2012, il film dipinge l’anziano protagonista come una persona intransigente che controlla tutto ciò che avviene nel suo quartiere e non perdona le trasgressioni: dalla corretta differenziata al transito automobilistico, dalla pipì dei cani alle macchine in doppia fila…ah quanto vorrei che uno così vivesse nel mio palazzo! In una qualsiasi zona suburbana svedese organizzata in casette unifamiliari tutte uguali, in un milieu proletario o piccolo borghese, sotto uncielo plumbeo nordeuropeo. Mr. Ove prende il suo ruolo molto sul serio in modo quasi ossessivo, al limite dell’autistico. Va tutti giorni al cimitero dalla sua amata Sahra, unica presenza femminile della sua vita (la madre era morta che lui era piccolo) con cui parla e racconta le piccole storie del vicinato. Le promette quotidianamente di raggiungerla al più presto, ma ci sarà sempre qualche piccolo intoppo che non gli permetterà di mantenere la sua promessa. Ci vorrà l’arrivo di Parvaneh, un’iraniana incinta con due figlie piccole e un marito un po’ imbranato, che riuscirà con perseveranza a superare le barriere e i paletti posti da lui stesso e lo aiuterà a sciogliersi lentamente e fino a farsi amare dalla gente del vicinato che era sempre stata rimproverata da Ove per le continue trasgressioni alle regole.
Il regista Hannes Holm ha svolto in forma di commedia questo film drammatico che, alla fine, diventerà un feel good movie che esalta i valori della comunità, l’importanza del vicinato e il piacere dello scambio reciproco. M.r Ove era stato scelto per rappresentare la Svezia agli Oscar del 2017 (vinto poi da Il cliente di Farhadi), candidato anche per il miglior trucco (Eva von Bahr e Love Larson), con un’ottima recitazione di Rolf Lassgård.
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vincenzoambriola
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sabato 4 novembre 2017
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un cuore grande
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Tutto deve essere in ordine nel piccolo mondo di Mr. Ove. Tutti i giorni fa un giro di ricognizione nel vicinato, controllando che le auto siano parcheggiate bene, che il cancelletto di accesso alle villette sia ben chiuso, raccogliendo cicche e inseguendo cani e gatti. La sua vita non è stata semplice, Mr. Ove è passato attraverso tragedie familiari che l'hanno messo alla prova, impegnandolo in una battaglia disperata contro i "colletti bianchi", come lui chiama tutti coloro che lavorano dietro una scrivania, anziché con le mani. A sconvolgere i piani di Mr. Ove è una giovane donna iraniana che gli trasmette nuove energie, la voglia di vivere e di trovare negli altri l'affetto e il calore che l'hanno abbandonato.
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Tutto deve essere in ordine nel piccolo mondo di Mr. Ove. Tutti i giorni fa un giro di ricognizione nel vicinato, controllando che le auto siano parcheggiate bene, che il cancelletto di accesso alle villette sia ben chiuso, raccogliendo cicche e inseguendo cani e gatti. La sua vita non è stata semplice, Mr. Ove è passato attraverso tragedie familiari che l'hanno messo alla prova, impegnandolo in una battaglia disperata contro i "colletti bianchi", come lui chiama tutti coloro che lavorano dietro una scrivania, anziché con le mani. A sconvolgere i piani di Mr. Ove è una giovane donna iraniana che gli trasmette nuove energie, la voglia di vivere e di trovare negli altri l'affetto e il calore che l'hanno abbandonato. Un film delicato, che affronta il tema dell'invecchiamento della popolazione nei paesi europei, della solitudine e del ruolo spesso determinante che hanno i migranti, con la loro forza, la loro determinazione, il loro coraggio. Se il cuore di Mr. Ove è grande, è il sangue dei suoi nuovi amici a scorrere nelle sue vene.
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flyanto
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lunedì 6 novembre 2017
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un uomo scorbutico ma in fin dei conti simpatico
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Candidato all'Oscar come miglior film straniero (vinto poi dalla pellicola "Il Cliente " di Farhadi) , "Mr. Ove" è una commedia agro-dolce ed un poco surreale che presenta la figura del protagonista, appunto il Mr. Ove del titolo, nella sua quotidianità. Rimasto da tempo vedovo, egli vive solo in una casa con il giardino vicino ad altre simili alla sua con i quali residenti egli non ha e non vuole assolutamente avere alcun tipo di rapporto, anzi! Per questa sua scontrosità anche i suoi vicini di casa cercano di evitarlo o litigano con lui definendolo un vecchio scorbutico e assai scontroso.
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Candidato all'Oscar come miglior film straniero (vinto poi dalla pellicola "Il Cliente " di Farhadi) , "Mr. Ove" è una commedia agro-dolce ed un poco surreale che presenta la figura del protagonista, appunto il Mr. Ove del titolo, nella sua quotidianità. Rimasto da tempo vedovo, egli vive solo in una casa con il giardino vicino ad altre simili alla sua con i quali residenti egli non ha e non vuole assolutamente avere alcun tipo di rapporto, anzi! Per questa sua scontrosità anche i suoi vicini di casa cercano di evitarlo o litigano con lui definendolo un vecchio scorbutico e assai scontroso. Nel corso del tempo egli riuscirà alla fine ad instaurare un rapporto di amicizia e di sincero affetto con la famiglia da poco trasferitasi in una delle case vicine grazie alla dolcezza spontanea ed al buon carattere della donna, un'iraniana moglie di uno svedese e madre di due bambine.
Questo film di Hannes Holm rappresenta molto bene, e pure in chiave ironica, la condizione di solitudine ed il carattere burbero del protagonista: un uomo che sin dall'infanzia, con la morte prematura della madre, ha avuto una vita poco allegra. Attraverso i numerosi flashback, lo spettatore assiste a tutto il percorso esistenziale di Ove e soprattutto alla sua tenera e profonda storia d'amore, non priva di brutti e determinanti episodi, con una bella ragazza che diverrà poi sua moglie, arrivando così a giustificare il "caratteraccio" dell'uomo, ormai inaridito nei sentimenti e con svariate ed assurde manie, ma dall'indole buona che ricompare, sia pure a fatica, nel corso della frequentazione, quasi impostagli, con la vicina iraniana. Non si può, in conclusione, non provare sin dall'inizio simpatia per un personaggio così ed il pregio di questo film sta proprio nell' aver centrato e descritto con veridicità, mista ad una buona dose di ironia, la sua figura quasi surreale, peraltro molto ben interpretata da Rolf Lassgard.
Sicuramente consigliabile.
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angeloumana
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martedì 4 settembre 2018
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guai a chi rovina la nostra visuale
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Film che può essere considerato minore, nonostante la sua lunga durata di ben 116', fatto dello humour svedese o forse fotografia di costumi svedesi: ad esempio un uomo che cade sui binari della ferrovia e nessuno dei viaggiatori, intenti ai loro smartphone, si precipita a sollevarlo, oppure occuparsi di questioni modeste di vicinato, come redarguire qualcuno che gli rovina la visuale oppure l'”ordine costituito” delle cose, dopo aver dovuto rinunciare al proprio importante ruolo lavorativo per esigenze aziendali e vivere da pensionati a 59 anni, oppure ancora sopportare proprio malgrado la presenza di razze straniere nel “proprio” territorio o piccolo quartiere mentale.
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Film che può essere considerato minore, nonostante la sua lunga durata di ben 116', fatto dello humour svedese o forse fotografia di costumi svedesi: ad esempio un uomo che cade sui binari della ferrovia e nessuno dei viaggiatori, intenti ai loro smartphone, si precipita a sollevarlo, oppure occuparsi di questioni modeste di vicinato, come redarguire qualcuno che gli rovina la visuale oppure l'”ordine costituito” delle cose, dopo aver dovuto rinunciare al proprio importante ruolo lavorativo per esigenze aziendali e vivere da pensionati a 59 anni, oppure ancora sopportare proprio malgrado la presenza di razze straniere nel “proprio” territorio o piccolo quartiere mentale.
Comincia da commedia leggera, da moderati sorrisi, Mr.Ove – è lui il pensionato - non ha molto di cui occuparsi ormai, ma è allenato a richiamare anche sgarbatamente i vicini sul rispetto delle norme del quartiere, dove c'è un “responsabile”, ruolo che egli ebbe e non ha più. Pian piano dei flash-back spiegano perché mai compia diversi tentativi di suicidio: ha avuto un'infanzia serena, accompagnato dall'amore del papà, poi il lavoro da tecnico nelle ferrovie svedesi, poi l'incontro con la bella Sonja dal sorriso contagioso (ma Ove in quella fase ha un'espressività simile a quella di un manico di scopa), poi la solitudine quando lei è mancata e il parlare ancora con lei seduto sulla tomba, col desiderio di raggiungerla presto.
Non gli è rimasto granché dopo la perdita di lei, salvo quel ruolo di rompiscatole di quartiere e di tecnico nel suo lavoro, il decadimento e i propositi di morte avvengono quando è messo a riposo dalle ferrovie (jubilado, dicono gli spagnoli, chissà se per giubilo o per accantonamento). Naturalmente sarà una disprezzata vicina iraniana a risvegliargli sentimenti buoni verso il prossimo, realizzerà che un'altra vita è possibile, si scambiano cortesie e partecipa ai ritrovi dell'altra famiglia, interessarsi agli altri, tenere buone relazioni delle quali non era più capace. Mr. Ove è un Clint Eastwood da Gran Torino, ma in tono minore, cerchiamo di essere tutti più buoni, vogliamoci bene, sembra dire il regista-sceneggiatore Hannes Holm o il romanzo di Fredrik Backman da cui il film è tratto. Abbiamo appreso una certa visione di un'auto Audi: ha 5 zeri, 4 sul cofano ed uno al volante.
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danielemarsero
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sabato 10 marzo 2018
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un grande film col cuore grande
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Portare al cinema il senso civico e morale è un esercizio che può scadere in deja-vu irreali o in commediucole non proprio all’altezza. Ci è invece riuscito magnificamente Hannes Holm, regista e sceneggiatore svedese, con un’ottima maestria per questo adattamento cinematografico del pluripremiato libro “L’uomo che metteva in ordine il mondo” di Backman.
Le trasposizioni dalla letteratura alla sceneggiatura di solito hanno elementi di personalizzazione che rovinano -nella maggior parte dei casi- i volumi ben scritti (il libro di Backman è bestseller in mezzo mondo). Holm con la sua sceneggiatura riesce a essere fedele e al tempo stesso far ridere e piangere lo spettatore.
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Portare al cinema il senso civico e morale è un esercizio che può scadere in deja-vu irreali o in commediucole non proprio all’altezza. Ci è invece riuscito magnificamente Hannes Holm, regista e sceneggiatore svedese, con un’ottima maestria per questo adattamento cinematografico del pluripremiato libro “L’uomo che metteva in ordine il mondo” di Backman.
Le trasposizioni dalla letteratura alla sceneggiatura di solito hanno elementi di personalizzazione che rovinano -nella maggior parte dei casi- i volumi ben scritti (il libro di Backman è bestseller in mezzo mondo). Holm con la sua sceneggiatura riesce a essere fedele e al tempo stesso far ridere e piangere lo spettatore.
La storia di un ingegnere, descritto come asociale, burbero e arrogante, è invece la vita -e la morte- di un onesto cittadino svedese che lotta contro la perdita dell’educazione, del rispetto e del sopruso. Oltre che lottare contro i propri sentimenti dopo la morte della moglie, tentando più volte in maniera comica il suicidio.
Rolf Lassgård interpreta un personaggio scomodo (per lo spettatore medio) in modo maestrale, in equilibrio tra la comicità di chi vive in uno schema mentale rigido e le nascoste disperazioni di una vita ingiusta. Contro i vicini, contro lo Stato, contro i colletti bianchi, contro i cani che gli pisciano sulle mattonelle, contro i dolci gatti randagi. Contro il dolore. Un ruolo fatto apposta per essere odiato, ma realmente incompreso. Mr. Ove ha un grande cuore e di questo si tratta.
E’ lui il vincitore, che ottiene, seppur in modo faticoso, il premio di una vita ligia, piena, onesta, vera, a costo di passare per strano. Ovviamente non del tutto comprensibile in un vicinato -metafora della bieca società- che opera nelle più moderne forme di egoismo e indifferenza.
La fotografia di Göran Hallberg viaggia a braccetto con un montaggio perfetto (Fredrik Morheden): nessuna sbavatura, nessun giro di montagne russe, nessuna voglia di strafare inutilmente, nella sua apparente semplicità tecnica c’è sincera empatia e giusta trasmissione di azione e sentimento per un film che buca il cuore e fa centro.
La scenografia di Jan Olof Ågren visualizza una fetta di Svezia un po' demodé ma è viva: sembra di abitarla, è parte dello spettatore e ogni dettaglio al suo posto (o non a posto per Ove) lungo tutto il vialetto della comunità. I costumi (Camilla Lindblom) ben scelti a seconda del personaggio, Eva Von Bahr e Love Larson per il trucco sono stati candidati al premio Oscar.
La spalla della bravissima Bahar Pars, che recita col protagonista, crea un mix comico in un film che definirlo tale è un errore formale. E’ un film drammatico che descrive alla perfezione le varie componenti di una vita, ivi incluse le tragicomiche uscite che il regista regala con parsimonia e attenta lucidità.
Perché si ride con piacere in quasi due ore; ma si piange anche, con scene affatto scontate e intelligentemente girate. Lontano da regìe di maniera che vogliono premiare l’intimità senza veramente raccontarla, Holm regala l’intimo della vita -che include la tragedia- in una forma spigolosa ma perfetta.
Un film emozionante, intenso, travolgente, candidato a due premi Oscar nel 2017 tra cui Miglior Film Straniero. Che meritava, perché è -inaspettatamente- uno dei migliori film in assoluto degli ultimi anni.
Forse occorrerà aspettare il remake che Tom Hanks ha deciso di intraprendere per portare il giusto riconoscimento a questo grande film. Ci vuole un grande cuore, come quello di Mr. Ove.
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cardclau
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martedì 31 ottobre 2017
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certo, può appartenere all'immaginario fantastico
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Il film mi è piaciuto molto. E' un film sulle relazioni umane, non sugli effetti deleteri della onnipresenza degli smartphones, in un mondo in cui tutti sono occupati nel loro fumo e nella loro solitudine. Mr. Ove viene da una infanzia e gioventù con particolari difficoltà. Perde la madre in tenera età in un ambiente familiare e circostante incapace di elaborare affettivamente il grande lutto della perdita materna. Suo padre è un bravo padre, ma tirato su in un mondo povero di relazione verbali e non verbali, più di così non gli può dare. Un'altra tragedia in gioventù, perde il padre per un incidente da disattenzione, che finisce sotto un treno.
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Il film mi è piaciuto molto. E' un film sulle relazioni umane, non sugli effetti deleteri della onnipresenza degli smartphones, in un mondo in cui tutti sono occupati nel loro fumo e nella loro solitudine. Mr. Ove viene da una infanzia e gioventù con particolari difficoltà. Perde la madre in tenera età in un ambiente familiare e circostante incapace di elaborare affettivamente il grande lutto della perdita materna. Suo padre è un bravo padre, ma tirato su in un mondo povero di relazione verbali e non verbali, più di così non gli può dare. Un'altra tragedia in gioventù, perde il padre per un incidente da disattenzione, che finisce sotto un treno. Il giovane Mr. Ove è rimasto solo, per una speculazione edilizia perde la casa, rimane senza casa, va a dormire in treno, dove faceva pulizie. Prende sonno. Quando si sveglia, il treno sta viaggiando, si trova in compartimento con una giovane donna che sta leggendo un libro, dagli occhi di un azzurro che al solo guardarli ti fa girare la testa. Insomma a lui le piace, ma non sa bene come fare a corteggiarla. Riesce a ritrovarla e ad ivitarla a cena. Lei non ha paura degli uomini, gli piace, accetta. Quando vanno a cenare, lui è un po' imbranato, ma lei "lo sente". Lui praticamente non mangia, alla domanda di lei, risponde che ha già mangiato a casa per permettere a lei di ordinare quello che vuole. Invece di criticarlo, lei "si apre" a lui, e spinge la relazione verso un territorio che lui non avrebbe mai varcato, con un bacio di un affetto fortissimo. Questa è la ciliegina nel racconto di una storia con molteplici aspetti, che va gustata, e sofferta, fino in fondo.
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