dhany coraucci
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domenica 6 settembre 2015
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è una commedia, ma c'è del vero
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L'artista che è esordito con un successo fulminante e che poi ha smesso di produrre o, se l'ha fatto, è arrivato a risultati scadenti è un tema che ossessiona gli americani: la caduta, più o meno rovinosa a seconda dell'altezza da cui precipiti e il conseguente riscatto, anche se mi domando cosa sia maggiormente deprimente, se aver conosciuto il successo e poi averlo perduto o non averlo conosciuto affatto. Ma questo è un mio personale dilemma, fatto sta che la figura di uno scrittore in crisi alla ricerca di un'autentica ispirazione ma soprattutto alla ricerca di se stesso si ritrova in numerosissimi film (uno dei più belli per me è Wonder Boys- 2000- con lo “scrittore” Michael Douglas).
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L'artista che è esordito con un successo fulminante e che poi ha smesso di produrre o, se l'ha fatto, è arrivato a risultati scadenti è un tema che ossessiona gli americani: la caduta, più o meno rovinosa a seconda dell'altezza da cui precipiti e il conseguente riscatto, anche se mi domando cosa sia maggiormente deprimente, se aver conosciuto il successo e poi averlo perduto o non averlo conosciuto affatto. Ma questo è un mio personale dilemma, fatto sta che la figura di uno scrittore in crisi alla ricerca di un'autentica ispirazione ma soprattutto alla ricerca di se stesso si ritrova in numerosissimi film (uno dei più belli per me è Wonder Boys- 2000- con lo “scrittore” Michael Douglas). Anche in questo si replica lo stesso dramma, sebbene i toni siano quelli di una commedia. E non può essere diversamente perché il protagonista è Hugh Grant, il principe delle commedie o, per meglio dire, l'ex principe, visto che ultimamente lo si vede poco recitare e in ogni caso le recenti prove sono state, guarda caso, scadenti. Vi dico subito che purtroppo anche questo film, pur avendo tutte le carte per essere un piccolo gioiellino, non è niente di speciale e finisce, anzi, per essere abbastanza prevedibile, ma secondo me vale la pena di vederlo per due motivi: uno è proprio Hugh Grant e l'altro è Marisa Tomei. Insieme non formano una coppia memorabile e la loro storia d'amore non credo che rimarrà scolpita nella memoria, ma sembra esserci del vero nella loro spontaneità, in quella semplicità che li accomuna, viziata però da un senso di amarezza che si percepisce e che presumibilmente va al di là del ruolo recitato, come se entrambi, pur avendo avuto le occasioni giuste, non siano stati alla fin fine tanto fortunati. Hugh Grant ha avuto un gran successo ma da' l'impressione che la popolarità acquisita non sia stata in grado di confortarlo, infatti viene il sospetto che il personaggio che più spesso interpreta, che è proprio quello del film, impacciato, autore di memorabili gaffes, nella sua leggerezza che sconfina pericolosamente con un vuoto interiore tutt'altro che inconsapevole, non sia altri che se stesso. Dal canto suo, Marisa Tomei recita il ruolo di una donna matura che ancora insegue un sogno artistico e una sua credibilità (è iscritta come studentessa nel corso universitario nel quale insegnerà il professore Hugh Grant) e anche per lei si intuisce un senso di verità, del resto pur se bravissima, così genuina e intensa nelle sue interpretazioni (indimenticabile la sua triste ballerina di lap dance in The Wrestler – 2008-), è confinata sempre in ruoli secondari, se non addirittura di caratterista, come se fosse sottoposta a un'interminabile gavetta e faticasse realmente a trovare la sua giusta collocazione e tutti gli onori che merita. In questo clima “veritiero” ho apprezzato particolarmente il fatto che tutti e due si siano presentati davanti alla cinepresa senza il minimo “ritocco”, belli come sono e forse di più, con i loro lineamenti un po' stanchi e appesantiti e le le loro (verissime) rughe.
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iosono
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mercoledì 28 agosto 2019
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gradevole e convincente
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Nell'ultimo quinquennio cinematografico, invaso da da supereroi di varia natura, effetti speciali computerizzati e altri "fuochi d'artificio plastificati", questo film si contraddistingue per qualcosa di importante ed essenziale: una storia da raccontare.
Sceneggiatura adeguatamente strutturata e cast ben assortito garantiscono un apprezzabile momento di svago, condito da sani principi (vedasi il rispetto delle regole) e giuste risate.
Hugh Grant, pur prigioniero nel suo ruolo di "tenero bello", riesce sempre a strappare dei sorrisi e delle interpretazioni all'altezza.
Forse alcune situazionie dialoghi sono appena accennate e il finale è un pò "tirato", ma direi che si tratta di una pellicola godibile, anche e soprattutto con famiglia al seguito.
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Nell'ultimo quinquennio cinematografico, invaso da da supereroi di varia natura, effetti speciali computerizzati e altri "fuochi d'artificio plastificati", questo film si contraddistingue per qualcosa di importante ed essenziale: una storia da raccontare.
Sceneggiatura adeguatamente strutturata e cast ben assortito garantiscono un apprezzabile momento di svago, condito da sani principi (vedasi il rispetto delle regole) e giuste risate.
Hugh Grant, pur prigioniero nel suo ruolo di "tenero bello", riesce sempre a strappare dei sorrisi e delle interpretazioni all'altezza.
Forse alcune situazionie dialoghi sono appena accennate e il finale è un pò "tirato", ma direi che si tratta di una pellicola godibile, anche e soprattutto con famiglia al seguito.
Grazie per la vostra attenzione,
Antonio.
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