flyanto
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venerdì 13 febbraio 2015
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4 matrimoni misti che fan tanto tribolar due genit
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Film in cui si racconta di una coppia di genitori che ha tre figlie sposate con 3 uomini di razza e religione diversa dalla loro francese e cattolica. Essi, pur non essendo persone razziste ed avendo accolto con tanta buona volontà i tre generi musulmano, ebreo e cinese, per la quarta figlia, ancora nubile, desiderano ardentemente però un marito connazionale e di religione cattolica. Alla notizia che invece anche la quarta figlia convolerà presto a nozze con un uomo di colore proveniente dalla Costa d'Avorio essi, loro malgrado e dopo numerose vicende, dovranno rassegnarsi ed accettare la realtà e di avere così una famiglia multietnica.
Questa pellicola di Philippe de Chauveron è una commedia divertente ed ironica sull'integrazione razziale e sulle conseguenti problematiche o meno che da ciò derivano.
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Film in cui si racconta di una coppia di genitori che ha tre figlie sposate con 3 uomini di razza e religione diversa dalla loro francese e cattolica. Essi, pur non essendo persone razziste ed avendo accolto con tanta buona volontà i tre generi musulmano, ebreo e cinese, per la quarta figlia, ancora nubile, desiderano ardentemente però un marito connazionale e di religione cattolica. Alla notizia che invece anche la quarta figlia convolerà presto a nozze con un uomo di colore proveniente dalla Costa d'Avorio essi, loro malgrado e dopo numerose vicende, dovranno rassegnarsi ed accettare la realtà e di avere così una famiglia multietnica.
Questa pellicola di Philippe de Chauveron è una commedia divertente ed ironica sull'integrazione razziale e sulle conseguenti problematiche o meno che da ciò derivano. Il regista affronta e descrive i rapporti di coppie miste in una società in cui ormai sempre di più è diventata comune la realtà di interagire e di unirsi a persone di razze e religioni differenti. In una maniera molto delicata ed intelligentemente spiritosa Chauveron affronta così il tema degli ovvi pregiudizi che sorgono spontanei nelle persone di fronte ad una realtà tanto nuova, peraltro pregiudizi e paure che il regista sottolinea essere presenti e ben ben radicati anche in coloro che appartengono a paesi e continenti diversi e rivelando che in fondo il modo di reagire e di pensare delle persone risulta uguale a tutto il genere umano. Pertanto lo spettatore si rispecchia e si immedesima un poco nel difficile e comprensibile ruolo dei genitori francesi di accettare "il diverso" o "lo sconosciuto" a cui ancora, nonostante la realtà globale non si è ancora del tutto pronti ad affrontare e conseguentemente accettare.
L'intero film in ogni caso è ben costruito e la trama, tra una situazione ironica ed un'altra, unite a dialoghi intelligenti e brillanti, scorre leggero, fine ed arguto decretando ed assicurando un sicuro e meritato successo tra il pubblico e confermando giustamente l'elevato incasso ottenuto in patria.
Da non perdere come puro e brioso divertissement.
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elgatoloco
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domenica 2 gennaio 2022
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commedia intelligente e dunque divertente
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Non si può negare che le commeide francesi, anche molto recenti, insieme al trhiller-noir d'antan e alla"nouvelle vague"ancora d'antan, rappresentino un,punto di forza del cinema francese: ne è un indubbio esempio questo"Qu'est -ce qu'on a fait au bon Dieu"(Philippe de Chauveron, anche da lui scritto, soggetto e sceneggiatura, con Guy Laurent, 2014), dove il titolo francese è molto più efficace di quello italiano, troppo esplicitamente commentante la condizione di questa coppia serissima mlto cattolica, lui un notario gaullista , lei idem, preoccupati di non apparire in alcun modo razzisti, ma lui invero cade spesso nell'"equivoco", le cui figlie -4 di numero-hanno sposato per 3/4 cittadini "diventati francesi"ma rispettivamente israeliani, arabi, musulmani.
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Non si può negare che le commeide francesi, anche molto recenti, insieme al trhiller-noir d'antan e alla"nouvelle vague"ancora d'antan, rappresentino un,punto di forza del cinema francese: ne è un indubbio esempio questo"Qu'est -ce qu'on a fait au bon Dieu"(Philippe de Chauveron, anche da lui scritto, soggetto e sceneggiatura, con Guy Laurent, 2014), dove il titolo francese è molto più efficace di quello italiano, troppo esplicitamente commentante la condizione di questa coppia serissima mlto cattolica, lui un notario gaullista , lei idem, preoccupati di non apparire in alcun modo razzisti, ma lui invero cade spesso nell'"equivoco", le cui figlie -4 di numero-hanno sposato per 3/4 cittadini "diventati francesi"ma rispettivamente israeliani, arabi, musulmani. Rimane "da sposare"l0ultima, la più giovane, findanzata con un tale Charles, cattolico, ma di professione clown e per di più(cosa che la ragazza non dice ai genitori)ivoriano, dunque di colore, che ha un padre iperafricano, anzi nazionalista ivoriano, antifrancese, anche se ha prestato servizio, per anni, come militare, presso l'Armée française, convinto che l'Africa sia stata sfruttata dagli Europei(consdierazione peraltro giusta, ma che lui porta all'estremo), sempre sospettoso di possiibili pericoli comunisti e altro ancora. Si arriva al matrimonio, ma i due padri, dopo un litigio più che altro formale, si ritrovano insieme a pescare, si ubricanao e finiscono persino in carcere per"offesa a pubblico ufficiale", ma poi il matrimonio si celebra senza problemi, anzi con somma gioisa di tutti/e. Commedia degli equivoci(non solo la coppia francese è razzista, ma lo sono anche i generi, in particolare gli Ebrei verso i Musumani, gli Arabi musulmani verso i Cinesi, i Cinesi stesssi verso gli altri, anche se si ritrovano tutti a cantare "La Marseillaise", e più in generale il "serpe"del preigudizio si annida anche dove si ritiene impossibile trovarlo... Tourbillon di equivoci, di idee ricevute che si"smontano"quando vengono espresse, tale è la loro pochezza, il film è sorretto indubbiamente da interpreti decisaente all'altezza del compito loro assegnato, dove "svettano"Christian Clavier, suocero francese, Pascal N'Zonzi, suocerto ivoriano, ex.,militare, Chantal Lauby socera francese, i generi Ary Abitann, Frèdéeric Chau e Medì Sadaoun, nonché l'ultimo Noom Diawara, ma anche le donne, ossia le "figlie da sposare"fanno molto benee la loro parte. El Gato
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dave69
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domenica 15 marzo 2015
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commedia gradevole ma poco graffiante
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Gradevole commediola che qua e là riesce a far sorridere prendendo spunto dalle inevitabili differenze culturali e religiose che presenta la società multietnica. Salvo poche eccezioni, però, nel complesso l'umorismo risulta poco graffiante e si tende più che altro a privilegiare l'aspetto "romantico" della vicenda, in una pallida rivisitazione di "Indovina chi viene a cena?" (il matrimonio misto tra lei bianca/lui nero viene in qualche modo accettato dalle due future suocere ma ostacolato fino in fondo dai due padri) Assolutamente nulla di nuovo sotto il sole. Dal cinema francese, che negli ultimi anni ha realizzato veramente tante opere di livello notevole, ci si aspettava qualcosina in più.
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Gradevole commediola che qua e là riesce a far sorridere prendendo spunto dalle inevitabili differenze culturali e religiose che presenta la società multietnica. Salvo poche eccezioni, però, nel complesso l'umorismo risulta poco graffiante e si tende più che altro a privilegiare l'aspetto "romantico" della vicenda, in una pallida rivisitazione di "Indovina chi viene a cena?" (il matrimonio misto tra lei bianca/lui nero viene in qualche modo accettato dalle due future suocere ma ostacolato fino in fondo dai due padri) Assolutamente nulla di nuovo sotto il sole. Dal cinema francese, che negli ultimi anni ha realizzato veramente tante opere di livello notevole, ci si aspettava qualcosina in più. Grande successo in patria (84 ilioni di euro), altrove molto molto meno. ^_^
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parpignol
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venerdì 6 febbraio 2015
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l'arrendevole riso amaro
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Questa commediola è uno dei prodotti di propaganda sociale e politica che, sfornato in Francia e per la Francia, fa comprendere anche a noi "esteri" quale sia la reale situazione sociale nel Paese d'oltralpe, a dispetto di quanto possiamo soltanto subodorare da giornali e TV. Beninteso: ce la fa comprendere soltanto se riusciamo a guardare "dietro le quinte" di questo film banalotto e accomodante; infatti, come dicevo, questa commedia sembra essere fatta per "tranquillizzare", da un lato, la Francia provinciale che, in fondo, deve somigliare abbastanza alla nostra bellissima Italia, e "sminuire" dall'altro, la stessa provincialità fino a intaccare i valori più sacri, sui quali c'è poco da scherzare.
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Questa commediola è uno dei prodotti di propaganda sociale e politica che, sfornato in Francia e per la Francia, fa comprendere anche a noi "esteri" quale sia la reale situazione sociale nel Paese d'oltralpe, a dispetto di quanto possiamo soltanto subodorare da giornali e TV. Beninteso: ce la fa comprendere soltanto se riusciamo a guardare "dietro le quinte" di questo film banalotto e accomodante; infatti, come dicevo, questa commedia sembra essere fatta per "tranquillizzare", da un lato, la Francia provinciale che, in fondo, deve somigliare abbastanza alla nostra bellissima Italia, e "sminuire" dall'altro, la stessa provincialità fino a intaccare i valori più sacri, sui quali c'è poco da scherzare. Così facendo, mettendo su personaggi e luoghi poco credibili, il regista e gli sceneggiatori hanno vestito di ridicolo un po' tutto e tutti, nel maldestro tentativo di spezzare non già una lancia, ma un'intera falange oplitica di lance, in favore della cosiddetta integrazione razziale. Quanto alle "razze", esse sono presentate e descritte in un modo risibile e a tratti offensivo. Basti guardare fin da subito i tre mariti delle prime tre figlie: un ebreo spaccone, un musulmano iracondo e un cinese ipocrita e affarista. Già così siamo all'apogeo dei luoghi comuni, luoghi comuni che peggiorano quando si entra nel merito della loro etnia o cultura, poiché vediamo che l'ebreo è soltanto ebreo perché indossa talvolta la kippah, fa circoncidere il primogenito, e parla di roba kosher; il musulmano è tale perché non mangia carne di maiale, e il cinese è tale perché... sorride e annuisce sempre! Non c'è MAI in tutto il film un litigio o discussione fondata su REALI motivi di diversità di vedute: tutti sono incredibilmente accomodanti, bisticciano per questioni di pochissimo conto, ma sono tutti amici sulle cose importanti! Non c'è una reale introspezione psicologica nei personaggi, nel loro essere, nel loro credere, ma soltanto un folkloristico dipinto teso anche un po' velatamente a ridicolizzarli nelle loro presunte credenze. Chiunque dotato di intelletto potrebbe invece sapere che le problematiche dovute a incontri, anzi MATRIMONI, con persone di razza o etnia diversa portano a enormi conflitti dovuti semplicemente a SCONTRI di idee e valori. Così non è normale che una donna non ebrea faccia circoncidere il proprio figlio neonato solo perché lo vuole il padre ebreo (per tradizione, non per altro, poiché la Bibbia non viene nemmeno citata), adducendo a scusa improbabili motivi di profilassi sanitaria! Non è normale altrettanto che una donna non musulmana sia così disinvolta e disinibita se ha sposato un musulmano il quale teoricamente la dovrebbe tenere un po' più sotto controllo secondo il suo credo religioso. Così tutto diventa parodia, e quand'anche si ammetta che le donne maritate non sono cattoliche, poiché in una parte precisa del film deridono il fatto che la loro madre ci tenga tanto alla messa di Natale, il risultato è comunque penoso. Le donne, più ancora degli stereotipati mariti, sono i personaggi più frivoli, vacui e insulsi di tutta la commediola: sono tutte e quattro attraenti (il che già di per sé rende la storiella completamente irreale), si somigliano e non hanno NESSUN contrasto in materia di idee, ideali o valori (perché non sembrano averne!), e, infine... sono femmine! Voglio dire che anche la scelta di far sì che fossero 4 figlie femmine a maritare 4 uomini (quasi) stranieri, e non 4 figli maschi a sposare 4 donne (quasi) straniere, è chiaramente una scelta propagandistica di campo, essendo risaputo che in effetti il più delle volte sono le donne a cercare la diversità quanto invece non siano gli uomini tradizionalmente più conservatori e guidati anche da istinti più convenzionali. Le quattro donne quindi, sono come una soltanto, sono numerose solo perché "servono" a creare pressione sul padre di famiglia, che è l'unico personaggio quasi decente della storia. Inizialmente anche la moglie sembra interessante, nel suo volersi appellare al tradizionalismo, finché non cambia ridicolmente idea a seguito di una altrettanto ridicola psicoterapia in cui si autoconvince di essere razzista perché da bambina aveva paura dei topi (giuro, è ciò che dice davvero!). Ah, il tradizionalismo vorrebbe combaciare con il cattolicesimo... ma ecco che, implacabile, giunge anche la ridicolizzazione dello stesso mediante la figura del parroco di paese, dipinto come una specie di buffone che dice messa tanto perché è il suo hobby. Dunque: cattolicesimo, ebraismo e islam, messi alla berlina in modi diversi ma col minimo comune denominatore di essere "compressori di libertà". Lo trovo un po' offensivo. Manca all'appello l'ultimo marito, quello di etnia negroide, che in fondo è l'unico "normale" in questo ambaradan; tuttavia anche qui l'introspezione psicologica è assente: non si capisce cosa in realtà pensi un ivoriano emigrato in Europa, e chiunque sia stato a Parigi sa invece bene che gli immigrati africani creano dei ghetti a sé, si cercano e si uniscono, per cui in tutta questa commediola l'unica cosa verosimile è il "controrazzismo" che di fatto esiste dai neri verso i bianchi. Ma anche questa era evidentemente una tematica troppo pesante e seria da trattare in un filmetto così, dove basta un po' di cognac per appacificare i due consuoceri. Manca, del tutto, il vero scontro culturale e psicologico, manca la delineazione di personalità forti che non cedano così facilmente a qualcosa in cui profondamente credono e che difendono strenuamente. Ciliegina sulla torta è anche il valore del nazionalismo, sminuito ad un semplice intonare la Marsigliese... Il che la dice lunga anche sulla pochezza con cui si affronta il conflittuale rapporto tra coloniali e Francia, appena appena accennato nel padre dell'ivoriano, ma ovviamente liquidato a tarallucci e vino.
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(di misesjunior)
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