fabriziog
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martedì 30 agosto 2016
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la bravura nel descrivere la ferocia
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“Escobar” è il bel film di Andrea di Stefano che consiglio di vedere a quasi tutti (ad esclusione dei più sensibili). La pellicola ripercorre le ignominie poste in essere dal uno dei più famosi e potenti trafficanti di cocaina, il colombiano patron dei cartelli di Medellin Pablo Emilio Escobar Gaviria (1949-1993).
Benicio del Toro non solo interpreta magistralmente il ruolo di Escobar, ma accosta la sua corporeità ed espressività mimica a quella del “capo dei capi” della droga sudamericana.
Fra imbarazzante, inspiegabile ed arrogante religiosità, vicinanza sinallagmatica alla Chiesa Cattolica, alto senso della famiglia e belluina ferocia che non risparmia donne e infanti, torture ed brutali eliminazioni fisiche, la narrazione filmica procede con ritmica placidità avvinghiando lo spettatore alla sedia.
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“Escobar” è il bel film di Andrea di Stefano che consiglio di vedere a quasi tutti (ad esclusione dei più sensibili). La pellicola ripercorre le ignominie poste in essere dal uno dei più famosi e potenti trafficanti di cocaina, il colombiano patron dei cartelli di Medellin Pablo Emilio Escobar Gaviria (1949-1993).
Benicio del Toro non solo interpreta magistralmente il ruolo di Escobar, ma accosta la sua corporeità ed espressività mimica a quella del “capo dei capi” della droga sudamericana.
Fra imbarazzante, inspiegabile ed arrogante religiosità, vicinanza sinallagmatica alla Chiesa Cattolica, alto senso della famiglia e belluina ferocia che non risparmia donne e infanti, torture ed brutali eliminazioni fisiche, la narrazione filmica procede con ritmica placidità avvinghiando lo spettatore alla sedia.
Abile Di Stefano a fare intuire l’orrore, accennandolo appena senza entrare mai nei dettagli, evitando pervicacemente di mostrare al pubblico “le frattaglie”. La bravura di un regista, seguendo gli insegnamenti della tragedia greca, consiste proprio nel far sentire il disgusto e il raccapriccio senza far vedere nulla o, al più, lambendo la rappresentazione della truculenza di certe immagini. Non v’è capacità nello sbattere in faccia l’uccisione di un bimbo di pochi mesi, ma nel farla capire con l’angosciante sonorità di un pianto frignante non più percepita attraverso la cornetta di un telefono.
Fabrizio Giulimondi
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jaylee
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venerdì 26 agosto 2016
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morte di un sogno (mai avvenuto)
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Opera Prima dell’italiano Andrea Di Stefano, fino ad ora attore, Escobar racconta del picco e del declino del più grande magnate della cocaina di tutti i tempi, ovvero Pablo Escobar, colombiano, dagli anni ’80 fino al 1991, anno del suo arresto (o meglio in in un esilio dorato, evidentemente tutto il mondo è paese.
Ci viene raccontato attraverso gli occhi di Nick, fidanzato canadese della nipote di Escobar, Maria, inizialmente surfista/turista giunto in Colombia col fratello per aprire una scuola di surf, poi assunto dallo stesso Escobar nella sua hacienda. Inizialmente all’oscuro di tutto, o meglio, avvisatocon nonchalance dalla stessa fidanzata come la sua immenza ricchezza sia basato sull’esportazione della cocaina, vista come un mero commercio di prodotti locali… vero anche che Escobar utilizzò parte del patrimonio per aiutare la popolazione locale e fu pure eletto al senato, grazie all’enorme influenza che otteneva grazie alle sue elargizioni.
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Opera Prima dell’italiano Andrea Di Stefano, fino ad ora attore, Escobar racconta del picco e del declino del più grande magnate della cocaina di tutti i tempi, ovvero Pablo Escobar, colombiano, dagli anni ’80 fino al 1991, anno del suo arresto (o meglio in in un esilio dorato, evidentemente tutto il mondo è paese.
Ci viene raccontato attraverso gli occhi di Nick, fidanzato canadese della nipote di Escobar, Maria, inizialmente surfista/turista giunto in Colombia col fratello per aprire una scuola di surf, poi assunto dallo stesso Escobar nella sua hacienda. Inizialmente all’oscuro di tutto, o meglio, avvisatocon nonchalance dalla stessa fidanzata come la sua immenza ricchezza sia basato sull’esportazione della cocaina, vista come un mero commercio di prodotti locali… vero anche che Escobar utilizzò parte del patrimonio per aiutare la popolazione locale e fu pure eletto al senato, grazie all’enorme influenza che otteneva grazie alle sue elargizioni.
Tutto andrà bene fino a che Escobar, incaricherà Nick di un primo ed ultimo trasporto, e di un primo omicidio.
Film che ricorda molto il miglior Soderbergh come stilemi e non incidentalmente, Escobar è interpretato da Benicio Del Toro, che qui sfodera il suo miglior sguardo metallico e il suo miglior sorriso tagliente ed enigmatico. Bella la caratterizzazione del megalomane che ormai quando sente la parola “Dio” si sente chiamato in causa. L’altro protagonista è Josh Hutcherson della fama di Hunger Games: tutto sommato la parte del gringo (non USA, ma canadese, come tiene a far sapere più volte nel film) ben gli si addice, ma la verità è che non sembra un mostro di espressività (ne qui né in altre parti).
Oltre a Benicio, vero polo nord magnetico del film, la parte del leone viene da una trama violenta e tesa come da miglior tradizione di mala sudamericana, forse un po’ televisiva (da Miami Vice a Narco, il passaggio è breve), e quello che rimane impresso tutto sommato è la commistione tra normalità e criminalità in quei Paesi, tanto che il buon Nick avrebbe dovuto mangiare la foglia quando la fidanzata lo striglia un po’ (“voi stranieri pensate che qui sia un Paradiso, ma non lo è qui”), riferimento anche al titolo originale Paradise Lost. Soprattutto sembra una caduta verso gli Inferi, o forse il Paradiso era solo davvero apparente
Per il resto, detto delle ambientazioni, belle le musiche e bella la scena finale, malinconica ma sincera. Davvero un ottimo esordio per il regista italiano. C’è speranza oltre a Muccino, per gli italiani a Hollywood. (www.versionekowalski.it)
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flaw54
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martedì 30 agosto 2016
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buon cinema
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Dopo un primo tempo che mi ha lasciato piuttosto perplesso il film migliora e diventa godibile per la tensione che riesce a creare nello spettatore. Debole l' interpretaxione di " Peeta" che non si accorge di niente e sembra non sapere niente di Escobar. Ottimo come sempre Benicio del toro che mescola con abilità dolcezza negli affetti familiari e violenza spietata.
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