teodg50
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giovedì 5 febbraio 2015
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pesantissimo
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Fatto molto bene ma di una pesantezza infinita, grazie anche alla eccessiva durata
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raimondo1
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giovedì 5 febbraio 2015
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buono ma non troppo
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Aderisco totalmente alla valutazione. di Zarar che dimostra periizia tecnica e. scapacità critica
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il cinefilo
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mercoledì 4 febbraio 2015
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un disastro totale: di chi è la responsabilità?
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Pedante, sottilmente morboso, grottesco, ipocrita ma soprattutto noioso: questi i termini sotto i quali può tranquillamente sprofondare questo inutile film di Mike Leigh...che si conferma un regista mediocre(era già palese con il deludente Topsy-Turvy, ma con Turner si tocca il fondo)e sopravvalutato.
Timothy Spall, che tutti ricordiamo per la straordinaria e inarrivabile performance in Harry Potter nel vestire i panni di Peter Minus, qui gigioneggia indecentemente nel ruolo di un pittore ossessionato dalla sua arte...senza riuscire a rendere lontanamente credibili né i suoi squallidi patetismi né tanto meno i suoi rapporti con le donne che lo circondano: prima la governante con cui soddisfa i suoi appetiti sessuali e poi con la proprietaria della locanda in riva al mare, con la quale instaura poco a poco una relazione che definire narrativamente ridicola è un eufemismo.
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Pedante, sottilmente morboso, grottesco, ipocrita ma soprattutto noioso: questi i termini sotto i quali può tranquillamente sprofondare questo inutile film di Mike Leigh...che si conferma un regista mediocre(era già palese con il deludente Topsy-Turvy, ma con Turner si tocca il fondo)e sopravvalutato.
Timothy Spall, che tutti ricordiamo per la straordinaria e inarrivabile performance in Harry Potter nel vestire i panni di Peter Minus, qui gigioneggia indecentemente nel ruolo di un pittore ossessionato dalla sua arte...senza riuscire a rendere lontanamente credibili né i suoi squallidi patetismi né tanto meno i suoi rapporti con le donne che lo circondano: prima la governante con cui soddisfa i suoi appetiti sessuali e poi con la proprietaria della locanda in riva al mare, con la quale instaura poco a poco una relazione che definire narrativamente ridicola è un eufemismo.
Da notare che in questo film la gioventù praticamente non esiste e sono tutti vecchi oltre misura, sciatti, brutti(assolutamente ridicolo il make-up finale della governante), decadenti e decaduti.
Questo film sembra essere stato concepito all'insegna della decadenza: estetica, morale, fisica, storico-culturale dell'era e dei personaggi che la affollano e cioè vecchi incartapecoriti che si muovono attraverso il mondo dicendo e facendo cose idiote, prive di qualsivoglia uniformità spirituale e filosofica.
Due ore e mezza sono fin troppe per questa carrellata di mummie, uomini e donne sul viale del tramonto della loro inutile esistenza che ancora si aggrappano alle scialuppe di salvataggio della vita che gli permettono di restare a galla quanto basta per lasciare un segno, seppur flebile, del loro passaggio su questa terra prima di svanire negli abissi dell'eternità...a cominciare proprio dai membri della galleria degli artisti ove il pittore(esteticamente orrendo ci tengo a precisare)insiste, come gli altri, nel ricercare la gloria delle proprie creazioni.
Fin dai primi minuti si avverte palesemente l'atroce cappa di noia che accompagna lo spettatore nel suo interminabile ed esasperante viaggio attraverso l'enigma della terza età, più che di quello della pittura, e che viene rielaborato secondo i precetti estetici ossessivi di Leigh: la progressiva bruttezza della governante avanza di pari passo con il peggioramento della vista del signor Turner finendo però per aumentare a tal punto la propria ambizione da collassare su se stessa come una stella di neutroni, perdendo poi il controllo del racconto e dell'attore protagonista il quale è costretto a usurpare la cinepresa e autoproclamarsi il regista di se stesso...Mike gli lascia mano libera, con risultati semplicemente disastrosi.
Le sue ultime parole, prima di schiattare, sono:"IL SOLE E' DIO!"...mi dispiace ma questa frase non vuol dire assolutamente niente e dopo quasi tre ore trascorse a vedere soltanto vecchiacci ponderare su delle croste attaccate a un muro, una fine così becera mi sembra francamente inaccettabile.
Non è facile stabilire a chi dovrebbe essere imputata la responsabilità di questo scempio,giustamente ignorato dalla critica e strameritato flop al botteghino, se al regista o all'attore protagonista...fortunatamente questa insignificante macchia sparirà presto dalla memoria del cinema e Timothy tornerà a fare buoni film.
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[+] onore al merito
(di giank51)
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[+] puramente descrittivo e a tratti senza senso
(di francescopaolo)
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[+] troppa severità verso il regista.
(di giurg 63)
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pepito1948
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mercoledì 4 febbraio 2015
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la luce è dio
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Nel comune sentire il modello duale stevensoniano che esprime la doppiezza dell’uomo come bipolarità positivo/negativo, Jekill è ragionevolezza, equilibrio, sapere, bellezza esteriore, laddove il suo contraltare Hide rappresenta antiteticamente il lato oscuro, ombroso, animale, nebuloso dell’essere umano. Ma un’altra interpretazione, oltre il racconto, inverte i ruoli, assegnando ad Hide l’aspetto più autentico della natura dell’uomo, la dimensione inconscia, emotiva, sensitiva in contrasto con la fredda ragione (non la ragionevolezza), il calcolo, l’equilibrio inteso come prigione del divenire, la linea retta e la regola inderogabile della parte “avversa”.
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Nel comune sentire il modello duale stevensoniano che esprime la doppiezza dell’uomo come bipolarità positivo/negativo, Jekill è ragionevolezza, equilibrio, sapere, bellezza esteriore, laddove il suo contraltare Hide rappresenta antiteticamente il lato oscuro, ombroso, animale, nebuloso dell’essere umano. Ma un’altra interpretazione, oltre il racconto, inverte i ruoli, assegnando ad Hide l’aspetto più autentico della natura dell’uomo, la dimensione inconscia, emotiva, sensitiva in contrasto con la fredda ragione (non la ragionevolezza), il calcolo, l’equilibrio inteso come prigione del divenire, la linea retta e la regola inderogabile della parte “avversa”.
Turner è quest’ultimo, sintesi di bruttezza del corpo, refrattarietà alle comuni convenzioni comportamentali, ruvidità e volgarità nei rapporti sociali, incapacità di adeguarsi ai doveri socialmente imposti (come quelli di un matrimonio sterile di sentimenti), ma anche di una vibrante ricchezza interiore che lo porta a fissare su tela, passando attraverso lo scattoso movimento creativo di una matita sul un foglio di carta, i “suoi” paesaggi pieni di tormentate onde marine, di catastrofi atmosferiche, di squarci di luna tra nuvole opprimenti, fino ai trionfi di luce pura, quasi avulsa dagli elementi materiali del mondo naturale, comprese le inutili figure umane. Quel mondo naturale delle cui estreme manifestazioni non rinuncia a fare parte, facendosi legare ad un albero di una nave in tempesta, come Ulisse volle sfidare senza tappi di cera il canto ammaliante delle sirene.
Turner grugnisce, scorrazza e polemizza nell’Accademia tra tronfi critici imberbi e colleghi indifferenti, recalcitra all’idea di trattare amorevolmente la sua fedele governante, ma dirige la sua valanga d’amore represso verso l’umile albergatrice che gli offre il dono più gradito: una stanza con finestra direttamente sul mare, forza scatenante di un estro incontenibile. Turner ama il mare nei suoi eccessi, ama la luce solare nelle sue infinite combinazioni cromatiche, i contrasti marcati, gli archi possenti delle onde, e la stanza sul mare diviene il suo paradiso occasionale e la sua beneficiante la sua stabile amante. Alla sua morte i chiaroscuri della sua anima si scindono nei percorsi delle donne a lui vicine, l’una verso la luce di una finestra dai vetri tenuti gioiosamente lindi, l’altra verso il buio inconsolabile di una casa immersa nella polverosa immobilità di ricordi e cimeli e di una incompresa ingratitudine.
Questo è il quadro prezioso che Leigh ci offre del grande artista, che rifiutò i calligrafismi estetizzanti dell’Accademia ufficiale per abbandonarsi ad una visione della natura libera e personale, lirica e a momenti visionaria ma attenta anche ai segnali della rivoluzione industriale, facendosi precursore del movimento impressionista che di lì a qualche decennio avrebbe trionfato in Europa. Leigh usa il suo pennello descrivendo a piccoli passi la campagna inglese con i colori preferiti che Turner userà nelle sue opere “luminose”, il giallo, l’arancione, l’ocra, facendo cadere la barriera tra rappresentazione d’ambiente e rappresentazione pittorica, tra realtà ed arte, guidando lo spettatore nel mondo di Turner in modo discreto quasi per abituare l’occhio un po’ alla volta ai colori prima tenui dell’Inghilterra dell’800, poi a quelli più marcati o violenti dell’artista, e per farci accettare le sue contraddizioni tra il fuori e il dentro, la misoginia e lo slancio d’amore nel quale sembrano stemperarsi la selvatica distanza dalla normalità umana e la pertinace tendenza alla solitudine come reazione verso l’irrilevanza del genere umano. “La luce è Dio” è il viatico verso l’oltre la vita, che dà ai posteri la chiave di lettura dei suoi “fantastici enigmi”.
Leigh, esponente illustre del realismo inglese che fa capo al grande Loach, confezione con eleganza ma senza alcuna retorica un ritratto di Turner (e della società inglese della prima metà dell’’800) lontano un miglio dai tradizionali biopic. Lo stile è sempre sobrio, senza picchi emotivi, mostrando una costante attenzione al mondo dei semplici, all’umanità delle frizioni dell’animo, alle apparenti bruttezze che nascondono le profonde virtù, alla forza trainante ed al prorompere delle emozioni e degli affetti fuori dagli ordinari clichè sociali, alle linee angolose e irregolari. Agli Hide, insomma.
Una splendida fotografia ed una sceneggiatura all’altezza coronano un’opera affascinante, nobilitata dal grande Timothy Spall, autore di un’interpretazione sempre fuori dalle righe e mai straripante verso eccessi istrionistici.
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filippo catani
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martedì 3 febbraio 2015
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l'uomo e l'artista turner
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William Turner è un artista ormai abbastanza affermato che vive in compagnia del padre. Coltiva pessimi rapporti con la moglie e praticamente non ne ha con le figlie. Nel frattempo l'uomo continua a dipingere e a compiere i suoi studi sulla luce.
Il film è davvero molto interessante e vive dell'interpretazione superlativa di Spall (premiato a Cannes) che riesce perfettamente a calarsi nei panni del pittore inglese da tutti considerato l'antesignano dell'Impressionismo. Geniale e sempre pronto a dipingere e a vivere le emozioni in prima persona (anche se ormai passato come vero ci sono dubbi che si sia fatto veramente legare all'albero di una nave durante una tempesta), Turner aveva un modo tutto suo di gestire le emozioni e i rapporti personali dovuto anche in parte alla sua stessa biografia.
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William Turner è un artista ormai abbastanza affermato che vive in compagnia del padre. Coltiva pessimi rapporti con la moglie e praticamente non ne ha con le figlie. Nel frattempo l'uomo continua a dipingere e a compiere i suoi studi sulla luce.
Il film è davvero molto interessante e vive dell'interpretazione superlativa di Spall (premiato a Cannes) che riesce perfettamente a calarsi nei panni del pittore inglese da tutti considerato l'antesignano dell'Impressionismo. Geniale e sempre pronto a dipingere e a vivere le emozioni in prima persona (anche se ormai passato come vero ci sono dubbi che si sia fatto veramente legare all'albero di una nave durante una tempesta), Turner aveva un modo tutto suo di gestire le emozioni e i rapporti personali dovuto anche in parte alla sua stessa biografia. Dopo aver visto morire la sorellina dovette subire anche il ricovero della madre che ebbe un crollo in seguito alla prematura morte della piccola. William svilupperà così un fortissimo attaccamento alla figura paterna con cui condividerà tutta l'esistenza. Ora scorbutico, ora generoso Turner viveva in modo conflittuale il rapporto con le alte sfere e gli altri artisti a lui contemporanei (soprattutto Constable) ma soprattutto non coltivava rapporti nè con la moglie nè con le figlie (terribile la scena dell'annuncio della morte di una di loro) ma capace altresì allo stesso tempo di intrattenere una relazione con una locandiera che lo accompagnerà fino alla fine. Insomma un artista complesso che ha lasciato un segno indelebile con i suoi studi sulla luce e i suoi paesaggi e che decise anche di destinare l'intera sua opera al popolo britannico affinchè ne potesse usufruire gratuitamente ma alla sua morte il progetto non andò in porto. Gran merito della riuscita della pellicola va anche a Leigh capace di ricreare non solo perfettamente le atmosfere dell'Ottocento ma che ci regala dei bellissimi scorci e panorami proprio in stile turneriano. Insomma un film da vedere e che non passa certa inosservato.
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marezia
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martedì 3 febbraio 2015
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arte e non solo
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Si tratta di un film di immagini: quotidiane, paesaggistiche e artistiche con uno sforzo encomiabile di tutti di rappresentare l'amore non rivelato, quello rinnegato, quello piovuto dal cielo e, soprattutto, quello per la vita intesa come manifestazione sempre unica e irripetibile della natura da immortalare per i posteri. E' lungo, è vero ma fluido, se visto con questo occhio. Turner, come dice il nostro apripista, desta sì simpatia ma anche molta pena. Da vedere e godere.
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(di luanaa)
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giank51
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martedì 3 febbraio 2015
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i film non sono gallerie d'arte
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E' un peccato rovinare u a biografia e la possibilità di apprezzare un grande artista con un eccesso di lunghezza e di lentezza narrativa.
Non conosco la personalità del protagonista ma da quello che appare non è certo un'individuo espansivo, le sue manifestazioni non vanno molto oltre a dei grugniti. Su questa base è difficile aspettarsi dialogo. Nello stesso tempo però non puoi tenere inchiodato lo spettatore per due ore e mezzo offrendo panorami e quadri per quanti ben fatti. La vita di J.M.W. Turner poi non è che offra molte divagazioni, tutta giocata com'è all'interno della società vittoriana del tempo. Poco chiaro è inoltre l'inserimento della figura di J.
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E' un peccato rovinare u a biografia e la possibilità di apprezzare un grande artista con un eccesso di lunghezza e di lentezza narrativa.
Non conosco la personalità del protagonista ma da quello che appare non è certo un'individuo espansivo, le sue manifestazioni non vanno molto oltre a dei grugniti. Su questa base è difficile aspettarsi dialogo. Nello stesso tempo però non puoi tenere inchiodato lo spettatore per due ore e mezzo offrendo panorami e quadri per quanti ben fatti. La vita di J.M.W. Turner poi non è che offra molte divagazioni, tutta giocata com'è all'interno della società vittoriana del tempo. Poco chiaro è inoltre l'inserimento della figura di J. Ruskin nel film. Non capisco perchè il regista ne abbia fatto un personaggio quasi ridicolo. Stiamo parlando di uno maggiori critici d'arte di tutti i tempi; chissà, antipatie del regista. Morale: resta il dato artistico e paesaggistico; ben rappresentato, esuberante, tutte inquadrature degne di essere dipinte. Ma c'è un limite a tutto soprattutto in film dove mi aspetterei un minimo di storia e di azione.
La prossima volta vado ad una galleria d'arte, me la cavo prima.
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goldy
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lunedì 2 febbraio 2015
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peccato non piaccia!
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Le critiche più diffuse sul film sono la noia, la lunghezza eccessiva, la mancanza di una storia. Il film in realtà a me sembra un capolavoro di narrazione dove molto si dice sia sulla vita pribata dell'uomo e pittore, che sui grandi mutamenti epocali della società britannica del tempo. L'estrema elegnza narrativa procede per piccoli cenni appena suggeriti o per colloqui densi di ironia e humor. Il film va goduto scena per scena per la bellezza delle inquadrature, degli interni, delle cucine, delle stanze, dei salotti, degli scorci, dei tramonti sul mare.
Srtupisce, nell'apparente rozzezza di Turner scoprire un'autentica sensibilità musicale quando davanti alla pianista che suona il contemporaneo Beethoven intona il lamento "When I an laid on earth" dal Dido ed Enea di Purcell.
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Le critiche più diffuse sul film sono la noia, la lunghezza eccessiva, la mancanza di una storia. Il film in realtà a me sembra un capolavoro di narrazione dove molto si dice sia sulla vita pribata dell'uomo e pittore, che sui grandi mutamenti epocali della società britannica del tempo. L'estrema elegnza narrativa procede per piccoli cenni appena suggeriti o per colloqui densi di ironia e humor. Il film va goduto scena per scena per la bellezza delle inquadrature, degli interni, delle cucine, delle stanze, dei salotti, degli scorci, dei tramonti sul mare.
Srtupisce, nell'apparente rozzezza di Turner scoprire un'autentica sensibilità musicale quando davanti alla pianista che suona il contemporaneo Beethoven intona il lamento "When I an laid on earth" dal Dido ed Enea di Purcell.
Rivelatrice del grande rispetto che Turner godeva presso i suoi colleghi è la scena dell'Accademia dove peraltro si respira anche aria di invidia e rivalità del tutto comprensibili.
L'enorma senso di orgoglio che permeava l'intero paese di allora che stava costruendo il grande Impero si sintetizza nelle conversazione dell'uva spina nel salotto di Turner poichè solo coloro che conoscono il mondo possono disquisire sullecaratteristiche sconosciute ai più del piccolo frutto esotico:Ridicolizza i critici del suo tempo con un'ironia superba. Davanti al quadro che intende rievocare una tragedia di uomini schivi vittime di un incendio in mare Ruskin invece si sofferma a disquisire sulla sublime colonna di bianco intenso, sull'impasto scuro del fondo il tutto secondo lui, rivelatore della presenza di Dio e l'esistenza della speranza che esiste anche nelle più turbolente delle morti! Turner si libera della presenzaing assimilando Ruskin al fastidio provocato dai mosconi sopra i teloni dello studio che ordina alla fantesca di eliminare. E ancora in una scena successiva, sempre Ruskin si autocompiace della sua capacità percettiva che dimostrò di avere già all'età di quattro anni come ricorda la madre. Turner di rimando gli chiede il suo parere di preferenza tra il pasticcio di manzo e quello di vitello e prosciutto.
Turner, troppo all'avanguardia per essere compreso anche dal grande pubblico, non viene compreso nemmano dalla Regina Vittoria che definisce i suoi ultimi quadri ignobili e gli stessi diventano oggetto di scherno anche nella satira popolare che lo irride in una serie di sketch grossolani.E' fermo il suo giudizio sulla concezione che la vuota nascente borghesia riserva all'arte e nel colloquio con il neo ricco che vuole tutte per sè le sue tele in cambio di una somma spropositata Turner rifiuta sdegnato. Le sue opere le vuole esposte tutte insieme, visibili a tutti e gratis. Da uomo curioso per tutte le novità tecniche e scientiche si incanta davanti alla ferrovia a vapore e alla fotografia.Su questo denso spaccato del tempo si alternano le scene di vita privata sempre brevi, aspre, rapide, Un lieve tocco della mano sul petto e sul ventre della fantesca sono suffiienti a rivelare la natura di un rapporto non solo di servitù. Alla donna con cui dividerà gli ultimi anni rivela il proprio senrtimento d'amore dicendole con semplicità:"Donna di immensa bellezza".La madre delle sue figlie d'altro canto definisce i suoi quadri "ridicoli naufragi" come è possibile essere innamorato di lei!!
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amgiad
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lunedì 2 febbraio 2015
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eccessivo e cattivo ma avanti nel tempo
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Iniziamo dai lati positivi: bella fotografia, degna del miglior greenaway; buona ricostruzione storica e curata descrizione della società inglese dell' '800; costumi perfetti, attento studio biografico. Lati negativi: eccessiva spazio dato ad alcune scene, tempo che finisce per rallentare il ritmo; qualche carenza nella sceneggiatura, alcuni attori non perfettamente calibrati (il padre di Turner sembra più giovane del figlio). Nel complesso una durata un pò eccessiva che determina una caduta di attenzione nel finale. Tantopiù che il regista ha scelto di non inserire un forte elemento drammatico nelle fasi conclusive ma si è limitato alla registrazione dei tempi del decesso.
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Iniziamo dai lati positivi: bella fotografia, degna del miglior greenaway; buona ricostruzione storica e curata descrizione della società inglese dell' '800; costumi perfetti, attento studio biografico. Lati negativi: eccessiva spazio dato ad alcune scene, tempo che finisce per rallentare il ritmo; qualche carenza nella sceneggiatura, alcuni attori non perfettamente calibrati (il padre di Turner sembra più giovane del figlio). Nel complesso una durata un pò eccessiva che determina una caduta di attenzione nel finale. Tantopiù che il regista ha scelto di non inserire un forte elemento drammatico nelle fasi conclusive ma si è limitato alla registrazione dei tempi del decesso. Detto questo si può affermare che è un buon film ma, personalmente, mi aspettavo di più.
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anty_capp
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lunedì 2 febbraio 2015
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più di 2 ore di inutilità
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Il fatto che dopo una ventina di minuti ci si interessi immediatamente alla sua durata complessiva, non è certamente un buon sintomo. Infatti la noia pervade lo spettatore quasi immediatamente. A nulla vale la buona interpretazione di Spall e la frizzante caratterizzazione della Bailey. Il ritmo, indicibilmente lento e la assoluta mancanza di cura nei dialoghi, che come film inglese poteva ben offrire l'occasione per essere particolari e con uno spirito sopraffino, affossa il film. 2 ore e mezza di grugniti e fotografie che si avvicinano al ricordo delle pennellate di Kubrick in Barry Lindon o di quelle di Scotto dentro il Duellanti. Purtroppo nulla di più. Da non ripetere.
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