robert eroica
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sabato 11 aprile 2015
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6 in amore
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“L’amore non perdona” è un titolo facile e anche un poco fuorviante, per il debutto nel lungometraggio di finzione del documentarista Stefano Consiglio. L’innamoramento di Adriana, infermiera sessantenne per Mohamed, scaricatore portuale di trenta anni più giovane, non ha nulla infatti da farsi perdonare. Semmai una colpa, grave, pertiene al regista e al co-sceneggiatore Mimmo Rafele, che hanno scelto di fare dello stereotipo la chiave di volta degli sviluppi narrativi e non invece elemento da disinnescare attraverso l’invenzione e la presa diretta della realtà. Sono bellissimi (e veri) i momenti quasi jazzistici in cui i sentimenti diventano parte protagonista dell’azione e invadono l’aria e lo schermo si irradia di una luce tenera e commovente (a questo proposito memorabile la scena iniziale, che rivela la freccia di un Cupido saettante da occhio a occhio e ritorno).
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“L’amore non perdona” è un titolo facile e anche un poco fuorviante, per il debutto nel lungometraggio di finzione del documentarista Stefano Consiglio. L’innamoramento di Adriana, infermiera sessantenne per Mohamed, scaricatore portuale di trenta anni più giovane, non ha nulla infatti da farsi perdonare. Semmai una colpa, grave, pertiene al regista e al co-sceneggiatore Mimmo Rafele, che hanno scelto di fare dello stereotipo la chiave di volta degli sviluppi narrativi e non invece elemento da disinnescare attraverso l’invenzione e la presa diretta della realtà. Sono bellissimi (e veri) i momenti quasi jazzistici in cui i sentimenti diventano parte protagonista dell’azione e invadono l’aria e lo schermo si irradia di una luce tenera e commovente (a questo proposito memorabile la scena iniziale, che rivela la freccia di un Cupido saettante da occhio a occhio e ritorno). Quasi alla Antonioni verrebbe da dire. Peccato quindi che in sede di sceneggiatura imperversi, ingombrante e fatuo, il luogo comune. E quindi che: 1) la figlia sia ostile fin da subito; 2) il genero sia un arrivista quasi assente dalla famiglia; 3) le colleghe di lavoro la boicottino; 4) lo scontro tra civiltà occidentale e araba si consumi davanti ad una ciotola di folclore gastronomico; 5) Tangeri sia turisticamente bellissima; 6) il marocchino sia legato in via indiretta ad una cellula terroristica (?!). In tutto questo la meravigliosa Ariane Ascaride brilla di fulgore proprio, la Inaudi è la figlia che scrive la più risibile lettera di compleanno (alla madre) degli ultimi anni, Claudio Bigagli è il ballerino della discoteca e Stefania Montorsi la collega stron..ssima di Adriana, che ha paura degli arabi (7). Bella fotografia di Francesco Di Giacomo (a cui come si è detto, si perdona però poco volentieri l’effetto cartolina del Marocco) e magnifiche musiche di un ritrovato (come ispirazione) Nicola Piovani.
Robert Eroica
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angelo umana
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lunedì 13 aprile 2015
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i pregiudizi non perdonano
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L’amore a 16 anni lo confesso l’ho sciupato, non è stato un gran successo … cantava Luciano Rossi in una canzone di anta anni fa. A 60 anni un amore invece viene tesaurizzato, la protagonista Adrienne infatti se lo tiene stretto, in più si tratta di un fidanzato bellissimo di 30 anni più giovane di lei, Mohammed, originario di Tangeri. Se ne prende cura, lo difende contro tutti i pregiudizi che circondano i due, l'amore che nasce è come un bambino che ha bisogno di cure, devi stargli vicino, devi dargli amore (questa è una canzone di Anna Oxa). Le cure di Adrienne sono effettive: lei, infermiera, lo incontra in un corridoio d’ospedale, galeotto fu il pretesto della febbre.
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L’amore a 16 anni lo confesso l’ho sciupato, non è stato un gran successo … cantava Luciano Rossi in una canzone di anta anni fa. A 60 anni un amore invece viene tesaurizzato, la protagonista Adrienne infatti se lo tiene stretto, in più si tratta di un fidanzato bellissimo di 30 anni più giovane di lei, Mohammed, originario di Tangeri. Se ne prende cura, lo difende contro tutti i pregiudizi che circondano i due, l'amore che nasce è come un bambino che ha bisogno di cure, devi stargli vicino, devi dargli amore (questa è una canzone di Anna Oxa). Le cure di Adrienne sono effettive: lei, infermiera, lo incontra in un corridoio d’ospedale, galeotto fu il pretesto della febbre.
Ma un amore non si vede in effetti, soprattutto non se ne sente l’emozione nel film. Probabilmente lo scopo del regista Stefano Consiglio, al suo primo lungometraggio, era di evidenziare i tanti pregiudizi che un’unione del genere risveglia, i clichés con cui giudichiamo i fatti altrui. Per farlo crea il paradosso di far interpretare Adrienne da una brava attrice non troppo avvenente (l’italo-francese Ariane Ascaride), Mohammed è invece un Apollo che tante ragazze si mangerebbero volentieri (Helmi Dridi). Con lui sono felice come non lo ero da tanto, dice Adrienne a sua figlia che la guarda stralunata, sorpresissima dell’infatuazione materna. Secondo i figli, come dice Adrienne, I genitori non ridono non ballano e non fanno mai l’amore, servono per lo più a parcheggiare i nipotini, tanto non hanno niente da fare. Ma ora Adrienne è occupata, ha gli appuntamenti col nuovo amico, se lo prende in casa, i suoi occhi la mattina dopo il primo incontro sono belli e compiaciuti, proprio gli occhi di una donna innamorata.
Ma la storia d’amore è molto inverosimile anche se calcata, perfino esagerata, si tratta di attenzioni, tenerezze, lei si prende cura del ragazzo e lui la tranquillizza, le dice di non pensare troppo e non badare a ciò che gli altri dicono. Una collega d’ospedale giunge a dirle Non ti vergogni? A tua figlia non ci pensi? La situazione destabilizza l’ambiente attorno: perfino i parenti di lui, quando se ne vanno a Tangeri in viaggio di nozze – perché, incredibile, si sposeranno ben presto, nessun dubbio da parte di lei, nessun ripensamento mai da parte di lui – i parenti marocchini esprimono silenziosi ma con sguardi scettici le loro perplessità. Destabilizza anche chi guarda il film, mostra accoppiamenti a cui non è abituato: sarebbe stato più “normale” l’innamoramento di un uomo 60enne con una 30enne? E se il 60enne fosse stato un immigrato e lei italiana?
Di contorno ci sono i sospetti di terrorismo dell’ambiente contro Mohammed, il pensiero comune che gli arabi fanno paura, che non si capisce cosa pensino; Adrienne che teme sia stato il fidanzato a rubarle un collier che aveva nascosto così bene da non trovarlo più, perché Che ne so io della gente come voi? Sulla spiaggia di Tangeri lui fa notare a lei che le persone sulla riva desiderano attraversare il Mediterraneo perché pensano che di là dalle Colonne d’Ercole si stia bene, sebbene ci vivano europei che hanno tutto ma sono infedeli senza morale. Ma si tratta di contorni di arricchimento, come la musica di Nicola Piovani triste o allegra a seconda che le difficoltà della coppia siano tante o poche e la presenza di, toh chi si rivede!, Claudio Bigagli, il tenente Montini di Mediterraneo, Oscar del 1991. Non è l’amore che non perdona, sono i pregiudizi.
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flyanto
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martedì 21 aprile 2015
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quando un sentimento sincero supera ogni ostacolo
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Film in cui si narra di una donna di circa 60 anni, di origine francese ma residente da anni in Italia, e precisamente a Bari, vedova di un uomo italiano, la quale svolge l'attività di infermiera presso l' ospedale della città. Durante una giornata di lavoro soccorre e cura un giovane uomo marocchino con cui subito scatta una forte attrazione fisica. Nel corso delle giornate che seguono, la protagonista allaccia una relazione sentimentale col giovane, venendo sinceramente ricambiata dall'uomo nei sentimenti, che però viene grandemente ostacolata da tutti: sia dalla figlia di lei che da alcune colleghe dell'ospedale, come anche dai componenti della famiglia di lui rimasti in Marocco.
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Film in cui si narra di una donna di circa 60 anni, di origine francese ma residente da anni in Italia, e precisamente a Bari, vedova di un uomo italiano, la quale svolge l'attività di infermiera presso l' ospedale della città. Durante una giornata di lavoro soccorre e cura un giovane uomo marocchino con cui subito scatta una forte attrazione fisica. Nel corso delle giornate che seguono, la protagonista allaccia una relazione sentimentale col giovane, venendo sinceramente ricambiata dall'uomo nei sentimenti, che però viene grandemente ostacolata da tutti: sia dalla figlia di lei che da alcune colleghe dell'ospedale, come anche dai componenti della famiglia di lui rimasti in Marocco. Tra alti e bassi, la relazione andrà avanti progredendo nell'intensità affettiva e riuscendo a superare tutti gli ostacoli, più che altro mentali ed i pregiudizi, di chi li circonda.
Questa pellicola del documentarista Stefano Conforti, qui al suo esordio alla regia, affronta il delicato nonchè "scomodo" tema della possibilità o meno di intrecciare e sviluppare una relazione sentimentale quando la differenza di età risulta eccessiva. Infatti qui non viene tanto affrontato il tema della differenza di mentalità e dell'integrazione razziale, o per lo meno questa tematica assume un ruolo nettamente di secondo piano, ma quella, appunto, principale della notevole differenza di anni esistente tra due individui. E l'iter che devono affrontare i due protagonisti assai tortuoso e irto di ostacoli da parte di individui e di una società che mal considera questo tipo di relazioni affettive, viene qui ben presentato ed evidenziato. Certamente, nella realtà è difficile credere ed accettare che i legami affettivi di questo tipo possano svilupparsi e stabilizzarsi in senso positivo, ma per Conforti che termina la sua rappresentazione con il superamento positivo di tutti gli ostacoli frapposti alla felicità della coppia, sì, od almeno per il momento presente dove il futuro è visto come tanto lontano e, comunque, non come un nemico. E così, il film non appare affatto come una sdolcinatura romantica e irreale, ma come una possibilità in cui credere e per cui lottare strenuamente, vivendo e gustando appieno il momento positivo e sincero senza alcuna preoccupazione su come possano in futuro determinarsi e svilupparsi le situazioni. Direi, così, che da parte del regista venga proposto un ottimo consiglio, nonchè un incitamento alla speranza, su come affrontare situazioni del genere nella realtà in generale.
La protagonista, l'affascinante ed ottima attrice francese Ariane Ascaride, risulta perfetta nella sua parte di donna ben oltre la mezza età, del tutto naturale nel suo aspetto fisico ma dotata di gran classe e fascino nonchè di una dolcezza infinita che si rivela nei suoi sguardi e nel suo sorriso tali da rendere quanto mai credibile ed accettabile il proprio ruolo ed, anzi, si può senza alcun dubbio affermare che proprio grazie a lei la pellicola di Conforti assume un valore ed un significato del tutto particolari, incisivi nonchè altamente toccanti.
Per una ristretta elite di pubblico.
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