stefano capasso
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giovedì 5 febbraio 2015
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un film sul controllo nelle relazioni affettive
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Mina e Jude si incontrano nel bagno di un ristorante cinese a New York, dove rimangono bloccati per un guasto alla porta. Tra i due giovani inizia una storia d’amore travolgente che li porterà presto ad avere un figlio. La coppia comincia a non essere più in sintonia sulle modalità di crescita del bambino, in particolare sulle scelte vegane di Mina e dopo varie crisi che vedono coinvolti parenti e giustizia un finale drammatico chiude la spirale di follia degli eventi.
Un film duro questo di Saverio Costanzo che letteralmente indaga con la macchina sempre sul volto dei due protagonisti sulla necessità di esercitare il controllo nelle relazioni affettive, sul disagio esistenziale che ne è origine.
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Mina e Jude si incontrano nel bagno di un ristorante cinese a New York, dove rimangono bloccati per un guasto alla porta. Tra i due giovani inizia una storia d’amore travolgente che li porterà presto ad avere un figlio. La coppia comincia a non essere più in sintonia sulle modalità di crescita del bambino, in particolare sulle scelte vegane di Mina e dopo varie crisi che vedono coinvolti parenti e giustizia un finale drammatico chiude la spirale di follia degli eventi.
Un film duro questo di Saverio Costanzo che letteralmente indaga con la macchina sempre sul volto dei due protagonisti sulla necessità di esercitare il controllo nelle relazioni affettive, sul disagio esistenziale che ne è origine. E, come si comprende dalla prima lunga scena dei due ragazzi chiusi in un piccolo bagno, sull’isolamento che si crea dal resto del mondo in queste situazioni; isolamento necessario perché sia possibile dare vita ai giochi relazionali che assumono via via dinamiche distruttive. Costanzo sceglie di spostare il punto di vista tra le diverse componenti del film cosi che se le scelte vegane di Mina ad un certo punto sembrano folli, successivamente si dimostra addirittura tragico il tentativo di Jude e sua madre di togliere a Mina il controllo sul bambino.
Le scelte sugli stili di vita diventano dei pretesti per portare alla luce il conflitto inevitabile che si crea quando il bisogno di controllare l’altro è molto forte. E da questo punto di vista tutte le parti in causa contribuiscono a modo loro. Quello che rimane alla fine della visione è il dolore che emerge dalle storie personali dei protagonisti, che toglie spazio al tentativo di giudicare le scelte e le azioni dei protagonisti, giudizio che sembra inevitabile in alcuni momenti del film.
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ennas
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lunedì 19 gennaio 2015
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nutrimenti terrestri
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Nutrimenti terrestri
In questo film di Saverio Costanzo “Hungry hearts” trad. “cuori affamati”, il cibo assume un ruolo simbolico centrale fin dall’inizio. L’alchimia di coppia di Mina e Jude comincia infatti, nella toilette di un ristorante cinese, esordio comico e simbolicamente allusivo. Ristorante cinese – luogo diffuso della globalizzazione culinaria- , toilette – luogo di scorie, di contaminazione per eccellenza- .
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Nutrimenti terrestri
In questo film di Saverio Costanzo “Hungry hearts” trad. “cuori affamati”, il cibo assume un ruolo simbolico centrale fin dall’inizio. L’alchimia di coppia di Mina e Jude comincia infatti, nella toilette di un ristorante cinese, esordio comico e simbolicamente allusivo. Ristorante cinese – luogo diffuso della globalizzazione culinaria- , toilette – luogo di scorie, di contaminazione per eccellenza- . Il regista sfodera da subito la simbologia che domina i personaggi di questa storia attualissima claustrofobica e inquietante.
Jude e Mina si incontrano e si approcciano in un’ ambientazione dove pur vivendo in grandi città, la società scarseggia: gli unici momenti “sociali” del film si vedono in occasione del loro matrimonio, o la visita ad una mostra, oppure tramite isolate figure di contorno, i cosiddetti esperti - il pediatra, l’assistente sociale, la polizia.
Mina è resa in maniera superba da Alba Rohrwacher, meritatissima Coppa Volpi 2014 che ne rende magistralmente un profilo antico e moderno: fisico androgino di ragazza sportiva, fisionomia angelica un po’ trasognata ( fa pensare a figure pittoriche del ‘400 ).
Anche il personaggio Jude è reso con estrema bravura dall’attore Adam Driver anch’esso premiato con la Coppa Volpi 2014.
La storia tra Mina e Jude rischia di essere interrotta da un trasferimento di lavoro di Mina, quando, una gravidanza (cercata da Jude?) cambia la loro prospettiva e da coppia in preludio amoroso si trasformano rapidamente in costruttori di un nido. Mina mostra su di sé la metamorfosi della sua nuova condizione, in attesa di diventare una madre che affamerà il figlio, la donna affama
anzitutto se stessa. La vita di coppia con Jude sembra procedere sui binari dell’amore reciproco ma l’incomprensione serpeggia già fra i due: Mina mostra di avvilupparsi sempre più nelle sue credenze ideologiche: la ricerca esasperata di “cibo sano”, l’ansia di puro e incontaminato, mostrano le avvisaglie di un’ossessione che la spingeranno ad una solitudine senza rimedio, nonostante la vita a due. Jude tollera ma non condivide il suo rigore ascetico e nel conflitto con la moglie trova in Mina una caparbietà molto forte.
La regia rende efficacemente le dinamiche dei suoi personaggi : entrambi, ma soprattutto Mina, non sono solo due cuori affamati d’amore in cerca di stabilità ma individui alla ricerca di un senso per la propria vita. Prima di nascere , questo bambino diventa per Mina un idolo sacrale: si sente investita di una “missione” cha la trascende, fino a paragonarsi scherzando ma non toppo, alla Vergine Maria, nascerà comunque da lei un essere straordinario che va protetto da ogni impurità.
Con la nascita del bambino l’escalation della sua maniacale fissazione per l’incontaminazione del bambino raggiungerà il parossismo, incrinando nella coppia un equilibrio mai raggiunto.
Emblematica anche la figura della madre di Jude : la classica gelosia tra suocera e nuora si dispiega nel film come inevitabile necessità. Nel ritratto della suocera la cornice contribuisce a delinearne la figura: la sua casa dove alla profusione degli arredi barocchi e pretenziosi si sommano i macabri trofei di caccia: agli antipodi dall’Eden vagheggiato da Mina.
Va rimarcata la grande capacità della regia: le sue riprese, girate quasi sempre in un ambiente angusto, sono di grande effetto, anche le deformazioni volute, contribuiscono notevolmente all’atmosfera tragica della storia. Mostrandoci l’essenziale Costanzo, riesce a dilatare magistralmente l’orizzonte della sua regia.
Un film capace di rendere con drammatica evidenza la solitudine umana pur lasciando uno spiraglio di incrollabile speranza. Una visione da non perdere
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marezia
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martedì 20 gennaio 2015
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amore o morte?
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Pellicola AFFASCINANTE perché coinvolge lo spettatore a tal punto da fargli sorgere dubbi su quello che la madre farà rispetto ai suoi congiunti più che rispetto al figlio in più di un momento. In sala si azzarda una soluzione estrema che sembra la più naturale ma che non si realizza, portando l'asticella sempre più in alto fino all'esplosione finale. Thriller IN PIENA REGOLA ma con un forte realismo, SEMPRE CREDIBILE anche per la somiglianza dei due ragazzi e la loro armonia anche nel disaccordo. Sinceramente non sono tanto d'accordo con quello che dice la scheda, nel senso che qui il figlio non è il frutto di una esigenza consumistica volta ad appagare un bisogno di gioia, di una gioia infinitamente grande, la più grande che si possa provare ma, secondo me, è un intralcio dietro cui poi ci si nasconde, col risultato di proiettare su di esso le proprie ossessioni, le proprie angosce e il proprio desiderio di non vita.
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Pellicola AFFASCINANTE perché coinvolge lo spettatore a tal punto da fargli sorgere dubbi su quello che la madre farà rispetto ai suoi congiunti più che rispetto al figlio in più di un momento. In sala si azzarda una soluzione estrema che sembra la più naturale ma che non si realizza, portando l'asticella sempre più in alto fino all'esplosione finale. Thriller IN PIENA REGOLA ma con un forte realismo, SEMPRE CREDIBILE anche per la somiglianza dei due ragazzi e la loro armonia anche nel disaccordo. Sinceramente non sono tanto d'accordo con quello che dice la scheda, nel senso che qui il figlio non è il frutto di una esigenza consumistica volta ad appagare un bisogno di gioia, di una gioia infinitamente grande, la più grande che si possa provare ma, secondo me, è un intralcio dietro cui poi ci si nasconde, col risultato di proiettare su di esso le proprie ossessioni, le proprie angosce e il proprio desiderio di non vita. Una sorta di delirio di autosufficienza. Il genitore qui pretende che la vita si sviluppi di per sé, da sé, senza interferenze o contaminazioni con la vita stessa: TUTTO diventa un pericolo, tranne le pretese percezioni sensoriali di un feto prima, di un neonato dopo e di chi lo ha messo al mondo che pensa che possa, diciamo così, autodeterminarsi in una simbiosi meno rara di quanto non si pensi. A me è piaciuto molto e Costanzo si conferma un regista ECCEZIONALE.
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gabriella
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venerdì 7 agosto 2015
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l'amore che non sazia
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Il primo incontro tra Mina e Jude avviene in un angusto e maleodorante bagno di un ristorante cinese, dopodichè gli spazi stretti, asfittici, saranno i loro luoghi abituali.Ambientato in una grigia New York, americano lui, italiana lei, i due ragazzi si innamorano e in seguito a una gravidanza non cercata, si sposano. Dopo il matrimonio avviene una specie di blackout per Mina, che certa di recare in grembo un bambino speciale,cerca in tutti i modi di proteggere il piccolo da qualsiasi forma di contaminazione, cominciando lei stessa ad assumere esclusivamente cibi vegani e somministrarli al figlio una volta nato, compromettendo così la sua crescita.La pulizia e la purezza diventano un'ossessione per MIna tanto che nemmeno il padre lo può avvicinare se prima non si è accuratamente lavato le mani.
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Il primo incontro tra Mina e Jude avviene in un angusto e maleodorante bagno di un ristorante cinese, dopodichè gli spazi stretti, asfittici, saranno i loro luoghi abituali.Ambientato in una grigia New York, americano lui, italiana lei, i due ragazzi si innamorano e in seguito a una gravidanza non cercata, si sposano. Dopo il matrimonio avviene una specie di blackout per Mina, che certa di recare in grembo un bambino speciale,cerca in tutti i modi di proteggere il piccolo da qualsiasi forma di contaminazione, cominciando lei stessa ad assumere esclusivamente cibi vegani e somministrarli al figlio una volta nato, compromettendo così la sua crescita.La pulizia e la purezza diventano un'ossessione per MIna tanto che nemmeno il padre lo può avvicinare se prima non si è accuratamente lavato le mani.Jude, preoccupato della salute del figlio che si rende conto è sottopeso, si rivolge dapprima a un pediatra e poi a sua madre, cercando un assestamento, ma le cose precipitano di giorno in giorno. La casa diventa luogo di rifugio, protettivo ma angosciante, claustrofobico e deformante ( l'uso del fish eye), non si respira, limita i movimenti, territorio dove uno spia l'altro, lo controlla; gli amici sono tagliati fuori ( i messaggi in segreteria), il mondo esterno appare come un pericolo, velenoso e inquinante, uscire per Mina rappresenta una minaccia. Mina non tollera che si alzi la voce, ha un tono pacato e sommesso, ma ha regole ferree per ciò che riguarda l'alimentazione,( perchè non ti fidi di me? chiede al marito) anche se poi si rassegna all'introduzione della carne nella dieta del bambino.La rassegnazione di MIna in realtà si colloca già dal loro primo incontro nel bagno del ristorate, costretta ad aspettare che lui espleti i suoi bisogni perchè impossibilitata a uscire da lì, e gli incontri seguenti nell'appartamento di lui dove si amano con passione, ma lui nello stesso tempo la trattiene ( prova a scappare adesso), e non è solo trasportato dalla passione quando la mette incinta, ma una scelta a senso unico.Mina si sente braccata( il sogno ricorrente del cacciatore), la sua avversione per la carne diventa strumento di difesa, quasi riconducibile al catarismo( Catharus/puro), in cui viene rifiutato qualsiasi cibo originato da un atto sessuale.Chiaramente, una volta instauratosi dinamiche così complesse, si perde il controllo, la sintonia della coppia è irrimediabilmente compromessa, tutto si deforma in un vortice distruttivo che si arresta nel tragico epilogo per poi riconciliarci con la vita e ci accompagna all'uscita dell'incubo nella bellissima immagine finale.Saverio Costanzo, dopo " La solitudine dei numeri primi", si addentra ancora una volta in tematiche intimiste, contraddittorie e di grande sofferenza, difficile non rimanere colpiti da questa storia.Gli interpreti, bravissimi, entrambi perfetti nel ruolo, Alba Rohwacher non è nuova a questi personaggi ( mi piacerebbe vederla in un ruolo comico) e Adam Drive se la cava molto bene, meritatissima la Coppa Volpi a tutti e due.E' un film che merita la visione, che lascia il segno.
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enzo70
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mercoledì 25 maggio 2016
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un film di denuncia contro facili mode
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Costanzo riesce in maniera intelligente ad affrontare il tema del disagio alimentare fomentato dal ricorso alle mode del momentaneo credo ambientalista. E così per una coppia di giovani italiani che vivono a New York si aprono le porte dell’inferno; Mina, la moglie, depressa e vegana, rimane incinta, ma già durante la gravidanza si avvertono i primi segnali di pericolo; si nutre poco, secondo le prescrizioni vegane, o male, secondo le indicazioni mediche. Il bambino nasce denutrito, ma la madre non vuole sentire ragioni e gli vieta carne, pesce e derivati animali. Inizia così un’odissea per la giovane coppia. Il tono del racconto è sempre volutamente angosciante, riflettendo il senso stesso della malattia di Mina.
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Costanzo riesce in maniera intelligente ad affrontare il tema del disagio alimentare fomentato dal ricorso alle mode del momentaneo credo ambientalista. E così per una coppia di giovani italiani che vivono a New York si aprono le porte dell’inferno; Mina, la moglie, depressa e vegana, rimane incinta, ma già durante la gravidanza si avvertono i primi segnali di pericolo; si nutre poco, secondo le prescrizioni vegane, o male, secondo le indicazioni mediche. Il bambino nasce denutrito, ma la madre non vuole sentire ragioni e gli vieta carne, pesce e derivati animali. Inizia così un’odissea per la giovane coppia. Il tono del racconto è sempre volutamente angosciante, riflettendo il senso stesso della malattia di Mina. Hungry hearts è un film di grande attualità e riesce a dare una prospettiva intelligente per inquadrare un fenomeno che sempre più caratterizza la società del consumo, in cui consumo diventa anche la negazione dello stesso, con approcci, come quello vegano, che spesso sono frutto di semplici mode. Il film, come detto, è molto duro e angosciante, scelta consapevole e condivisibile di Costanzo.
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lisa costa
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lunedì 19 gennaio 2015
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fame d'amore
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La coppia che non ti aspetti è quella formata dall'italiana Alba Rohwacher e l'americano Adam Driver. Da sempre legato ai ruoli indie (vedi la serie Girls o il film Frances Ha di prossima uscita), l'attore è stato ingaggiato da Saverio Costanzo nella sua trasferta newyorkese, in un film che, almeno nella primissima parte, assomiglia proprio alle classiche commedie indie, leggere e con quello stile pop/vintage che tanto piace. Ma l'allegria di un amore che nasce nel luogo meno romantico possibile -e nel momento meno romantico- viene presto a scemare, perchè con la gravidanza imprevista, la futura madre Mina inizia a proteggere in modo pericoloso il suo bambino: niente medici tradizionali, niente medicine tradizionali, solo cibo biologico prodotto in casa e soprattutto niente carne e derivati animali.
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La coppia che non ti aspetti è quella formata dall'italiana Alba Rohwacher e l'americano Adam Driver. Da sempre legato ai ruoli indie (vedi la serie Girls o il film Frances Ha di prossima uscita), l'attore è stato ingaggiato da Saverio Costanzo nella sua trasferta newyorkese, in un film che, almeno nella primissima parte, assomiglia proprio alle classiche commedie indie, leggere e con quello stile pop/vintage che tanto piace. Ma l'allegria di un amore che nasce nel luogo meno romantico possibile -e nel momento meno romantico- viene presto a scemare, perchè con la gravidanza imprevista, la futura madre Mina inizia a proteggere in modo pericoloso il suo bambino: niente medici tradizionali, niente medicine tradizionali, solo cibo biologico prodotto in casa e soprattutto niente carne e derivati animali. Con queste scelte estreme, che coinvolgono anche un'ossessione verso lo smog cittadino e le radiazioni esterne, il rapporto con Jude si incrina, portando entrambi a nascondere i loro metodi per nutrire al meglio il figlio. Mina non fa però che peggiorare, e quando un pediatra -visto di nascosto- conferma a Jude che il figlio non cresce e rischia seri danni di salute con questa alimentazione, non si può che arrivare al peggio, con raggiri e menzogne che non aiutano Mina ad uscire dalla sua condizione. Costanzo giostra l'importanza dell'argomento con molta sensibilità, non puntando il dito, ma mostrando conseguenze e danni, usando la sua macchina da presa come un occhio esterno che osserva, che inquadra i momenti felici passati e lo sfociare in una situazione carica di ansie e di segreti reciprochi. Lo fa con inquadrature e angolazioni ricercate, che spiano i corpi pericolosamente magri, i momenti di tensione e gli sguardi sempre più persi e privi di amore dei protagonisti. Il risultato è quindi convincente, e anche se l'inglese della Rohrwacher non è dei migliori, la sua interpretazione colpisce, perchè ben presto vi pruderanno le mani. Driver si conferma, se necessario, sempre bravo e naturale. Interni e costumi da copiare.
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flyanto
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martedì 20 gennaio 2015
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un disagio esistenziale che porta all'annientament
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Film in cui si racconta di due giovani, Mina e Jude, che, dopo un incontro fortuito, vanno a convivere a New York (lui è americano), aspettano un bambino e poi si sposano. Dopo la nascita del bimbo il loro rapporto comincia a poco a poco a cambiare in quanto la donna comincia a sviluppare una forma ossessiva di protezione nei confronti del figlio a tal punto da non portarlo mai fuori di casa, se non raramente e comunque malvolentieri, e da somministrargli una sua personale dieta composta di cibi biologici che condurranno il neonato ad una poco sviluppata crescita ed al rischio di una sicura e prematura morte. Da qui, sebbene il marito cerchi all'inizio di comprendere le motivazione della moglie, l'equilibrio della coppia s'incrina sino a cadere del tutto e sino a sfociare in un'annunciata tragedia.
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Film in cui si racconta di due giovani, Mina e Jude, che, dopo un incontro fortuito, vanno a convivere a New York (lui è americano), aspettano un bambino e poi si sposano. Dopo la nascita del bimbo il loro rapporto comincia a poco a poco a cambiare in quanto la donna comincia a sviluppare una forma ossessiva di protezione nei confronti del figlio a tal punto da non portarlo mai fuori di casa, se non raramente e comunque malvolentieri, e da somministrargli una sua personale dieta composta di cibi biologici che condurranno il neonato ad una poco sviluppata crescita ed al rischio di una sicura e prematura morte. Da qui, sebbene il marito cerchi all'inizio di comprendere le motivazione della moglie, l'equilibrio della coppia s'incrina sino a cadere del tutto e sino a sfociare in un'annunciata tragedia.
Questa pellicola costituisce la quarta opera cinematografica di Saverio Costanzo che ancora una volta affronta il tema del disagio e del malessere esistenziale in una maniera del tutto nuova ed in un contesto completamente diverso dalle sue precedenti produzioni. Costanzo infatti qui abbandona la location ed il tema bellico e sociale del conflitto israeliano/palestinese di "Private" e quella del tema religioso/intimistico di "In memoria di me" per affrontare quello, appunto, del forte disagio psicologico e della difficoltà di comunicazione nei rapporti di coppia ai giorni nostri (peraltro già affrontato con la trasposizione cinematografica del romanzo di Paolo Giordano "La solitudine dei Numeri Primi") e riuscendo nuovamente a consegnare una pellicola del tutto originale, di un certo spessore di contenuto nonchè di riflessione. Inoltre il film risulta molto ben diretto, chiaro, conciso e lucido nell'esposizione con l'aggiunta dell' ottima ed oculata scelta da parte di Costanzo dei due attori che interpretano i protagonisti, e cioè Alba Rohrwacher ed Adam Driver, che ben sanno interpretare e dare corpo ai propri personaggi ed a cui molto meritatamente, per ciò che soprattutto concerne la Rohrwacher, è stata assegnata la Coppa Volpi all'ultimo Festival del Cinema di Venezia.
Insomma, sembra che Costanzo, sino a questo momento, non abbia mai sbagliato un colpo e pertanto, a questo punto non ci resta che attendere la sua quinta e prossima fatica.
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goldy
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lunedì 26 gennaio 2015
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quando si hanno le idee chiare in testa
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Che bel o meglio che buon film.! Buono perchè la tematica (attuale e coinvolgente) ha i connotati ben chiari nella testa del regista e li trasforma in immagini dal taglio originale semza inutile ricercatezza estetizzante e vitando con sapienza registica la facile piattezza narrtiva. E' bene che sia ambientato a New York così si spazza via l'alibi che è solo in Italia che la legislazione sui minori non è gestita in modo appropriato. E' bello perchè tutta la vicenda non deborda mai dalla credibilità. E' bello perchè punta il dito su comportamenti di tendenza senza mai prendere il problema di petto ma facendone vedere i risultati che la autocondannano nei suoi aspetti estremi.
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Che bel o meglio che buon film.! Buono perchè la tematica (attuale e coinvolgente) ha i connotati ben chiari nella testa del regista e li trasforma in immagini dal taglio originale semza inutile ricercatezza estetizzante e vitando con sapienza registica la facile piattezza narrtiva. E' bene che sia ambientato a New York così si spazza via l'alibi che è solo in Italia che la legislazione sui minori non è gestita in modo appropriato. E' bello perchè tutta la vicenda non deborda mai dalla credibilità. E' bello perchè punta il dito su comportamenti di tendenza senza mai prendere il problema di petto ma facendone vedere i risultati che la autocondannano nei suoi aspetti estremi. E Costanzo si afferma come uno dei pochi registi italiani finalmente esportabili
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ralphscott
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giovedì 23 aprile 2015
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il sogno del cervo
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Tre bravi attori reggono un opera di rigorosa essenzialità,a volte spinta all'eccesso come nella scena della festa di matrimonio. La coppia si conosce in una buffa situazione al ristorante cinese,ma ben presto l'instabile,suggestionabile,anoressica Mina ci fa pensare che il grande passo sia stato un grande azzardo. Il dramma sfuma nel thriller,la tensione cresce con la presa di coscenza di Jude (l'ottimo Driver) che tenterà il ratto del bimbo e la fuga. Anche la madre fugge,o vorrebbe farlo:bellissima é la sequenza in cui viene braccata nella grande villa di famiglia del marito. Qui teste impagliate appese ai muri come trofei mineranno ancor più il precario equilibrio della donna.
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Tre bravi attori reggono un opera di rigorosa essenzialità,a volte spinta all'eccesso come nella scena della festa di matrimonio. La coppia si conosce in una buffa situazione al ristorante cinese,ma ben presto l'instabile,suggestionabile,anoressica Mina ci fa pensare che il grande passo sia stato un grande azzardo. Il dramma sfuma nel thriller,la tensione cresce con la presa di coscenza di Jude (l'ottimo Driver) che tenterà il ratto del bimbo e la fuga. Anche la madre fugge,o vorrebbe farlo:bellissima é la sequenza in cui viene braccata nella grande villa di famiglia del marito. Qui teste impagliate appese ai muri come trofei mineranno ancor più il precario equilibrio della donna. Il finale ci regala un suggestivo tramonto su quelche resta della famiglia
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24luce
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sabato 10 gennaio 2015
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evviva, distribuiscono hungry hearts nei cinema! "
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Però non definitela una storia d'amore!
Destinato a grandi polemiche, soprattutto fra il pubblico italiano, dato che descrive un “amore materno”
che amore non è, il film Hungry Hearts si fa apprezzare per il ritmo, la capacità di narrare per immagini e
l’attualità della storia, oltre che per la convincente interpretazione dei protagonisti, Jude (Adam Driver) e
Mina (Alba Rohrwacher).
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Però non definitela una storia d'amore!
Destinato a grandi polemiche, soprattutto fra il pubblico italiano, dato che descrive un “amore materno”
che amore non è, il film Hungry Hearts si fa apprezzare per il ritmo, la capacità di narrare per immagini e
l’attualità della storia, oltre che per la convincente interpretazione dei protagonisti, Jude (Adam Driver) e
Mina (Alba Rohrwacher). Americano lui e Italiana lei, si incontrano a New York, sono attratti l’uno dall’altra
e iniziano una relazione appassionata. Dato che lei rimane incinta, decidono di sposarsi, fiduciosi in una
storia duratura, malgrado la scarsa conoscenza reciproca. Il generoso estroverso Jude è ancora più attratto
da questa donna per il suo aspetto adolescenziale, che suscita in lui un senso di protezione. Appare ai suoi
occhi particolarmente indifesa, visto che è in terra straniera e sola al mondo.
Appena rimasta incinta, Mina mostra che sotto l’apparenza angelica si nasconde un carattere ferreo,
nutrito di letture salutiste, che la spingono a rifiutare qualunque buona norma medica collaudata sul modo
in cui si porta avanti una gravidanza per il benessere del nascituro.
Jude media amorevolmente fra il buonsenso e le nuove teorie, dando alla moglie la massima fiducia,
disponibile al massimo senza imporle niente. Incarna tutto ciò che ci si aspetta da un compagno di vita. Lei
deperisce, quasi fosse infelice di questa gravidanza.
La suspence cresce impercettibilmente ad ogni nuova scena. Alla nascita del bambino la coppia scompare
da ogni rapporto sociale, chiusa in un guscio sterile. Il regista riesce a farci partecipare, senza dialoghi, ma
con inquadrature ardite che deformano quello che avrebbe dovuto essere un nido d’amore. Quando torna
a casa Jude si deve lavare le mani per essere ammesso a prendere in braccio il bambino. Lei passa col
bimbo le sue giornate, tenendoselo sul petto sdraiata per terra. Non lo fa mai uscire, malgrado lui la
solleciti a non tenere il piccolo in ambiente troppo protetto. Passano due mesi, la madre di Jude passa dai
neo genitori per chiedere se tutto va bene, e trova un’atmosfera preoccupante, che non nasconde al figlio.
Ma lui si mostra, ancora una volta, solidale con la moglie.
Nessun pediatra deve vedere il bambino. Che ha sempre la febbre. E qui comincia ad incrinarsi la fiducia di
Jude per Mina. In un crescendo di situazioni e di scene da maestro, Costanzo dirige i suoi bravissimi attori (hanno preso la Coppa Volpi tutti e due), in una sorta di imparzialità verso le ragioni dell’uno e dell’altro genitore, così da rendere massimo il coinvolgimento di noi spettatori, che non riusciamo a capire fino all’ultimo se questo povero bambino, stretto in una morsa insana di possessività delirante della madre, potrà scampare alla morte (il regime alimentare che persegue per lui Mina lo ha portato ad una crescita pericolosamente inadeguata).
Fino ad una imprevedibile conclusione. Perché, se è vero che la scena del salotto buono della madre di Jude,
pieno di trofei di caccia, strizza l’occhio a lei, animalista e vegana, la canzone “Tu si na cosa grande” cantata
da lui in Italiano con amore alla novella sposa, è una scelta che, dopo la dichiarazione, la invita a uscire dal
suo isolamento. Al di là dell’infatuazione, quest’uomo sensibile aveva intuito quanto problematica fosse la
sua compagna.
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