figliounico
|
venerdì 15 settembre 2023
|
il diritto assoluto di essere madre
|
|
|
|
Drammatico danese del 2014 diretto dalla francese Susanne Bier incentrato sul confronto a distanza tra Maria Bonnevie e May Andersen che incarnano la maternità di due donne appartenenti ad ambienti sociali diametralmente opposti, la famiglia del mulino bianco della media borghesia con villa sul mare e lo squallido menage di una coppia che vive di droga e di prostituzione in una lurida stamberga. Il tema è quello del bilanciamento di interessi tra il diritto del bambino ad avere un’esistenza dignitosa e soprattutto ad aver garantito il diritto alla vita e quello della donna ad esercitare il suo ruolo di madre nonostante la sua vita dissoluta non le consenta di provvedere alle esigenze elementari del neonato.
[+]
Drammatico danese del 2014 diretto dalla francese Susanne Bier incentrato sul confronto a distanza tra Maria Bonnevie e May Andersen che incarnano la maternità di due donne appartenenti ad ambienti sociali diametralmente opposti, la famiglia del mulino bianco della media borghesia con villa sul mare e lo squallido menage di una coppia che vive di droga e di prostituzione in una lurida stamberga. Il tema è quello del bilanciamento di interessi tra il diritto del bambino ad avere un’esistenza dignitosa e soprattutto ad aver garantito il diritto alla vita e quello della donna ad esercitare il suo ruolo di madre nonostante la sua vita dissoluta non le consenta di provvedere alle esigenze elementari del neonato. La questione che la Bier sottotraccia pone allo spettatore, in una trama che a tratti assume i toni del thriller poliziesco, è se sia lecito intervenire per lo Stato o per un privato, come accade nel film, quasi come un entità divina, nel rapporto madre figlio per tutelare la vita del soggetto che appare più debole. Per la Bier la risposta è negativa perché da donna privilegia il diritto della madre, qualsiasi sia la sua condotta morale e le sue condizioni di vita, ad essere madre. Noi esseri umani privi di utero ci immedesimiamo invece con la figura salvifica dell’aspirante padre putativo della creatura indifesa, Coster-Waldau, e sogniamo una società che non si faccia scrupolo di togliere i figli alle famiglie che vivono nel degrado e nel malaffare per consegnarli a strutture statali in grado di assicurare loro un futuro migliore. La Bier sostiene la sua tesi fino in fondo mostrandoci un lieto fine che nella realtà, in storie analoghe a quella che ci ha narrato, purtroppo si realizza raramente e per gli innocenti venuti al mondo in situazioni di estremo degrado la strada è già segnata, mentre occorrerebbe dare loro una seconda chance.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a figliounico »
[ - ] lascia un commento a figliounico »
|
|
d'accordo? |
|
g_andrini
|
mercoledì 14 settembre 2016
|
surreale
|
|
|
|
E' una pellicola che genera un po' di ansia, succedono cose che dipingono la realtà diversamente da quello che è. Il tocco femminile alla regia si nota, diverso dalla maggioranza delle produzioni cinematografiche.
|
|
[+] lascia un commento a g_andrini »
[ - ] lascia un commento a g_andrini »
|
|
d'accordo? |
|
davidino.k.b.
|
domenica 15 novembre 2015
|
nulla è come prima
|
|
|
|
film crudo come tutti i film nordici, ma con verità inconfutabili. il male spesso non è come sembra.........una stella dei dizionari è un po' pochino..........
|
|
[+] lascia un commento a davidino.k.b. »
[ - ] lascia un commento a davidino.k.b. »
|
|
d'accordo? |
|
flyanto
|
venerdì 10 aprile 2015
|
quando la soluzione ideale contrasta con la morale
|
|
|
|
Film in ci si racconta di un poliziotto, marito e padre modello di un neonato, il quale in seguito alla morte prematura del piccolo ed al conseguente shock psicologico della moglie, decide di non denunciarne la morte e di sostituire il proprio figlioletto morto con un altro neonato, figlio di due giovani tossici, da questi assai maltrattato nonchè trascurato. Approfittando del fatto che i due sono incoscienti nel corso delle loro molteplici assunzioni di droga, il poliziotto si introduce nella loro casa di notte e mette in atto il suo piano. Ma da questo momento si susseguiranno degli avvenimenti del tutto imprevisti che porteranno alla luce anche una terribile verità e che condurranno il poliziotto a restituire il neonato sottratto ai propri genitori naturali e ad autodenunciarsi, venendo conseguentemente così ad essere sospeso dal corpo di Polizia presso cui prestava servizio.
[+]
Film in ci si racconta di un poliziotto, marito e padre modello di un neonato, il quale in seguito alla morte prematura del piccolo ed al conseguente shock psicologico della moglie, decide di non denunciarne la morte e di sostituire il proprio figlioletto morto con un altro neonato, figlio di due giovani tossici, da questi assai maltrattato nonchè trascurato. Approfittando del fatto che i due sono incoscienti nel corso delle loro molteplici assunzioni di droga, il poliziotto si introduce nella loro casa di notte e mette in atto il suo piano. Ma da questo momento si susseguiranno degli avvenimenti del tutto imprevisti che porteranno alla luce anche una terribile verità e che condurranno il poliziotto a restituire il neonato sottratto ai propri genitori naturali e ad autodenunciarsi, venendo conseguentemente così ad essere sospeso dal corpo di Polizia presso cui prestava servizio.
Quest'ultima pellicola di Susanne Bier ritorna fortunatamente, e sottolineo "fortunatamente", ai temi fortemente drammatici che caratterizzano la maggior parte delle sue opere iniziali della sua carriera cinematografica, quelle, a mio parere, sue più riuscite, allontanandola dai temi, sempre drammatici ma espressi in maniera meno cruda e quasi più romanzesca, per non dire un poco mielkosa, che invece caratterizzano per lo più i suoi films di produzione americana. La Bier affronta sempre temi profondi, nonchè ampiamente scomodi, e qui, secondo me, risiede proprio la sua grandezza artistica perchè senza troppi buonismi ella li presenta, li descrive e li sviluppa riuscendo a coglierne tutte le sfumature e sfaccettature e portando lo spettatore a riflettere a fondo sulle varie motivazioni dei casi esposti. In "Second Chance", ripeto, la regista danese ritorna ai temi fortemente drammatici trattando un caso in cui la morale, almeno all'inizio, viene sicuramente meno sebbene, se considerato da un certo punto di vista, potrebbe essere anche alleviato dai severi e giusti giudizi e, forse, un poco giustificato. Ma anche in questo film la Bier, sia pure in modo molto amaro nonchè drammatico, riesce a fare trionfare la giustizia o, per lo meno, la realtà giusta, consegnando ai suoi protagonisti (come già era stato rappresentato nel precedente suo film "Dopo il Matrimonio") la possibilità di poter rinascere grazie ad una seconda possibilità che, se da questi accettata, li riconsegnerà alla propria dignità, alla propria libertà individuale e, appunto, ad una nuova vita più equa e più positiva.
I protagonisti, tutti attori del cinema nord europeo e a noi poco conosciuti, interpretano molto bene i loro personaggi esprimendo molto efficacemente la propria sofferenza ed il loro difficile "iter" esistenziale da seguire.
Film di sicuro impatto altamente consigliabile.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a flyanto »
[ - ] lascia un commento a flyanto »
|
|
d'accordo? |
|
filippo catani
|
venerdì 10 aprile 2015
|
tremendi dilemmi morali
|
|
|
|
Un agente di polizia ha avuto da poco un figlio dall'amata moglie. Una sera però il bimbo non si sveglia dal sonno e muore. La moglie è completamente sconvolta e l'uomo prende una decisione; decide di rapire il figlio di una coppia di tossici scambiandolo con il proprio.
La Bier dopo le cocenti delusioni hollywoodiane torna a quello che sa fare meglio e cioè un film tosto, oscuro e sui dilemmi morali ambientato in Nord Europa. Lo spettatore si immerge in una atmosfera più o meno buia o al massimo grigia come la zona morale in cui si trova ad operare il poliziotto. Sotto la minaccia di suicidio della moglie e in preda alla disperazione più nera per la morte di un figlio, è lecito rapire il figlio abbandonato a se stesso di una coppia di tossici? Quali risvolti morali e non solo può innescare una scelta del genere.
[+]
Un agente di polizia ha avuto da poco un figlio dall'amata moglie. Una sera però il bimbo non si sveglia dal sonno e muore. La moglie è completamente sconvolta e l'uomo prende una decisione; decide di rapire il figlio di una coppia di tossici scambiandolo con il proprio.
La Bier dopo le cocenti delusioni hollywoodiane torna a quello che sa fare meglio e cioè un film tosto, oscuro e sui dilemmi morali ambientato in Nord Europa. Lo spettatore si immerge in una atmosfera più o meno buia o al massimo grigia come la zona morale in cui si trova ad operare il poliziotto. Sotto la minaccia di suicidio della moglie e in preda alla disperazione più nera per la morte di un figlio, è lecito rapire il figlio abbandonato a se stesso di una coppia di tossici? Quali risvolti morali e non solo può innescare una scelta del genere. Ecco la Bier cerca di farci affrontare questo viaggio senza lascia nulla all'immaginazione in maniera tale che lo spettatore possa immergersi nella vicenda in tutti i suoi realistici e inquietanti risvolti. Un film duro che non può lasciare indifferenti e che si fonda anche su di un'ottima interpretazione dei suoi interpreti.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a filippo catani »
[ - ] lascia un commento a filippo catani »
|
|
d'accordo? |
|
mammut
|
lunedì 6 aprile 2015
|
non condivido una stella
|
|
|
|
Ho volutamente esagerato con 5 stelle per compensare l'unica stella data a questo film, che e' da vedere. Alcuni miei amici erano restii ad andare proprio per questo pessimo giudizio presente su mymovies, li ho convinti ad andare
[+] si può vedere, ma non è tra i migliori della bier
(di tom87)
[ - ] si può vedere, ma non è tra i migliori della bier
|
|
[+] lascia un commento a mammut »
[ - ] lascia un commento a mammut »
|
|
d'accordo? |
|
|