critichetti
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domenica 3 luglio 2016
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sono spiacente (spoiler)
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Fare un film indipendente ispirato ad un caso di cronaca nera ("ispirato" nel senso che non riprende pedissequamente gli avvenimenti,ma si ispira soltanto,pur dichiarando la fonte d'ispirazione) è sempre difficile,soprattutto in Italia,dove nulla è perdonato.Ma così è sbagliato.Partiamo dal fatto che in un'ora e quaranta minuti di film,la maggior parte del tempo è occupato da scene abbastanza inutili che non hanno alcun ruolo ai fini della trama se non allungarla (tipo l'inutile scena della psicologa o quella del compagno "allupato"),aggiungiamoci una fotografia e regia da televisione (e per la cronaca:fosse un film TV lo avrei apprezzato,ma essendo in teoria destinato al cinema non troppo) e una storia stanca e svogliata che ci mette molto ad ingranare,si capisce perchè non mi è piaciuto.
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Fare un film indipendente ispirato ad un caso di cronaca nera ("ispirato" nel senso che non riprende pedissequamente gli avvenimenti,ma si ispira soltanto,pur dichiarando la fonte d'ispirazione) è sempre difficile,soprattutto in Italia,dove nulla è perdonato.Ma così è sbagliato.Partiamo dal fatto che in un'ora e quaranta minuti di film,la maggior parte del tempo è occupato da scene abbastanza inutili che non hanno alcun ruolo ai fini della trama se non allungarla (tipo l'inutile scena della psicologa o quella del compagno "allupato"),aggiungiamoci una fotografia e regia da televisione (e per la cronaca:fosse un film TV lo avrei apprezzato,ma essendo in teoria destinato al cinema non troppo) e una storia stanca e svogliata che ci mette molto ad ingranare,si capisce perchè non mi è piaciuto.In più il film pecca molto nella caratterizzazione dei personaggi,che sono semplicemente due 16enni/17enni interpretati da 25enni (che dimostrano tutti gli anni che hanno)stanchi delle continue prese di posizione dei genitori,soprattutto la ragazza (lo so,effettivamente la storia vera era così,ma qui l'unica motivazione che fa scattare i divieti della madre di lei è che la figlia frequenta un ragazzo che non le piace ma che,per quanto visto nel film,è tutto fuorchè cattivo:è solo facilmente manipolabile) che si comportano come si comportano solo perchè lo dice la sceneggiatura.Non c'è caratterizzazione,non c'è un accenno alla vita scolastica dei ragazzi,non si vede nulla che caratterizzi alcun personaggio...tutti sono così e basta.Nemmeno le indagini dell'omicidio sono affrontate in modo particolare o interessante.Tutto molto sciapo.Per non parlare del ragazzino che interpreta il fratello:a parte il fatto che mentre lo uccidono la telecamera inquadra altro (non pretendo di vedere l'omicidio in primo piano,ma inquadrare solo il cadavere della madre per tutto il tempo mi sembra esagerato),ma poi in tutto il film dice 6 parole di numero!Ma perchè?Io non voglio andare contro al regista,dato che questo era il suo primo film,però avrei gradito un pò di caratterizzazione in più.Forse c'è ne è è poca per simboleggiare un "piattume" nella vita dei giovani,ma queste conclusioni "artistiche" c'entrano ben poco con un film ispirato ad una storia vera.Quindi io devo dire che con immenso dolore devo bocciare questo film,MA confesso che ho visto del coraggio nell'affrontare un tema del genere:se il regista un giorno preparerà meglio un film,potrebbe venire fuori qualcosa di davvero interessante.
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brando
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venerdì 13 novembre 2015
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la noia di provincia in un noioso film..
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Film prevedibile,triste come l'argomento che tenta di descrivere..Non un guizzo,un'idea per dare un minimo di identità ad un lavoro che documenta il niente e nel niente sfuma via,non appena i due giovani disgraziati protagonisti cedono davanti alle prime domande dei Carabinieri...
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pressa catozzo
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mercoledì 19 novembre 2014
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pubblico - versus- critici
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Non ho visto il film e me ne dispiace. Il titolo mi affascinava. Troppo distante da dove vivo e orario scomodo. Solo in una sala in tutto il territorio. Che malinconia quando leggo che in alcune multisale che dovrebbero rilanciare il cinema proiettano lo stesso film in più sale. A tutto questo aggiungiamo i critici, si quelli che dovrebbero pilotare le nostre scelte ; cattivi spietati che non vanno a leggere i riscontri del pubblico. Anche questa opera che mi auguro di riuscire a vedere è la riprova che il cinema non necessita di critici ma di spettatori.
W IL CINEMA SEMPRE anche se male e poco distribuito.
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happyhippo75
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venerdì 17 ottobre 2014
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un film che lascia il segno
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Il film, opera prima del regista, accompagna lo spettatore nel mondo adolescenziale dandogli modo di percepire tutte le emotività che lo caratterizzano. Alcuni passaggi, come giustamente lo richiede il tema trattato, sono molto forti ma non si limitano al sensazionalismo. Gli attori principali, anche se non famosi, meritano un premio speciale per un'interpretazione coinvolgente. Il regista ha saputo trasmettere una quantità enorme di emozioni, molto ben fatto. Il film lascia il segno e uscendo dalla sala gran parte di quella emotività ci accompagna e lascia il segno.
La storia è ispirata ad un agghiacciante fatto di cronaca del 2001: il delitto di Novi Ligure. La trama ricalca quello che abbiamo tristemente saputo di quella vicenda ma senza sprofondare nelle esigenze commerciali di un film.
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Il film, opera prima del regista, accompagna lo spettatore nel mondo adolescenziale dandogli modo di percepire tutte le emotività che lo caratterizzano. Alcuni passaggi, come giustamente lo richiede il tema trattato, sono molto forti ma non si limitano al sensazionalismo. Gli attori principali, anche se non famosi, meritano un premio speciale per un'interpretazione coinvolgente. Il regista ha saputo trasmettere una quantità enorme di emozioni, molto ben fatto. Il film lascia il segno e uscendo dalla sala gran parte di quella emotività ci accompagna e lascia il segno.
La storia è ispirata ad un agghiacciante fatto di cronaca del 2001: il delitto di Novi Ligure. La trama ricalca quello che abbiamo tristemente saputo di quella vicenda ma senza sprofondare nelle esigenze commerciali di un film. Il film ci spinge non solo a conoscerne i fatti ma a valutare e comprenderne le emozioni.
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(di brando)
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kom14
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lunedì 13 ottobre 2014
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un film con estrema cura dei dettagli...
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Con questo film Scardigno cerca di spiegare il disagio giovanile ed il rapporto difficile genitore/figlio che regna ormai nella società attuale...i silenzi, le liti in famiglia, le ribellioni, il voler evadere a tutti costi dalla monotonia della vita quotidiana, l'uso dei social network.. Il mezzo utilizzato è un fatto di cronoca ma è solo un mezzo. La verità è che si tratta di una fotografia pura e semplice della realtà! Bella la colonna sonora che accompagna tutto il film!
Complimenti!
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giuditta castro
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domenica 12 ottobre 2014
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e' un film fatto bene
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Il primo pensiero che ho avuto uscendo dalla sala al termine della proiezione di "Amoreodio" è stato: "E' un film fatto bene".
Non credo sia stato facile per il regista Cristian Scardigno portare sul grande schermo un’opera prima ispirata al delitto di Novi Ligure. Non tanto perché è un fatto di cronaca nera che ha conservato intatta negli anni la sua capacità di inquietare, ma è ancor più complesso se si cerca di interpretarlo entrando nei meandri della mente degli artefici della strage.
Scardigno riesce con bravura ed efficacia a rappresentare non solo il disagio giovanile (anzi ricondurlo solo a questo mi sembra riduttivo), ma coglie in pieno il meccanismo che c'è dietro a questo "disagio" ossia una società malata di cancro le cui metastasi sono il narcisismo, il desiderio esasperato di protagonismo, di rendersi autori di "qualcosa di grandioso" per sfuggire ad un anonimato che non è tanto sociale o giovanile, ma soprattutto animico.
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Il primo pensiero che ho avuto uscendo dalla sala al termine della proiezione di "Amoreodio" è stato: "E' un film fatto bene".
Non credo sia stato facile per il regista Cristian Scardigno portare sul grande schermo un’opera prima ispirata al delitto di Novi Ligure. Non tanto perché è un fatto di cronaca nera che ha conservato intatta negli anni la sua capacità di inquietare, ma è ancor più complesso se si cerca di interpretarlo entrando nei meandri della mente degli artefici della strage.
Scardigno riesce con bravura ed efficacia a rappresentare non solo il disagio giovanile (anzi ricondurlo solo a questo mi sembra riduttivo), ma coglie in pieno il meccanismo che c'è dietro a questo "disagio" ossia una società malata di cancro le cui metastasi sono il narcisismo, il desiderio esasperato di protagonismo, di rendersi autori di "qualcosa di grandioso" per sfuggire ad un anonimato che non è tanto sociale o giovanile, ma soprattutto animico. E' questo che arriva grazie anche all'interpretazione dell'attrice la bravissima Francesca. Ferrazzo che riesce a trasmettere il vuoto d'anima di Katia/Erika, quell'apatia patologica che ne rallenta i movimenti, il contesto, che la isola nella scuola, in casa, in famiglia e nei confronti di tutto ciò che la circonda. Il regista ha l'abilità di cogliere questa tendenza che da allora non ha fatto altro che avanzare trovando terreno fertile, rispetto al 2001, nei social network, che vanno ad allargare ancor di più quel vuoto. Il film in 100 minuti riesce a mostrare la mercificazione, la strumentalizzazione del corpo, dei sentimenti, del complesso dello straniero mostrando come dal 2001 al 2014 il cancro abbia dilagato. L'esasperazione contro gli immigrati, il narcisismo patologico, un vuoto di valori che ogni giorno diventa più assordante. Il tutto accompagnato e scandito da un'azzeccatissima musica in sottofondo. Una parola a parte meritano gli attori bravissimi, in particolare la Ferrazzo che attraverso il suo sguardo gelido rende impossibile empatizzare con il suo personaggio, come è giusto che sia. Allo spettatore arriva in pieno la smania patologica di Katia di sfuggire al "controllo" dei genitori. Il carceriere che Katia identifica nella sua famiglia non è nient'altro che la proiezione esterna della sua Anima tenuta in ostaggio dal carceriere Ego. Ce ne sono pochi in giro di film che riescono a cogliere tutto questo. Un grazie quindi alla scelta coraggiosa dei produttori e del regista di rappresentare in modo originale e profondo il dramma sociale, o meglio umano, che tutt'ora viviamo e che di certo non si è fermato a Novi Ligure ed è giusto che se ne parli. Katia e Andrea sono lo specchio di qualcosa che esiste ed è reale oggi come non mai, anche quando non si arriva ai gesti estremi, ma che quotidianamente uccide l'amore, il rispetto, l'empatia. A chi questo film lo accusa in modo superficiale di essere banale rispondo che il male è la manifestazione più lampante della banalità.
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antonafr
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sabato 11 ottobre 2014
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un film che fa riflettere
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Con questo film il regista Scardigno non ha voluto spettacolizzare i fatti di cronaca di Novi Ligure, ma ha liberamente preso spunto dalla storia per farci riflettere sul tema dell'adolescenza. Il messaggio trasferito è che le ultime generazioni sono sempre più sole e vivono in maniera completamente anaffettiva (come Erika) oppure ingenua (come Andrea). Gli adolescenti tendono sempre meno a comunicare con i propri genitori e si illudono di farlo con i propri coetani, affidandosi ormai quasi esclusivamente ai social networks. Come rimedio alla noia e alla "voglia di libertà" si può anche arrivare ad un tragico epilogo. Questi aspetti sono ben evidenziati lungo tutto il film, che si presenta presenta equilibrato e pulito.
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Con questo film il regista Scardigno non ha voluto spettacolizzare i fatti di cronaca di Novi Ligure, ma ha liberamente preso spunto dalla storia per farci riflettere sul tema dell'adolescenza. Il messaggio trasferito è che le ultime generazioni sono sempre più sole e vivono in maniera completamente anaffettiva (come Erika) oppure ingenua (come Andrea). Gli adolescenti tendono sempre meno a comunicare con i propri genitori e si illudono di farlo con i propri coetani, affidandosi ormai quasi esclusivamente ai social networks. Come rimedio alla noia e alla "voglia di libertà" si può anche arrivare ad un tragico epilogo. Questi aspetti sono ben evidenziati lungo tutto il film, che si presenta presenta equilibrato e pulito. Anche la parte più cruenta è comunque controllata. Bravissimi gli attori protagonisti, scelti con grande cura rendono perfettamente nelle parti corrispettive. Andrea, non cattivo è completamente in balia di Katia, glaciale cinica e apatica. La fotografia è molto curata e la location, anche se decontestualizzata (la cittadina italiana potrebbe essere ovunque) presenta dei set paesaggistici interessanti. Alcune scene in slow-motion invitano lo spettatore a provare ad entrare nelle menti dei protagonisti. Le musiche originali esaltano tutta la storia. Film con tema importante, consigliato per tutti.
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polemitch
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sabato 11 ottobre 2014
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un bel film italiano
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Il ritmo, apparentemente "lento" (come è frequente nei film di autore) è adeguato al tema e alla ricerca di tensione e di inquietudine.
La recitazione sembra convincente; la sceneggiatura, nella sua semplicità, non è mai banale; la fotografia e gli effetti rallentati sono piacevoli.
Non credo che il regista intenda sviscerare le profondità dell'animo umano, ma solo mostrare dei fatti su cui riflettere, senza pretese didattiche.
Anche critici autorevoli come Crespi, Caprara, Magrelli, Bichon etc hanno apprezzato la pellicola: un motivo in più per vedere questo bel prodotto italiano.
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iammarrone paolo
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giovedì 9 ottobre 2014
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è proprio così...
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ciò che viene raccontato in questa opera rispecchia esattamente il piattume e lo staticismo che c'è tra i giovani, soprattutto di nuova generazione, in questi piccoli paesi in cui non succede mai nulla, se così si può dire perchè infatti sarà proprio la noia e il non saper cosa fare quotidiano che spesso pur di dare un senso alla giornata, porta tanti ragazzi a compiere gesti così estremi. Saranno proprio le scelte registiche e recitative dello stesso Scardigno a mettere in evidenza questo disagio. Spero che il tema più profondo di questa storia arrivi nel cuore di tutti gli spettatori. Fantastico Film.
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journalist
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giovedì 9 ottobre 2014
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amoreodio - la noia che porta alla violenza
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Arriva nelle sale l'opera prima di Cristian Scardigno che si ispira ai fatti accaduti a Novi Ligure nel 2001.
"Amoreodio", esordio di Cristian Scardigno, è stato presentato per la prima volta al "Festival des Films du Monde de Montréal" nell’agosto 2013.
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Arriva nelle sale l'opera prima di Cristian Scardigno che si ispira ai fatti accaduti a Novi Ligure nel 2001.
"Amoreodio", esordio di Cristian Scardigno, è stato presentato per la prima volta al "Festival des Films du Monde de Montréal" nell’agosto 2013. Ad ottobre riceveva al Festival di Annecy il Premio per la migliore interpretazione femminile attribuito a Francesca Ferrazzo. Un anno dopo, la caparbietà della squadra produttiva all’origine del film ha permesso che "Amoreodio" vedesse la luce delle sale grazie ad un’auto-distribuzione.
Ci voleva coraggio per distribuire il film in sala, quello che troppo spesso manca al settore, così come ci voleva una certa dose d’incoscienza per decidere di esordire con un tale soggetto. Cristian Scardigno ha osato e ha vinto la scommessa. Autore anche della sceneggiatura, si è ampiamente ispirato ai fatti di Novi Ligure del 2001 per tratteggiare il duplice omicidio di una madre e del figlio per mano della propria figlia e sorella maggiore, aiutata dal suo ragazzo. Così come le indagini dei carabinieri e le reazioni della giovanissima ma spregiudicata coppia, di 16 e 17 anni, dopo l’agghiacciante delitto devono molto agli atti processuali di Novi Ligure.
Tuttavia, i meriti di quest’opera non sono solo da ricondurre ad una ricostruzione esemplare degli eventi narrati dal momento in cui inizia la fatidica giornata. Scardigno si riappropria di questo fatto di cronaca, allora fin troppo mediatizzato, per lanciare un grido d’allarme sulla gioventù degli anni 2000, sul mondo adolescenziale di oggi. I primi 50 minuti del film pedinano Katia e il suo fidanzatino Andrea, completamente plagiato dalla ragazza, ritraendoli nei loro momenti d’intimità, di deriva esistenziale. Ma "Amoreodio" ha anche l’onestà di seguire Katia nel suo ambiente familiare e, nel sottolineare le difficoltà di comunicazione con i suoi genitori che portano spesso a furiose litigate, non tralascia i goffi tentativi di quest’ultimi per capire la loro figlia e avvicinarsi a lei.
Grazie ad una regia attenta nel cogliere ogni residuo d’umanità nei personaggi e, in quel mentre, dover assistere impotente al crescere del loro spaventoso scollamento dalla realtà, lo spettatore viene messo in una posizione scomoda ma ineccepibile sul piano etico. I due giovani attori, Francesca Ferrazzo e Michele Degirolamo, confrontati a dei ruoli che richiederebbero una ben più lunga esperienza, si rivelano “semplicemente” verosimili in ogni movimento del viso e in ogni sfumatura d’intonazione dei loro ottimi dialoghi.
Fra "I Pavoni" di Luciano Manuzzi e "Sole negli occhi" di Andrea Porporati, Cristian Scardigno propone la sua discesa agli inferi della mente disumana, specchio del vuoto che assilla una certa gioventù benestante nelle nostre province. La convinzione di non aver fatto niente delle proprie giornate perché non c’era niente da fare e, nel contempo, il sogno di fare qualcosa d’importante, di lasciare traccia di se. Nel vuoto delle proprie esistenze, la proposta di compiere un atto insensato viene taciuta grazie ad un ellissi. La musica prova ad alleviare con poche note, di piano ma non solo, l’indicibile dolore. Tutto inutile.
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