fabiofeli
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giovedì 27 novembre 2014
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bambini no, un cane sì
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Il pensiero iniziale dello spettatore è: ”Bene, Jean-Luc, anche stavolta l’hai combinata grossa. Come al solito ci hai cacciato in un labirinto con molte false uscite.”
Il film è diviso da scritte in sezioni, e queste sono divise in capitoli, secondo il consueto stile del cineasta francese. Ne sortisce una conferenza dove si parla a ruota libera di Natura, Metafora, Linguaggio. Le riflessioni si alternano con citazioni filosofiche, matematiche, cinematografiche, letterarie, politiche, artistiche - Solgenitsin, Ellul, Monet, Dirac, Mary Shelley, Van Vogt, Nicolas De Stael, Mao, Jack London, Fritz Lang, solo per citare alcuni autori – intrecciandosi e sostenendosi le une alle altre.
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Il pensiero iniziale dello spettatore è: ”Bene, Jean-Luc, anche stavolta l’hai combinata grossa. Come al solito ci hai cacciato in un labirinto con molte false uscite.”
Il film è diviso da scritte in sezioni, e queste sono divise in capitoli, secondo il consueto stile del cineasta francese. Ne sortisce una conferenza dove si parla a ruota libera di Natura, Metafora, Linguaggio. Le riflessioni si alternano con citazioni filosofiche, matematiche, cinematografiche, letterarie, politiche, artistiche - Solgenitsin, Ellul, Monet, Dirac, Mary Shelley, Van Vogt, Nicolas De Stael, Mao, Jack London, Fritz Lang, solo per citare alcuni autori – intrecciandosi e sostenendosi le une alle altre.
Si narra di una coppia e del loro rapporto, della vita e della comunicazione. Il modo è barocco ed eclettico. Godard non esita a usare nella sezione Natura una fotografia a volte sciatta, “brutta”, sovraesposta, accanto a immagini calligrafiche con inquadrature espressioniste e impressioniste; inserisce persino il tridimensionale, che nella versione in due dimensioni appare come un quadro cubista di Picasso. Nel rapporto uomo-donna si descrive un amore che si consuma: “Ci vorrebbero dei bambini” dice l’uomo. “Bambini, no. Un cane, sì” ribatte la donna, anche se nei suoi incubi di bambina appariva proprio un cane. L’amore tra loro sta finendo, mentre non finisce mai l’amore di un cane per l’uomo, infinito come la funzione di Dirac al punto zero. Ed un cane incontra la coppia, vive con loro, girovaga apparentemente senza senso come il pensiero umano, il nostro pensiero del quale non prevediamo e non comprendiamo le traiettorie e le associazioni di idee, a meno che non ce le spieghi qualcun altro. La natura degli animali, dell’uomo, del paesaggio vengono trasformate in metafore dal linguaggio e la comunicazione si complica al punto che avremmo bisogno di un interprete per capire cosa noi stessi diciamo. Ad esempio gli Apache usavano una metafora per descrivere il mondo: la foresta.
Questo è il filo rosso che ci permette di interpretare la sequenza di immagini apparentemente scollegate tra loro, spesso disgiunte dal sonoro e dal significato delle parole stesse. Ma d’altro canto come potrebbe descrivere qualcuno un giorno della sua vita o i suoi 83 anni? Quali parole, quali immagini sceglierebbe per salutare tutti, fare testamento, e portarle al cospetto di Dio (Adieu, Ah Dieu, Ah Dieux …)? Quel “Dio che non è riuscito, non ha saputo o voluto crearci umili e ci ha creato umiliati.”?
Eh sì, Jean-Luc, ancora una volta l’hai fatta grossa: hai comunicato solo con una parte degli spettatori, come ai tempi di Pierrot le fou, La Chinoise, Je vous salue Marie, mentre l’altra parte resta fortemente scettica, perplessa e irritata. Hai 83 anni: non ti vergogni neanche un po’?
Valutazione ***1/2
FabioFeli
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bruno cortona
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domenica 7 dicembre 2014
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addio al linguaggio, o a godard?
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Una piccola premessa: amo i film del primo Godard, come i più famosi "Bande a part" e "À bout de souffle", per citarne due dei più famosi; ammetto però di non conoscere i suoi film più recenti e di essere arrivato quindi alla visione di "Adieu au langage" in maniera assolutamente ingenua, portato da amici in un piovoso venerdì sera. Il film di Godard è frutto di una ricerca artistica molto accurata e questo si percepisce e si nota. Una "pellicola" sperimentale, che utilizza il 3D per distorcere (facendoci decisamente sanguinare gli occhi), un montaggio che volutamente de-struttura così come la fotografia (alcuni frames sono notevoli) e i dialoghi, intrisi di citazioni di molti e noti filosofi e scrittori occidentali.
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Una piccola premessa: amo i film del primo Godard, come i più famosi "Bande a part" e "À bout de souffle", per citarne due dei più famosi; ammetto però di non conoscere i suoi film più recenti e di essere arrivato quindi alla visione di "Adieu au langage" in maniera assolutamente ingenua, portato da amici in un piovoso venerdì sera. Il film di Godard è frutto di una ricerca artistica molto accurata e questo si percepisce e si nota. Una "pellicola" sperimentale, che utilizza il 3D per distorcere (facendoci decisamente sanguinare gli occhi), un montaggio che volutamente de-struttura così come la fotografia (alcuni frames sono notevoli) e i dialoghi, intrisi di citazioni di molti e noti filosofi e scrittori occidentali. Cosa c'è che non va in "Addio al linguaggio" allora? Godard sembra dimenticarsi che l'arte, per vivere, ha bisogno di un pubblico. Non vuol dire che bisogna tenerlo comodo nella poltrona del multisala come molte pellicole hollywoodiane ci hanno abituato, ma ciò che emerge in questo film è una spiccata autoreferenzialità; quella del regista sembra un opera fatta per sé stesso, ferma a un modo di sperimentare che aveva senso negli anni Settanta, ma che nella storia del cinema è maturata e cresciuta in altre forme. Insomma il cinema è andato avanti, ha trovato e sta cercando altre forme, ma Godard è rimasto fermo alla mentalità dei suoi anni, cercando d'adattarsi ai tempi moderni con un utilizzo sterile e superficiale del 3d (rendendo anche più salato il biglietto). Godard vuole scandalizzare con l'immagine, rompere la convenzionalità del linguaggio col montaggio, ma questa è una direzione intrapresa, superata e seppellita decenni fa e che non "rompe" più niente, che cerca una sua pretesa d'essere arte colta tramite un eccessivo citazionismo, perfetto per quel pubblico italiano che ritiene arte quando vede che la casa produttrice non è la Warner Bros o la Universal e quando non capisce nulla di quel che ha visto. Anche il contenuto filosofico che il film pretende d'avere risulta fuori luogo e stantio, con la pretesa d'essere innovativo; tutti i dialoghi sulla libertà, sull'altro, sulla natura e sul valore dello Stato non sono un punto di rottura col senso comune ma sono alla base di una cultura ormai assimilata al sistema che pretendono di avversare. Non è un pensiero di nicchia come vorrebbe, ma decisamente e banalmente pop, nella sua accezione peggiore. Chiudo con un dialogo realmente avvenuto ai titoli di coda: in una sala con dieci spettatori circa, mi concedo di commentare con un laconico "che palle"; un mio conoscente allora, studente del DAMS, sente il dovere di catechizzarmi:"Ma no, a te sembra che non comunichi niente, ma lui è volutamente ermetico..la sua poetica, così sperimentale, non è comprensibile a molti". Un paio di signore del pubblico però, sentitesi chiamate in causa, ribattono: "Noi Godard l'abbiamo seguito e amato fin dall'inizio, quando eravamo giovani. Questo film cancella tutto quello che ha fatto, è un rigurgito. E' un vecchietto che cerca in maniera goffa di usare il 3D, ma questa roba è morta e sepolta..Spero di dimenticarlo presto." Lo studente del DAMS balbetta qualcosa, confuso dal fatto che chi realmente ha vissuto Godard, si allontana dall'ultimo Godard e lo sprezza. Li lascio alle loro discussioni, io ho altri desideri: posso finalmente compiere una minzione in tre dimensioni nel cesso del cinema. Dovevo trovare un senso a quei dieci euro.
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(di giorgia1971)
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giorgia1971
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giovedì 8 dicembre 2016
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ah dieux.
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"Non sono un genio,sono un autista di alto livello"
"Cosa diranno di questo film? Diranno che non hanno capito niente.Non voglio paragonarmi a loro ma dicevano la stessa cosa dell'ultimo Beethoven o il primo Picasso"
J-L Godard
ADIEU AU LANGAGE .
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"Non sono un genio,sono un autista di alto livello"
"Cosa diranno di questo film? Diranno che non hanno capito niente.Non voglio paragonarmi a loro ma dicevano la stessa cosa dell'ultimo Beethoven o il primo Picasso"
J-L Godard
ADIEU AU LANGAGE .2014
" vous me dégoûtez tous avec votre bonheur,la vie qu'il faut aimer ,coûte que coûte.Moi je suis là pour autre chose,je suis là pour dire non et pour mourir"
"Cette mâtinée est un rêve,chacun doit penser que le rêveur c'est l'autre "
"Seul les êtres libres peuvent être étranger les uns des autres,ils ont une liberté commune ,mais précisément cela sépare ."
" les animaux en sont capables, et l'ont toujours été, puisqu'ils " ne communiquent pas, ils communient "
"Il a pas pu faire de nous des humbles,ou il a pas su,ou il a pas voulu,alors,il nous a fait des humiliés.Dieu"
Questo film appare come un'opera impressionista frammentata, un puzzle da comporre e ammirare pezzo dopo pezzo,dopo averlo composto,sorpresi, ci apparirà la verità e il senso stesso del film.
Tutta la storia dell'umanità in un film , dagli albori ,come in un sogno frammentato che può essere a volte un incubo.Si entra nei meandri del subconscio umano attraverso immagini e suoni.Una metafora della natura e gli animali con gli umani ,paradiso-inferno,la difficoltà nel comunicare con il linguaggio(tema a lui molto caro),le guerre e la violenza per il consumismo.
è un film realizzato per trasmettere delle sensazioni più che di idee, le idee semmai se le farà chi li guarda e li ascolta. La trama è solo un pretesto.E' un continuo collage, di immagini, di suoni, di citazioni letterarie, di colori (i colori sono molto importanti). Belle le musiche utilizzate in modo geniale.è un film come quasi tutti i suoi film da rivedere cento volte, perché il suo percorso non lineare offrirà un'esperienza ogni volta differente. ,ma anche se si conosce bene l'autore, l'opera ci apparirà folle,sconclusionata e senza senso,ma dopo una seconda e terza visione,si apprezzerà e la si amerà.
Il film è stato proiettato per la prima volta a Cannes ,il leggendario ultraottantenne ,il cineasta vivente più venerato al mondo colpisce ancora ,dà una lezione ai giovani ,facendo sembrare banali,blandi e vecchiotti tutti gli altri film in concorso ,nella spietata concorrenza cannese vince il premio della giuria.Come sempre Godard divide il pubblico,chi grida al capolavoro e chi considera il film un'autentica merda,un rigurgito..Ha lo stesso percorso di alcuni suoi film precedenti,che all'inizio venivano acclamati dai critici e odiati dal pubblico ,ma con il passare del tempo diventarono dei film venerati. Lui ama la disputa,inconsciamente ama essere disprezzato e adorato nello stesso tempo,come un adolescente incompreso.
Questo film è considerato dalle più autorevoli testate giornalistiche cinematografiche uno dei miglior film di quell'anno .Vinse al National Society of Film Critics Awards 2015 come miglior film.
Bisogna avere una buona dose di libertà di spirito e apertura mentale per apprezzare in pieno questo film,ma una cosa è certa : tra cinquant'anni,come è sempre avvenuto,verrà ammirato dal grande pubblico.
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bruno cortona
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sabato 6 dicembre 2014
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Una piccola premessa: amo i film del primo Godard, come i più famosi "Bande a part" e "À bout de souffle", per citarne due dei più famosi; ammetto però di non conoscere i suoi film più recenti e di essere arrivato quindi alla visione di "Adieu au langage" in maniera assolutamente ingenua, portato da amici in un piovoso venerdì sera.
Il film di Godard è frutto di una ricerca artistica molto accurata e questo si percepisce e si nota.
Una "pellicola" sperimentale, che utilizza il 3D per distorcere (facendoci decisamente sanguinare gli occhi), un montaggio che volutamente de-struttura così come la fotografia (alcuni frames sono notevoli) e i dialoghi, intrisi di citazioni di molti e noti filosofi e scrittori occidentali.
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Una piccola premessa: amo i film del primo Godard, come i più famosi "Bande a part" e "À bout de souffle", per citarne due dei più famosi; ammetto però di non conoscere i suoi film più recenti e di essere arrivato quindi alla visione di "Adieu au langage" in maniera assolutamente ingenua, portato da amici in un piovoso venerdì sera.
Il film di Godard è frutto di una ricerca artistica molto accurata e questo si percepisce e si nota.
Una "pellicola" sperimentale, che utilizza il 3D per distorcere (facendoci decisamente sanguinare gli occhi), un montaggio che volutamente de-struttura così come la fotografia (alcuni frames sono notevoli) e i dialoghi, intrisi di citazioni di molti e noti filosofi e scrittori occidentali.
Cosa c'è che non va in "Addio al linguaggio" allora?
Godard sembra dimenticarsi che l'arte, per vivere, ha bisogno di un pubblico. Non vuol dire che bisogna tenerlo comodo nella poltrona del multisala come molte pellicole hollywoodiane ci hanno abituato, ma ciò che emerge in questo film è una spiccata autoreferenzialità; quella del regista sembra un opera fatta per sé stesso, ferma a un modo di sperimentare che aveva senso negli anni Settanta, ma che nella storia del cinema è maturata e cresciuta in altre forme. Insomma il cinema è andato avanti, ha trovato e sta cercando altre forme, ma Godard è rimasto fermo alla mentalità dei suoi anni, cercando d'adattarsi ai tempi moderni con un utilizzo sterile e superficiale del 3d (rendendo anche più salato il biglietto).
Godard vuole scandalizzare con l'immagine, rompere la convenzionalità del linguaggio col montaggio, ma questa è una direzione intrapresa, superata e seppellita decenni fa e che non "rompe" più niente, che cerca una sua pretesa d'essere arte colta tramite un eccessivo citazionismo, perfetto per quel pubblico italiano che ritiene arte quando vede che la casa produttrice non è la Warner Bros o la Universal e quando non capisce nulla di quel che ha visto.
Anche il contenuto filosofico che il film pretende d'avere risulta fuori luogo e stantio, con la pretesa d'essere innovativo; tutti i dialoghi sulla libertà, sull'altro, sulla natura e sul valore dello Stato non sono un punto di rottura col senso comune ma sono alla base di una cultura ormai assimilata al sistema che pretendono di avversare.
Non è un pensiero di nicchia come vorrebbe, ma decisamente e banalmente pop, nella sua accezione peggiore.
Chiudo con un dialogo realmente avvenuto ai titoli di coda: in una sala con dieci spettatori circa, mi concedo di commentare con un laconico "che palle"; un mio conoscente allora, studente del DAMS, sente il dovere di catechizzarmi:"Ma no, a te sembra che non comunichi niente, ma lui è volutamente ermetico..la sua poetica, così sperimentale, non è comprensibile a molti". Un paio di signore del pubblico però, sentitesi chiamate in causa, ribattono: "Noi Godard l'abbiamo seguito e amato fin dall'inizio, quando eravamo giovani. Questo film cancella tutto quello che ha fatto, è un rigurgito. E' un vecchietto che cerca in maniera goffa di usare il 3D, ma questa roba è morta e sepolta..Spero di dimenticarlo presto."
Lo studente del DAMS balbetta qualcosa, confuso dal fatto che chi realmente ha vissuto Godard, si allontana dall'ultimo Godard e lo sprezza.
Li lascio alle loro discussioni, io ho altri desideri: posso finalmente compiere una minzione in tre dimensioni nel cesso del cinema.
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domenica 11 dicembre 2016
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"Non sono un genio,sono un autista di alto livello"
"Cosa diranno di questo film? Diranno che non hanno capito niente.
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"Cosa diranno di questo film? Diranno che non hanno capito niente.Non voglio paragonarmi a loro ma dicevano la stessa cosa dell'ultimo Beethoven o il primo Picasso"
J-L Godard
ADIEU AU LANGAGE .2014
" vous me dégoûtez tous avec votre bonheur,la vie qu'il faut aimer ,coûte que coûte.Moi je suis là pour autre chose,je suis là pour dire non et pour mourir"
"Cette mâtinée est un rêve,chacun doit penser que le rêveur c'est l'autre "
"Seul les êtres libres peuvent être étranger les uns des autres,ils ont une liberté commune ,mais précisément cela sépare ."
" les animaux en sont capables, et l'ont toujours été, puisqu'ils " ne communiquent pas, ils communient "
"Il a pas pu faire de nous des humbles,ou il a pas su,ou il a pas voulu,alors,il nous a fait des humiliés.Dieu"
Questo film appare come un'opera impressionista frammentata, un puzzle da comporre e ammirare pezzo dopo pezzo,dopo averlo composto,sorpresi, ci apparirà la verità e il senso stesso del film.
Tutta la storia dell'umanità in un film , dagli albori ,come in un sogno frammentato che può essere a volte un incubo.Si entra nei meandri del subconscio umano attraverso immagini e suoni.Una metafora della natura e gli animali con gli umani ,paradiso-inferno,la difficoltà nel comunicare con il linguaggio(tema a lui molto caro),le guerre e la violenza per il consumismo.
è un film realizzato per trasmettere delle sensazioni più che di idee, le idee semmai se le farà chi li guarda e li ascolta. La trama è solo un pretesto.E' un continuo collage, di immagini, di suoni, di citazioni letterarie, di colori (i colori sono molto importanti). Belle le musiche utilizzate in modo geniale.è un film come quasi tutti i suoi film da rivedere cento volte, perché il suo percorso non lineare offrirà un'esperienza ogni volta differente. ,ma anche se si conosce bene l'autore, l'opera ci apparirà folle,sconclusionata e senza senso,ma dopo una seconda e terza visione,si apprezzerà e la si amerà.
Il film è stato proiettato per la prima volta a Cannes ,il leggendario ultraottantenne ,il cineasta vivente più venerato al mondo colpisce ancora ,dà una lezione ai giovani ,facendo sembrare banali,blandi e vecchiotti tutti gli altri film in concorso ,nella spietata concorrenza cannese vince il premio della giuria.Come sempre Godard divide il pubblico,chi grida al capolavoro e chi considera il film un'autentica merda,un rigurgito..Ha lo stesso percorso di alcuni suoi film precedenti,che all'inizio venivano acclamati dai critici e odiati dal pubblico ,ma con il passare del tempo diventarono dei film venerati. Lui ama la disputa,inconsciamente ama essere disprezzato e adorato nello stesso tempo,come un adolescente incompreso.
Questo film è considerato dalle più autorevoli testate giornalistiche cinematografiche uno dei miglior film di quell'anno .Vinse al National Society of Film Critics Awards 2015 come miglior film.
Bisogna avere una buona dose di libertà di spirito e apertura mentale per apprezzare in pieno questo film,ma una cosa è certa : tra cinquant'anni,come è sempre avvenuto,verrà ammirato dal grande pubblico. [-]
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