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enzo70
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venerdì 23 dicembre 2016
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film gradevole ma senza pretese
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Un attore alla soglia dei quaranta anni interpreta un grande coniglio verde in uno show televisivo per bambini. Ma la crisi vera inizia quando il giorno del suo compleanno, il quarantesimo, tutta la famiglia si dimentica di fargli gli auguri. In un incidente automobilistico passa la notizia che Will è morte; lui,invece, è vivo e vegeto, ma l’occasione è perfetta per intrufolarsi nella sua stessa vita come un estraneo, nelle vesti di un amico indiano.
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Un attore alla soglia dei quaranta anni interpreta un grande coniglio verde in uno show televisivo per bambini. Ma la crisi vera inizia quando il giorno del suo compleanno, il quarantesimo, tutta la famiglia si dimentica di fargli gli auguri. In un incidente automobilistico passa la notizia che Will è morte; lui,invece, è vivo e vegeto, ma l’occasione è perfetta per intrufolarsi nella sua stessa vita come un estraneo, nelle vesti di un amico indiano. E’ una commedia semplice e di maniera, gradevole e senza pretese. Probabilmente da Garbaski, il regista di Irene Palm, ci si poteva aspettare qualcosa di più, ma, comunque, è un film che vale la pena di vedere.
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guidopiangatello
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domenica 23 marzo 2014
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proprio bello
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Quando un film racconta la cosa più importante del cervello umano (ovvero che può cambiare se stesso diventando domani una persona diversa da quella che era fino a ieri), la racconta proprio bene, evidenziando i problemi impliciti in un cambiamento di questo tipo ma anche i suoi pregi) e finisce nel migiore dei modi senza bisogno di alcuna forzatura, io mi domando che cosa si può chiedere di più ad un film.
Se poi a qualcuno non è piaciuto, pazienza, ce ne faremo una ragione. Per esempio pensando che l'idea di assistere al proprio funerale non è precisamente nuovissima. Ma come potrebbe esserlo se il film racconta una cosa che vediamo continuamente intorno a noi?
In compenso è nuovo il finale, ben diverso da quello del "il fu Mattia Pascal" di Pirandello.
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Quando un film racconta la cosa più importante del cervello umano (ovvero che può cambiare se stesso diventando domani una persona diversa da quella che era fino a ieri), la racconta proprio bene, evidenziando i problemi impliciti in un cambiamento di questo tipo ma anche i suoi pregi) e finisce nel migiore dei modi senza bisogno di alcuna forzatura, io mi domando che cosa si può chiedere di più ad un film.
Se poi a qualcuno non è piaciuto, pazienza, ce ne faremo una ragione. Per esempio pensando che l'idea di assistere al proprio funerale non è precisamente nuovissima. Ma come potrebbe esserlo se il film racconta una cosa che vediamo continuamente intorno a noi?
In compenso è nuovo il finale, ben diverso da quello del "il fu Mattia Pascal" di Pirandello. Il che da' la misura di quanto sia cambiato il mondo nel frattempo. Se c'e' qualcosa da cestinare, io direi che è la vecchia versione di questa storia, tenendosi invece ben stretta la nuova.
Ad uso e consumo di tutti i quarantenni di oggi (e di domani), perché l'ambientazione della storia al 40-esimo compleanno del protagonista maschile è tutt'altro che casuale.
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brian77
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lunedì 24 febbraio 2014
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proprio brutto
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Brutto faticoso sgradevole. Ma perché escono questi film? Proprio da circuito d'essai...
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flyanto
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venerdì 21 febbraio 2014
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prendere le sembianze di un altro al fine di raggi
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Film in cui si racconta di un uomo sposato e padre di una ragazza adolescente il quale ormai ha raggiunto in famiglia una condizione di freddezza tale nel rapporto con i propri congiunti per cui egli si trova in un momento di profonda crisi e scoramento. Facendo di mestiere l'attore-pupazzo in un serial TV per bambini ed in seguito ad un incidente capitatogli il protagonista decide di far credere a tutti i propri familiari di essere morto e con l'aiuto di un suo amico indiano, gestore di un ristorante, di travestirsi e di spacciarsi per un elegante uomo indiano.
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Film in cui si racconta di un uomo sposato e padre di una ragazza adolescente il quale ormai ha raggiunto in famiglia una condizione di freddezza tale nel rapporto con i propri congiunti per cui egli si trova in un momento di profonda crisi e scoramento. Facendo di mestiere l'attore-pupazzo in un serial TV per bambini ed in seguito ad un incidente capitatogli il protagonista decide di far credere a tutti i propri familiari di essere morto e con l'aiuto di un suo amico indiano, gestore di un ristorante, di travestirsi e di spacciarsi per un elegante uomo indiano. Così facendo potrà constatare se e quanto realmente manchi ai propri cari.
Questa commedia di Sam Garbarski è nel suo insieme divertente ed anche ben recitata dagli attori Moritz Bleibtreu, il protagonista, e Patricia Arquette, la moglie, ma al di là di ciò risulta assai esile come trama e purtroppo anche nella sua realizzazione non presentando alcun guizzo di originalità nel corso delle svariate situazioni presentate. Pertanto essa rimane ad un livello piuttosto mediocre di riuscita, seppure sia una pellicola garbata e ben racchiusa nell'arco di circa 90 minuti. Se la si confronta al precedente "Irina Palm" di Garbarski, molto meglio ideato, sottilmen te più ironico e per nulla volgare nonostante il tema delle prestazioni sessuali trattato, "Vijay, il mio amico indiano" non ne regge assolutamente il confronto vacillando da tutte le parti.
Insomma, piacevole a guardarsi per un breve periodo di spensieratezza ma purtroppo nulla di più.
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linodig
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domenica 16 febbraio 2014
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risparmiate i soldi
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Film invedibile, abbastanza insulso e scontato. Peccato, il film precedente ,Irina Palmer, era stato interessante
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