jhoon
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mercoledì 8 maggio 2013
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effetti collaterali
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ghostbc
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lunedì 6 maggio 2013
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un film da veri effetti collaterali
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Sono questi i film che preferisco, quelli che non fanno vedere le 5 migliori scene nel trailer per poi lasciarti deluso e insoddisfatto dall' ennesima trama dove a metà film già sai il finale. Con un cast di tutto rispetto (Rooney Mara in un interpretazione da premio) e una storia che sa toccare più argomenti al suo interno come l'uso spregiudicato dei farmaci spesso prescritti con troppa noncurananza a omicidi che danno una svolta al film (era da tempo che non vedevo una sala intera sobbalzare di colpo alla scena clou)e addirittura i difficili rapporti che possono venire a crearsi tra psicologo e paziente il film mantiene alta la suspence andando di minuto in minuto a parare sempre più dove non lo ci si aspetta.
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Sono questi i film che preferisco, quelli che non fanno vedere le 5 migliori scene nel trailer per poi lasciarti deluso e insoddisfatto dall' ennesima trama dove a metà film già sai il finale. Con un cast di tutto rispetto (Rooney Mara in un interpretazione da premio) e una storia che sa toccare più argomenti al suo interno come l'uso spregiudicato dei farmaci spesso prescritti con troppa noncurananza a omicidi che danno una svolta al film (era da tempo che non vedevo una sala intera sobbalzare di colpo alla scena clou)e addirittura i difficili rapporti che possono venire a crearsi tra psicologo e paziente il film mantiene alta la suspence andando di minuto in minuto a parare sempre più dove non lo ci si aspetta. Steven Soderbergh ormai non ha più nulla da dimostrare, un regista completo e con un pizzico di innovazione che non guasta affatto, speriamo continui a dare il suo meglio perchè ne ha di talento e genio. Dire di più rovinerebbe le sorprese quindi ci si limita a un vivace consiglio di guardarlo e andare al cinema con la sicurezza di non rimanere delusi!
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stefano mosca
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lunedì 6 maggio 2013
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gli "effetti collaterali" delle nostre azioni!
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E se l’effetto collaterale dipendesse dalle scelte che si fanno piuttosto che dai farmaci che si prendono, quale sarebbe il risvolto della propria vita?
Prova a spiegarcelo, riuscendoci perfettamente, Steven Soderbergh in Effetti Collaterali.
Martin esce di prigione e ad aspettarlo c’è Emily, la moglie. Dopo pochissimo tempo Emily inizia a cedere alla depressione e così tenta il suicidio. Entra in analisi con lo psichiatra Banks, ma la sua situazione sembra senza via d’uscita. Un giorno, Martin viene ritrovato morto e le tracce riconducono alla moglie stessa che, invece, non ricorda nulla. Emily viene indagata per omicidio ma il dottor Banks le riconosce l’incapacità mentale mettendo a rischio la propria professione per aver concesso alla sua paziente un farmaco con gravi effetti collaterali.
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E se l’effetto collaterale dipendesse dalle scelte che si fanno piuttosto che dai farmaci che si prendono, quale sarebbe il risvolto della propria vita?
Prova a spiegarcelo, riuscendoci perfettamente, Steven Soderbergh in Effetti Collaterali.
Martin esce di prigione e ad aspettarlo c’è Emily, la moglie. Dopo pochissimo tempo Emily inizia a cedere alla depressione e così tenta il suicidio. Entra in analisi con lo psichiatra Banks, ma la sua situazione sembra senza via d’uscita. Un giorno, Martin viene ritrovato morto e le tracce riconducono alla moglie stessa che, invece, non ricorda nulla. Emily viene indagata per omicidio ma il dottor Banks le riconosce l’incapacità mentale mettendo a rischio la propria professione per aver concesso alla sua paziente un farmaco con gravi effetti collaterali. Ma la storia ha tante ombre sulle quali il dottor Jonathan Banks vuole fare chiarezza…verranno così alla luce tante situazioni nascoste e il mistero s’infittisce.
Mantenuto per un po’ sulle spine, lo spettatore arriva, già a metà film, alla risoluzione del caso ma, improvvisamente, la scena cambia . Un thriller psicologico che punta, in primo luogo, tutto sul certo per invertire, poi, la rotta verso il mistero. Una trama costruita perfettamente e senza strappi che cattura l’attenzione fino a un certo punto per poi recuperarla nella seconda parte quando c’è la sorpresa a stravolgere le ormai certe convinzioni formatesi nella mente dello spettatore.
Il film immediatamente ci fa entrare nella storia, senza troppi giri di parole e immagini fuorvianti. Lo spettatore è posto davanti a piccoli indizi (per la risoluzione del caso), ma solo i più attenti riusciranno ad accorgersi di essi.
Ho apprezzato l’ottimo finale che lascia con un punto interrogativo (quello con cui si apre questa recensione). Ad un certo punto ho temuto che proprio sul finale si perdessero l’interesse e le ottime impressioni accumulate durante il film (che non dura neanche tanto) ma invece il regista ha saputo mantenere alte le aspettative sorprendendo al meglio!
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chicca3004
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lunedì 6 maggio 2013
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aspettare con fiducia il secondo tempo
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Ho visto ieri al cinema questo file e ripensandoci devo dire che mi è proprio piaciuto. Dopo un primo tempo piuttosto lento e soporifero devo dire che il film si riprende all grande facendosi veramente intrigante e coinvolgente nel secondo tempo.
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frontedelcinema
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lunedì 6 maggio 2013
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capolavoro sui limiti estremi della finzione umana
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Un capolavoro da Oscar di Soderbergh sui limiti estremi della finzione umana, dalla quale oggi noi tutti potremmo essere coinvolti. Un film che presenta una bellissima metrica. Sceneggiatura avvincente e calibrata al secondo. Perfetti i dialoghi e ovviamente le scene, vista la riconosciuta maestria di Soderbergh come direttore della fotografia. Quello che rende il film geniale è la capacità di portare lo spettatore ad indagare sulla finzione. Gli effetti collaterali del farmaco sono solo un pretesto per scandagliare la psiche di una donna che, per arrivare al suo successo economico, è disposta a deteriorare virtualmente la sua mente. Questa è un'opera che compie due importanti denunce, riaffermando proprio la bravura dello sceneggiatore Scott Z.
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Un capolavoro da Oscar di Soderbergh sui limiti estremi della finzione umana, dalla quale oggi noi tutti potremmo essere coinvolti. Un film che presenta una bellissima metrica. Sceneggiatura avvincente e calibrata al secondo. Perfetti i dialoghi e ovviamente le scene, vista la riconosciuta maestria di Soderbergh come direttore della fotografia. Quello che rende il film geniale è la capacità di portare lo spettatore ad indagare sulla finzione. Gli effetti collaterali del farmaco sono solo un pretesto per scandagliare la psiche di una donna che, per arrivare al suo successo economico, è disposta a deteriorare virtualmente la sua mente. Questa è un'opera che compie due importanti denunce, riaffermando proprio la bravura dello sceneggiatore Scott Z. Burns, produttore del documentario Premio Oscar "Una scomoda verità": la prima è quella sull'uso massivo e sconsiderato degli psicofarmaci; la seconda è quella su come la mente umana può falsificare la verità. Ed è proprio fra queste due denunce che si innesta il gioco del gatto e della volpe nel cercare di scoprire la realtà. Un gioco che risente degli influssi di Spielberg e Kubrick, con cui Soderbergh e quasi tutti i suoi attori protagonisti hanno fatto esperienza cinematografica e non solo in passato. Un lavoro cinematografico cesellato nei particolari dalla bravura di Law, di Jones e di Mara, che, avendo studiato psicologia, trova il massimo dell'interpretazione in questo film sposando il ruolo di contraltare allo psicologo-psichiatra nello specifico cinematografico. Si ha l'impressione di vedere un film alla Hitchcock, in chiave moderna. Veramente sublime ad un'unica condizione, che è quella di concentrarsi nel vederlo, pena di affermare che non si è capito niente e di avere una gran confusione in testa, come è accaduto ad una spettatrice al mio fianco che forse non sapeva neanche come potesse essere compiuto un reato di insider trading, appena accennato nel film. Infatti i testi, essendo sintetici, necessitano di essere compresi e indagati. Ciò è tipico di un thriller ben orchestrato come questo.
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conrad landt
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domenica 5 maggio 2013
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la vendetta e' un piatto che si gusta freddo
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"Effetti Collaterali" ha uno sviluppo pari all'argomento che tratta: una - apparente - depressione della mogliettina Emily (il film ha un inizio maliconconico e lentissimo), i rimedi chimici usati ed abusati per porvi rimedio (diciamo dall'omicidio del marito alla fine del processo) ed un una - quasi - completa riabilitazione nell'ultimo quarto d'ora (dove il dott.Banks/Jude law pone in atto la propria vendetta).
In sè, il regista ha agito onestamente con lo spettatore: l'epilogo costituisce la coerente conclusione degli indizi, delle discrepanze lasciate qua e là nel corso della storia. Non rileva la scontatezza del disegno, rileva la coerenza dello stesso all'interno della trama.
Jude Law si conferma, ancora una volta, attore sottovalutato (da solo regge credibilmente tutta la pellicola); Channing Tantum (il marito), specularmente, si conferma il solito mestierante inespressivo che non lascia traccia (per fortuna muore velocemente).
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"Effetti Collaterali" ha uno sviluppo pari all'argomento che tratta: una - apparente - depressione della mogliettina Emily (il film ha un inizio maliconconico e lentissimo), i rimedi chimici usati ed abusati per porvi rimedio (diciamo dall'omicidio del marito alla fine del processo) ed un una - quasi - completa riabilitazione nell'ultimo quarto d'ora (dove il dott.Banks/Jude law pone in atto la propria vendetta).
In sè, il regista ha agito onestamente con lo spettatore: l'epilogo costituisce la coerente conclusione degli indizi, delle discrepanze lasciate qua e là nel corso della storia. Non rileva la scontatezza del disegno, rileva la coerenza dello stesso all'interno della trama.
Jude Law si conferma, ancora una volta, attore sottovalutato (da solo regge credibilmente tutta la pellicola); Channing Tantum (il marito), specularmente, si conferma il solito mestierante inespressivo che non lascia traccia (per fortuna muore velocemente).
Catherine Zeta-Johnes, poi, si trova benissimo nei panni dell'ambigua e perfida psichiatra concorrente.
Chapeau infine a Soderbergh per aver regalato alla parte maschile degli spettatori una delle migliori scene lesbo in un film "non di genere".
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no_data
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sabato 4 maggio 2013
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un thriller fantascientifico???
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Ma dove la vedete la fantascienza voi di Mymovies?
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plania
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sabato 4 maggio 2013
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comsi comsa
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Film certamente buono che sfocia in giallo strada facendo ma che pecca per un eccesso di argomenti
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giugy3000
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sabato 4 maggio 2013
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pillole e vendette.
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Un film freddo come una folata di vento in pieno inverno, ma dal cuore vivo e pulsante, capace (come non mi capitava dai tempi di "Requiem for a dream") di entrarti dentro, battendoti nel cervello per ore anche fuori dalla sala. Soderbergh ci sa fare questa volta. Regista come pochi nel panorama hollywoodiano attivo tutti gli anni sul grande schermo, alterna buchi nell'acqua a scenari moderni ed attuali perfettamente diretti ed interpretati. "Side effects" (titolo originale n.d.r) rientra sicuramente in quest'ultima cerchia di film e scardina anche dal podio il mio favorito della sua filmografia, "Erin Brockovic" ,per tornare a parlarci "forte come la verità" di una fetta scottante del sociale, sempre più in fase d'aumento in America e nel mondo, i consumatori di psicofarmarci.
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Un film freddo come una folata di vento in pieno inverno, ma dal cuore vivo e pulsante, capace (come non mi capitava dai tempi di "Requiem for a dream") di entrarti dentro, battendoti nel cervello per ore anche fuori dalla sala. Soderbergh ci sa fare questa volta. Regista come pochi nel panorama hollywoodiano attivo tutti gli anni sul grande schermo, alterna buchi nell'acqua a scenari moderni ed attuali perfettamente diretti ed interpretati. "Side effects" (titolo originale n.d.r) rientra sicuramente in quest'ultima cerchia di film e scardina anche dal podio il mio favorito della sua filmografia, "Erin Brockovic" ,per tornare a parlarci "forte come la verità" di una fetta scottante del sociale, sempre più in fase d'aumento in America e nel mondo, i consumatori di psicofarmarci. Ansia, panico, xanaz, prozac, depressione...sono forse la top5 più cliccata di google in un'epoca d'incertezza in cui spesso la mente non regge all'ennesima ciliegina fuori posto sulla torta, in cui gioca brutti scherzi la solitudine e il non riuscire a fuori i conti con gli imprevisti, i cambiamenti di programma. Emily Taylor non riesce da sola a superare la sconfitta subita di un marito in prigione da anni e quando quest'ultimo torna a casa post detenzione lo scompenso emotivo non migliora di certo. Sotto le cure del Dr.Banks decide così dopo svariati tentativi di prendere le pillole da poco sul mercato"Ablixa", capace di impedirle di ricordare il motivo della sua infelicità. Il benessere però si paga a peso d'oro e le conseguenze saranno imprevedibili: Emily compie sotto ipnosi un omicidio. Chi risponderà per tutto questo? Una giovane ragazza alla deriva presa da manie suicide o lo psichiatra Banks, che non aveva certo immaginato che le controindicazioni potessero essere quelle di macchiarsi la fedina penale? E' dura non cadere alla trappola dello spolier e fidatevi, vi ho già detto più del dovuto. Per non rovinarvi niente entrate in sale coscienti solo del cast e dell'argomento generale, perchè sarete catapultati come ospiti ad una cena di gala, dove il sontuoso antipasto non potrà certo farvi presagire il fatto che non si arriverà al dolce. I pregi di Soderbergh dietro la macchina da presa questa volta sono davvero encomiabili: riesce a dar vita nello stesso film ad un dramma psicologico e ad un thriller hitchockiano di tutto rispetto, con tanto di accoltellate in omaggio a "Psycho"; riesce come un prestigiatore a farvi creare che il contenuto stia nel contorno e viceversa, con un montaggio top mai scontato e moderno (tipico già del precedente "Contagion")ogni cosa è messa sempre sotto due luci diverse, analizzata da due campane diverse. Inutile dirvi che Rooney Mara meriterebbe l'oscar. Ebbene sì, per quanto non creda alla simbolica della celebre statuetta, questa è un'interpretazione di una difficoltà estrema, accettare un copione simile a soli ventisette anni è stato davvero coraggioso e la prova è stata superata con il massimo dei voti. Naturalissima, a suo agio nell'ambivalenza del suo personaggio, spietata e glaciale in ogni occhiata, empaticamente vi trasmetterà buona parte della sua "psiche malata", turbandovi come dopo tre giri sulle montagne russe. Degno di nota anche un grande Jude Law,che riesce a smascherare la finzione con acume, credendo forse come pochi al valore delle neuroscienze per arrivare alla soluzione finale di un crimine (..ma d'altronde è stato Watson affianco a Sherlock Holmes ed era sicuramente più preparato che mai!). Una pellicola in cui senza mezzi termini si tolgono parecchie ragnatele al mondo idilliaco degli psicofarmaci di cui spesso i medici abusano, credendo che basti un poco di zucchero per farci ingoiare la pillola. Spesso l'effetto placebo è più forte di qualsiasi medicinale, la vendetta e la frustrazione possono arrivare a darci effetti collaterali ancor più forti di quelli delle benzodiazepine. Un film da prendere con le pinze per ciò che riguarda i veri rapporti con i VERI farmaci in commercio capaci di agire sul nostro sistema nervoso centrale, altamente sconsigliato (e non scherzo)per chi si sta curando con pillole annesse al caso, perchè penso lo devierebbe di significato. Con sguardi nel vuoto, una colonna sonora quasi assente e un cast bravo da urlo, entrerete nella prigione della vostra mente, in quel labirinto di sinapsi in cui non si è difficile ancor oggi definire il labile confine tra intenzione e realtà fattuale, tra coscienza ed inconscienza. "Gli psicofarmaci non ci fanno diventare altro da noi, ci fanno solo essere un po' di più quello che già siamo,nelle giuste situazioni" dice il Dr Banks a metà pellicola e anche noi, come spettatori, non dovremo più scegliere fra pillola rossa o pillola blu, ma fra pillola e noi stessi. Nb: film di consigliata visione, non leggere il foglietto illustrativo, può portare effetti indesiderati anche gravi.
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donni romani
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sabato 4 maggio 2013
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le dark ladies di soderbergh
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Le dark ladies di Soderbergh si intrecciano con drammi sociali, speculazioni finanziarie e ricerca farmaceutica, in una pellicola multiforme, sicuramente avvincente, mai prevedibile, ma un po' troppo affollata di tematiche per inserirsi fra i migliori lavori del regista. Emily Taylor accoglie all'uscita del carcere il marito Martin che ha scontato quattro anni per insider trading e insieme cercano di rimettere insieme una vita interrotta bruscamente. Una mattina lei sale in macchina, spinge il pedale dell'acceleratore e si lancia contro un muro.
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Le dark ladies di Soderbergh si intrecciano con drammi sociali, speculazioni finanziarie e ricerca farmaceutica, in una pellicola multiforme, sicuramente avvincente, mai prevedibile, ma un po' troppo affollata di tematiche per inserirsi fra i migliori lavori del regista. Emily Taylor accoglie all'uscita del carcere il marito Martin che ha scontato quattro anni per insider trading e insieme cercano di rimettere insieme una vita interrotta bruscamente. Una mattina lei sale in macchina, spinge il pedale dell'acceleratore e si lancia contro un muro. Il ricovero conseguente la porta a confessare la depressione che da anni la assilla e la mette in contatto con uno psichiatra, il dottor Banks che la prenderà in cura cercando la terapia adatta per lei visto che gli effetti collaterali degli ansiolitici sono spesso più difficili da sopportare della cura. Da questo momento in avanti la trama non può essere svelata, perchè il nucleo pulsante del film è un thriller in piena regola, anche se Soderbergh si diverte a disseminare il plot di sottotrame impeccabili e vibranti, come la depressione trattata alla stregua di banale disturbo dagli spot televisivi di pillole miracolose che promettono la felicità, la sperimentazione di farmaci sulla pelle di pazienti ignari, le speculazioni economiche che manovrano il mercato azionario. Sono rivoli che avrebbero potuto diventare oceani se il regista avesse voluto fare un film sulla scia di Erin Brockovich ma qui il nocciolo della questione è l'indagine solitaria svolta dal dottor Banck per scoprire l'inganno che lo ha fatto precipitare in un incubo di accuse e condanne morali, e il gioco a carte copertissime di tutti i protagonisti, abili manipolatori e allo stesso tempo vittime dei propri desideri ha una tempistica perfetta e interpreti sottili e ambigui quanto basta a farci godere ogni colpo di scena. Vendette e raggiri, colpevoli ed innocenti, sono tutti pedine di una scacchiera sofisticata che predispone ad un finale inevitabilmente cupo. Perfettamente in parte Jude Law, ambigua e algida Catherine Zeta-Jones, abilissima Rooney Mara a tenersi in bilico fra vittima e carnefice e decisamente sacrificato Channing Tatum che al secondo film consecutivo con Soderbergh può esibire solo in poche scene il suo fisico da magic Mike.
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