jaylee
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giovedì 9 maggio 2013
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sesso, bugie e antidepressivi
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Soderbergh si conferma regista assai prolifico (nonché versatile), essendo ormai Effetti Collaterali, il terzo film consecutivo dal 2011 ad oggi dopo i non trascendentali Contagion e Magic Mike, dei quali peraltro riprende i due attori principali ovvero Jude Law e Channing Tatum. Stavolta si tratta di un thriller: il dottor Jonathan Banks (J.Law) prescrive dei farmaci antidepressivi a Emily (Rooney Mara), che la porteranno ad un sonnambulismo omicida nei confronti del marito, l'ex detenuto Martin (C. Tatum). La carriera di Jonathan crolla, ma c'è qualcosa di impercettibilmente strano nel caso, e dunque si improvviserà detective con l'aiuto del precedente medico curante di lei, ovvero Victoria Siebert (Catherine Zeta Jones).
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Soderbergh si conferma regista assai prolifico (nonché versatile), essendo ormai Effetti Collaterali, il terzo film consecutivo dal 2011 ad oggi dopo i non trascendentali Contagion e Magic Mike, dei quali peraltro riprende i due attori principali ovvero Jude Law e Channing Tatum. Stavolta si tratta di un thriller: il dottor Jonathan Banks (J.Law) prescrive dei farmaci antidepressivi a Emily (Rooney Mara), che la porteranno ad un sonnambulismo omicida nei confronti del marito, l'ex detenuto Martin (C. Tatum). La carriera di Jonathan crolla, ma c'è qualcosa di impercettibilmente strano nel caso, e dunque si improvviserà detective con l'aiuto del precedente medico curante di lei, ovvero Victoria Siebert (Catherine Zeta Jones).
Decisamente chiusa la fase sperimentale dei tempi di Sesso, Bugie e Videotape o Traffic o Bubble, Soderbergh ci propone con questo film quello che inizialmente è un dramma della psiche per poi sfociare in un thriller dall'impianto abbastanza classico, ma con qualche bella stoccata al sistema delle sperimentazioni cliniche foraggiate dalle case farmaceutiche, con le loro pubblicità che ne incitano un uso consumistico. Amaramente ironico il motivo che viene addotto dal dottor Banks quando gli viene chiesto come mai si sia trasferito negli USA dal Regno Unito: "quando in Inghilterra si va dallo psichiatra e si prendono pillole è perché si sta male, in USA invece è per stare meglio".
Dicevamo chiusa la fase sperimentale, ma sono molte le le lezioni che il regista si è portato dietro dai suoi primi lavori, in particolare le atmosfere torbide e sensuali, ma dalle colorazioni plumbee che pervadono la pellicola, non casualmente sottolineandone i toni che sfumano nella consistenza di un sogno, o meglio ancora di un incubo...
Sicuramente, Effetti Collaterali è un'opera migliore rispetto agli ultimi lavori, e le recitazioni della Mara e di Law, che oscillano tra la depressione e l'ansia, sono piuttosto buone (meno quella di Tatum e della Jones); la commistione di generi, seppure non particolarmente innovativa, funziona bene, anche se, purtroppo , le spiegazioni, soprattutto ad un certo punto, abbondano, togliendo quello sforzo allo spettatore che renderebbero il tutto più interessante e meno didascalico.... Una tendenza che inizia ad essere sin troppo ricorrente ultimamente, vedi generi anche molto diversi tra di loro, come Lincoln o Oblivion, quasi che il mainstream di hollywood stia adeguando il target in basso... Un escamotage per facilitare la comprensione, ma non la narrazione complessiva che ne risulta impoverita.
In definitiva, si tratta di un film di buon livello e di un discreto thriller con un finale cinicamente soddisfacente... E un'immagine finale che ci racconta di come nel nostro mondo di psichiatri da talk show e farmacisti da supermercato, la follia sia più normale, e la normalità più folle, di quanto pensiamo. (www.versionekowalski.it)
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angelo bottiroli - giornalista
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sabato 11 maggio 2013
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gran thriller con rooney mara super
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Stavolta ci sbilanciamo: ci sono davvero poche attrici così giovani e così brave come Rooney Mara. Lo avevamo già detto lo scorso anno quando la 28 enne attrice newyorkese ha dato vita ad una grandissima interpretazione in “Uomini che odiano le donne” e lo ribadiamo adesso dopo aver visto questo “effetti collaterali” del regista americano Steven Soderberg, un regista mai banale, autori di film molto particolari come Magic Mike, Knockout – Resa dei Conti, Contagion, la trilogia Ocean’s, Solaris, Traffic ed altri.
In questo sui ultimi lavoro, affronta un tema scottante in maniera rocambolesca, ma, più si va avanti nel film, più si susseguono i colpi di scena, uno dopo l’altro fino all’ultima scena.
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Stavolta ci sbilanciamo: ci sono davvero poche attrici così giovani e così brave come Rooney Mara. Lo avevamo già detto lo scorso anno quando la 28 enne attrice newyorkese ha dato vita ad una grandissima interpretazione in “Uomini che odiano le donne” e lo ribadiamo adesso dopo aver visto questo “effetti collaterali” del regista americano Steven Soderberg, un regista mai banale, autori di film molto particolari come Magic Mike, Knockout – Resa dei Conti, Contagion, la trilogia Ocean’s, Solaris, Traffic ed altri.
In questo sui ultimi lavoro, affronta un tema scottante in maniera rocambolesca, ma, più si va avanti nel film, più si susseguono i colpi di scena, uno dopo l’altro fino all’ultima scena.
Proprio alla luce di questi colpi di scena non possiamo che elogiare la grande interpretazione di Rooney Mara, spettacolare nella parte della moglie perfetta, della paranoica, della sonnambula, della malata e in altre parti che non possiamo raccontarvi per non rovinarvi il finale.
Rooney Mara rientra in quel gruppo di giovani attrici americane dotate di grande talento come Jennifer Lawrence, Gemma Arteton, Saorise Ronan, Kristen Stewart e Anne Hataway, tutte di età compresa fra i 20 e i 30 anni che riescono a dare spessore a tutti i film che interpretano ma soprattutto sono in grado di interpretare copioni sempre differenti con personaggi completamente diversi, Rooney Mara insieme a Saorise Ronan forse ancora più delle altre.
Il film è bello, lento al punto giusto con Jude Law e Catherine Zeta-Jones a grandi livelli che usano soprattutto l'espressione più che le parole.
Il regista affronta un tema scottante come le malattie mentali, le paranoie e i possibili effetti collaterali derivanti dall’assunzione di farmaci. I finali possibili erano diversi: Soderberg ne sceglie uno, forse quello meno scontato, ma avrebbe potuto sceglierne altri: per una volta siamo d’accordo con molti critici cinematografici: il regista è più interessato a porre le domande che cercare le risposte, per cui come si conclude il film è relativo. Quello che il regista voleva trasmettere al pubblico lo ha già fatto a tre quarti del film, il resto a quel punto è relativo.
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renato volpone
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giovedì 9 maggio 2013
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effetti dannosi
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Un film ben congegnato dove tutto è il contrario di tutto. Dal titolo e dal trailer si può immaginare di trovarsi di fronte ad un racconto sugli effetti collaterali prodotti dall’uso di farmaci, in particolare dall’assunzione di psicofarmaci, invece si tratta di un vero e proprio thriller che tiene lo spettatore incollato alla sedia in uncrescendo di tensione.
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Un film ben congegnato dove tutto è il contrario di tutto. Dal titolo e dal trailer si può immaginare di trovarsi di fronte ad un racconto sugli effetti collaterali prodotti dall’uso di farmaci, in particolare dall’assunzione di psicofarmaci, invece si tratta di un vero e proprio thriller che tiene lo spettatore incollato alla sedia in uncrescendo di tensione. Si rasenta la fantascienza e la fantapolitica, ma il regista si mantiene sempre vicinoalla realtà, senza perdere mai il timone e la ragione. I riferimenti alle manovre speculative non stupiscono enon sorprendono, ma alcune affermazioni sono davvero forti e da non sottovalutare. Convincenti gli attoriche riescono a creare un naturale distacco dallo spettatore, quasi uno stato di odio – amore, come se si potesse entrare nel loro animo affascinati, ma prendendone subito le distanze, avendone un rifiuto. Ciascuno di essi manifesta una fortissima bivalenza tra il bene e il male che genera uno stato di vertigine sulla reale possibilità delle più diaboliche manovre: umane, speculative, sentimentali. Una lezione che ci fa ricordare quanto sono lontani i buoni valori e la tensione al “prossimo”.
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donni romani
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sabato 4 maggio 2013
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le dark ladies di soderbergh
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Le dark ladies di Soderbergh si intrecciano con drammi sociali, speculazioni finanziarie e ricerca farmaceutica, in una pellicola multiforme, sicuramente avvincente, mai prevedibile, ma un po' troppo affollata di tematiche per inserirsi fra i migliori lavori del regista. Emily Taylor accoglie all'uscita del carcere il marito Martin che ha scontato quattro anni per insider trading e insieme cercano di rimettere insieme una vita interrotta bruscamente. Una mattina lei sale in macchina, spinge il pedale dell'acceleratore e si lancia contro un muro.
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Le dark ladies di Soderbergh si intrecciano con drammi sociali, speculazioni finanziarie e ricerca farmaceutica, in una pellicola multiforme, sicuramente avvincente, mai prevedibile, ma un po' troppo affollata di tematiche per inserirsi fra i migliori lavori del regista. Emily Taylor accoglie all'uscita del carcere il marito Martin che ha scontato quattro anni per insider trading e insieme cercano di rimettere insieme una vita interrotta bruscamente. Una mattina lei sale in macchina, spinge il pedale dell'acceleratore e si lancia contro un muro. Il ricovero conseguente la porta a confessare la depressione che da anni la assilla e la mette in contatto con uno psichiatra, il dottor Banks che la prenderà in cura cercando la terapia adatta per lei visto che gli effetti collaterali degli ansiolitici sono spesso più difficili da sopportare della cura. Da questo momento in avanti la trama non può essere svelata, perchè il nucleo pulsante del film è un thriller in piena regola, anche se Soderbergh si diverte a disseminare il plot di sottotrame impeccabili e vibranti, come la depressione trattata alla stregua di banale disturbo dagli spot televisivi di pillole miracolose che promettono la felicità, la sperimentazione di farmaci sulla pelle di pazienti ignari, le speculazioni economiche che manovrano il mercato azionario. Sono rivoli che avrebbero potuto diventare oceani se il regista avesse voluto fare un film sulla scia di Erin Brockovich ma qui il nocciolo della questione è l'indagine solitaria svolta dal dottor Banck per scoprire l'inganno che lo ha fatto precipitare in un incubo di accuse e condanne morali, e il gioco a carte copertissime di tutti i protagonisti, abili manipolatori e allo stesso tempo vittime dei propri desideri ha una tempistica perfetta e interpreti sottili e ambigui quanto basta a farci godere ogni colpo di scena. Vendette e raggiri, colpevoli ed innocenti, sono tutti pedine di una scacchiera sofisticata che predispone ad un finale inevitabilmente cupo. Perfettamente in parte Jude Law, ambigua e algida Catherine Zeta-Jones, abilissima Rooney Mara a tenersi in bilico fra vittima e carnefice e decisamente sacrificato Channing Tatum che al secondo film consecutivo con Soderbergh può esibire solo in poche scene il suo fisico da magic Mike.
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filippo catani
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martedì 14 maggio 2013
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i meandri oscuri della mente umana
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Un affermato psichiatra inglese, trasferitosi ormai da tempo in Inghilterra, divide la sua vita tra un remunerativo lavoro, una bellissima casa e un'altrettanto avvenente moglie e un figlio. La sua vita subirà un profondo sconvolgimento quando la sua strada si incrocerà con quella di una giovane ragazza. La donna ha infatti appena tentato il suicidio dopo che il marito era appena uscito di prigione per una condanna a quattro anni. Come spesso accade però nulla è come sembra.
Un sottile e ben congegnato thriller psicologico a firma Soderbergh che si addentra nei meandri della mente umana e delle sue distorsioni e perversioni. Il regista è ben supportato da un cast ben congegnato dove a fare la parte del leone c'è un valido Law coadiuvato da una ambigua Zeta Jones.
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Un affermato psichiatra inglese, trasferitosi ormai da tempo in Inghilterra, divide la sua vita tra un remunerativo lavoro, una bellissima casa e un'altrettanto avvenente moglie e un figlio. La sua vita subirà un profondo sconvolgimento quando la sua strada si incrocerà con quella di una giovane ragazza. La donna ha infatti appena tentato il suicidio dopo che il marito era appena uscito di prigione per una condanna a quattro anni. Come spesso accade però nulla è come sembra.
Un sottile e ben congegnato thriller psicologico a firma Soderbergh che si addentra nei meandri della mente umana e delle sue distorsioni e perversioni. Il regista è ben supportato da un cast ben congegnato dove a fare la parte del leone c'è un valido Law coadiuvato da una ambigua Zeta Jones. Il film inoltre si lascia apprezzare anche per alcune incursioni in perimetri adiacenti alla trama del film. Ecco allora un riflettore puntato sulle potenti lobby del farmaco pronte a tutto per lanciare i propri prodotti e soprattutto pronte a ricoprire di soldi chi riesce a portare delle "cavie". L'altro aspetto strettamente legato a questo è quello delle quotazioni finanziarie; tutte le multinazionali sono infatti quotate in borsa e alla vigilia o dopo il lancio di un prodotto si possono guadagnare o far perdere milioni di dollari scommettendo sul successo (o meno) di un prodotto tramite futures e altri strumenti vari. Insomma un buon film che si ferma prima di rischiare di assumere una pericolosa rotta autolesionista e improbabile. Buon ritmo e colpi di scena assortiti fanno di questa pellicola un buon prodotto per gli amanti del genere.
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michele de lorenzo
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venerdì 7 marzo 2014
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leggere le avvertenze prima dell'uso
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Emily Taylor (Rooney Mara) è una ragazza che soffre di depressione e combatte ogni giorno tra la vita e la morte. In seguito ad un tentato suicidio viene ricoverata in ospedale, lì conosce lo psichiatra Jonathan Banks (Jude Law).
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Emily Taylor (Rooney Mara) è una ragazza che soffre di depressione e combatte ogni giorno tra la vita e la morte. In seguito ad un tentato suicidio viene ricoverata in ospedale, lì conosce lo psichiatra Jonathan Banks (Jude Law). Incomincerà così un periodo di cure con diverse sedute private. Banks entrato in contatto con la dottoressa Victoria Siebert (Catherine Zeta-Jones) , ex psichiatra di Emily, si lascia consigliare un nuovo e più efficace psicofarmaco, l’Ablixa, per la sua nuova paziente. Tale farmaco avrà degli spiacevoli effetti collaterali sconvolgendo la vita di Emily e Martin (Channing Tatum), suo marito.
“Leggere attentamente il foglio illustrativo, è un medicinale con effetti collaterali, può causare gravi conseguenze”: sono questi i messaggi sfuggenti ed impercettibili che molte pubblicità sui medicinali ci propinano al concludersi delle stesse alla velocità della luce.
Dunque ciò che molto spesso passa inosservato sono proprio le avvertenze e gli “effetti collaterali”, il film di Soderbergh ci medita su.
Profonda critica alle case farmaceutiche che si preoccupano più degli incassi e dell’appetibilità dei prodotti e meno dei consumatori. Il regista riflette sull’abuso, molto diffuso in America ma di recente anche in Italia, che si fa dei medicinali. Mette in evidenza, esaltandoli, gli effetti collaterali scaturiti da una massiccia presenza di sostanze psicoattive.
Soderbergh coglie, come pochi, i veri temi d’attualità che, molto spesso, si nascondono sotto una fitta cortina di fumo e li mette alla luce del sole, costruendoci su un film.
Lo stile narrativo, per certi aspetti hitchcockiano, è il classico puzzle psicologico, con il progredire del film i tasselli mancanti si incastrano e si riesce a percepire un’immagine sempre più nitida, non mancano i colpi di scena e la suspense.
Tuttavia la sceneggiatura, scritta da Scott Z. Burns, sul finale non ha una scrittura perfettamente logica e il film si chiude con l’unica soluzione possibile. Si perde il raccoglimento iniziale e la trama si sbroglia troppo rapidamente.
La figura dello psichiatra, per molti simbolo di certezza, in cui riponiamo i nostri dubbi ed ansie, viene messa in discussione e perde quell’aurea di certezza e conforto passando paradossalmente da “medico a paziente”. Il regista ci racconta il cammino di un uomo che si sente tradito dalla sua razionalità e dalla ragione, è il racconto di quella certezza/ incertezza che è la medicina.
Il film non è solo questo, anche se, solo accennato, c’è il tema delle speculazioni finanziarie, poi la depressione e l’instabilità della psiche umana.
Dunque Soderbergh da un lato tratta la critica farmaceutica dall’altro quella umana.
Ritmi lenti, inquadrature ben eseguite, grandangoli, sfumature, movimenti di camera ben studiati: il tipico Soderbergh, direttore anche della fotografia sotto lo pseudonimo Peter Andrews.
Effetti Collaterali mette alla prova, ancora una volta, Jude Law che entra perfettamente nel personaggio. Molto brava Rooney Mara, personaggio difficile da interpretare ma con il suo sguardo innocente e la sua gracilità ha saputo conquistare lo spettatore aggiudicandosi credibilità, meno brava Catherine Zeta Jones.
Un buon Soderbergh dunque, non sempre al cinema si affrontano “temi scottanti” e scomodi che di sicuro fanno aprire gli occhi.
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maxdad
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venerdì 14 marzo 2014
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bello, ma con qualche eccessl
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Il film ha una trama piuttosto complessa che si delinea durante l'intero film con tratti a volte sorprendenti e imprevedibili.
L'atmosfera piuttosto tesa è quella tipica della regia di Soderbergh, e conferisce una sensazione di ansia che rende particolarmente interessante la pellicola.
Alcuni passaggi della trama possono risultare eccessivamente sopra le righe e quindi poco realistici, ad esempio tutto il vuoto che si crea attorno al nostro protagonista maschile, lo psichiatra Banks, quando la sua paziente commette un omicidio apparentemente durante un momento di sonnambulismo e quindi in fase di mancanza di capacità si intendere e di volere, oppure la poca comprensione della compagna del Banks, ecc.
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Il film ha una trama piuttosto complessa che si delinea durante l'intero film con tratti a volte sorprendenti e imprevedibili.
L'atmosfera piuttosto tesa è quella tipica della regia di Soderbergh, e conferisce una sensazione di ansia che rende particolarmente interessante la pellicola.
Alcuni passaggi della trama possono risultare eccessivamente sopra le righe e quindi poco realistici, ad esempio tutto il vuoto che si crea attorno al nostro protagonista maschile, lo psichiatra Banks, quando la sua paziente commette un omicidio apparentemente durante un momento di sonnambulismo e quindi in fase di mancanza di capacità si intendere e di volere, oppure la poca comprensione della compagna del Banks, ecc.
il film non è eccellente, ma nel suo insieme regala momenti di buon cinema, che tengono alta l'attenzione dello spettatore.
Il finale non è né scontato né prevedibile, e conclude degnamente la storia di questo complicato intreccio di psicofarmaci.
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homer52
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mercoledì 14 gennaio 2015
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bugie e menzogne
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E' un bel film sulla bugia e la menzogna e sui rapporti fra questi comportamenti e la verità, la cui ricerca, se accompagnata a un atteggiamento di rivalsa, può portare a una certa dose di sadismo. Il tutto in una ambientazione medica psichiatrica dove gli effetti collaterali dei farmaci si mischiano a comportamenti delinquenziali alla ricerca di un beneficio economico. Ne nasce una trama da thriller niente male che coinvolge lo spettatore e lo conduce in modo snello e piacevole al finale. Un modo felice e ben congegnato di mettere in scena le tragedie della vita.
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danylt
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lunedì 17 giugno 2013
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bel thriller di denuncia e che intriga...
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Prima di questo, l'ultimo film che ho visto di Soderbergh era Contagion, dove tra gli interpreti c'era anche Jude Law, le cui caratteristiche e i risvolti del personaggio assomigliano un po' a quelli dello psichiatra di Emily (una sorprendente Rooney Mara) in questo film.
La prima parte del film è lenta e molto dettagliata ed è proprio per questo che riesce a trasportarti e anche a farti un po' immedesimare nel personaggio della Mara, la cui vita perfetta con il marito Martin (Channing Tatum) viene sconvolta quando quest'ultimo viene arrestato per insider trading. Lei lo aspetta per anni ma è proprio in questo periodo la vita di Emily non è più la stessa.
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Prima di questo, l'ultimo film che ho visto di Soderbergh era Contagion, dove tra gli interpreti c'era anche Jude Law, le cui caratteristiche e i risvolti del personaggio assomigliano un po' a quelli dello psichiatra di Emily (una sorprendente Rooney Mara) in questo film.
La prima parte del film è lenta e molto dettagliata ed è proprio per questo che riesce a trasportarti e anche a farti un po' immedesimare nel personaggio della Mara, la cui vita perfetta con il marito Martin (Channing Tatum) viene sconvolta quando quest'ultimo viene arrestato per insider trading. Lei lo aspetta per anni ma è proprio in questo periodo la vita di Emily non è più la stessa. Quando lei cerca di togliersi la vita viene affidata ad uno psicologo che le prescrive un nuovo farmaco per curare la depressione ed è proprio da qui che iniziano gli effetti collaterali.
Per tre quarti della pellicola Soderbergh grazie anche ad una sceneggiatura piccante e provocatoria denuncia gli affetti che il capitalismo ha sulle case farmaucetiche in america, lasciando allo spettatore la malizia di farsi delle domande. Emblematica e provocatoria la battuta di Law: "quando in Inghilterra si va dallo psichiatra e si prendono pillole è perché si sta male, in USA invece è per stare meglio". Questo intento purtroppo però alla fine va a scemare lasciandoci domande in sospeso, a favore del proseguo della storia, che si rivelerà comunque intrecciata ed intrigante.
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kondor17
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domenica 4 agosto 2013
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ottimo thriller
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Ancora una volta Scott Z. Burns non fallisce. Meritata candidatura all'oscar, per una sceneggiatura degna dei suoi lavori precedenti (the Bourne Ultimatum, ad esempio).
Il sistema giudiziario e legale americano, lo si sa, ha falle enormi. Protegge indistintamente produttori di armi e di psicofarmaci e poi condanna a morte per crimini molto minori, ma soprattutto non esiste la ripetitibilità del processo. E mai come in questo film le sue lacune vengono messe a nudo.
Apparentemente una pubblicità indotta dei vari SSRI (dagli Ablixa al Prozac alla Torazina), in realtà il film va ben oltre il discorso degli psicofarmaci per addentrarsi in un mondo ben più complesso.
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Ancora una volta Scott Z. Burns non fallisce. Meritata candidatura all'oscar, per una sceneggiatura degna dei suoi lavori precedenti (the Bourne Ultimatum, ad esempio).
Il sistema giudiziario e legale americano, lo si sa, ha falle enormi. Protegge indistintamente produttori di armi e di psicofarmaci e poi condanna a morte per crimini molto minori, ma soprattutto non esiste la ripetitibilità del processo. E mai come in questo film le sue lacune vengono messe a nudo.
Apparentemente una pubblicità indotta dei vari SSRI (dagli Ablixa al Prozac alla Torazina), in realtà il film va ben oltre il discorso degli psicofarmaci per addentrarsi in un mondo ben più complesso. In questo caso la corruzione che le ricchissime lobbies farmaceutiche perpetrano, assoldando medici consenzienti, al fine di spuntare enormi guadagni in borsa con l'inganno, inscenando farse grazie a pazienti a loro volta assoldati dai medici corrotti. Alla fin fine ahimè i veri responsabili ne escono con le mani pulite, e questo, purtroppo, corrisponde troppo spesso all'amara verità.
Bravissimi tutti gli attori, ottima la musica e la fotografia; filnalmente uno screenplay originale made in Usa degno di tale nome, e reso da Soderbergh da far suo. Sembra proprio una storia vera, e chissà se non lo è ;)
Assolutamente da vedere
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